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Gli arcipelaghi - Sardegna Cultura

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momento giusto. Mamma è come una maga, si ricorda<br />

tutto e sa tutto. Non ha paura di niente e sa scoprire<br />

le verità più nascoste. Sa anche leggere i pensieri e<br />

quando si ha paura sa fare coraggio.<br />

Stavamo seduti attorno al camino. Nonna diceva la<br />

prima metà dell’Avemaria e del Padrenostro e noi dicevamo<br />

in coro la seconda metà. I Gloriapatris li dicevamo<br />

tutti insieme. Per le litanie era mamma che diceva<br />

la prima parte e noi, insieme a nonna, che rispondevamo,<br />

orapronobis. Era come tutte le sere. Babbo<br />

non era ancora tornato, ed era bene, perché così qualcuno<br />

avrebbe potuto testimoniare per lui, se per disgrazia<br />

veniva accusato di aver fatto quello che io dovevo<br />

fare. Alle feste la gente diventa più generosa e l’avrebbero<br />

riempito di vino sino a renderlo idiota. Mamma<br />

non sopporta che riceva senza ricambiare, come un<br />

mendicante, e perciò quando esce gli dà sempre un po’<br />

di denaro.<br />

In mezzo a un’Avemaria, mamma mi toccò il ginocchio<br />

e mi guardò. Capii che era quello il momento. Mi<br />

alzai e senza dare spiegazioni andai nell’altra stanza. Il<br />

cuore mi batteva così forte che ne ero quasi assordato.<br />

Mi fermai un momento, nel buio, perché le mani e le<br />

gambe mi tremavano. Poi, cercando di non far rumore,<br />

aprii il cassetto del comò. La pistola e la torcia elettrica<br />

erano dove dovevano essere. Misi la torcia nella<br />

tasca sinistra della giacca e la pistola nella tasca destra.<br />

Le sentivo dure e ingombranti contro i fianchi. Uscii,<br />

stando attento a non sbattere la porta. L’aria fredda e<br />

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la pioggia mi si scagliarono addosso. Da quel momento<br />

ricordo solo di quando arrivai sulla piazza.<br />

L’elettricità non era ancora tornata e il falò di S. Antonio<br />

si era quasi spento. Le braci velate di cenere mandavano<br />

una luminosità rossastra che rendeva ancora<br />

più fitto il buio intorno. C’erano dei gruppi d’uomini<br />

e qualche bambino. Di donne non ne vidi, dovevano<br />

essere già tornate alle loro case per dire il rosario e preparare<br />

al cena. Non so perché fui contento di vedere<br />

che non c’erano donne.<br />

Davanti alla bettola della Milese c’era un gruppo di<br />

giocatori di morra. Vicino alla porta, la Milese aveva<br />

appeso una lampada a petrolio che ai giocatori serviva<br />

per vedere le dita da contare. Mi fermai nel buio e<br />

ascoltai. Fra quelle dei giocatori di morra mi era parso<br />

di riconoscere la sua voce. Mi avvicinai e ascoltai di<br />

nuovo.<br />

Ora ero quasi certo. Sempre tenendomi fuori del cerchio<br />

di luce della lampada a petrolio, mi avvicinai ancora<br />

di qualche passo e, quando fui alla distanza giusta,<br />

accesi la lampada e illuminai i loro visi. Mi accorsi<br />

che la mano mi tremava un po’ e perciò m’avvicinai<br />

ancora di qualche passo. Quando fui certo d’averlo<br />

identificato, misi la torcia in tasca ed estrassi la pistola.<br />

Tenendola con entrambe le mani, feci fuoco.<br />

Lo vidi cadere e già mi allontanavo. Non mi sfiorò<br />

neppure il pensiero che forse era solo ferito. Camminavo<br />

in fretta, senza correre. Corre chi è colpevole. Corre<br />

chi ha paura. Le persone oneste, gli uomini di ri-<br />

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