Gli arcipelaghi - Sardegna Cultura

Numeri e foglie
Dopo la morte della nonna materna, che coincise con l’acquisto
della piccola tenuta in Toscana, abbandonarono l’abitudine
della visita annuale nell’Isola. La madre ci tornava
da sola, qualche volta, per funerali di parenti o per sbrigare
faccende d’eredità e di vendite. Ci restava solo pochi
giorni e di solito preferiva che né il padre né lui l’accompagnassero.
L’Isola per Lorenzo s’allontanava, si spegneva. Riviveva
solo, all’improvviso straziante come un’età dell’oro perduta
per sempre e insostituibile, quando in qualche momento di
sconforto di nuovo le strade della città gli parevano troppo
grigie, e troppo grigie gli parevano le persone che rapidamente
vi camminavano mormorando tra sé, gli sembrava, insensate
cantilene di numeri.
Tremilionisettecentomila, ottocentosessantacinque miliardi,
quattrocentoottantanovemilaseicentonovantuno… Sui tram,
per le strade, attorno ai tavolini di ferro e plastica dei caffè,
dietro le siepi di cemento, che lungo i marciapiedi dei quartieri
popolari tentavano la patetica finzione d’essere rami e
foglie, i numeri erano un ronzio d’insetti che riempiva l’aria,
una litania che la gente pronunziava tra sé e sé come uno
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