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Gli arcipelaghi - Sardegna Cultura

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volta che da bambino e da ragazzo la paura e la malinconia<br />

l’assalivano, in quella città dove si era sentito ingiustamente<br />

esiliato.<br />

È difficile abituarsi a Milano, dicevano i genitori, forse<br />

per far sentire che lo capivano. Poi però la si scopre e non la<br />

si scambierebbe con nessun’altra città al mondo, soggiungevano.<br />

Ma che cosa gliene importava, allora, a lui delle “altre<br />

città” del mondo? Non era con “altre città” che avrebbe<br />

voluto scambiarla!<br />

Già qualche mese dopo il trasferimento, sua madre sembrava<br />

davvero essersi abituata. Le piaceva andare per negozi,<br />

o meglio per vetrine, dato che le possibilità d’acquisto,<br />

con i prezzi delle cose che erano di suo gusto, non erano tante.<br />

Godeva di sentirsi libera. Di camminare per le strade<br />

senza essere osservata. Criticata, forse. Nell’Isola tutti sanno<br />

tutto di te, diceva. Sanno che cosa fai, chi vedi, chi e che cosa<br />

ti piace o non ti piace, che cosa pensi. Sanno persino quanto<br />

hai in tasca. Le tasche son trasparenti nell’Isola, diceva. La<br />

gente ti giudica e ti pesa per ciò che possiedi e per il potere che<br />

puoi dimostrare d’avere. Conta molto il potere, in un mondo<br />

di senza potere, ma ancora più che la ricchezza e il potere<br />

conta l’“onore”… Non chiedermi che cosa sia l’onore… L’onore<br />

è un mostro, al quale ancora si fanno sacrifizi umani…<br />

A Milano nessuno sa niente di te, nessuno s’occupa di te.<br />

Né del tuo onore. Puoi essere povero o ricco, ma non è cosa che<br />

riguardi gli altri. Riguarda solo te. L’onore è qualcosa che<br />

hai dentro di te, che riguarda te, non gli altri… Che non<br />

chiede sacrifizi umani come conferma…<br />

Questo diceva, e sembrava esserne convinta. Ed essere con-<br />

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vinta della praticità e bontà di questa solitudine e anonimità.<br />

Ma, almeno in parte, per quanto sincera, questa lode della<br />

grande città dove viveva era anche una manovra per non cedere<br />

alla sua quasi costante nostalgia dei profumi, dei colori<br />

e anche delle voci e dei silenzi della sua terra. Nostalgia<br />

della gente anche, nonostante quell’indiscrezione di cui si lamentava<br />

e che però certe volte, secondo l’umore, non le pareva<br />

più indiscrezione ma partecipazione.<br />

A Milano, diceva, se cadi morto per la strada, ti girano<br />

semplicemente attorno per non inciampare, e ti lasciano lì<br />

senza provare a soccorrerti. Hanno troppa fretta per occuparsi<br />

degli altri. Con tutta la gente che vi abita, nei momenti di<br />

bisogno una città come questa è un deserto, diceva. Nell’Isola<br />

non si è mai soli con i propri lutti e le proprie disgrazie. I dolori<br />

dell’uno sono i dolori degli altri.<br />

Nell’Isola è ancora come ai tempi d’Omero, quando per<br />

paura della “critica” Nausicaa non volle entrare in città con<br />

Ulisse, lo straniero. Ma prima, Nausicaa, la figlia del re<br />

dei Feaci, l’aveva aiutato Ulisse, lo sconosciuto senza nome,<br />

il naufrago nudo e infelice, l’aveva curato, unto d’olio d’oliva<br />

e vestito di lino, e infine gli aveva indicato la strada<br />

perché si presentasse, ospite sacro, nella casa del padre.<br />

Nell’Isola è ancora così, diceva. Da una parte la malignità<br />

della critica che ti misura e ti fa misurare ogni gesto,<br />

e dall’altra la solidarietà e la generosità che ti sorreggono<br />

ogni volta che il destino ti colpisce e hai bisogno d’aiuto.<br />

Come ai tempi d’Omero, diceva.<br />

E in quel momento era fiera di quell’arcaicità che in altri<br />

momenti le sembrava motivo di vergogna. In entrambi i<br />

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