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Comunicazioni Visive - Ipvalle.it

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STORIA DEL<br />

MANIFESTO<br />

COMUNICAZIONI<br />

VISIVE<br />

Supporti didattici<br />

per una Storia del manifesto<br />

nell’amb<strong>it</strong>o delle<br />

<strong>Comunicazioni</strong> <strong>Visive</strong><br />

a cura di<br />

Annamaria Bassanelli e Luisa Camporese


Materiale didattico raccolto ed elaborato dalle classi<br />

terze della sezione di grafica, dell'IPS "G. Valle",<br />

nell'a.s. 1998/99 , all'interno del progetto “La comunicazione<br />

visiva attraverso il manifesto pubblic<strong>it</strong>ario”<br />

svolto durante le ore di approfondimento<br />

Docenti / classe<br />

prof.ssa L. Cellini - classe 3A<br />

prof. M. Fassina - classe 3B<br />

prof.ssa A: Bassanelli - classe 3C<br />

prof.ssa l. Casasola - classe 3D<br />

prof.ssa M. Scarso - classe 3E<br />

Final<strong>it</strong>à del progetto<br />

Predisporre del materiale strutturato riguardante la<br />

storia del manifesto nell'amb<strong>it</strong>o delle <strong>Comunicazioni</strong><br />

<strong>Visive</strong>, in cui fosse evidenziato il rapporto tra le correnti<br />

artistiche d'avanguardia e la loro influenza sullo stile<br />

compos<strong>it</strong>ivo e comunicativo dei manifesti dell'epo-ca.<br />

Metodologia del materiale prodotto<br />

La dispensa raccoglie, in modo sintetico, la storia delle<br />

avanguardie artistiche secondo una struttura unificata<br />

che consente di confrontare i diversi movimenti. La<br />

scelta di tale metodo si é resa necessaria dato che il<br />

programma di Storia dell'Arte nelle classi terze non<br />

riguarda lo stesso periodo.<br />

Essa é pure corredata dalle biografie dei principali<br />

protagonisti, artisti e cartellonisti.<br />

Considerando che la parte illustrativa é fondamentale<br />

per lo studio delle <strong>Comunicazioni</strong> <strong>Visive</strong>, si é creato,<br />

parallelamente alla dispensa, un supporto multimediale<br />

che raccoglie molte immagini.<br />

L'uso del supporto multimediale diventa qualificante<br />

perché stimola la partecipazione di ciascun studente,<br />

nell'ottica di una didattica attiva.<br />

Il materiale é stato raccolto, corretto e trascr<strong>it</strong>to dalle<br />

docenti : A. Bassanelli e L. Camporese<br />

Progetto grafico<br />

prof.ssa L. Camporese<br />

Ist<strong>it</strong>uto professionale Statale “G. Valle“ Padova<br />

stampa Aprile 2003


INDICE<br />

Storia del manifesto<br />

Autori<br />

Il manifesto e l’arte p. .5<br />

Il manifesto francese p. 7<br />

Il manifesto russo p. 12<br />

Movimenti artistici<br />

Impressionismo p. 13<br />

Neompressionismo p. 14<br />

Simbolismo p. 15<br />

Giapponismo p. 16<br />

Art nouveau p. 17<br />

Postimpressionismo p. 19<br />

Espressionismo p. 21<br />

Fauvismo p. 23<br />

Cubismo p. 24<br />

Futurismo p. 25<br />

Avanguardie russe p. 27<br />

Astrattismo p. 28<br />

Dadaismo p. 30<br />

Bauhaus p. 31<br />

Surrealismo p. 34<br />

Art Deco p. 36<br />

Pop Art p. 37<br />

Boggeri p. 39<br />

Bouvet p. 39<br />

Cappiello p. 39<br />

Carboni p. 40<br />

Carlu p. 40<br />

Cassandre p. 41<br />

Chéret p. 41<br />

Colin p. 41<br />

Depero p. 42<br />

Dudovich p. 42<br />

Grasset p. 43<br />

Gruau p. 44<br />

Le Quernec p. 44<br />

Loupot p. 44<br />

Mucha p. 45<br />

Munari p. 45<br />

Nizzoli p. 45<br />

Pintori p. 46<br />

Pozzati (Sepo) p. 46<br />

Savignac p...47<br />

Steinlen p. 47<br />

Testa p. 47<br />

Toulouse Lautrec p. 48<br />

Villemot p. 49<br />

Schede<br />

Scheda di anlisi p. 51<br />

Théatrophone p. 52<br />

Occident p. 53<br />

Mele p. 54<br />

Jane Avril p. 55<br />

The Glasgow Inst<strong>it</strong>utte p. 56<br />

Bibliografia p. 59<br />

3


Perché far precedere un lavoro sulla storia del manifesto da una storia,<br />

seppur sintetica, dei movimenti artistici moderni?<br />

A giustificazione di tale scelta, riportiamo le seguenti c<strong>it</strong>azioni tratte da autori<br />

che si sono occupati di pubblic<strong>it</strong>à e comunicazioni visive.<br />

Tra arte moderna e pubblic<strong>it</strong>à i legami sono sempre stati molto stretti. Da un<br />

lato l'universo pubblic<strong>it</strong>ario entra a far parte della p<strong>it</strong>tura o della poesia,<br />

dall'altro gli artisti si mettono alla prova con la pubblic<strong>it</strong>à, utilizzandola come<br />

un luogo per le loro sperimentazioni; altre volte è la pubblic<strong>it</strong>à stessa a c<strong>it</strong>are<br />

di riflesso il loro lavoro.<br />

(Da PUBBLICITA’ di Vanni Codeluppi ed. Quarc Zanichelli)<br />

La storia del rapporto Arte-Pubblic<strong>it</strong>à inizia assai presto e coincide con due<br />

avvenimenti concom<strong>it</strong>anti:<br />

l'espansione della c<strong>it</strong>tà industriale con le sue esigenze di persuasione<br />

psicologica attraverso manifesti pubblic<strong>it</strong>ari;<br />

l'invenzione della l<strong>it</strong>ografia, che a partire dalla metà dell'800 rese la<br />

produzione di immagini in serie più semplice e meno costosa dell'inci<br />

sione su metallo o legno.<br />

L'evoluzione di tale rapporto può essere così sintetizzata:<br />

dalla metà del XVIII sec. alla metà del XIX sec. Nessun apporto o min<br />

imo ricorso ad immagini (d'arte o di artisti);<br />

dalla metà del XIX sec. alla fine della Seconda guerra mondiale manifesti<br />

e affiche realizzati da artisti o da "decoratori grafici" che si ispirano al<br />

gusto artistico predominante ( art nouveau, art deco, futurismo).<br />

(da COMUNICAZIONI VISIVE - Alvaro Spagnesi ed. Padus - Cremona)<br />

...In particolare il manifesto che è l’espressione pubblic<strong>it</strong>aria per antonomasia,<br />

presenta evidenti analogie e strette relazioni con l’opera d’arte figurativa.<br />

Il manifesto è insieme sintomo e interpretazione di un costume, rispecchia nelle<br />

sue forme e nei suoi mezzi di espressione il modo di vivere di una società, di<br />

una civiltà. La storia del manifesto “stampato” nasce nel 1796 (epoca in cui<br />

apparve in bianco e nero quale primo risultato dei processi l<strong>it</strong>ografici scoperti<br />

in Germania da Aloys Senefelder), ma soprattutto nel 1836 (con l’avvento<br />

del colore, con la cromol<strong>it</strong>ografia).<br />

Da allora ad oggi, esprime sempre le caratteristiche del suo tempo, seguendo<br />

correnti, mode, stili, talvolta anticipandoli, in armonia con l’arte figurativa,<br />

avvalendosi dei processi tecnici dei mezzi di riproduzione grafici; è influenzato<br />

dall’ambiente in cui opera e nel tempo stesso lo influenza.<br />

(da COMUNICARE è - Dino Dal Verme ed. CLITT - Roma)<br />

Parlando di comunicazioni visive e manifesti pubblic<strong>it</strong>ari, è importante fare<br />

alcune precisazioni sul diverso approccio che i primi "cartellonisti/artisti"<br />

hanno avuto con il mezzo comunicativo rispetto ai nuovi pubblic<strong>it</strong>ari.<br />

Per tutto l'800 fino al 1930 circa , il cartellonista aveva come unico target di<br />

riferimento per la sua comunicazione la borghesia abbiente. Non c'era molta<br />

differenza culturale tra il comunicatore e il ricevente, cioè fra chi ideava il<br />

manifesto e chi ne era il destinatario. Vi era ident<strong>it</strong>à di gusti, di atteggiamenti,<br />

IL MANIFESTO E L’ARTE<br />

Cartellonistiartisti<br />

5


Manifesto-marchio<br />

6<br />

di ab<strong>it</strong>udini; l'artista poteva permettersi di scherzare, ironizzare sulle persone in<br />

quanto conosceva la loro reazione.<br />

Per questi motivi i cartellonisti di questo periodo erano considerati "artisti" in<br />

quanto liberi nella loro espressione, non condizionati, come invece lo sono i<br />

comunicatori odierni, dalle esigenze del marketing. Inoltre in molte occasioni<br />

la loro attiv<strong>it</strong>à comunicativa veniva premiata e i loro lavori erano oggetto di<br />

recensioni cr<strong>it</strong>iche in quanto degni di riflessione.<br />

Un'altra caratteristica dei manifesti dei primi anni del '900 è che assai raramente<br />

il prodotto viene presentato in primo piano come protagonista della<br />

comunicazione.<br />

Una possibile spiegazione può essere legata allo scarso affollamento pubblic<strong>it</strong>ario;<br />

pochi erano gli annunci pubblic<strong>it</strong>ari e non presentavano problemi di<br />

visibil<strong>it</strong>à e memorizzazione, s<strong>it</strong>uazione esattamente contraria a quella attuale.<br />

Il primo artista che si è interessato a coniugare soluzione grafica e memorizzazione<br />

è stato Leonetto Cappiello. La sua regola comunicativa: mettere la<br />

marca al centro del messaggio. Possiamo definire Cappiello l'inventore del<br />

"manifesto-marchio", in quanto le sue opere catturavano velocemente<br />

l'attenzione e comunicavano l'essenza del prodotto rendendolo memorizzabile.<br />

Fu dimostrazione dell'efficacia di tale strategia comunicativa il fatto che il pubblico<br />

non chiamava il prodotto per nome ma con il simbolo che lo rappresentava:<br />

"Pierrot che sputa fuoco" (prodotto -Thermogen) "Zebra rossa” (prodotto<br />

-Cinzano), ecc..<br />

Gli anni '40/50, rappresentarono un periodo di rinasc<strong>it</strong>a, non solo sociale, ma<br />

anche della creativ<strong>it</strong>à ancora però divisa tra passato e futuro. Il passato, segnato<br />

da artisti di altissimo livello, sembrava quasi in ombra rispetto ai "modernisti"<br />

degli anni trenta; il futuro era rappresentato dalla grafica come nuova via di<br />

comunicazione per l'impresa. I grafici sentirono l'influenza delle esperienze del<br />

Bauhaus e De Stijl, dove trovarono risposte alle neccess<strong>it</strong>à di rigore e funzional<strong>it</strong>à<br />

sia sul piano grafico che su quello del design.


1916<br />

1919<br />

1920<br />

BAUHAUS<br />

DADAISMO<br />

SURREALISMO<br />

ART DECO<br />

1924<br />

1925<br />

1940<br />

Difficile dare una risposta. Già nel Medioevo, venivano annunciati pubblicamente<br />

per strada gli atti ufficiali emanati dal Re o dalla Chiesa. Annunci di<br />

funerali, convocazioni o merci erano già pubblic<strong>it</strong>à.<br />

L'inizio vero e proprio dell'affissione avviene nel 1539, quando il re Francesco<br />

I decreta che le ordinanze, dopo lettura in pubblico, siano affisse ad una<br />

bacheca.<br />

Durante il Vecchio Regime esistono vari tipi di manifesti; il più delle volte si<br />

tratta di semplici avvisi non illustrati. Gli unici manifesti che presentano un<br />

interesse artistico, perché spesso ornati da incisioni su legno decorate con lo<br />

stampino, sono quelli emanati dal re per il reclutamento dei soldati e quelli<br />

della Chiesa per la vend<strong>it</strong>a delle indulgenze o per attirare i fedeli.<br />

La Rivoluzione del 1789 provoca una vera esplosione della comunicazione<br />

attraverso tutte le sue forme: discorsi, giornali, libelli e, ovviamente, l'affissione.<br />

I muri si coprono di manifesti di tutti i tipi.<br />

Fino alla fine del '700, il procedimento più diffuso per la realizzazione dei manifesti<br />

era l'incisione su legno. Ma era un procedimento molto costoso.<br />

Verso il 1796, l'invenzione della l<strong>it</strong>ografia da parte di Aloys Senefelder (Praga,<br />

1771 - Monaco, 1834) cost<strong>it</strong>uisce una vera e propria rivoluzione. Procedimento<br />

rapido (si disegna direttamente sulla pietra l<strong>it</strong>ografica) e economico (si può<br />

riutilizzare la pietra) viene perfezionato qualche anno più tardi da Godefroi<br />

Engelmann (1788-1839) che per primo riesce a risolvere il problema del colore,<br />

inventando la cromol<strong>it</strong>ografia.<br />

Nel 1830, con la Monarchia di Luglio, la l<strong>it</strong>ografia in bianco e nero è ormai un<br />

procedimento ben collaudato, e si riesce a stampare fino a mille tavole in<br />

un'ora.<br />

Gli ed<strong>it</strong>ori incaricano i più grandi artisti francesi, Raffet, Nanteuil, Grandville,<br />

Gavarni, Doré, ecc. , di illustrare le opere dei grandi scr<strong>it</strong>tori, Hugo, Dumas,<br />

Balzac, Rabelais, ecc., e allo scopo di promuoverle, chiedono loro di realizzare<br />

dei manifesti, dando così efficacia e prestigio all'arte pubblic<strong>it</strong>aria.<br />

Anche se lim<strong>it</strong>ato per molto tempo ai manifesti di libreria, l'uso della l<strong>it</strong>ografia<br />

si diffonde e si perfeziona.<br />

A partire dal 1848, ogni manifesto deve recare un timbro e il nome del tipografo<br />

che lo ha stampato.<br />

Lo sviluppo industriale degli anni 1880 apre una nuova era. La società si va<br />

trasformando in "società dei consumi". L'immissione sul mercato di nuovi prodotti<br />

realizzati grazie ai progressi tecnici, la massa di merci messe a portata di<br />

tutti attraverso i primi grandi magazzini, l'informazione resa più diffusa, grazie<br />

alla libertà di stampa e all'alfabetizzazione della popolazione, sono altrettanti<br />

fattori di cambiamenti sociali.<br />

I commercianti, consci della necess<strong>it</strong>à di lottare contro la concorrenza, iniziano<br />

ad utilizzare i manifesti per i più svariati prodotti. Non sempre sono dei capolavori,<br />

ma fanno progredire molto l'arte pubblic<strong>it</strong>aria. In pochi anni, decine<br />

di artisti vi si dedicano. Il manifesto diventa una moda e il fenomeno si estende<br />

presto a tutti i paesi occidentali.<br />

A Parigi, i lavori intrapresi da Haussmann hanno indirettamente favor<strong>it</strong>o lo<br />

sviluppo del manifesto. Interi quartieri si sono coperti di cantieri recintati,<br />

offrendo così al manifesto imponenti spazi di cui immediatamente si sono<br />

1960<br />

1964<br />

POP ART<br />

1970<br />

IL MANIFESTO FRANCESE<br />

Quando inizia la<br />

pubblic<strong>it</strong>à?<br />

1796 invenzione<br />

della l<strong>it</strong>ografia<br />

1880 Sviluppo<br />

industriale<br />

7


8<br />

1869<br />

1870<br />

GIAPPONISMO<br />

IMPRESSIONISMO<br />

Jules<br />

CHERET<br />

Leonetto<br />

CAPPIELLO<br />

1880<br />

SIMBOLISMO<br />

1884<br />

1890<br />

ART NOUVEAU<br />

NEOIMPRESSIONISMO<br />

1900<br />

ASTRATTISMO<br />

FAUVISMO FUTURISMO<br />

CUBISMO<br />

ESPRESSIONISMO<br />

1905<br />

1907<br />

1909<br />

1910<br />

1916<br />

1920<br />

DADAISMO<br />

appropriate società di affissione e dove hanno sistemato cornici di legno per la<br />

riserva d' affissione.<br />

Alla fine dell'800, nelle c<strong>it</strong>tà in piena espansione, i manifesti sono l'espressione<br />

della v<strong>it</strong>a economica, sociale e culturale. Attirano l'attenzione dei passanti con<br />

i loro colori, dovuti ai progressi della l<strong>it</strong>ografia e le illustrazioni riflettono la<br />

moda artistica del tempo.<br />

Ma il manifesto di libreria continua a non differenziarsi dall'illustrazione.<br />

Per raggiungere una nuova tappa, bisogna aspettare l'arrivo di Jules Chéret<br />

che mer<strong>it</strong>a di essere considerato “il padre del manifesto moderno”, sia per il<br />

perfezionamento che porta alle tecniche, sia per il ruolo cap<strong>it</strong>ale che ha nel<br />

cambiamento di estetica del manifesto.<br />

Il principio della forma unica e del testo minimo è ormai di regola e domina<br />

tutta la produzione di manifesti in Europa e negli Stati-Un<strong>it</strong>i.<br />

Negli anni 1890 lo stile di Chéret ispira numerosi artisti, come ad esempio<br />

Bonnard e Toulouse-Lautrec, che contribuiscono allo sviluppo dell'arte pubblic<strong>it</strong>aria<br />

e susc<strong>it</strong>ano già la passione di numerosi collezionisti.<br />

In quel periodo il manifesto francese si arricchisce di una grandissima varietà<br />

di stili grazie alla personal<strong>it</strong>à molto diversa degli artisti - p<strong>it</strong>tori accademici e<br />

simbolisti, illustratori, umoristi, sosten<strong>it</strong>ori dell'Art Nouveau, (Mucha in particolare,<br />

ma anche Steinlen, Bouisset, Vavasseur, O'Galop)- che contribuiscono<br />

al suo sviluppo. A metà degli anni 1890, la moda del manifesto artistico si<br />

estende a tutta l'Europa. Si aprono delle gallerie specializzate e si organizzano<br />

decine di esposizioni.<br />

Verso la fine del secolo, la pubblic<strong>it</strong>à francese perde il suo vigore. L'unico ad<br />

imporre il suo stile è Leonetto Cappiello, che rinnova l'arte pubblic<strong>it</strong>aria con<br />

un disegno stilizzato e un' estetica basata sull'arabesco e sui contrasti di colori<br />

vivaci. Con un intu<strong>it</strong>o geniale, Cappiello trova la risposta ai due problemi di<br />

base del manifesto: la leggibil<strong>it</strong>à e l'attribuzione. Per essere leggibile, il manifesto<br />

deve essere spoglio: un personaggio chiaro su fondo scuro o vice-versa.<br />

Per essere efficace, il manifesto deve anche essere immediatamente associato<br />

ad una marca; bisogna quindi inventare un personaggio che sarà inequivocabilmente<br />

legato al prodotto.<br />

Il successo di Cappiello è enorme e il suo stile viene im<strong>it</strong>ato da decine di cartellonisti.<br />

Fino al 1914, lo Stato ignorava l'uso del manifesto illustrato. Quando scoppia<br />

la guerra, contrariamente alle previsioni iniziali di una guerra breve, ci si<br />

accorge che mancano i mezzi per far fronte alla s<strong>it</strong>uazione. É così che, in poche<br />

settimane, il manifesto illustrato viene recuperato: vengono stampate decine di<br />

manifesti per il reclutamento dei soldati, per lanciare appelli al senso del<br />

dovere, per la raccolta di fondi, per inv<strong>it</strong>are a risparmiare e a recuperare tutto<br />

quanto si poteva recuperare, ecc.<br />

Dopo la guerra, Parigi ridiventa la cap<strong>it</strong>ale della moda e degli spettacoli e accoglie<br />

di nuovo artisti da tutto il mondo, ma si cerca un nuovo linguaggio, che pur<br />

avendo come punto di partenza le lezioni del grande maestro Cappiello, è più<br />

adatto ai tempi, e mostra l'influenza del cubismo.<br />

Quattro grandi cartellonisti dominano la scena, ognuno con il proprio stile.


1916<br />

1919<br />

1920<br />

BAUHAUS<br />

DADAISMO<br />

SURREALISMO<br />

ART DECO<br />

1924<br />

1925<br />

1940<br />

Personaggio dalla grande personal<strong>it</strong>à, Cassandre crea uno stile del tutto estraneo<br />

all'influenza del Bauhaus, che segna invece il resto dell'Europa a<br />

quell'epoca.<br />

Egli definisce chiaramente il ruolo del cartellonista: il manifesto è un mezzo di<br />

comunicazione tra il commerciante e il pubblico. Il cartellonista deve agire<br />

come un telegrafista: trasmettere un messaggio chiaro ed efficace senza intervenire<br />

nel messaggio.<br />

Maestro nell'uso dell'aerografo, Cassandre produce decine di manifesti dal disegno<br />

geometrico molto curato dove il lettering assume un'importanza cap<strong>it</strong>ale,<br />

e crea uno stile che sarà im<strong>it</strong>ato da numerosi artisti fino agli anni 1940.<br />

Loupot, dall'elegante tocco p<strong>it</strong>torico, Jean Carlu, più sensibile alle correnti<br />

avanguardiste, Paul Colin, più specializzato nei manifesti per lo spettacolo,<br />

condividono con Cassandre le stesse idee riguardo al ruolo del manifesto.<br />

Dopo la seconda guerra mondiale, il manifesto stenta a r<strong>it</strong>rovare una sua ident<strong>it</strong>à.<br />

Sembra che la guerra abbia cancellato le differenze tra i vari paesi, e il<br />

manifesto si fa europeo, o addir<strong>it</strong>tura internazionale, con delle correnti simili<br />

un po' dappertutto fino agli anni sessanta.<br />

Nel nuovo contesto economico, sociale e culturale, il manifesto deve ridefinire<br />

la sua funzione e rivedere il suo linguaggio grafico. D'altra parte, la p<strong>it</strong>tura<br />

d'avanguardia, ormai orientata verso l'astrattismo, e quindi poco comprensibile<br />

per il grande pubblico, difficilmente può servire alla pubblic<strong>it</strong>à.<br />

Bisogna tornare alle fonti: illustrazione, caricatura, umorismo.<br />

All'inizio degli anni ‘50, Raymond Savignac è il personaggio più rappresentativo<br />

di questa nuova corrente. I suoi manifesti si caratterizzano per la semplic<strong>it</strong>à<br />

del disegno simile a quello di un bambino, l'importanza primordiale del<br />

colore e un umorismo genuino.<br />

Ma questo concetto della pubblic<strong>it</strong>à non è condiviso da tutti i pubblic<strong>it</strong>ari.<br />

Molti guardano ormai al modello americano e all'uso della fotografia. Per la<br />

prima volta, si mette apertamente in discussione l'util<strong>it</strong>à dell'arte nella pubblic<strong>it</strong>à.<br />

Ma la Francia possiede la propria tradizione e non è ancora pronta ad<br />

adottare lo stile americano né matura per l'alto grado di organizzazione degli<br />

Stati-Un<strong>it</strong>i; il manifesto continua dunque a svilupparsi in una relativa libertà e<br />

i due decenni che seguono la fine della guerra lasciano un importante numero<br />

di realizzazioni.<br />

Certo l'uso sempre più esteso della fotografia sembra la risposta ideale ai problemi<br />

del pubblic<strong>it</strong>ario. Ma ci si accorge presto che non basta ingrandire una<br />

foto per farne un manifesto. Di per sé, la foto è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a da dettagli, mentre il<br />

manifesto deve essere spoglio e incisivo. Bisogna quindi adattare l'espressione<br />

fotografica all'arte del manifesto.<br />

Gli anni ‘70 sono segnati in Francia dal movimento di rivolta che scuote il<br />

paese nel maggio 1968. La storia socio-pol<strong>it</strong>ica e la v<strong>it</strong>a culturale portano il<br />

segno di questa violenza e dei cambiamenti che essa ha portato con sé. Durante<br />

questo periodo di crisi, il paese è totalmente paralizzato: a causa degli scioperi,<br />

non escono i giornali, la televisione e la radio, controllate dallo Stato, trasmettono<br />

solo un'informazione filtrata. Il manifesto si rivela quindi essere l'unico<br />

mezzo di comunicazione per un'informazione libera e rapida e torna alla sua<br />

1960<br />

1964<br />

POP ART<br />

1970<br />

Ruolo del<br />

cartellonista<br />

Seconda guerra<br />

mondiale<br />

Anni ‘50<br />

Raymond<br />

SAVIGNAC<br />

Modello<br />

americano<br />

Uso della<br />

fotografia<br />

Anni ‘70<br />

9


10<br />

1869<br />

1870<br />

GIAPPONISMO<br />

IMPRESSIONISMO<br />

Atelier Populaire<br />

Campagne<br />

pubblic<strong>it</strong>arie del<br />

maggio ‘68<br />

Anni ‘80<br />

1880<br />

SIMBOLISMO<br />

1884<br />

1890<br />

ART NOUVEAU<br />

NEOIMPRESSIONISMO<br />

1900<br />

ASTRATTISMO<br />

FAUVISMO FUTURISMO<br />

CUBISMO<br />

ESPRESSIONISMO<br />

1905<br />

1907<br />

1909<br />

1910<br />

1916<br />

1920<br />

DADAISMO<br />

funzione primordiale, quella di informare. Illustrati con una grafica vigorosa,<br />

spoglia, che mira solo all'efficacia del messaggio, con caricature aggressive, i<br />

manifesti vengono stampati in serigrafia. L'insieme della produzione dell'ex<br />

atelier della Scuola delle Belle Arti, ribattezzato Atelier Populaire, ne cost<strong>it</strong>uisce<br />

un esempio rappresentativo.<br />

Questa rottura susc<strong>it</strong>a fra i creativi delle agenzie e i grafici una riflessione che<br />

si traduce con il recupero puro e semplice della ricetta del maggio 68: campagne<br />

spoglie fatte con un'apparente economia di mezzi e slogan a doppio<br />

senso di ispirazione pol<strong>it</strong>ica o con lo stesso fenomeno di recupero applicato ai<br />

graff<strong>it</strong>i del metrò, nuovo mezzo di espressione riconosciuto quasi come arte .<br />

Esempio di questa tendenza, che risente anche dell'influenza polacca di Henryk<br />

Tomaszewski, lo stile di un gruppo di grafici, i cui fondatori si sono incontrati<br />

nell'Atelier Populaire e hanno studiato poi a Varsavia, che producono dal 1970<br />

sotto il nome di Grapus alcuni manifesti non commerciali dall'impatto molto<br />

forte .<br />

All'opposto, si sviluppa una ricerca sofisticata orientata verso l'uso artistico<br />

della fotografia che raggiunge il massimo della perfezione negli anni 1980 con,<br />

tra gli altri, i manifesti di Jean-Paul Goude per la C<strong>it</strong>roën.<br />

Intanto la continu<strong>it</strong>à è una realtà. La tradizione del manifesto grafico si mantiene<br />

con fatica, ma contrassegnato da una produzione di grande qual<strong>it</strong>à:<br />

grandi grafici degli anni 60 continuano a produrre manifesti di qual<strong>it</strong>à, come<br />

Villemot per Bally, Perrier o Orangina o, nel mondo dei profumi, Gruau per<br />

Dior.<br />

Parallelamente, il manifesto seduce illustratori, p<strong>it</strong>tori e designers che realizzano<br />

periodicamente alcuni dei grandi classici del manifesto contemporaneo:<br />

Jean-Michel Folon, per Larousse (dizionario), André François per Le Nouvel<br />

Observateur (settimanale), Jean Widmer per il Centro di Creazione Industriale,<br />

ecc.<br />

La pubblic<strong>it</strong>à degli anni 70 è un’icona del decennio contrassegnato da un<br />

intenso periodo di cresc<strong>it</strong>a, dalla massima espansione economica e dalla società<br />

dei consumi all'apice del suo sviluppo. In questa società di abbondanza, la<br />

pubblic<strong>it</strong>à non ha bisogno di essere particolarmente creativa né di alta qual<strong>it</strong>à,<br />

ma solo efficace. Viceversa, verso la fine degli anni ‘70, con la recessione alle<br />

porte, le qual<strong>it</strong>à artistiche e creative dei pubblic<strong>it</strong>ari sono diventate l’elemento<br />

in più che permette di sedurre i consumatori più accorti o che hanno la necess<strong>it</strong>à<br />

di scegliere, visti i loro mezzi.<br />

Gli anni ‘80 segnano una nuova tappa nell’estetica del manifesto. Se commerciale,<br />

è un elemento della strategia pubblic<strong>it</strong>aria e in quanto tale richiama lo<br />

spot pubblic<strong>it</strong>ario. Se è culturale invece, vede il trionfo di una grafica viva,<br />

dina-mica, di grande qual<strong>it</strong>à con Grapus, Alain Le Quernec, Michel Bouvet,<br />

Claude Baillargeon, ecc.<br />

Alla fine degli anni 80, la comunicazione ist<strong>it</strong>uzionale (Stato, collettiv<strong>it</strong>à<br />

locali, servizi pubblici) conosce uno sviluppo particolare, testimonianza della<br />

forza viva e della qual<strong>it</strong>à della grafica francese.


1916<br />

1919<br />

1920<br />

BAUHAUS<br />

DADAISMO<br />

SURREALISMO<br />

ART DECO<br />

1924<br />

1925<br />

1940<br />

Il manifesto prerivoluzionario esisteva soprattutto sotto forma di "manifesti<br />

artistici" a scopo filantropico. Associazioni sia pubbliche sia private richiedevano<br />

manifesti per pubblicizzare feste, balli, mostre, lotterie e altre manifestazioni<br />

organizzate a scopo benefico. Solo in pochi casi i manifesti del periodo<br />

(fine dell'Ottocento) mostravano gli aspetti "negativi" della v<strong>it</strong>a. Ad esempio il<br />

prof. A.I.Archipov dedicò uno dei suoi lavori ai bambini abbandonati (con lo<br />

slogan: Aiutate i bambini sfortunati)<br />

La prima guerra mondiale diede v<strong>it</strong>a a un nuovo tipo di manifesti. I poster ora<br />

dovevano mostrare il combattimento, sul fronte e nelle retrovie. Protagonisti<br />

dei manifesti divennero le persone comuni, come i soldati, le infermiere, gli<br />

operai, i contadini e gli orfani. (In prima linea lavora solo la croce rossa)<br />

La Rivoluzione di Ottobre del 1917 provocò un enorme sviluppo del poster<br />

pol<strong>it</strong>ico. Il poster assunse un ruolo importantissimo nell’influenzare l'opinione<br />

pubblica per il fatto di avere un impatto immediato e di essere comprensibile a<br />

tutti, specialmente in un periodo in cui l'analfabetismo era un fenomeno di<br />

massa e i mass-media erano ancora praticamente inesistenti. I manifesti di<br />

questo periodo si caratterizzarono per la semplic<strong>it</strong>à della grafica e per la loro<br />

capac<strong>it</strong>à di arrivare al popolo: gli slogan rivoluzionari erano rivolti alla gente<br />

comune e susc<strong>it</strong>avano una risposta entusiasta nei loro cuori. (Contribuiamo per<br />

la libertà - Proletari di tutto il mondo, un<strong>it</strong>evi!)<br />

Il manifesto divenne il portavoce delle dottrine pol<strong>it</strong>iche, il diffusore delle idee<br />

socialiste e comuniste di uguaglianza e fratellanza tra i popoli, di un<strong>it</strong>à tra i<br />

contadini e gli operai.<br />

L'arte grafica prerivoluzionaria e anche quella straniera crearono dei simboli<br />

che continuarono e si svilupparono anche dopo la rivoluzione. I simboli principali<br />

erano: il sole levante (Non cederemo Pietrogrado), simbolo di un futuro<br />

migliore, il fumo delle ciminiere (Operaio! Prendi le armi!), che indicava lo<br />

sviluppo industriale, il fabbro con la sua incudine (Ogni colpo di martello è un<br />

colpo al nemico) , che incarnava la capac<strong>it</strong>à produttiva della classe operaia.<br />

Il simbolo nuovo ( introdotto nel 1918) che ebbe maggiore successo fu quello<br />

della locomotiva (Con la forza del lavoro distruggeremo le catene della miseria<br />

-.La rivoluzione di Ottobre è un ponte verso un futuro luminoso).<br />

Il simbolismo dei primi anni del potere sovietico si cristallizzò in forme fisse.<br />

Così i profili di gasdotti, impianti industriali, gru giganti, fattorie collettive<br />

(kolchoz) con gli inev<strong>it</strong>abili "cavalli d'acciaio" dei trattori divennero parte integrante<br />

dell'immagine della potenza industriale dell'URSS. ( La v<strong>it</strong>toria della<br />

rivoluzione nella cooperazione tra operai e contadini, L'edificazione del<br />

socialismo)<br />

La seconda guerra mondiale (chiamata dai russi "Grande Guerra Patriottica")<br />

(1941-1945) produsse manifesti per molti versi simili a quelli della prima<br />

guerra mondiale, che facevano leva sull'amore dei russi per la loro "madre<br />

Russia" più che per lo stato sovietico. Sono manifesti di grande impatto emotivo.<br />

Il più famoso è forse quello di I. Toidze "La terra-madre chiama" e<br />

“Difenderemo Mosca”.<br />

Nel periodo postbellico gli artisti disegnarono "l'edificazione del comunismo",<br />

con centrali idroelettriche, canali e dighe, cantieri, impianti industriali e fattorie<br />

1960<br />

1964<br />

POP ART<br />

1970<br />

IL MANIFESTO RUSSO<br />

Il manifesto prima<br />

della Rivoluzione<br />

d’Ottobre<br />

Il manifesto dal<br />

1917<br />

Simbologie grafiche:<br />

- il sole levante<br />

- il fumo delle<br />

ciminiere<br />

- l’incudine<br />

- la locomotiva<br />

11


1869<br />

1870<br />

GIAPPONISMO<br />

IMPRESSIONISMO<br />

1880<br />

SIMBOLISMO<br />

1884<br />

1890<br />

ART NOUVEAU<br />

NEOIMPRESSIONISMO<br />

modello (Il nuovo piano quinquennale è il piano della grande costruzione<br />

Gloria a Stalin, il grande leader del comunismo! - Li faremo crescere tutti!).<br />

I raggi del sole simbolo di un futuro radioso continuarono a coesistere con il<br />

fumo delle ciminiere.<br />

La locomotiva continuò ad essere una delle immagini più frequenti nei manifesti<br />

pol<strong>it</strong>ici russi, con significati diversi:<br />

- la locomotiva con un corvo sulla ciminiera, splendidamente dipinta da M.<br />

Ceremnych in "Okna ROSTA" divenne immediatamente il simbolo della distruzione<br />

e del male;<br />

- la locomotiva che corre sui binari era invece il simbolo del progresso e dei<br />

successi nell'industria;<br />

- negli anni trenta venne disegnata una locomotiva rossa guidata da Stalin e<br />

diretta dalla stazione "Socialismo" alla stazione "Comunismo".(Questo treno<br />

va dalla stazione Socialismo alla stazione Comunismo)<br />

Negli anni del dopoguerra la locomotiva fu a poco a poco soppiantata da altri<br />

simboli del progresso, come gli sputnik, i razzi e le navicelle spaziali.<br />

(Attraverso i mondi e i secoli -. Apollo Soyuz)<br />

Nel periodo attuale (a partire da metà degli anni ottanta, con la perestrojka) il<br />

manifesto pol<strong>it</strong>ico è diventato uno strumento di espressione dei diversi orientamenti<br />

pol<strong>it</strong>ici, di cr<strong>it</strong>ica sociale e di analisi della s<strong>it</strong>uazione del Paese. ( SSSR<br />

- La scuola). Molti manifesti sono stati dedicati alla protesta contro l'invasione<br />

sovietica dell'Afghanistan. (Ricordiamo?)<br />

12<br />

1900<br />

ASTRATTISMO<br />

FAUVISMO FUTURISMO<br />

CUBISMO<br />

ESPRESSIONISMO<br />

1905<br />

1907<br />

1909<br />

1910<br />

1916<br />

1920<br />

DADAISMO


1916<br />

1919<br />

1920<br />

BAUHAUS<br />

DADAISMO<br />

SURREALISMO<br />

ART DECO<br />

1924<br />

1925<br />

1940<br />

Il termine “impressione”, era già conosciuto e di uso corrente; veniva usato, sia<br />

in senso stretto che allargato, dagli stessi p<strong>it</strong>tori dell’avanguardia per definire<br />

le loro opere e anche dai cr<strong>it</strong>ici per descrivere l’aspetto non fin<strong>it</strong>o ed abbozzato<br />

di un’opera. Il cr<strong>it</strong>ico Louis Leroi usò il termine di “impressione” tra<br />

generali scherni ed insulti riferendosi ad una tela di Monet int<strong>it</strong>olata<br />

“Impression, soleil levant” esposta nel 1874 presso lo studio del fotografo<br />

Nadar sul Boulevard des Capucines.<br />

Il termine “impressione” è accademicamente considerato sinonimo di “première<br />

pensée” (prima idea), un veloce o immediato schizzo.<br />

Il movimento nacque nel 1869 fino al 1874 (12 anni nelle sue manifestazioni<br />

di gruppo). Dal 1880 il movimento si può considerare concluso.<br />

Nel maggio/giugno del 1886 ebbe luogo l’VIII e ultima mostra collettiva in rue<br />

Lafajette<br />

Si sviluppò a Parigi. Dal 1869 Manet e i suoi amici si radunarono al caffè<br />

Guerbois.<br />

Nel 1864 ebbe luogo la prima mostra del gruppo nei locali del fotografo Nadar<br />

sul Boulevard des Capucines per dipingere e studiare i riflessi che la luce crea<br />

sull’acqua; per meglio approfondire queste caratteristiche gli artisti si stabilirono<br />

in alcune local<strong>it</strong>à sui fiumi, sui mari della Normandia e della Costa<br />

Azzurra.<br />

Nel 1872 Monet cost<strong>it</strong>uì il suo studio ad Argenteuil sulla Senna.<br />

Obiettivo degli impressionisti fu quello di rappresentare la realtà secondo le<br />

loro sensazioni, raffigurando le proprie impressioni.<br />

Influenze pre: l’impressionismo trasse le sue origini dal realismo, stampe<br />

giapponesi, scuola di Barbizon, colorismo veneto del’500.<br />

Influenze post: Influì su tutte le correnti moderne successive, dal Simbolismo<br />

ai Nabis, ai Fauves, all’Espressionismo, al Cubismo al Futurismo, fino al più<br />

recente Informale, per la libertà nell’uso del colore, per le ombre colorate, per<br />

l’eliminazione dei passaggi intermedi di chiaroscuro.<br />

L’impressionismo concentrò il suo interesse sugli effetti mutevoli che la luce<br />

produce sulle superfici degli oggetti in natura e su come trasferire queste percezioni<br />

in p<strong>it</strong>tura.Per raggiungere tale scopo abbandonaro gli “atelier” per<br />

dipingere “en plen air”, onde registrare meglio sulla tela il variare della forma<br />

al variare della quant<strong>it</strong>à e qual<strong>it</strong>à di luce.<br />

Gli impressionisti infatti condussero una radicale e approfond<strong>it</strong>a ricerca sul colore<br />

in natura, sull’ombra e sulla riflessione della luce nelle diverse ore della<br />

giornata e stagioni dell’anno, sulle caratteristiche delle condizioni ambientali<br />

ed atmosferiche nell’istante della percezione.<br />

Analizzarono gli effetti della luce sull’occhio: quando delle macchie di colore<br />

puro vengono accostate una vicino all’altra, è l’occhio dell’osservatore che,<br />

mettendosi alla giusta distanza, compie l’atto di unificare i colori, ricomponendo<br />

così l’esperienza visiva finale.<br />

Questo fenomeno fu chiamato appunto “ricomposizione ottica” poichè la<br />

fusione dei colori avviene nel meccansimo ottico e percettivo<br />

dell’osservatore.<br />

Claude Monet (1840-1926), Edouard Manet (1832-1883), Edgar Degas<br />

(1834-1917), Camille Pissarro (1830-1903), Auguste Renoir (1841-1919)<br />

Alfred Sisley (1839-1899)<br />

1960<br />

1964<br />

POP ART<br />

1970<br />

IMPRESSIONISMO<br />

Denominazione<br />

Date / Luoghi<br />

Obiettivi e<br />

influenze pre e post<br />

Caratteristiche<br />

stilistiche<br />

e tecniche<br />

Protagonisti<br />

13


14<br />

1869<br />

1870<br />

GIAPPONISMO<br />

IMPRESSIONISMO<br />

1880<br />

SIMBOLISMO<br />

NEOIMPRESSIONISMO<br />

Denominazione<br />

Date / Luoghi<br />

Obiettivi e<br />

influenze pre<br />

e post<br />

Caratteristiche<br />

stilistiche<br />

e tecniche<br />

Protagonisti<br />

1884<br />

1890<br />

ART NOUVEAU<br />

NEOIMPRESSIONISMO<br />

1900<br />

ASTRATTISMO<br />

FAUVISMO FUTURISMO<br />

CUBISMO<br />

ESPRESSIONISMO<br />

1905<br />

1907<br />

1909<br />

1910<br />

1916<br />

1920<br />

DADAISMO<br />

Neoimpressionismo o Pointillisme<br />

Defin<strong>it</strong>o come il movimento composto da Seurat, Signac e dagli altri seguaci<br />

dei loro principi, consistenti nello studio scientifico del colore e nella sistematica<br />

divisione dei toni sulla tela.<br />

Francia dal 1884 all’inizio del novecento.<br />

Gli artisti si proponevano di riprodurre l'idea della realtà che vedevano in modo<br />

più oggettivo rispetto agli impressionisti. Si tese ad un' arte meno impulsiva,<br />

più controllata dalla mente, ad un'arte di "idea". Per questo r<strong>it</strong>ornarono ad una<br />

p<strong>it</strong>tura di atélier.<br />

Influenze pre - Gli Impressionisti nella ricerca della luminos<strong>it</strong>à del colore.<br />

Influenze post - Nel 1897 Signac trasformò la tecnica neoimpressionista in un<br />

reticolo di tessere di colori influenzando l' espressionismo e il divisionismo<br />

<strong>it</strong>aliano ( Segantini, Previati, Pellizza da Volpedo ), teorizzò che la grandezza<br />

della pennellata doveva essere proporzionata alle dimensioni del quadro.<br />

Influenze scientifiche: Seurat consultò libri e trattati scientifici scr<strong>it</strong>ti da Blanc<br />

e interpretati da Delacroix nella p<strong>it</strong>tura, lesse poi gli scr<strong>it</strong>ti di Maxwell, copiò<br />

le "Equazioni della luminos<strong>it</strong>à" e il "Cerchio cromatico". Anche le scoperte di<br />

Chevreul con la "Legge del contrasto simultaneo" (1839) completate dalle<br />

esperienze dei fisici Helmholtz (1878) e Rood (1881) influirono sul<br />

Neoimpressionismo.<br />

Si svilupparono due orientamenti:<br />

1) revisione dell'Impressionismo che si trasformò in Neoimpressionismo; le<br />

ombre rimasero colorate; i colori divisi, sempre nella ricerca della vibrazione<br />

atmosferica, ma con un nuovo senso di proporzione, di misura, quindi con<br />

un'attenzione particolare alla composizione formale;<br />

2) ricerca dell’espressione degli stati d'animo, verso una p<strong>it</strong>tura che si volge più<br />

all'interno di noi stessi che non all'esterno, anticipando un clima detto decadentista<br />

e simbolista.<br />

I Neoimpressionisti intesero applicare delle regole, vollero dare un ordine,un<br />

metodo. La teoria dei complementari, con la dissociazione sistematica dei colori<br />

puri, accostati nei contrasti dello spettro solare, portò ad inventare un<br />

nuovo metodo anche nella distribuzione dei tocchi, i quali vennero distaccati<br />

in serie di piccoli tasselli colorati, quasi come in un mosaico. Il verso di questi<br />

tocchi doveva suggerire un disegno di forme elementari, che si risolvevano<br />

in piani sagomati. Seurat ottenne la mescolanza dei colori non sulla tavolozza,<br />

ma "otticamente", dopo averli stesi sulla tela secondo i principi studiati, cioè<br />

intrecciando e accostando colpi di colore e tratteggi destinati a fondersi, se visti<br />

a distanza, nell’occhio dell’osservatore. Ricercò la perfetta armonia delle tela<br />

con le leggi del contrasto, con la separazione metodica degli elementi (luce/<br />

ombra, colore locale e interferenza di colori), con l’equilibrio e la proporzione<br />

compos<strong>it</strong>iva.<br />

Georges Seurat (1859/1891); Paul Signac (1863/1935)


1916<br />

1919<br />

1920<br />

BAUHAUS<br />

DADAISMO<br />

SURREALISMO<br />

ART DECO<br />

1924<br />

1925<br />

1940<br />

Simbolismo deriva dalla parola simbolo che nel suo significato originario, è il<br />

mezzo di riconoscimento che si otteneva spezzando irregolarmente un oggetto<br />

in due parti, in modo che il possessore di una di esse, facendole combaciare,<br />

potesse essere riconosciuto. Questo significa che alla parte presente e visibile<br />

corrisponde qualcosa di lontano e invisibile. J. Elari definì il S.come un rendere<br />

visibile l’invisibile, come comunicare l’ineffabile, l’intuizione.<br />

Si affermò in Francia tra il 1880 e’90 con la pubblicazione del Manifesto simbolista<br />

da parte dello scr<strong>it</strong>tore Moréas su “Le Figaro L<strong>it</strong>téraire” nel 1886.<br />

Ebbe origine come movimento letterario-filosofico con Baudelaire che in<br />

“Correspondance” spiegò le relazioni tra suoni, colori e profumi, alludendo alle<br />

affin<strong>it</strong>à tra visibile e invisibile. I simbolisti infatti concepirono un’arte di sfumature<br />

e di musical<strong>it</strong>à che potesse tradurre ciò che l’anima ha di più profondo<br />

e segreto; per questo ricorsero al simbolo, cioè all’evocazione indiretta di una<br />

sensazione, per mezzo di un altro oggetto nominato, in più o meno soggettiva<br />

corrispondenza con il primo; si concluse defin<strong>it</strong>ivamente il distacco dal naturalismo<br />

impressionista.<br />

La stanchezza per lo Scientismo e per il Pos<strong>it</strong>ivismo (la natura come unica<br />

realtà) e la perd<strong>it</strong>a dei valori scatenarono l’aspirazione ad indagare il senso<br />

segreto delle cose, il mistero, facendo riferimento ai fenomeni dell’occultismo<br />

e della teosofia (vedi teosofo svedese Emanuel Swedenburg), come rivendicazione<br />

dell’immaginario contro il materialismo dell’era industriale.<br />

Trasse le radici dal Romanticismo, dall’Impressionismo e dai Preraffaell<strong>it</strong>i<br />

inglesi.<br />

Preannunciò il Surrealismo.<br />

Ogni artista espresse con tecniche e stili personali gli obiettivi enunciati sopra.<br />

Possiamo indicare però le fonti di ispirazione: la Bibbia e la m<strong>it</strong>ologia, le concezioni<br />

da una parte dell’eroe decadente, malaticcio, isolato dalla realtà che lo<br />

disgusta e rifugiato in un suo mondo privato (vedi il romanzo “A Rebours” di<br />

J. K. Huysmans del 1884); dall’altra della donna fatale, ammaliatrice e seduttiva,<br />

innocente ma nello stesso tempo perversa, che affascina per poi distruggere.<br />

Tra i più importanti: Gustave Moreau (1826-1898). E’ stato uno dei p<strong>it</strong>tori<br />

più rappresentativi dell’epoca per la sensual<strong>it</strong>à espressa, tratta da fonti letterarie<br />

classiche o bibliche.<br />

Dipinse il ciclo dedicato a Salomé (eroina evangelica presa come archetipo<br />

femminile simbolista) d’impianto classico, ma arricch<strong>it</strong>o da superfici arabescate<br />

Odilon Redon (1884-1916) La sua opera grafica, che precorse il Surrealismo,<br />

popolata da strane creature e apparizioni, espresse un universo personale e<br />

misterioso attraverso colori evanescenti e vibrazioni materiche.<br />

Pierre Puvis de Chavannes (1824-1898) Artista tardo romantico che per il suo<br />

rifiuto dell’Impressionismo, fu di riferimento per i giovani simbolisti.<br />

Composizioni con uso della prospettiva appiatt<strong>it</strong>a e dolci armonie cromatiche.<br />

(vedere appendice Nabis)<br />

1960<br />

1964<br />

POP ART<br />

1970<br />

SIMBOLISMO<br />

Denominazione<br />

Date /Luoghi<br />

Obiettivi<br />

Influenze<br />

pre e post.<br />

Caratteristiche<br />

stilistiche e<br />

tecniche<br />

Protagonisti<br />

15


16<br />

1869<br />

1870<br />

GIAPPONISMO<br />

IMPRESSIONISMO<br />

1880<br />

GIAPPONISMO<br />

Denominazione<br />

Date<br />

SIMBOLISMO<br />

1884<br />

1890<br />

ART NOUVEAU<br />

NEOIMPRESSIONISMO<br />

1900<br />

ASTRATTISMO<br />

FAUVISMO FUTURISMO<br />

CUBISMO<br />

ESPRESSIONISMO<br />

1905<br />

1907<br />

1909<br />

1910<br />

1916<br />

1920<br />

DADAISMO<br />

L' interesse degli Europei per l' arte dell'Asia Orientale ebbe inizio e proseguì<br />

incessantemante dal tardo Barocco. Il termine Giapponismo è nato nel XIX<br />

secolo, intorno agli anni '60, quando le grandi Esposizioni Mondiali avevano<br />

alimentato interesse e curios<strong>it</strong>à per il mondo e la cultura orientali.<br />

Influenze Il Giappone influenzò l'arte e gli artisti occidentali attraverso la sua produzione<br />

di lacche, ceramiche, porcellane, dipinti su seta, la minuziosa tecnica della tess<strong>it</strong>ura<br />

e della decorazione su spade, la xilografia e la calligrafia, ma anche<br />

attraverso oggetti che rispecchiavano usi e tradizioni quotidiani: chimono,<br />

ventagli, ombrelli di carta.<br />

Una notevolissima influenza ebbe anche il Giappone sull'arch<strong>it</strong>ettura degli<br />

edifici e dei giardini in Occidente.<br />

Artisti quali Manet, Degas, Van Gogh, Gauguin, Toulouse-Lautrec, Vallotton,<br />

manifestarono chiaramente il profondo rapporto con i modelli giapponesi nella<br />

cultura occidentale; questi artisti copiarono dalle stampe giapponesi, lo stile<br />

compos<strong>it</strong>ivo e i temi, ad esempio:<br />

- TOULOUSE-LAUTREC si autor<strong>it</strong>rasse in chimono con ventaglio e bambola<br />

giapponese da Shoji Hamada / Adottò la gestual<strong>it</strong>à dell'Asia orientale da<br />

Hokusai;<br />

- DEGAS, MANET, BONNARD e DUCHAMP, donne al bagno da<br />

Katsushika Hokusai;<br />

- CHERET si ispirò da K<strong>it</strong>agawa Utamaro;<br />

- VAN GOGH autor<strong>it</strong>ratto da Mutoshui e usò la tecnica orientale a punto e<br />

tratto nei disegni a penna, ispirandosi a Katsushika Hokusai;<br />

- THOMAS WEBB e figli utilizzarono l'IRIS giapponese e il giaggiolo come<br />

simbolo dello stile Liberty ispirandosi a Ogata Korin.<br />

Nabis Questo gruppo (“Profeti” in ebraico) si caratterizzò per un nuovo impiego degli<br />

strumenti liguistici della p<strong>it</strong>tura; ebbe rapporti col Sintetismo (vedi scheda) e<br />

l’Art Nouveau e si può considerare un’appendice autonoma del Simbolismo.<br />

Il gruppo, formato dagli artisti Sérusier, M. Denis, P. Ranson, E. Vuillard,<br />

Pierre Bonard e con cui ebbero rapporti F. Vallotton, Toulouse -Lautrec e A.<br />

Maillol, ammirava Gauguin, Cézanne, P. De Chavannes, Redon e le stampe<br />

giapponesi.<br />

La Revue Blanche fu il suo principale organo di diffusione, di cui T. Lautrec<br />

disegnò diverse copertine.<br />

In p<strong>it</strong>tura i Nabis rifiutarono il naturalismo impressionista e mirarono invece a<br />

un rinnovamento che integrasse le idee del simbolismo con quelle del sintetismo<br />

e del valore decorativo della p<strong>it</strong>tura.<br />

Fonti di ispirazione furono i temi religiosi (Sérusier Denis ) oppure quelli<br />

tratti dalla Parigi moderna ( Vuillard, Bonnard), oppure da una p<strong>it</strong>tura d’interni<br />

domestici con connotazione per stati emotivi e psicologici.<br />

Tecnicamente abbandonaro le macchie piatte di colore per una pennellata densa<br />

e vibrante.


1916<br />

1919<br />

1920<br />

BAUHAUS<br />

DADAISMO<br />

SURREALISMO<br />

ART DECO<br />

1924<br />

1925<br />

1940<br />

Il termine, proveniente dal nome di un negozio aperto a Parigi nel 1895 dal<br />

commerciante inglese Samuel Bing, esperto d’arte giapponese, fu il più usato,<br />

ma questo movimento assunse altre denominazioni secondo il paese in cui si<br />

affermò.<br />

In Inghilterra Liberty, dal nome del t<strong>it</strong>olare della d<strong>it</strong>ta londinese Liberty&Co<br />

di mobili ed oggetti d’arte; Jugendstil (stile giovane) in Germania; in Catalogna<br />

si chiamò Modernismo; in Austria, Secessione (dal nome di un’associazione<br />

di artisti); in Italia, Stile floreale.<br />

1890 - 1910 - Francia, Scozia, Olanda, Belgio, Germania, Italia e Stati Un<strong>it</strong>i<br />

Si propose come obiettivo fondamentale la progettazione totale dell’am-biente,<br />

non accettando più la classica suddivisione delle arti in maggiori e minori.<br />

Mosse cr<strong>it</strong>iche contro la bruttezza dei prodotti industriali e propugnò un r<strong>it</strong>orno<br />

alla produzione artigianale. Il suo riferimento culturale poggiava sul<br />

Simbolismo.<br />

Pre: si possono individuare nel movimento dei Preraffaell<strong>it</strong>i, da cui scaturì nel<br />

1861, da parte del teorico William Morris, un’impresa di progettazione artistica<br />

in tutti i campi dell’artigianato. La poetica preraffaell<strong>it</strong>a si basava su un vago<br />

senso di misticismo simbolico-intelletualistico, che nella pratica operativa si<br />

affidò a forme chiuse, idealizzate, lontane dal naturalismo. Il loro modello fu<br />

l’arte precedente a Raffaello dei così detti “prim<strong>it</strong>ivi”.<br />

Post: l’ideale della progettazione totale dell’ambiente verrà raccolto nel 1919<br />

dalla scuola del Bauhaus, fondata a Weimer da Walter Gropius, in cui venne<br />

insegnata per la prima volta quella che sarà la disciplina moderna del design.<br />

Lo spazio venne rappresentato con una linea serpentinata che nel suo svolgersi<br />

crea movimento, con intenti ornamentali. Alla composizione classica, si sost<strong>it</strong>uì<br />

il r<strong>it</strong>mo; alla simmetria, l'asimmetria.<br />

Si basò sulla stilizzazione di temi ispirati a:<br />

- natura: giglio, girasole, edera, salice e in generale le piante a stelo lungo che<br />

consentivano un gioco di curve e di spirali;<br />

- animali: cigni, libellule, pavoni, farfalle o esseri fantastici e mostruosi come<br />

draghi;<br />

- figure femminili: sognanti, misteriose, sensuali, dalle chiome e dalle vesti<br />

fiammeggianti. (vedi pag.13)<br />

Colori prediletti: giallo, blu, verde, viola e turchese.<br />

L'A.N. comprese i campi dell’arch<strong>it</strong>tetura, dell'arredamento, dell'orificeria,<br />

della grafica ( con notevole affermazione del manifesto pubblic<strong>it</strong>ario), della<br />

vetreria e della tess<strong>it</strong>ura. Ebbe caratteristiche diverse da paese a paese; in<br />

Scozia, Austria e Germania si affermò lo stile geometrico, caratterizzato da una<br />

grafica bidimensionale di segni semplici, lineari, con un andamento prevalentemente<br />

retto, tendente alla rappresentazione simbolica ( vedi Simbolismo).<br />

In Francia, Belgio e Olanda invece si sviluppò l'Art Nouveau Floreale, con<br />

figure bidimensinali con segno continuo, nervoso, con andamento a onde. Si<br />

1960<br />

1964<br />

POP ART<br />

Obiettivi<br />

1970<br />

ART NOUVEAU<br />

Denominazione<br />

Date / Luoghi<br />

Influenze<br />

pre e post.<br />

Caratteristiche<br />

stilistiche<br />

e tecniche<br />

17


18<br />

1869<br />

1870<br />

GIAPPONISMO<br />

IMPRESSIONISMO<br />

1880<br />

SIMBOLISMO<br />

1884<br />

1890<br />

ART NOUVEAU<br />

NEOIMPRESSIONISMO<br />

1900<br />

ASTRATTISMO<br />

FAUVISMO FUTURISMO<br />

CUBISMO<br />

ESPRESSIONISMO<br />

1905<br />

1907<br />

1909<br />

1910<br />

1916<br />

1920<br />

DADAISMO<br />

rappresentarono soprattutto forme naturali, animali e fantastiche. Invece in<br />

Italia e negli Stati Un<strong>it</strong>i si affermò un eclettismo caratterizzato da una grafica<br />

compos<strong>it</strong>a e da una contaminazione tra gli stilemi geometrici e quelli naturalistici.<br />

Protagonisti FRANCIA: Héctor Guimard (1867-1942) noto come autore delle entrate del<br />

metrò parigino (1889-1904), tra le pochissime opere A.N. di carattere pubblico.<br />

Lo stile di tale opera, caratterizzata da motivi f<strong>it</strong>omorfici e floreali delle strutture<br />

portanti in metallo smaltato verde vegetale, contribuì alla diffusione del<br />

gusto A.N.<br />

Scuola di Nancy - i suoi esponenti porteranno al massimo splendore le arti<br />

applicate: Emile Gallé (1846-1904), Alphonse Mucha (1860-1939), René<br />

Lalique (1860-1945).<br />

BELGIO -OLANDA :Victor Horta (1861-1947) arch<strong>it</strong>etto inventore della<br />

linea “à coup de fouet” ( a colpo di frusta); Henry Van de Velde (1863-1957)<br />

arch<strong>it</strong>etto designer e teorico (manifesto Tropon)<br />

INGHILTERRA<br />

Scuola di Glasgow 1897-1899: C. R. Mackintosh (1868-1928), le sorelle<br />

MacDonald , Frances e Margaret, Herbert McNair.<br />

GERMANIA: Peter Behrens (1869-1938) , arch<strong>it</strong>etto fondatore della<br />

Secessione di Monaco; e noto soprattutto per la sua collaborazione come<br />

designer e consulente artistico della linea produttiva e pubblic<strong>it</strong>aria dell’industria<br />

AEG per la creazione di un’immagine coordinata.<br />

AUSTRIA: Hermann Obrist (1863-1927), Joseph M. Olbrich (1867-1908)<br />

autore insieme a Otto Wagner 81841-1918) della stazione metropol<strong>it</strong>ana di<br />

Vienna.<br />

SPAGNA: Antoni Gaudì (1852-1926) autore di diverse opere pubbliche<br />

(Sagrada Familia) e private (casa Battlò e Pedrera) nella c<strong>it</strong>tà di Barcellona.<br />

ITALIA: Ernesto Basile (1857-1932) villa Igea a Palermo - Giuseppe<br />

Sommaruga (1867-1917) Palazzo Castiglioni a Milano.


1916<br />

1919<br />

1920<br />

BAUHAUS<br />

DADAISMO<br />

SURREALISMO<br />

ART DECO<br />

1924<br />

1925<br />

1940<br />

Questo termine, contrariamente alla denominazione dei diversi gruppi e movimenti<br />

artistici del XX secolo, è stato elaborato a posteriori. Esso fu coniato nel<br />

1910 dal p<strong>it</strong>tore e cr<strong>it</strong>ico br<strong>it</strong>annico Roger Fry in occasione di una mostra di<br />

p<strong>it</strong>tura moderna organizzata a Londra dal t<strong>it</strong>olo "Monet e i postimpressionisti";<br />

in tale mostra vi figuravano P. Cézanne, P. Gauguin e V. Van Gogh che a quel<br />

tempo erano già morti.<br />

Fry con questo termine non voleva riferirsi ad un movimento omogeneo, ma<br />

piuttosto ad una tendenza al superamento dell'impressionismo e ad un connesso<br />

desiderio di ricercare nuove forme espressive. Con questo termine perciò<br />

si volle designare un periodo complesso nel quale l'impressionismo sembrava<br />

essere entrato in crisi. Il simbolismo si affermava e una serie di grandi p<strong>it</strong>tori,<br />

che lo avevano attraversato e ne avevano fatto parte, prese diversi indirizzi che<br />

avrebbero avuto grande influenza sulle generazioni seguenti.<br />

Vengono considerati postimpressionisti: P. Cézanne (1839-1905) - H.de<br />

Toulouse Lautrec (1864-1901) - J. Ensor (1860-1949) - E. Munch (1863-<br />

1944) - V. Van Gogh (1853-1890) - P. Gauguin (1848-1903)<br />

James Ensor naque a Ostenda in Belgio nel 1860 e morì nel 1949.<br />

Ensor cominciò a esporre dal 1881 coi più irrequieti gruppi artistici belgi e nel<br />

1883 fu tra i fondatori del gruppo "Les vingts".<br />

Nel 1888 dipinse la sua opera più grandiosa, "Entrata di Cristo a Bruxelles"<br />

(1888-89 Anversa, Musée Royal des Beaux Arts).<br />

Tecnicamente il p<strong>it</strong>tore usò colori brillanti, molto delicati, dalle velature sottili<br />

o densi impasti di colore.<br />

Ensor influenzò artisti come Nolde o Heckel.<br />

Edvard Munch, precursore dell'espressionismo, naque ad Oslo (Norvegia) nel<br />

1863 e morì nel 1944. Le sue opere maggiori furono "La bambina malata"<br />

(1885-86), "La morte in casa della malata" (1892).<br />

La caratteristica principale della sua opera fu la rappresentazione del tormento<br />

interiore, centrato sulla sol<strong>it</strong>udine e su una visione del rapporto sessuale quale<br />

forma distruttiva, con una concezione simbolista della donna come "donna<br />

fatale".<br />

Il "Grido" fu una delle sue opere più significative (1893). Il p<strong>it</strong>tore così<br />

descrisse l'esperienza che diede origine a quest'opera : “ solo e tremante<br />

d'angoscia, sentii il grido vasto e infin<strong>it</strong>o della natura”.<br />

Paul Cézanne nacque a Aix Provence il 19 gennaio 1839 e morì il 22 ottobre<br />

1905. Per tutta la v<strong>it</strong>a l'artista perseguì tenacemente uno scopo: rappresentare<br />

la natura penetrando gli intimi segreti del creato, aspirando a ciò che è eterno,<br />

solido, concreto. Cézanne cercò qualcosa di durevole, perenne, da opporre<br />

all'incertezza della v<strong>it</strong>a, all'instabil<strong>it</strong>à dei sentimenti. Inizialmente l'artista visse<br />

isolato nel sud della Francia, in Provenza, lontano dalla grande c<strong>it</strong>tà e dalle sue<br />

illusioni. Ma la sua ricerca andò oltre, aspirò alla perfezione della geometria,<br />

alla pienezza della forma. Fu il primo a realizzare consapevolmente una revisione<br />

del sistema prospettico tradizionale, proponendo un nuovo modello spa-<br />

1960<br />

1964<br />

POP ART<br />

1970<br />

Denominazione<br />

Protagonisti<br />

James ENSOR<br />

Edvard MUNCH<br />

Paul CEZANNE<br />

19


20<br />

1869<br />

1870<br />

GIAPPONISMO<br />

IMPRESSIONISMO<br />

Vincent<br />

VAN GOGH<br />

1880<br />

SIMBOLISMO<br />

1884<br />

1890<br />

ART NOUVEAU<br />

NEOIMPRESSIONISMO<br />

1900<br />

ASTRATTISMO<br />

FAUVISMO FUTURISMO<br />

CUBISMO<br />

ESPRESSIONISMO<br />

1905<br />

1907<br />

1909<br />

1910<br />

1916<br />

1920<br />

DADAISMO<br />

ziale, non più basato su calcoli costruttivi lineari, ma sulla sensibil<strong>it</strong>à dell'artista<br />

che ricondusse la forma rappresentata alle strutture fondamentali della geometria:<br />

la sfera, il parallelepipedo, il cilindro secondo il suo personale modo di<br />

percepire la realtà.<br />

Lo spazio di Cézanne fu uno spazio complesso legato a nuove scale di valori:<br />

ne derivò una struttura compos<strong>it</strong>iva in cui si affermava una visione del mondo<br />

strettamente individuale, a volte frammentaria, ma non per questo meno significativa.<br />

Cézanne abbandonò il cupo e spesso impasto cromatico adottato in<br />

precedenza e gli scuri contorni degli oggetti, sost<strong>it</strong>uendoli con piccole pennellate<br />

parallele di colore.<br />

Vincent Van Gogh , nacque il 30 marzo del 1853 in Belgio.<br />

Trascorse la sua v<strong>it</strong>a nella sol<strong>it</strong>udine e nella tristezza; fu sempre rifiutato da<br />

tutti. Morì nel 1890 ponendo fine alla sua v<strong>it</strong>a con un colpo di pistola in un<br />

campo di grano.<br />

Van Gogh ebbe alcuni punti di contatto con Gauguin. Come lui ebbe dei legami<br />

col Simbolismo e come lui manifestò la crisi dei rapporti fra l'artista e la società.<br />

Grande fu la loro influenza eserc<strong>it</strong>ata sui fauves e sugli espressionisti. Si<br />

allontanò dalla civiltà industriale e sognò di creare nel Sud della Francia un<br />

"Atelier du Midi", una comun<strong>it</strong>à d'artisti. Ma il tentativo che fece con Gauguin,<br />

fallì.<br />

Le sue opere si caratterizzarono per l'esplosione dei colori che diffondevano la<br />

luce dall'interno attraverso il vortice dinamico delle energiche pennellate, e per<br />

la dissoluzione dello spazio: la composizione non seguì più le leggi tradizionali<br />

della simmetria o della prospettiva, gli oggetti presero posto all’interno del<br />

quadro secondo lo stato d'animo dell'artista.<br />

Il suo stile trasformò la concezione stessa della p<strong>it</strong>tura, non più considerata<br />

mera im<strong>it</strong>azione del mondo, ma gesto creatore della realtà stessa, che venne<br />

trasfigurata e arricch<strong>it</strong>a dalla sensibil<strong>it</strong>à del p<strong>it</strong>tore.<br />

Paul GAUGUIN Nacque a Parigi nel 1848 e morì nel 1903 a Tah<strong>it</strong>i.<br />

Gauguin è annoverato tra gli innovatori della p<strong>it</strong>tura accanto a Cézanne,<br />

Seurat e Van Gogh, perchè anche lui per superare l’Impressionismo sperimentò<br />

nuovi linguaggi. Fu un personaggio fuori dal comune: v<strong>it</strong>a avventurosa, esotismo,<br />

incompreso dalla società per le sue scelte radicali e anticonformiste.<br />

Il dir<strong>it</strong>to alla libertà nell'arte fu il messaggio che Gauguin consapevolmente<br />

lasciò.<br />

Nel 1871 tornò dal mil<strong>it</strong>are ed ebbe i primi contatti con l'arte. Nei primi dipinti<br />

predilesse i colori offuscati, le tonal<strong>it</strong>à sorde e basse. Attraverso Pissarro,<br />

suo maestro, si avvicinò all’Impressionismo.<br />

Gauguin, dopo il suo soggiorno in Martinica, cambiò modo di dipingere: introdusse<br />

l’uso di toni più vivaci e decisi, accentuò i contorni della figura (tecnica<br />

"cloison"), diede un r<strong>it</strong>mo più ampio alle composizioni con brevi pennellate a<br />

tratteggio e sottili vibrazioni luminose.<br />

La sua opera non fu né naturalistica né impressionista, ma fu defin<strong>it</strong>a "sintetista";<br />

usò il colore steso in camp<strong>it</strong>ure larghe, in modo arb<strong>it</strong>rario, per esprimere<br />

sogni e visioni attraverso simboli; si affermò così la possibil<strong>it</strong>à espressiva<br />

del colore in sé.


1916<br />

1919<br />

1920<br />

BAUHAUS<br />

DADAISMO<br />

SURREALISMO<br />

ART DECO<br />

1924<br />

1925<br />

1940<br />

Con il termine Espressionismo si vuole indicare la central<strong>it</strong>à del problema<br />

dell'espressione, ossia del "trarre fuori" dagli elementi cost<strong>it</strong>utivi del quadro<br />

l'interior<strong>it</strong>à dell'individuo.L’appellativo fu usato solo nel 1914 in occasione di<br />

una mostra di questi artisti da Paul Fechter, primo cr<strong>it</strong>ico della Brücke.<br />

Dal 1905 al 1914 in Germania (Dresda, Berlino, Monaco).<br />

L’espressionismo tedesco fu una corrente artistica visionaria, mistica, interiorizzata,<br />

che descrisse l'esperienza emotiva e spir<strong>it</strong>uale della realtà come un grido<br />

disperato. Nacque in una società ormai fortemente industrializzata, caratterizzata<br />

da una rapida trasformazione del terr<strong>it</strong>orio e del modo di vivere, in cui si<br />

producevano forti tensioni sociali. Per questo la sensibil<strong>it</strong>à degli artisti espresse<br />

con angoscia e violenza i segni premon<strong>it</strong>ori della prima guerra mondiale;<br />

accanto a questo, il permanere dei valori culturali nordici che si contrappose<br />

all'equilibrio e alla chiarezza med<strong>it</strong>erranei.<br />

Influenze pre- Tali valori si possono sintetizzare in una propensione del carattere<br />

germanico all'oscur<strong>it</strong>à, all'introspezione, alla spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à, in altre parole ad<br />

uno spir<strong>it</strong>o gotico, contro uno spir<strong>it</strong>o classico. Molto significativa è stata la<br />

figura di Wilhelm Worringer che in quegli anni pubblicò: "Astrazione ed empatia"<br />

e "L'essenza dello spir<strong>it</strong>o gotico”; inoltre a rinfocolare tale spir<strong>it</strong>o si<br />

susseguirono le pubblicazioni di opere di artisti del passato quali Grunewald,<br />

Goya, Bruegel e Bosh. Le fonti d'ispirazione furono le opere dei postimpressionisti<br />

Van Gogh, Gauguin, Munch eToulouse Lautrec.<br />

Influenze post - presupposti per l’Espressionismo astratto.<br />

L’'esigenza di comunicare un disagio esistenziale, nel rapporto con la società<br />

contemporanea, fu prior<strong>it</strong>aria in tutti i centri dell'espressionismo dove, semmai,<br />

fu diversa l'impostazione del messaggio e la traduzione in immagini. Tale contenuto<br />

venne stilisticamente espresso con:<br />

1- la semplificazione e deformazione delle forme, ridotte alla bidimensional<strong>it</strong>à;<br />

2- il contrasto di colori violenti e spesso non corrispondenti alla realtà;<br />

3- il contorno degli oggetti della composizione trattato con segni neri e pesanti.<br />

Per sottolineare la neccess<strong>it</strong>à, molto sent<strong>it</strong>a, del recupero delle origini, molti<br />

artisti espressionisti si rifecero come fonte d'ispirazione all'arte prim<strong>it</strong>iva<br />

dell'Africa e dell'Oceania e ripescarono dalla loro tradizione culturale la tecnica<br />

della xilografia per le incisioni; la difficoltà di intagliare il legno infatti,<br />

bene si adattava all’obiettivo di produrre immagini semplificate.<br />

I temi fondamentali delle loro opere furono figure umane, paesaggi, nudi,<br />

nature morte.<br />

Area Tedesca : Die Brücke dal 1910/11 alla fine del 1913<br />

Der Blaue Re<strong>it</strong>er 1909-1916<br />

Area nordica : James. Ensor (1860-1949) , Edvard Munch (1863-1944)<br />

Area francese : Fauves (1905-1907) vedi scheda.<br />

Henry. Matisse (1869-1954) , André Derain (1880-1954), Maurice<br />

Vlaminck (1876-1958)<br />

1960<br />

1964<br />

POP ART<br />

1970<br />

ESPRESSIONISMO<br />

Denominazione<br />

Date / Luoghi<br />

Obiettivi e<br />

influenze pre e<br />

post<br />

Caratteristiche<br />

stilistiche<br />

e tecniche<br />

Protagonisti<br />

21


22<br />

1869<br />

1870<br />

GIAPPONISMO<br />

IMPRESSIONISMO<br />

DIE BRÜCKE<br />

(Il ponte)<br />

DER BLAUER<br />

REITER<br />

(Il cavaliere azzurro)<br />

1880<br />

SIMBOLISMO<br />

1884<br />

1890<br />

ART NOUVEAU<br />

NEOIMPRESSIONISMO<br />

1900<br />

ASTRATTISMO<br />

FAUVISMO FUTURISMO<br />

CUBISMO<br />

ESPRESSIONISMO<br />

1905<br />

1907<br />

1909<br />

1910<br />

1916<br />

1920<br />

DADAISMO<br />

Gruppo che si è formato a Dresda nel 1905, composto da quattro studenti di<br />

arch<strong>it</strong>ettura che decisero di dedicarsi esclusivamente alla p<strong>it</strong>tura: Kirchner,<br />

Heckel, Schmidt-Rottluf e Blejl.<br />

Colui che eserc<strong>it</strong>ò una grande influenza sugli artisti del Die Brucke fu Munch<br />

e in particolare alcune delle sue opere: "Madonna" (1893-94), "Il vampiro"<br />

(1893-94), "La morte e la donzella" (1894), "Gelosia" (1895), "Il bacio"<br />

(1895), "La danza della v<strong>it</strong>a" (1900).<br />

Nel 1912 il gruppo cominciò a disgregarsi e nel 1913 si sciolse ufficialmente.<br />

Caratteristiche<br />

Gli artisti del "Die Brücke" crearono delle opere dalle tematiche simili: nudi<br />

nel paesaggio, interni, scene di strada a Dresda, gruppi di ballerine, scene da<br />

circo. Usavano colori violenti e piatti e, verso il 1910, cominciarono ad adottare<br />

linee rette e spigolose con tipica angolos<strong>it</strong>à espressionistica.<br />

Il gruppo fu concep<strong>it</strong>o come comun<strong>it</strong>à dove gli artisti condividevano studi e<br />

materiali e vis<strong>it</strong>avano insieme i musei e le collezioni di incisioni a Dresda. Più<br />

tardi tram<strong>it</strong>e Kirchner, scoprirono nel museo etnografico della loro c<strong>it</strong>tà la scultura<br />

proveniente dall'area del Pacifico e la scultura negra dell'Africa. Accanto<br />

a queste vis<strong>it</strong>e si fecero promotori di esposizioni di Van Gogh, Gauguin,<br />

Munch, Klimt.<br />

Nacque a Monaco dal distacco di un’ala di punta della “Nuova associazione<br />

degli artisti” formatasi all’inizio del 1909 in polemica con la Secessione.<br />

Oraganizzatori furono il russo Vassilij Kandinskij (1866-1941) e il bavarese<br />

Franz Marc (1880 -1916), sostenuti dal renano August Macke e dal mecenate<br />

Bernhard Koehler. Intorno alla loro amicizia si coaugulò il desiderio di stabilire<br />

relazioni con la nuova musica e la nuova arte del balletto, con i grandi temi<br />

del rapporto arte, scienza, filosofia, religione.<br />

Rispetto agli artisti della Brücke, quelli del Blaue Re<strong>it</strong>er sono più sereni, più<br />

disposti a scambi con i Fauves francesi, più vivaci culturalmente, meno espressionisti<br />

nel senso stretto del termine, anche per la presenza di artisti russi.


1916<br />

1919<br />

1920<br />

BAUHAUS<br />

DADAISMO<br />

SURREALISMO<br />

ART DECO<br />

1924<br />

1925<br />

1940<br />

Il Fauvismo fu un movimento artistico francese nato a Parigi, precisamente<br />

quando alcuni p<strong>it</strong>tori, il cui tratto distintivo era l'uso di un'insol<strong>it</strong>a violenza<br />

cromatica, si raggrupparono in una delle sale del Salon d'Automne nel 1910.<br />

Nella stessa sala era esposta una scultura dal taglio rinascimentale e il cr<strong>it</strong>ico<br />

Louis Vauxcelles la commentò paragonandola ad un Donatello fra le “fiere”.<br />

Proprio quest'espressione francese diede la denominazione "Fauves" a questi<br />

p<strong>it</strong>tori.<br />

Parigi 1905-1910<br />

I fauves vollero distaccarsi, attraverso l’uso estraniante del colore come emergenza<br />

percettiva, i tratti esasperati, il decorativismo e l’indipendenza da ogni<br />

forma di mimetismo, dall’arte precedente (impressionismo, simbolismo) contro<br />

cui si rivoltarono, perchè ancora troppo legata al naturalismo.<br />

Sotto diversi aspetti il fauvismo ebbe le sue radici nel post-impressionismo: il<br />

colore, la pennellata espressiva e le distorsioni di Van Gogh, il colore non<br />

descr<strong>it</strong>tivo e l'accento decorativo di Gauguin, la tecnica a puntinismo di Seurat,<br />

il modellato geometrico di Cézanne. A ciò si unì un grande interesse per l'arte<br />

prim<strong>it</strong>iva dell'Africa e dell'Oceania, che in un certo modo si opponeva a quello<br />

altrettanto vivo negli artisti del tempo, per le stampe giapponesi, perché<br />

rispondeva al desiderio di un r<strong>it</strong>orno alla purezza dei mezzi espressivi.<br />

Contemporaneamente preparò l’humus cubista.<br />

La p<strong>it</strong>tura fauve si caratterizzò soprattutto per la violenza cromatica, impiegò<br />

il colore con estrema libertà e intens<strong>it</strong>à rispetto a quello della natura.<br />

Tralasciando la prospettiva e la definizione dei volumi determinata dal chiaro<br />

scuro, gli artisti cercarono di ottenere il massimo dell'espressiv<strong>it</strong>à attraverso il<br />

colore.<br />

I temi più frequenti furono il paesaggio e il r<strong>it</strong>ratto.<br />

I Fauves fecero parte della corrente espressionista però si differenziarono rispetto<br />

a quella tedesca nei seguenti aspetti: i Fauves francesi ebbero una visione<br />

ottimista della v<strong>it</strong>a, joie de vivre, espressa attraverso forti contrasti cromatici e<br />

nelle decorazioni presenti nei quadri; gli espressionisti tedeschi ebbero una<br />

visione pessimistica della v<strong>it</strong>a espressa dalla deformazione delle figure e dei<br />

volti.<br />

I tre principali promotori furono Henry Matisse (1869-1954), André Derain<br />

(1880-1954) e Maurice Vlaminck (1876-1958). Tra gli altri Dufy, Braque e<br />

Van Dongen.<br />

Matisse fu con certezza l'esponente che più di tutti incarnò lo spir<strong>it</strong>o "fauve".<br />

1960<br />

1964<br />

POP ART<br />

1970<br />

FAUVISMO<br />

Denominazione<br />

Date/Luoghi<br />

Obiettivi e<br />

influenze pre e<br />

post<br />

Caratteristiche<br />

stilistiche<br />

e tecniche<br />

Protagonisti<br />

23


24<br />

1869<br />

1870<br />

GIAPPONISMO<br />

IMPRESSIONISMO<br />

CUBISMO<br />

Denominazione<br />

Date/Luoghi<br />

Obiettivi e<br />

influenze pre e<br />

post<br />

Caratteristiche<br />

stilistiche<br />

e tecniche<br />

Protagonisti<br />

1880<br />

SIMBOLISMO<br />

1884<br />

1890<br />

ART NOUVEAU<br />

NEOIMPRESSIONISMO<br />

1900<br />

ASTRATTISMO<br />

FAUVISMO FUTURISMO<br />

CUBISMO<br />

ESPRESSIONISMO<br />

1905<br />

1907<br />

1909<br />

1910<br />

1916<br />

1920<br />

DADAISMO<br />

Cubismo deriva dalla celebre frase "piccoli cubi" usata dal cr<strong>it</strong>ico Vauxcelles<br />

di fronte ad un quadro di Braque per definirne la tecnica, durante un’esposizione<br />

del 1908 alla Galleria Kahnweiler.<br />

Il cubismo nacque nel 1907 a Parigi e si concluse verso gli anni 20.<br />

Gli artisti fondatori furono: PICASSO e BRAQUE (dal 1907 al 1911); dal 1910<br />

al 1912 si unirono ad essi altri due di p<strong>it</strong>tori: J. GRIS e F. LEGER.<br />

Nacque come rottura contro la p<strong>it</strong>tura “senza disegno” dell’impressionismo,<br />

ancora troppo legato alla visione prospettica tradizionale,concentrando invece<br />

la ricerca sulla struttura compos<strong>it</strong>iva della rappresentazione.<br />

Influenze pre: Cèzanne (artista del movimento post-impressionista) pose le<br />

basi dello sviluppo del cubismo, quando indicò che bisognava trattare la natura<br />

attraverso il cilindro, la sfera, il cono. .<br />

Influenze post: Lo spagnolo J. Gris introdusse nel C. un nuovo modo di rappresentazione<br />

chiamato "ortodosso": l’artista semplificò e delim<strong>it</strong>ò con contorni<br />

taglienti gli oggetti, anziché fonderli assieme. Questo metodo venne<br />

ripreso in alcuni dipinti da Charles Edouart Jeanneret (Le Corbusier) nel<br />

Purismo.<br />

Il cubismo fu una delle manifestazioni più rivoluzionarie e fertili del xx°<br />

secolo. E' stato un fenomeno parigino fino al 1912. I tratti più caratteristici del<br />

cubismo furono: una tendenza alla sever<strong>it</strong>à dei colori basati sul grigio e<br />

sull'ocra (visto che l'attenzione doveva essere rivolta più alla forma che al colore)<br />

e un' analisi della struttura geometrica degli oggetti frammentati come<br />

cristalli, posti in uno spazio dove non si distingueva più la figura dallo sfondo.<br />

Gli oggetti furono r<strong>it</strong>ratti da molteplici punti di vista contemporaneamente e<br />

ricomposti sulla tela in una visione simultanea.<br />

Ricordiamo che nel cubismo si possono distinguere tre fasi:<br />

1° fase : 1907/1909 "iniziale ". Braque si affiancò a Picasso ispirandosi all'arte<br />

iberica ed a quella nera per rappresentare paesaggi, case, fruttiere e figure<br />

emblematiche, facilmente riconoscibili, per valorizzare la loro struttura interna.<br />

2° fase:1909/1911 "anal<strong>it</strong>ica". I piani divennero frammenti di linee ortogonali<br />

in cui gli oggetti e lo spazio si fondevano.<br />

3° fase : 1912/1913 "sintetica" . Si cercò di ricostruire l'oggetto utilizzando<br />

Pablo Picasso (1881-1973) Ricordiamo la sua prima opera cubista realizzata:<br />

Les Demoiselles d'Avignon (1907) dove vennero inser<strong>it</strong>e delle donne con volti<br />

che riproducevano maschere africane.<br />

Georges Braque (1882-1963) Juan Gris (1887-1927) Fernand Léger (1881-<br />

1955).


1916<br />

1919<br />

1920<br />

BAUHAUS<br />

DADAISMO<br />

SURREALISMO<br />

ART DECO<br />

1924<br />

1925<br />

1940<br />

Il Futurismo fu l’unico movimento d’avanguardia nato in Italia e poi irradiatosi<br />

nel resto d’Europa, soprattutto in Russia, come Cubo-futurismo.<br />

Prese il nome dalle intenzioni dei fondatori che volevano “ dipingere il nuovo<br />

come frutto del nostro tempo industriale” (Boccioni 1907).<br />

Il F. si espanse in tutta Europa soprattutto nelle grandi c<strong>it</strong>tà come Londra e<br />

Parigi.<br />

1909- Marinetti firmò il nuovo programma futurista a Parigi sul Figaro.<br />

1910-1911 Febbraio, il futurismo nacque in p<strong>it</strong>tura con il manifesto firmato<br />

dagli artisti: Boccioni, Carrà, Russolo, Bonzagni, Romani, Severini, redatto da<br />

Marinetti. Qualche mese più tardi iniziarono le mostre propagandistiche dei<br />

p<strong>it</strong>tori futuristi (Boccioni, Carrà, Russolo, Balla e Severini).<br />

1911 Gennaio: manifesto dei musicisti futuristi firmato da Balilla-Pratella.<br />

1911 Marzo: manifesti del fotodinamismo futurista.<br />

1912- Serie di mostre futuriste in Europa (Parigi, Londra, Berlino, Bruxelles,<br />

Amsterdam e Monaco).<br />

1912 Marzo: manifesto della donna futurista scr<strong>it</strong>to da Valentine De-Saint-<br />

Point.<br />

1912 Aprile: manifesto della scultura futurista (Boccioni).<br />

1912 Maggio, nasc<strong>it</strong>a del manifesto della letteratura futurista, e del manifesto<br />

della immaginazione senza fili di Marinetti.<br />

1912 Ottobre, venne pubblicato il programma pol<strong>it</strong>ico futurista a firma di<br />

Marinetti, Boccioni, Carrà, Russolo.<br />

1914-Gennaio/Febbraio, conferenza a Mosca (San Pietroburgo) di Marinetti.<br />

Nacque nelle intenzioni dei firmatari come movimento che voleva rinnovare il<br />

clima artistico <strong>it</strong>aliano, piuttosto arretrato, rispetto ai movimenti d’avanguardia<br />

europei, interpretando e contribuendo a sviluppare la società industriale.<br />

I movimenti artistici che influenzarono il F. furono molti, in particolare il<br />

Simbolismo e il Decadentismo, l'Art Nouveau ( da cui riprese l’idea dell’arte<br />

totale) e il Post-impressionismo.(da cui prese le tecniche divisioniste).<br />

Con il Futurismo russo si creò un gruppo chiamato Nicevoki (quelli del nulla)<br />

che fomentò maggiormente le tendenze antipassatiste (contro il passato) e<br />

avanguardistiche del F., propugnando la pol<strong>it</strong>ica dell’ antigrazioso (cioè che<br />

l'arte non doveva r<strong>it</strong>rarre solamente la bellezza).<br />

Il F. fu il primo movimento d'avanguardia che propose un intervento mil<strong>it</strong>ante<br />

moderno non solo nelle arti visive, ma in generale in tutti i campi della v<strong>it</strong>a<br />

(letteratura, musica, teatro, cinema, pol<strong>it</strong>ica e persino moda e cucina), cercando<br />

un rapporto diretto con il pubblico e intraprendendo una campagna di diffusione<br />

con le tecniche della pubblic<strong>it</strong>à moderna. La grande quant<strong>it</strong>à di pubblicazioni<br />

e manifesti prodotti resero il F. un movimento internazionale; famose<br />

furono le "serate futuriste": azioni provocatorie che si svolsero nei teatri e nei<br />

caffè e che spesso finivano con risse e tumulti.<br />

Lo stile futurista ebbe come suo principio di base il dinamismo, espresso<br />

attraverso varie tecniche, simbolo della civiltà moderna delle macchine.<br />

Le opere futuriste furono caratterizzate da tratti veloci e movimentati. Si<br />

1960<br />

1964<br />

POP ART<br />

1970<br />

FUTURISMO<br />

Denominazione<br />

Date /Luoghi<br />

Obiettivi<br />

Caratteristiche<br />

stilistiche<br />

e tecniche<br />

25


26<br />

1869<br />

1870<br />

GIAPPONISMO<br />

IMPRESSIONISMO<br />

Protagonisti<br />

Giacomo BALLA<br />

Umberto<br />

BOCCIONI<br />

Carlo CARRÁ<br />

Gino SEVERINI<br />

1880<br />

SIMBOLISMO<br />

1884<br />

1890<br />

ART NOUVEAU<br />

NEOIMPRESSIONISMO<br />

1900<br />

ASTRATTISMO<br />

FAUVISMO FUTURISMO<br />

CUBISMO<br />

ESPRESSIONISMO<br />

1905<br />

1907<br />

1909<br />

1910<br />

GIACOMO BALLA -Torino 1871/Roma 1958<br />

UMBERTO BOCCIONI -Reggio Calabria 1882/Verona 1916<br />

CARLO CARRA' -Alessandria 1881/Milano 1966<br />

LUIGI SEVERINI -Cortona 1883/Parigi 1966<br />

1916<br />

1920<br />

DADAISMO<br />

adottò la tecnica divisionista che creava l'illusione della vibrazione dei raggi<br />

luminosi. Il movimento fu spesso sugger<strong>it</strong>o da una composizione a diagonali,<br />

dalla ripetizione delle traiettorie e degli elementi che si muovono (es. il cavallo<br />

in corsa non con quattro zampe ma con venti ecc.). Per questo si applicò il<br />

principio della simultane<strong>it</strong>à cubista, enfatizzando le "linee-forza" e la fusione<br />

degli oggetti con ciò che li circondava.<br />

Si abbandonarono le forme e i colori tradizionali e si chiese all'osservatore di<br />

entrare a far parte dell'opera, facendo sprigionare le sue emozioni come<br />

vibrazioni che si propagavano nello spazio infin<strong>it</strong>o.<br />

Il più anziano del gruppo. Nel 1909 dipinse “Lampada, studio di luce” in cui<br />

divise le pennellate in modo piatto, portando il divisionismo ad allucinazione<br />

simbolica. Le sue vere composizioni futuriste iniziarono dal 1912 e fu sempre<br />

il più astratto. Le sue “Compenetrazioni di luce” del 1912 precorsero<br />

l’astrattismo europeo con chiaro rigore di r<strong>it</strong>mi e accordi cromatici.<br />

Figlio di un impiegato statale, passò l’infanzia in varie province: dalla Calabria<br />

all’Emilia, dalla Liguria al Veneto.<br />

B. fu l’esponente più tipico del Futurismo; fu anche scultore e nel 1913 a Parigi<br />

presso la galleria La Boëtie, insieme alle prime sculture futuriste, espose anche<br />

i “polimaterici” : composizioni in cui adoperava le materie più disparate (vetro,<br />

ferro, stoffe, legno ecc.). Insieme con Marinetti fu il commesso viaggiatore del<br />

Futurismo, perchè seguì spesso le manifestazioni futuriste nelle c<strong>it</strong>tà europee<br />

più importanti, con conferenze e accese polemiche.<br />

Morì a soli 34 anni a Verona per una caduta da cavallo.<br />

Opere importanti: “Stati d’animo” del 1911 (p<strong>it</strong>tura)- “Forme uniche della<br />

continu<strong>it</strong>à dello spazio” del 1913 (scultura).<br />

Nella sua giovinezza per guadagnarsi da vivere si adattò a diversi mestieri. Girò<br />

il mondo come operaio decoratore e saltuariamente frequentò scuole serali.<br />

Attorno al 1908 si avvicinò all’arte simbolista di Previati (I cavalieri<br />

dell’apocalisse). Si staccò dal movimento futurista nel 1916 per aderire alla<br />

p<strong>it</strong>tura Metafisica. Opere significative del periodo futurista: “Funerali<br />

dell’anarchico Galli” 1911 - “Manifestazione inteventista” 1914.<br />

Nel 1901 a Roma conobbe Boccioni e l’anno dopo Balla. Nel 1906 a Parigi<br />

scoprì Seurat. A Montmartre fece amicizia tra gli altri con Picasso e con<br />

Apollinaire. Nel 1910 fu fra i firmatari del Manifesto futurista. I soggetti tipici<br />

dei suoi quadri furono l’ambiete chiassoso, ag<strong>it</strong>ato e allegro dei caffè e delle<br />

sale da ballo come nel famoso “Geroglifico dinamico del Bal Tabarin”del<br />

1912.


1916<br />

1919<br />

1920<br />

BAUHAUS<br />

DADAISMO<br />

SURREALISMO<br />

ART DECO<br />

1924<br />

1925<br />

1940<br />

Russia<br />

1909 -Nasc<strong>it</strong>a del movimento Raggista.<br />

1913 -Apparve il manifesto del movimento Raggista ad opera di Mikhail<br />

Larianov. e sottoscr<strong>it</strong>to da tredici artisti.<br />

1914 -Larianov e la Goncarova lasciarono la Russia per lavorare come scenografi.<br />

1915 -Malevic firmò con il poeta Majakovskij il manifesto del Suprematismo.<br />

1917 -Dopo la rivoluzione russa Malevic aderì alla Federazione degli artisti di<br />

sinistra.<br />

1930 -Malevic venne arrestato e sottoposto a interrogatorio ed i movimenti<br />

intellettuali vennero repressi.<br />

Le avanguardie russe derivarono il loro linguaggio principalmente dal<br />

Cubismo francese e dal Futurismo <strong>it</strong>aliano.<br />

A loro volta influenzeranno il Surrealismo e l'Astrattismo.<br />

Il raggismo guardò principalmente al Cubismo, al Futurismo e all'Orfismo,<br />

fondendo tali linguaggi con i richiami alla cultura artistica russa; gli artisti<br />

vedevano il raggio come "striscia di colore" simbolo assoluto di luce e movimento.<br />

Il Suprematismo si riferiva alla "supremazia della sensibil<strong>it</strong>à pura nelle arti<br />

figurative". Ricercò una purezza assoluta che poteva esprimersi nello spazio<br />

unicamente attraverso l'apparizione di simboli primari.<br />

Mikhail Larianov (1881-1964) - 1911 "R<strong>it</strong>ratto di Tatlin" -1912 "Raggismo<br />

blu"<br />

Natalija Goncarova (1881-1962)- 1913 "Il ciclista" - 1914 "Vaso di fiori"<br />

Malevic Kasimir (1878-1935) - 1912 "L'arrotino" - 1913 "Quadrato nero su<br />

sfondo bianco" - 1915 "La croce nera" - “Quadrato rosso e nero" -1920<br />

"Suprematismo" - 1933 "L'uomo che corre".<br />

1960<br />

1964<br />

POP ART<br />

1970<br />

AVANGUARDIE RUSSE<br />

Date/Luoghi<br />

Obiettivi e<br />

influenze pre e<br />

post<br />

Caratteristiche<br />

stilistiche<br />

e tecniche<br />

Protagonisti<br />

27


28<br />

1869<br />

1870<br />

GIAPPONISMO<br />

IMPRESSIONISMO<br />

1880<br />

ASTRATTISMO<br />

Denominazione<br />

Date/Luoghi<br />

Obiettivi e<br />

influenze pre e<br />

post<br />

Caratteristiche<br />

stilistiche<br />

e tecniche<br />

Protagonisti<br />

Wasilij<br />

KANDINSKY<br />

SIMBOLISMO<br />

1884<br />

1890<br />

ART NOUVEAU<br />

NEOIMPRESSIONISMO<br />

1900<br />

ASTRATTISMO<br />

FAUVISMO FUTURISMO<br />

CUBISMO<br />

ESPRESSIONISMO<br />

1905<br />

1907<br />

1909<br />

1910<br />

1916<br />

1920<br />

DADAISMO<br />

L’Astrattismo fu una corrente artistica nata in Europa centrale verso il 1910. In<br />

quell’anno Vasilij Kandisky dipinse un acquerello fatto di macchie di colore<br />

accostate senza alcun riferimento figurativo, cui pose il t<strong>it</strong>olo Improvvisazione,<br />

nacque così l’astrattismo.<br />

Nel 1945 si affermarono nuove forme di Astrattismo: il Post-cubismo,<br />

l’Impressionismo astratto, l’Espressionismo astratto (molto diffuso in America)<br />

e l’Astrattismo grafico, quest’ ultimo influenzato dall’arte orientale e basato<br />

sulla funzione espressiva del segno.<br />

Le correnti astrattiste si affermarono quasi simultaneamente, tra il 1909 e il<br />

1912, in Germania, Francia, Russia e Italia come sviluppo diretto del<br />

Cubismo (Francia), Espressionismo ( Germania) e Futurismo (Italia e<br />

Russia)<br />

Si pose in contrasto con l’arte realistica del passato. Ebbe stretti rapporti con<br />

altri movimenti contemporanei quali il Dadaismo e il Surrealismo.<br />

Kandinsky e Mondrian quali insegnanti del Bauhaus (scuola d’arte fondata nel<br />

1919 da Gropius in Germania) fecero di esso un centro di diffusione<br />

dell’astrattismo soprattutto in arch<strong>it</strong>ettura e nelle arti applicate.<br />

Antecedenti immediati dell’astrattismo furono due movimenti di inizio secolo:<br />

la p<strong>it</strong>tura Fauve e il Cubismo.<br />

L’Astrattismo si espresse come p<strong>it</strong>tura non figurativa, in cui l’artista rinunciava<br />

alla rappresentazione dell’oggetto, esprimendo il suo mondo interiore per<br />

mezzo della forza espressiva del colore o per mezzo di segni geometrici.<br />

Alla prima tendenza, defin<strong>it</strong>a Astrattismo lirico, appartenne l’opera di W.<br />

Kandinsky fondatore nel 1912 del movimento Der Blaue Re<strong>it</strong>er (Il Cavaliere<br />

Azzurro); alla seconda tendenza, chiamata Astrattismo geometrico, appartenne<br />

l’opera di Mondrian che nel 1917 fondò, insieme a Theo Van Doesburg, il<br />

gruppo De Stijl.<br />

La deformazione e l’uso “arb<strong>it</strong>rario” del colore proposto dagli espressionisti<br />

venne ora portato alle estreme conseguenze; eliminando ogni soggetto, la<br />

forma e il colore divennero i soli fattori espressivi.<br />

Fra i maggiori esponenti dell’astrattismo ricordiamo: Wasilij Kandinsky,<br />

Piet Mondrian e Paul Klee.<br />

W. Kandinsky nacque a Monaco nel 1866 e morì a Neuilly-Sur-Seine nel<br />

1944.<br />

Nel 1910 Kandinsky giunse a dipingere i primi quadri astratti dopo un lungo<br />

periodo in cui aveva sperimentato la rarefazione dell’immagine naturalistica,<br />

influenzato dal fauvismo e soprattutto da Matisse, da Gauguin e da Van<br />

Gogh.<br />

In tutta la sua evoluzione artistica K. cercò di capire attraverso quali elementi<br />

fosse possibile coinvolgere lo spettatore, farlo partecipare e stimolare il suo


1916<br />

1919<br />

1920<br />

BAUHAUS<br />

DADAISMO<br />

SURREALISMO<br />

ART DECO<br />

1924<br />

1925<br />

1940<br />

interesse per quanto stava percependo.<br />

Nei suoi viaggi fu particolarmente attratto dalle s<strong>it</strong>uazioni che potevano dare<br />

emozioni: i colori di una chiesa al tramonto, la stanza decorata e arredata,<br />

etc..<br />

Per K. il colore fu il mezzo con cui eserc<strong>it</strong>are un influsso diretto sull’anima.;<br />

comp<strong>it</strong>o dell’artista era quello di trovare le giuste tonal<strong>it</strong>à che potessero mettere<br />

in vibrazione l’anima umana. Nacque una simbologia psicologica dei co-lori:<br />

Blu e Nero = quiete spir<strong>it</strong>uale - Verde assoluto = borghesia immobile,soddisfatta<br />

- Verde= colore dell’estate - Giallo= abbaglia - Rosso= abbaglia e dà sensazione<br />

di ecc<strong>it</strong>azione.<br />

Le forme geometriche primarie furono per K. “esseri spir<strong>it</strong>uali” capaci di<br />

eserc<strong>it</strong>are effetti diversi in relazione ai colori cui sono accostate per rafforzare<br />

l’azione espressiva. Ai triangoli, cerchi, rette e curve diede nuovi significati e<br />

valori a seconda del rapporto che si instaurava fra gli elementi della composizione:<br />

grandezza, colore, posizione.<br />

Nel 1911 K. con F.Marc fondò il gruppo Der Blaue Re<strong>it</strong>er (“Cavaliere<br />

Azzurro”)<br />

Importante fu il suo periodo di insegnamento alla Bauhaus dal 1922.<br />

Piet Mondrian nacque a Amersfoort 1872 e morì a New York 1944.<br />

M. basò le sue opere sugli studi della percezione visiva. Inventò un linguaggio<br />

che mediante l’interpretazione e stilizzazione degli elementi della natura, portò<br />

al dissolvimento della forma naturalistica.<br />

Egli usò le linee, le superfici, i colori fondamentali, collocandoli nel quadrato<br />

secondo un equilibrio geometrico e un perfetto peso compos<strong>it</strong>ivo.<br />

Nei dipinti del 1911-13 (L’albero argentato) l’artista semplificò la struttura<br />

della composizione riducendo le immagini della realtà alle coordinate visive<br />

più pure, a semplici linee orrizzontali e verticali e usando solo colori primari.<br />

In questo modo rappresentò l’immagine del mondo svuotata, purificata dalle<br />

forme dell’apparenza attraverso il dato di “coscienza”.<br />

Paul Klee nacque a Berna nel 1879 e morì a Locarno nel 1940.<br />

Per Klee l’arte fu un’operazione estetica, intesa come comunicazione intersoggettiva<br />

con una precisa funzione formativa o educativa.<br />

Anche Klee come Kandinsky ricorse all’attiv<strong>it</strong>à grafica dell’infanzia come<br />

documentazione degli atti di un’auto-educazione.<br />

Klee fu certamente il primo artista che si addentrò in quella sconfinta regione<br />

dell’inconscio (da poco scoperta da Jung e Freud), dove tutto si dà per immagini<br />

e segni.<br />

Per Klee grande influenza ebbe l’opera di Delaunay per quanto riguarda la<br />

struttura dell’immagine fondata sulla legge ottica dei contrasti simultanei.<br />

Per lui il problema non fu tanto la Rappresentazione (si rappresenta una cosa<br />

chè ha già una forma nel mondo esterno) ma la Visualizzazione (si visualizza<br />

qualcosa che prima non aveva esistenza fenomenica).<br />

Per questo nelle sue opere egli non si sentì legato ai significati che si attribuiscono<br />

generalemente alle forme, ma assai di più alle forze formative che queste<br />

generano.<br />

Per Klee l’arte poteva esprimere sia l’angoscia che la spensieratezza, l’odio e<br />

la bontà, la grav<strong>it</strong>à e la frivolezza, l’ironia e la legge...<br />

1960<br />

1964<br />

POP ART<br />

1970<br />

Piet<br />

MONDRIAN<br />

Paul KLEE<br />

29


30<br />

1869<br />

1870<br />

GIAPPONISMO<br />

IMPRESSIONISMO<br />

DADAISMO<br />

Denominazione<br />

Date/Luoghi<br />

Obiettivi e<br />

influenze pre e<br />

post<br />

Caratteristiche<br />

stilistiche<br />

e tecniche<br />

Protagonisti<br />

1880<br />

SIMBOLISMO<br />

1884<br />

1890<br />

ART NOUVEAU<br />

NEOIMPRESSIONISMO<br />

1900<br />

ASTRATTISMO<br />

FAUVISMO FUTURISMO<br />

CUBISMO<br />

ESPRESSIONISMO<br />

1905<br />

1907<br />

1909<br />

1910<br />

1916<br />

1920<br />

DADAISMO<br />

Il nome Dada - la cui origine è controversa, forse dal russo "da"(si)- intenzionalmente<br />

per i fondatori del movimento non significava nulla, proprio come<br />

il balbettio di un bimbo.<br />

Il movimento nacque a Zurigo (Svizzera) nel 1916 sotto la spinta del rumeno<br />

Tristan Tzara (1896-1963) che riunì un gruppo di intellettuali attorno al cabaret<br />

Voltaire, r<strong>it</strong>rovo letterario.<br />

Egli fu anche autore del Manifesto Dada pubblicato nel 1918. A partire da<br />

quella data , il movimento D. si diffuse in diverse c<strong>it</strong>tà tedesche: Berlino,<br />

Colonia, Hannover, poi a New York ed infine a Parigi.<br />

Accomunati dal disgusto verso i poteri pol<strong>it</strong>ico ed economico, i protagonisti<br />

tentarono, attraverso l'arte scenica del cabaret, di dissacrarne i valori, mettendone<br />

a nudo le vacu<strong>it</strong>à.<br />

Scopo dell'arte Dada fu dunque quello di causare un forte effetto di sorpresa e<br />

di disappunto nello spettatore, per farlo riflettere sulle convenzioni da lui accettate.<br />

Anche se l'aspetto emergente del D. fu quello eversivo e nichilista, perché<br />

propugnava la distruzione totale, in realtà condusse a un profondo rinnovamento<br />

del linguaggio artistico.<br />

Influenze pre - Possono essere ricercate nell'atteggiamento pessimistico e di<br />

rivolta contro la società e l'ottimismo "fin de siècle" che contraddistinse<br />

l'Espressionismo tedesco.<br />

Post - I surrealisti e gli esponenti della Pop Art ne ripresero le posizioni provocatorie<br />

ed eversive, anche se con final<strong>it</strong>à diverse.<br />

I dadaisti espressero un atteggiamento dissacratorio nei confronti dell'arte; sost<strong>it</strong>uirono<br />

il concetto della "creazione di opere" con quello della "fabbricazione<br />

di oggetti", fondando il loro linguaggio visivo sulla spinta e sulle leggi del<br />

caso.<br />

Rifiutando le tecniche artistiche tradizionali, i dadaisti diedero v<strong>it</strong>a a nuovi<br />

procedimenti artistici come il fotomontaggio e il ready-made (già pronto).<br />

Principali esponenti furono Marcel Duchamp (1887-1968) e Francis<br />

Picabia (1879-1953)<br />

Marcel Duchamp : Inizialmente figurativo, dopo il 1911 compose opere ispirate<br />

al Cubismo e al Futurismo. Nel 1913 anticipò la poetica Dada inventando<br />

il ready-made. L'intervento dell'artista consisteva nell'utilizzare un oggetto non<br />

ideato, ma già pronto (ready), componendolo magari con altri e/o inserendovi<br />

qualche elemento di propria mano. Così, isolati dal loro contesto e messi in<br />

mostra, gli oggetti d'uso comune acquisivano un aspetto del tutto nuovo, rientrando<br />

nella sfera dell'espressione artistica. Ma non era il "piacere estetico" a<br />

dettare la scelta di queste composizioni: D. affermava anzi di basare le sue<br />

scelte "su una reazione d'indifferenza visiva, interamente scevra di gusto".<br />

Francis Picabia (1879-1953) Inizialmente proveniente dalle file del Cubismo,<br />

P. elaborò complessi e suggestivi ingranaggi di macchine che influenzarono il<br />

disegno pubblic<strong>it</strong>ario e la grafica.


1916<br />

1919<br />

1920<br />

BAUHAUS<br />

DADAISMO<br />

SURREALISMO<br />

ART DECO<br />

1924<br />

1925<br />

1940<br />

La parola nella lingua tedesca significa: BAU= costruzione HAUS=casa,<br />

quindi Casa della costruzione.<br />

1919 - In marzo Walter Gropius (1883-19969) venne nominato direttore del<br />

B. statale di Weimar<br />

1924 - La coalizione di destra v<strong>it</strong>toriosa alle elezioni fece chiudere la scuola.<br />

1925 - Nel Marzo venne completata la nuova sede del B. a Dessau, inaugurata<br />

agli inizi di Dicembre.<br />

1928- Gropius diede le sue dimissioni dalla direzione che lasciò nel mese di<br />

Marzo.<br />

1932 - Il part<strong>it</strong>o Nazista ottenne la chiusura del Bauhaus<br />

1933 - l’11 Aprile la sede del B. fu perquis<strong>it</strong>a su richiesta del tribunale di<br />

Dessau. La polizia avviò le pratiche per la chiusura della scuola, nel frattempo<br />

trasfer<strong>it</strong>asi a Berlino. In Luglio Mies Van der Rohe (1886-1972), d’accordo con<br />

gli altri maestri, sciolse il B.<br />

La mutata s<strong>it</strong>uazione sociale, economica e tecnologica dopo la prima guerra<br />

mondiale, sviluppò una nuova ideologia che si proponeva di risolvere qualsiasi<br />

problema in maniera razionale e funzionale, che influenzò anche<br />

l’arch<strong>it</strong>ettura moderna. Il B. fece propria questa ideologia applicandola ai vari<br />

amb<strong>it</strong>i della v<strong>it</strong>a civile: razionale doveva essere la c<strong>it</strong>tà in cui si viveva, la casa<br />

in cui si ab<strong>it</strong>ava, il mobile e l’utensile di cui ci si serviva. Lo spazio urbano<br />

doveva rispondere ai bisogni della gente che lo ab<strong>it</strong>ava e ogni edificio inserirsi<br />

armonicamente nel terr<strong>it</strong>orio.<br />

Nel 1919 Gropius fondando la scuola si pose l’obiettivo di superare la frattura<br />

fra Arte e produzione industriale, in quanto sosteneva che per raggiungere un<br />

progresso sociale l’arte doveva collaborare con l’industria per la progettazione<br />

di oggetti di uso comune esteticamente qualificati. La ricerca della forma degli<br />

oggetti doveva essere collegata alla funzione; per questo venivano privilegiate<br />

forme semplici e geometriche che meglio si prestavano alla standardizzazione.<br />

Influenze pre: Le correnti artistiche che influenzarono maggiormente il B.<br />

furono i movimenti russi sviluppatisi nei primi trent’anni del secolo: Raggismo,<br />

Suprematismo e Costruttivismo che si ponevano come pol<strong>it</strong>ica “la funzione<br />

sociale dell’arte”. Nel primo decennio lo sviluppo industriale spinse la Russia<br />

ad accentuare i rapporti con la cultura occidentale, finchè attorno al 1930 la<br />

p<strong>it</strong>tura, la scultura e l’arch<strong>it</strong>ettura diventarono simili a quelle dell’Europa occidentale.<br />

Dal periodo Cubo-futurista (1911) nacque nel 1913 la formulazione della<br />

poetica del Suprematismo; K. Malev<strong>it</strong>ch (1878-1935) teorico russo del suprematismo,<br />

trasformò le sue idee in un programma didattico che poneva<br />

l’educazione estetica formale come cost<strong>it</strong>utiva della cultura proletaria.<br />

Influenze post: La scuola del Bauhaus ha rappresentato un modello ideologico<br />

e didattico per tutte le scuole di indirizzo artisco - tecnico come: Ist<strong>it</strong>uti<br />

d’arte, di Design e di Arch<strong>it</strong>ettura.<br />

1960<br />

1964<br />

POP ART<br />

1970<br />

BAUHAUS<br />

Denominazione<br />

Date /Luoghi<br />

Obiettivi e<br />

influenze pre e<br />

post<br />

31


32<br />

1869<br />

1870<br />

GIAPPONISMO<br />

IMPRESSIONISMO<br />

Caratteristiche<br />

stilistiche e<br />

tecniche<br />

Protagonisti<br />

Jhoannes ITTEN<br />

1880<br />

SIMBOLISMO<br />

1884<br />

1890<br />

ART NOUVEAU<br />

NEOIMPRESSIONISMO<br />

1900<br />

ASTRATTISMO<br />

FAUVISMO FUTURISMO<br />

CUBISMO<br />

ESPRESSIONISMO<br />

1905<br />

1907<br />

1909<br />

1910<br />

1916<br />

1920<br />

DADAISMO<br />

L’evoluzione dello stile B. è segnata da diverse fasi: la prima, tra il ‘19 e il<br />

24/25, sotto la direzione di Gropius, fu dominata da un espressionismo tardivo,<br />

caratterizzata soprattutto dalla ricerca e dall’analisi di forme pure.<br />

Nella seconda fase, a Dessau tra il ‘25 e il ‘30, sotto la direzione di Gropius e<br />

H. Mayer, dominò l’ideale gropiusiano: “ arte e tecnica come nuova un<strong>it</strong>à” in<br />

cui si esaltò la componente razionalista.<br />

Nell’ultimo periodo, tra il ‘30 e il ‘33, sotto la direzione di M. Van der Rohe,<br />

tornò a presentarsi l’alternativa tra razionalismo e correnti irrazionali.<br />

Tutti i prodotti furono generalmente caratterizzati da linee sobrie ed essenziali,<br />

strettamente rispondenti alla funzione, con assemblaggio di materiali diversi e<br />

privi di decorazione.<br />

Lyonel Feininger - P<strong>it</strong>tore e incisore statun<strong>it</strong>ense (1871-1956)<br />

Trasfer<strong>it</strong>osi in Germania, nel 1887 frequentò ad Amburgo la scuola di p<strong>it</strong>tura e<br />

successivamente a Berlino la Scuola di Belle Arti, dove iniziò a lavorare come<br />

caricaturista. Dal 1919 al ‘33 insegnò al B. prima a Weimar poi a Dessau dirigendo<br />

il laboratorio di incisione; sgrad<strong>it</strong>o ai nazisti per la sua arte “degenerata”,<br />

nel 1936 fece r<strong>it</strong>orno negli Stati Un<strong>it</strong>i.<br />

Walter Gropius - (Berlino 1883- Boston 1969) Studò arch<strong>it</strong>ettura a Monaco<br />

(1903) e poi a Berlino (1905-1907) dove entrò nello studio di P. Behrens; verso<br />

il 1910 aprì uno studio .<br />

Nel 1911 fece il progetto per le Officine Fagus ad Alfeld an der Leine.<br />

Dopo la prima guerra mondiale, diventò presidente dell’associazione “Consiglio<br />

del lavoro per l’arte”, con un significativo programma di unione e convergenza<br />

di tutte le arti nell’arch<strong>it</strong>ettura.<br />

Nel 1919 a Weimar fondò e assunse la direzione del Bauhaus, incarico mantenuto<br />

fino al 1928. Suo il progetto dell’edificio del B. di Dessau.<br />

Nel 1937 si trasferì negli Stati Un<strong>it</strong>i come direttore della sezione di Arch<strong>it</strong>ettura<br />

alla Harvard Univers<strong>it</strong>y.<br />

(Südernlinden 1888- Zurigo 1967)<br />

Maestro elementare,all’età di 21 anni si trasferì a Ginevra per frequentare<br />

l’Ecole des Beaux Arts.<br />

Allievo di A. Hölzel all’Accademia di Stoccarda, nel 1916 espose alcune sue<br />

opere alla Galleria Der Sturm di Berlino, nelle quali predilesse l’astrattismo.<br />

Nello stesso periodo aprì una scuola privata a Vienna.<br />

Nel 1919 venne inv<strong>it</strong>ato da W. Gropius a insegnare al Bauhaus, dove rimase<br />

fino al 1923 quale direttore del corso preparatorio di numerose materie (maestro<br />

delle forme su pietra, su vetro, su metallo) e docente nei settori della grafica,<br />

del mobile, della p<strong>it</strong>tura murale, della decorazione tessile.<br />

Nel corso delle lezioni alla sua scuola d’arte di Berlino (1926-1934) si interessò<br />

ai colori soggettivi degli allievi. Riuscì a sviluppare le diverse att<strong>it</strong>udini cromatiche<br />

degli studenti basandosi sulle leggi oggettive e sui sette contrasti cromatici<br />

della sua teoria del colore.


1916<br />

1919<br />

1920<br />

BAUHAUS<br />

DADAISMO<br />

SURREALISMO<br />

ART DECO<br />

1924<br />

1925<br />

1940<br />

Le ricerche sui colori delle stoffe, sulle tinte per la moda e sui campionari<br />

richiedevano una profonda conoscenza dei colori e delle leggi che ne regolano<br />

i rapporti.<br />

Nel 1934 divenne direttore della Scuola d’arte e mestieri e del Museo di Arte<br />

applicata di Zurigo, incarico che mantenne fino al 1953.<br />

Dal 1952 al 1956 organizzò e diresse, sempre a Zurigo, la sezione dell’arte<br />

extraeuropea del museo di Rietberg.<br />

La sua opera didattica e la sua attiv<strong>it</strong>à p<strong>it</strong>torica, svolte all’interno del Bauhaus,<br />

ne fanno una delle maggiori personal<strong>it</strong>à dell’arte moderna. La sua concezione<br />

e i suoi insegnamenti sull’educazione della fantasia individuale, sulla conoscenza<br />

della forma e del colore furono la base di nuove possibil<strong>it</strong>à tecniche<br />

espressive e di nuovi valori estetici da queste scatur<strong>it</strong>i.<br />

Del 1961 è la sua pubblicazione “Teoria del colore” , libro che rappresentò la<br />

“summa “ delle sue intuizioni ed esperienze come p<strong>it</strong>tore e insegnante di educazione<br />

artistica nel suo rapporo con i colori.<br />

“.. Gli effetti cromatici sono controllabili mediante la percezione visiva..<br />

Riconosco però che i più profondi ed essenziali segreti del cromatismo<br />

restano impenetrabili agli occhi e si possono cogliere solo col cuore.<br />

L’essenziale sfugge quindi a ogni formulazione concettuale.<br />

Ma , nelle arti e nel campo dell’estetica vigono veramente leggi e principi<br />

rigorosi oppure la valutazione estetica dei colori è esclusivamente<br />

soggettiva?......”Se lei,d’istinto, riesce a creare dei capolavori coloristici,<br />

puòprocedere ignorando le leggi cromatiche. Ma se ignorandole<br />

non crea dei capolavori, deve impegnarsi nel loro studio.”<br />

(“Arte del colore” Johannes. Itten - ed. ridotta il Sagg<strong>it</strong>ario 1982)<br />

1960<br />

1964<br />

POP ART<br />

1970<br />

33


34<br />

1869<br />

1870<br />

GIAPPONISMO<br />

IMPRESSIONISMO<br />

1880<br />

SURREALISMO<br />

Denominazione<br />

Date / Luoghi<br />

Obiettivi<br />

Influenzepre e post<br />

Caratteristiche<br />

stilistiche<br />

e tecniche<br />

SIMBOLISMO<br />

1884<br />

1890<br />

ART NOUVEAU<br />

NEOIMPRESSIONISMO<br />

1900<br />

ASTRATTISMO<br />

FAUVISMO FUTURISMO<br />

CUBISMO<br />

ESPRESSIONISMO<br />

1905<br />

1907<br />

1909<br />

1910<br />

1916<br />

1920<br />

DADAISMO<br />

Il termine Surrealismo (S.) è stato sugger<strong>it</strong>o dall’aggettivo “surréaliste” nel<br />

significato di “superfantastico” adoperato da G. Apollinaire per definire il suo<br />

dramma “Les mammelles de Tirésias“ (1917) e in altre occasioni.<br />

1924 - Breton (medico psichiatra) scrisse il Manifesto del Surrealismo<br />

1925 - Prima mostra di Surrealisti a Parigi presso la Galerie Pierre.<br />

1930 - Breton scrisse il secondo Manifesto Surrealista<br />

1931 - Prima mostra surrealista in U.S.A. (Hartford): esposero Dalì, Ernst, de<br />

Chirico, Masson, Mirò, Picasso, Ray, Bataille, Leris e Queneau.<br />

1938 - Mostra internazionale del Surrealismo a Parigi.<br />

Dopo un omaggio a Freud, fondatore della psicanalisi, Breton, guida spir<strong>it</strong>uale<br />

del movimento, affermò l’importanza della dimensione del sogno nella compless<strong>it</strong>à<br />

della natura umana. Ne conseguì la necess<strong>it</strong>à di liberare nell’uomo le<br />

forze dell’inconscio anche nel suo stato di veglia.<br />

Tra il 1920 e il 1924 Breton rafforzò la sua concezione filosofica e pol<strong>it</strong>ica e<br />

divenne l’ideologo di un gruppo di sognatori : in quegli anni infatti, i maggiori<br />

stimoli creativi furono ottenuti dai futuri surrealisti proprio approfondendo<br />

lo stato di sogno, sia a occhi chiusi che ad occhi aperti.<br />

Essi cercarono di far parlare l’IO sepolto e represso: liberando il flusso della<br />

coscienza nascosta e dando voce all’inconscio, rinunciarono alla razional<strong>it</strong>à per<br />

trovare nell’immaginazione la fonte del processo creativo.<br />

L’idea fondante fu quella di allargare il più possibile la sfera della coscienza,<br />

sia individuale che collettiva, a partire dall’eliminazione delle barriere che<br />

separano la “v<strong>it</strong>a diurna” da quella “notturna”.<br />

Il S. nelle arti figurative, cost<strong>it</strong>uì una continuazione del Dadaismo per i suoi<br />

aspetti di reazione al formalismo cubista, di rivolta nichilista, di esaltazione del<br />

non senso e dell’irrazionale, di utilizzazione di elementi di automatismo psichico<br />

e di casual<strong>it</strong>à.<br />

Concluso il suo periodo storico, fermenti e stimoli del S. emersero anche<br />

nell’arte del secondo dopoguerra e agiscono ancora nella p<strong>it</strong>tura contemporanea:<br />

l’automatismo psichico fu il primo passo verso quella scr<strong>it</strong>tura automatica<br />

che sta alla base di tante tendenze dell’arte americana ed europea, così come la<br />

tecnica del collage e la riscoperta dell’oggetto “rifiutato” cost<strong>it</strong>uiscono il fondamento<br />

dei Nouveaux Réalistes e della Pop Art.<br />

Il S. non si pose l’arte come scopo, ma il suo tentativo fu di esprimere sia verbalmente<br />

che attraverso le immagini il funzionamento reale del pensiero.<br />

“L’automatismo” che mira ad esprimere la funzione del pensiero al di là di<br />

ogno controllo cosciente fu il mezzo prediletto dai surrealisti per sfuggire alla<br />

decrizione del mondo com’è. Il mer<strong>it</strong>o di questo movimento fu di aver tentato<br />

di superare la divisione tra realtà e mondo onirico in un’integrazione dove, oltre<br />

al sogno e alle allucinazioni, ebbe valid<strong>it</strong>à di espressione anche la follia.<br />

Il surrealista si servì nel realizzare le sue opere, delle tecniche più disparate: dal<br />

“frottage”, alla decalcomania, alla p<strong>it</strong>tura al fumo, agli oggetti singoli, ai fotomontaggi<br />

e alle composizioni tipografiche.


1916<br />

1919<br />

1920<br />

BAUHAUS<br />

DADAISMO<br />

SURREALISMO<br />

ART DECO<br />

1924<br />

1925<br />

1940<br />

I principali esponenti furono:René Magr<strong>it</strong>te (Belgio- 1898 Bruxelles 1967)<br />

Joan Mirò (Catalogna 1893 -Palma di Maiorca 1983) Salvador Dalì (Figueras<br />

1904 - 1989).<br />

Studiò alla Accademia di Belle Arti di Buxelles dal 1916 e cominciò a svolgere<br />

un’attiv<strong>it</strong>à p<strong>it</strong>torica influenzata dalla ricerca d’avanguardia.<br />

Nel 1926 scoprì la poesia suurealista, conobbe la p<strong>it</strong>tura di de Chirico ed entrò<br />

in contatto con il gruppo parigino.<br />

Per M. la p<strong>it</strong>tura fu uno strumento di conoscenza che toccava il mistero della<br />

realtà; ne derivò un’immagine p<strong>it</strong>torica dove cadeva ogni barriera tra esterior<strong>it</strong>à<br />

e interior<strong>it</strong>à e in cui la relazione logica tra gli oggetti e il loro significato perse<br />

ogni senso comune. Le sue opere ebbero lo scopo non tanto di insegnare qualcosa,<br />

quanto di sorprendere e incantare gli spettatori, susc<strong>it</strong>ando emozioni da<br />

spaesamento.<br />

“La condizione umana” 1933 -” il terapista” 1937 -“Ceci n’est pas une pipe”<br />

1948 - “L’impero delle luci” 1954 - “Golconde” 1953.<br />

Studiò a Barcellona e subì l’influenza del gruppo Dadaista di Picabia, ma fu un<br />

p<strong>it</strong>tore che rimase senza etichetta; ebbe un primo periodo figurativo (“Nord-<br />

Sud” 1917 - “Montroig, l’église e le village” 1919) che cessò all’inzio degli<br />

anni venti per l’astrazione ( “ La bouteille de vin” 1924).<br />

Verso il 1923 accentuò gli elementi onirici avvicinandosi alle linee tematiche<br />

del surrealismo.<br />

Lasciò la Spagna per Parigi e lì cominciò a dipingere i suoi “quadri dei sogni”<br />

(1925-1927- “Carnevale di Arlecchino”1925”). Apparentemente la sua arte fu<br />

al di fuori di qualsiasi schema, un’arte che sembrò libera e selvaggia, ma che<br />

fu in realtà calibrata e rigorosa .<br />

Al di là delle periodizzazioni schematiche, fu un artista assai omogeneo nella<br />

sua produzione e poco legato a influenze di gruppo.<br />

Non fu un artista astratto ma fece sue le conquiste più importanti, pure e rigorose,<br />

dell’astrattismo, sia nel colore che nell’innovazione formale.(“Personage<br />

sur fond nuageux” 1953).<br />

P<strong>it</strong>tore, scultore, cineasta, scr<strong>it</strong>tore, catalano ma in stretto contatto con gli<br />

ambienti parigini, fu una delle figure più in vista del surrealismo, anche se<br />

spesso ne fu considerato dagli altri protagonisti rappresentante eretico e stravagante.<br />

Studiò presso l’Accademia de San Fernando a Madrid, prestando attenzione<br />

alle avanguardie ma anche ammirazione per i classici.<br />

La sua prima opera surrealista fu la collaborazione alla sceneggiatura del film<br />

di Luis Buñuel “Un chien andalou” 1929.<br />

La sua fu una produzione enorme e discontinua, abbastanza tradizionale nella<br />

tecnica, ma non lo fu affatto nella scelta dei soggetti che ripetevano ossessioni<br />

sessuali, morte e castrazione. La sua scelta formale iperrealistica corrispose a<br />

una dichiarata paranoia morbosa, talvolta anche delirante. (“La giraffa in<br />

fiamme” 1936/37 - “La persistenza della memoria” 1931 - “Gioco lugubre”<br />

1929).<br />

1960<br />

1964<br />

POP ART<br />

1970<br />

René MAGRITTE<br />

Joan MIRÓ<br />

Salvador DALÌ<br />

35


36<br />

1869<br />

1870<br />

GIAPPONISMO<br />

IMPRESSIONISMO<br />

ART DECO<br />

Denominazione<br />

Date /Luoghi<br />

Obiettivi e<br />

influenze pre e<br />

post<br />

Caratteristiche<br />

stilistiche<br />

e tecniche<br />

Protagonisti<br />

1880<br />

SIMBOLISMO<br />

1884<br />

1890<br />

ART NOUVEAU<br />

NEOIMPRESSIONISMO<br />

1900<br />

ASTRATTISMO<br />

FAUVISMO FUTURISMO<br />

CUBISMO<br />

ESPRESSIONISMO<br />

1905<br />

1907<br />

1909<br />

1910<br />

1916<br />

1920<br />

DADAISMO<br />

Art Déco deriva da "arte decorativa" abbreviazione del francese Arts Décoratifs.<br />

Con questo termine si intese designare più che un movimento artistico, un orientamento<br />

di stile e di gusto.<br />

Nacque negli anni’20 in Francia, affermandosi in particolare nel campo del<br />

design e delle arti applicate. Prese il via nel 1925 a Parigi con l'Expos<strong>it</strong>ion<br />

International des Arts Décoratifs e si sviluppò in particolare in Francia, Austria,<br />

Germania, Gran Bretagna , Italia e USA.<br />

L'Art Déco apparve come l'evoluzione delle tendenze del periodo precedente<br />

(Liberty) ma con forme e stilemi sempre più semplificati e stilizzati da una<br />

parte, più ricercati e intelletualistici dall'altra, senza voler esprimere nessun<br />

concetto particolare.<br />

Influenze pre- Nel primo decennio del XX sec. , fu influenzatata dal Cubismo<br />

e dal Futurismo, mentre nel secondo decennio dalle Avanguardie russe,<br />

Dadaismo, Purismo.<br />

I periodi precedenti erano stati contrassegnati da grandi innovazioni in ogni<br />

campo, da quello scientifico a quello tecnologico, a quello pol<strong>it</strong>ico e sociale.<br />

Influenze post -L'America fece sentire sull’Europa l'influsso dei r<strong>it</strong>mi dinamici<br />

della propria società: in effetti le cap<strong>it</strong>ali occidentali, dall'Europa all'America,<br />

disponevano di una cultura che fece nascere l'att<strong>it</strong>udine al decorativismo sin dai<br />

tempi del Liberty.<br />

La rappresentazione ufficiale dello stile degli "anni folli" avvenne durante<br />

l’esposizione del ‘25; la varietà dei prodotti e degli espos<strong>it</strong>ori rende oggi difficile<br />

l’individuazione di caratteristiche stilistiche comuni. Tuttavia si possono<br />

individuare alcune tendenze comuni negli arredi: forme dei mobili più semplificate,<br />

volumi più solidi e massivi, geometrismo decorativo e sofisticato, ma<br />

sovente freddo. Si affermò nei settori dell’arredamento, della moda, della gioielleria,<br />

dell’illustrazione e della tipografia.<br />

L’AD, in Francia, fu caratterizzata da superfici larghe e piatte, dall’uso di materiali<br />

insol<strong>it</strong>i e preziosi come: legni esotici, tarsie in madreperla, avorio, ebano,<br />

lacche, argento, oro e porcellana.<br />

Il geometrismo tedesco si distaccò dal decorativismo francese e americano.<br />

In Gran Bretagna imperversarono durante gli anni '20 il vorticismo e le prime<br />

forme moderne di design.<br />

In Italia si affermò il modernismo fatto di simbologie tradizionali e di ridondanti<br />

decorazioni.<br />

Negli USA la simbologia Déco venne adattata alla moda dell'antico e<br />

dell'esotico.<br />

Christopher Dresser : Con le sue costruzioni bidimensionali cost<strong>it</strong>uiva "l'ante<br />

l<strong>it</strong>teram" della nuova grafica moderna, dall'Art Dèco al Bauhaus.<br />

Dudovich, Colin, Charles Gesmar : dipingevano donne con la stessa modern<strong>it</strong>à,<br />

dinamic<strong>it</strong>à, stilizzazione e funzional<strong>it</strong>à dei vest<strong>it</strong>i di Chanel. Pierre<br />

Chareau, Eileen Gray, Jules Leleu: arredatori.<br />

Peter Beherens (1868-1940): Tedesco, designer e insegnante alla scuola del<br />

Bauhaus.


1916<br />

1919<br />

1920<br />

BAUHAUS<br />

DADAISMO<br />

SURREALISMO<br />

ART DECO<br />

1924<br />

1925<br />

1940<br />

POP ART, abbreviazione di “Popular art” (arte popolare.) in quanto gli artisti<br />

utilizzavano oggetti di uso comune tipici delle società consumistiche.<br />

Corrente artistica nata negli Stati Un<strong>it</strong>i intorno agli anni’60 da un risorto interesse<br />

per il Dadaismo e immediatamente diffusasi in tutta Europa.<br />

La Pop art nacque in America poichè in tale continente si concetrava la ricchezza<br />

e la guerra non aveva toccato direttamente il suo terr<strong>it</strong>orio, come invece<br />

era avvenuto in Russia .<br />

Il successo internazionale del movimento fu decretato nel 1964 dalla Biennale<br />

di Venezia.<br />

Il messaggio artistico della Pop Art riprese alcune suggestioni di M. Duchamp<br />

e del Dada: in particolare riprodusse in modo generalizzato l’operazione di<br />

trasportare un artefatto industriale (oggetto) qualunque all’interno delle ist<strong>it</strong>uzioni<br />

e dei luoghi di comparizione dell’arte (musei e gallerie).<br />

Non solo ogni oggetto poteva essere arte, ma l’oggetto d’arte si appropriò del<br />

carattere ripet<strong>it</strong>ivo, sia nelle figure che nei modelli di riproduzione (es.serigrafie<br />

di A. Warhol).<br />

Influenze pre: lontane suggestioni si potrebbero indicare in alcuni artisti della<br />

tradizione mericana come E. Hopper; nelle prove di artisti legati alle poetiche<br />

futuriste e costruttiviste come A. Rodcenko; in alcune opere del Cubismo e<br />

della Metafisica degli anni ‘10/20, dove comparivano elementi come le marche<br />

di prodotti di consumo, immagini della merce e frammenti del linguaggio quotidiano,<br />

che la P. A. amplificherà fino a farne il proprio tratto distintivo.<br />

Influenze post . Possiamo dire che lo stato d’animo Pop si è trasmesso non<br />

solo agli artisti delle generazioni successive, ma anche a più vaste schiere di<br />

operatori culturali nel campo della pubblic<strong>it</strong>à, del Design, della comunicazione<br />

mediale.<br />

Nella produzione artistica della Pop Art si presero dalla realtà e si collegarono<br />

nel quadro cose e immagini catturate nella c<strong>it</strong>tà (dalla pubblic<strong>it</strong>à, dal cinema e<br />

televisione) che venivano poi riprodotte mostruosamente ingrand<strong>it</strong>e o ripetute<br />

(una bottiglia di Coca Cola, un mozzicone di sigaretta, un telefono, Marylin<br />

Monroe..) con una fedeltà apparente rispetto al modello prescelto.<br />

Vennero utilizzate diverse tecniche: fotomontaggio, collage, stampa in gesso,<br />

fusioni e la stampa serigrafica, in quanto consentiva la ripetizione seriale e<br />

standardizzata delle opere come nell’industria.<br />

L‘artista più rappresentativo del movimento è stato Andy Warhol assieme a<br />

R. Lichtenstein.<br />

Altri artisti: C. Oldenburg -(1929 Stoccolma) - R. Rauschenberg (1925<br />

Texas) - J. Johns.(1930 Georgia)<br />

A. Warhol nacque a P<strong>it</strong>tsburgh in Pennsylvania il 6 agosto del 1928 da gen<strong>it</strong>ori<br />

originari della Rutenia (Cecoslovacchia) morì a New York nel 1987.<br />

Nel 1945 si iscrisse al Carnegie Inst<strong>it</strong>ute of Tecnology di P<strong>it</strong>tsburgh per studiare<br />

disegno, p<strong>it</strong>tura e arti decorative. Iniziò a sperimentare il tratto “sbavato” e<br />

l’immagine in negativo.<br />

Negli anni’50 lavorò nella Commercial art (pubblic<strong>it</strong>à di Tiffany e di<br />

Bergdorf&Goodman, riviste di moda).<br />

1960<br />

1964<br />

POP ART<br />

1970<br />

POP ART<br />

Denominazione<br />

Date/ Luoghi<br />

Obiettivi e<br />

influenze pre e<br />

post<br />

Caratteristiche<br />

stilistiche<br />

e tecniche<br />

Protagonisti<br />

Andy WARHOL<br />

37


38<br />

1869<br />

1870<br />

GIAPPONISMO<br />

IMPRESSIONISMO<br />

Roy<br />

LICHTENSTEIN<br />

1880<br />

SIMBOLISMO<br />

1884<br />

1890<br />

ART NOUVEAU<br />

NEOIMPRESSIONISMO<br />

1900<br />

ASTRATTISMO<br />

FAUVISMO FUTURISMO<br />

CUBISMO<br />

ESPRESSIONISMO<br />

1905<br />

1907<br />

1909<br />

1910<br />

1916<br />

1920<br />

DADAISMO<br />

Nel 1963 conobbe Duchamp e iniziò ad usare la Polaroid per i suoi lavori con<br />

questa procedura: scattava una sessantina di polaroid, di queste ne sceglieva<br />

quattro e poi una che, opportunamente tagliata e r<strong>it</strong>occata e infine ingrand<strong>it</strong>a,<br />

veniva serigrafata su tele ricavate da rotoli preparati in due tinte di fondo: color<br />

carne per gli uomini, più rosato per le signore. Rifiniva poi con la p<strong>it</strong>tura acrilica<br />

le parti colorate (es. Marella Agnelli del 1972).<br />

Negli anni Ottanta collaborò con Basquiat e Haring e riprodusse particolari da<br />

dipinti del Rinascimento e da Munch.<br />

Fin dalla fine degli anni’50 fu un accan<strong>it</strong>o sosten<strong>it</strong>ore della “riproducibil<strong>it</strong>à<br />

dell’opera d’arte”; aveva infatti messo a punto la tecnica della blotted line<br />

(linea a macchia), in cui tracciava un disegno su un foglio poco permeabile, poi<br />

lo applicava ancora umido su carte che diventavano così degli “originali”. A<br />

co-lorarli provvedevano gli amici nei “coloring party” che organizzava allo<br />

scopo.<br />

W. registrava nel modo (apparentemente) più acr<strong>it</strong>ico e neutro possibile la<br />

banale realtà che lo circondava, ma allo stesso tempo demistificando la figura<br />

dell’artista-demiurgo (creatore unico).<br />

Per W. infatti l’arte era un prodotto e come tale pensato per guadagnare più<br />

Nacque a New York nel 1923 e morì nel 1997.<br />

Iniziò a dipingere immagini copiandole dai fumetti: isolava l’immagine dalla<br />

striscia, la ingrandiva, studiava accuratamente i processi anche tipografici<br />

mediante i quali era stata resa (retinatura) e poi la rifaceva a mano.<br />

L. si serviva di procedimenti “puntinisti” di origine neo-impressionista, per rilevare<br />

gli effetti di luce e ombra del puntinato tipografico.<br />

I “fumetti” di L. non erano inventati, ma riprendevano modelli reali dalla<br />

stampa di diffusione, sottoponendo tuttavia le immagini ad alcune variazioni<br />

atte ad esaltare il segno e il colore. I grossi contorni neri acquistavano l’eleganza<br />

e l’incisiv<strong>it</strong>à di un arabesco; la loro plastic<strong>it</strong>à era accresciuta dalla costrizione<br />

dell’immagine in una inquadratura che non lasciava spazio ai vuoti ed esagerava<br />

la grandezza dei dettagli. I colori ripetevano la piatta stesura degli inchiostri<br />

tipografici, ma allo stesso tempo acquistavano risalto e purezza.


Antonio Boggeri, nato a Pavia nel 1900, è uno dei grandi patriarchi della grafica<br />

<strong>it</strong>aliana.<br />

Dopo aver frequentato l'ist<strong>it</strong>uto tecnico e il conservatorio di Milano, Boggeri<br />

entra nella stamperia Alfieri e Lacroix. Qui apprende l'arte della tipografia e si<br />

specializza nelle tecniche fotomeccaniche e nei procedimenti della riproduzione<br />

a colori, allora ai primi passi. Nel 1933 apre a Milano lo "Studio Boggeri",<br />

il primo studio che guarda alle esperienze delle avanguardie artistiche europee<br />

e nel quale l'uso delle tecniche fotografiche e il fotomontaggio raggiunge livelli<br />

notevolissimi per qual<strong>it</strong>à e inventiva.<br />

Tra i suoi collaboratori figurano Bernhardt, Schawinsky, Huber, Carboni,<br />

Munari, Steiner, tutti designer un<strong>it</strong>i dal desiderio di sperimentare nuovi linguaggi<br />

espressivi.<br />

Tra i suoi clienti vi sono molti ed<strong>it</strong>ori e aziende come Motta, Illy Caffè,<br />

Cinzano, Olivetti, Pirelli e Borsalino.<br />

Intensa è stata anche la sua collaborazione con alcune prestigiose riviste di<br />

grafica tra le quali "Domus", "Campo grafico", "Stile industria e fotografia".<br />

Dallo studio escono messaggi visivi e concetti che avranno un'influenza notevole<br />

sulla grafica <strong>it</strong>aliana degli anni successivi e del secondo dopoguerra.<br />

Boggeri nel 1940 riceve il gran premio della sezione grafica alla IX Triennale,<br />

nel 1967 un altro premio, "V<strong>it</strong>a di pubblic<strong>it</strong>ario". Qualche anno più tardi si<br />

r<strong>it</strong>ira nella sua casa di Santa Maria Margher<strong>it</strong>a Ligure, dove muore nel 1989.<br />

-Michel Bouvet, nato nel 1955, studia presso la Scuola Nazionale delle Belle<br />

Arti di Parigi, dove diventa bozzettista per il settimanale l'Express, poi per<br />

VSD. Dal 1981 al 1993, collabora con la Maison de la Culture di Créteil (periferia<br />

di Parigi) in qual<strong>it</strong>à di grafico, crea il proprio atelier e produce essenzialmente<br />

manifesti culturali. Esperto di metafore e di sintesi grafica, ama la<br />

tipografia e fa un felice uso del collage e della fotografia.<br />

Presidente del Sindacato Nazionale dei Grafici, organizza mostre di manifesti<br />

francesi per promuovere la grafica d'autore in tutto il mondo. Nel 1995, ha<br />

già realizzato più di 500 manifesti e ottenuto numerosi premi in grandi competizioni<br />

internazionali (Varsavia, Berna).<br />

Leonetto Cappiello, nato a Livorno 1875, muore a Cannes 1942. Appena<br />

ventenne nizia la sua attiv<strong>it</strong>à , a Parigi, come caricaturista e collabora con<br />

alcuni tra i più prestigiosi quotidiani, tra cui “Le Figaro”. Nel 1904 abbandona<br />

questa attiv<strong>it</strong>à per dedicarsi completamente all’ideazione del manifesto pubblic<strong>it</strong>ario,<br />

dove ha legato il suo nome ad alcune immagini che fanno parte della<br />

storia della grafica <strong>it</strong>aliana.<br />

Collaboratore delle Officine Grafiche Ricordi e di altri importanti stampatori<br />

<strong>it</strong>aliani e francesi, è considerato uno tra i maggiori creatori del manifesto pubblic<strong>it</strong>ario<br />

moderno.<br />

Il maggior pregio di C. è quello di aver contribu<strong>it</strong>o a promuovere il sintetismo<br />

nel trattamento dell’idea pubblic<strong>it</strong>aria con l’invenzione del personaggio-idea..<br />

Cappiello spiega la sua teoria con un esempio: “le pillole Xxx tagliano la tosse”<br />

Antonio<br />

BOGGERI<br />

AUTORI<br />

Michel BOUVET<br />

Leonetto<br />

CAPPIELLO<br />

39


AUTORI<br />

40<br />

Erberto CARBONI<br />

da questo tema nasce l’idea delle forbici, primo spunto da cui comincia<br />

l’elaborazione che non cesserà finchè non si sarà trovato l’elemento grafico che<br />

concretizzerà l’idea; cioè la soluzione grafica che renderà impossibile la dissociazione<br />

dell’idea dalla forma.<br />

Per questo Cappiello considera riusc<strong>it</strong>o un manifesto quando il pubblico chiede,<br />

ad esempio, cioccolato “Cavallo rosso” o della “donna verde” anzichè<br />

“Chocolat Klaus”, identificando così il prodotto con il personaggio-idea.<br />

In questo modo C. crea con l’mmagine del manifesto una precisa ident<strong>it</strong>à per<br />

il marchio Klaus immediatamente riconoscibile da parte delle molte persone<br />

analfabete del periodo. Esempi significatividi questo stile sono: il pierrot sputafuoco<br />

del Thermogène del 1909; il cavallo zebrato con cavaliere e bottiglia<br />

Cinzano del 1910 e il folletto che spunta dall’arabesco della buccia<br />

d’arancia della B<strong>it</strong>ter Campari del 1921.<br />

Erberto Carboni, artista eclettico di grandi capac<strong>it</strong>à espressive, pubblic<strong>it</strong>ario,<br />

arch<strong>it</strong>etto d'interni e p<strong>it</strong>tore negli ultimi anni. Nato a Parma, laureato in arch<strong>it</strong>ettura<br />

nel 1923, comincia con i bozzetti per due piccoli stabilimenti l<strong>it</strong>ografici<br />

parmensi: etichette, opuscoli, carte da lettera, calendari.<br />

Nel 1932 Carboni si trasferì a Milano, e lavorò inizialmente per lo Studio<br />

Boggeri. Villani, direttore della pubblic<strong>it</strong>à Motta, affidò la pubblic<strong>it</strong>à sui quotidiani<br />

per il panettone a Carboni, che utilizzò graficamente richiami religiosi<br />

ispirati al Natale.<br />

Arturo Carlo Quintavalle scrive che fino al 1932 Carboni era deb<strong>it</strong>ore al cubismo<br />

di Léger, Sepo, Cassandre, Lupot ; e che, dopo il trasferimento a Milano<br />

e la collaborazione con lo Studio Boggeri, il suo stile cambia verso il surrealismo.<br />

Jean CARLU Jean Carlu, nato nel 1900 in una famiglia di arch<strong>it</strong>etti (il fratello Jacques è<br />

l'arch<strong>it</strong>etto del Trocadéro costru<strong>it</strong>o per l'Esposizione internazionale del 1937)<br />

inizia anche lui a studiare arch<strong>it</strong>ettura presso le Belle Arti di Parigi, ma, a<br />

segu<strong>it</strong>o di un incidente in cui perde il braccio destro, interrompe i suoi studi e<br />

si dedica alla pubblic<strong>it</strong>à. I suoi primi manifesti si ispirano molto a Cappiello.<br />

Sensibile alle correnti avanguardiste, applica i principi del cubismo che studia<br />

con passione. Nel 1923, sotto l'influenza di Juan Gris, elabora la sua teoria dell'<br />

espressione grafica dell'idea e nel 1925, si impone con Monsavon, a fianco di<br />

Loupot e Cassandre.<br />

Nel 1932, fonda l'Ufficio di Propaganda per la Pace e realizza il suo celebre<br />

manifesto “Pour le désarmement” dove utilizza per la prima volta il fotomontaggio.<br />

Dal 1939 al 1945, risiede negli Stati-Un<strong>it</strong>i dove realizza manifesti a sostegno<br />

delle attiv<strong>it</strong>à belliche (Stop H<strong>it</strong>ler now, America's answer). Dopo la guerra, di<br />

r<strong>it</strong>orno in Francia , si orienta progressivamente verso il Surrealismo con manifesti<br />

per Perrier e Cinzano. Muore nel 1997.


Nato nel 1901 a Kharkov da gen<strong>it</strong>ori francesi, Adolphe Mouron trascorre la<br />

sua infanzia in Russia. Nel 1922 firma i suoi primi lavori pubblic<strong>it</strong>ari con lo<br />

pseudonimo di Cassandre e ottiene la celebr<strong>it</strong>à sin dal 1923 con il gigantesco<br />

manifesto Au Bûcheron realizzato per un negozio di mobili.<br />

A partire dal 1921/22 C. lavora instancabilmente come affichiste, scenografo,<br />

p<strong>it</strong>tore, creatore di caratteri tipografici appos<strong>it</strong>amente studiati per uso pubblic<strong>it</strong>ario<br />

(Bifur, Peignot, Métope..) e direttore di un’importante agenzia “Alliance<br />

Graphique”. Come grafico riscuote un successo internazionale grazie allo stile<br />

incisivo e diretto che sa fondere Postcubismo, Futurismo, Surrealismo e Art<br />

Déco.<br />

Cassandre definisce chiaramente i principi che devono guidare il cartellonista.<br />

Sin dal 1925, con L'Intransigeant, egli afferma l'importanza della geometria<br />

nella costruzione dell'immagine e nella forma delle lettere.<br />

Le sue ricerche sullo spazio e la veloc<strong>it</strong>à si traducono poi in manifesti come<br />

L'Etoile du Nord o Nord Express, veri capolavori insieme a quelli per i piroscafi,<br />

come L'Atlantique (1931) o Normandie (1935). Ma non si lim<strong>it</strong>a ai<br />

manifesti per i trasporti e eserc<strong>it</strong>a il suo talento in tutti i settori.<br />

Sa anche avere una visione cinematografica, come quando realizza il suo celebre<br />

manifesto per la Coupe Davis o nella serie Dubo-Dubon-Dubonnet<br />

(1932).<br />

Sarà sempre lui, nel 1963, a creare il famoso logotipo YSL di Yves Saint-<br />

Laurent.<br />

Professore di pubblic<strong>it</strong>à grafica, ha avuto come allievi Savignac, Villemot e<br />

André François. Muore nel 1968.<br />

Jules Chéret- 1836 - 1932 - Apprendista l<strong>it</strong>ografo, Chéret frequenta il Louvre,<br />

dove scopre Rubens e Watteau e segue i corsi di disegno di Lecoq de<br />

Boisbaudran presso l'Ecole Nazional (Scuola delle Arti Decorative). Nel 1854<br />

e 1859-1966 effettua due soggiorni a Londra dove scopre prima Turner, poi<br />

incontra una famiglia di clown a cui si ispirerà per tutta la sua carriera. A<br />

Londra incontra anche Eugène Rimmel con il quale vis<strong>it</strong>a l'Italia scoprendo<br />

Tiepolo. Si perfeziona nell'arte della l<strong>it</strong>ografia per produrre grandi formati a<br />

poco prezzo.<br />

Di r<strong>it</strong>orno a Parigi nel 1866, fonda la propria tipografia con l'aiuto finanziario<br />

di Rimmel, iniziando così un intenso periodo creativo (più di mille manifesti).<br />

Con lui nasce il manifesto artistico commerciale.<br />

Diventato cieco, muore a Nizza nel 1932. (VEDI SCHEDA)<br />

Paul Colin , nato a Nancy nel 1892, arriva a Parigi nel 1913. Dopo alcuni anni<br />

non particolarmente brillanti, realizza nel 1925 un manifesto per la Revue<br />

nègre, spettacolo con Joséphine Baker che permette a Parigi di scoprire il jazz<br />

e il charleston. Questo manifesto ottiene un enorme successo e Colin diventa il<br />

cartellonista, decoratore e costumista di tutte le feste alla moda dell'epoca.<br />

Muore nel 1985 .<br />

Adolphe MOURON<br />

detto<br />

CASSANDRE<br />

Jules CHERET<br />

Paul COLIN<br />

41


AUTORI<br />

42<br />

Fortunato<br />

DEPERO<br />

Marcello<br />

DUDOVICH<br />

Depero, nato a Fondo (Trento) nel 1892, dopo aver frequentato la scuola Reale<br />

Elisabettiana di Rovereto, ist<strong>it</strong>uto tecnico di arti applicate, si impiega come<br />

tirocinante nello studio di un marmista, finché nel 1914 si trasferisce a Roma.<br />

Nel 1915 firma il manifesto “Ricostruzione Futurista dell'Universo”, nel quale<br />

teorizza un intervento globale futurista sull'ambiente umano.<br />

Nel 1919 rientra a Rovereto dove apre "La casa d'arte futurista", una sorta di<br />

primordiale agenzia di pubblic<strong>it</strong>à; vicino ai poster dedicati alle sue mostre,<br />

realizza manifesti reclamizzanti vari prodotti che lo impongono sub<strong>it</strong>o<br />

all'attenzione del pubblico.<br />

Nel 1927 esce il suo libro " Depero futurista", raccolta di rivoluzionari esperimenti<br />

tipografici "paroliberisti", vero capolavoro nella storia della stampa.<br />

Dal settembre del 1928 all'ottobre del 1929 vive a New York, dove disegna le<br />

copertine di alcune famose riviste americane.<br />

Tornato in Italia pubblica il libro "Numero Unico Futurista Campari 1931" nel<br />

quale inserisce il manifesto dell'arte pubblic<strong>it</strong>aria futurista.<br />

La produzione pubblic<strong>it</strong>aria di Depero è molto ricca, soprattutto negli anni '20<br />

e '30. Lavora in particolare per la Campari e la Verzocchi.<br />

Molto curato è anche il lettering: le scr<strong>it</strong>te diventano spesso l'elemento portante<br />

dell'annuncio, svolgendo un ruolo più figurativo che informativo. Frequenti<br />

sono le compenetrazioni tra scr<strong>it</strong>te e oggetti, soluzione che rende più dinamici<br />

gli annunci e crea un forte effetto di vibrazione cromatica.<br />

Con la deformazione prospettica, le figure e le scr<strong>it</strong>te danno origine a manifesti<br />

"impazz<strong>it</strong>i", nei quali vari elementi sembrano schizzare verso l'esterno.<br />

A partire dalla metà degli anni '30 la produzione pubblic<strong>it</strong>aria di Depero si fa<br />

meno intensa. Depero realizza alcuni lavori per il regime fascista.<br />

Nel 1959 realizza il catalogo del neonato Museo di Rovereto: è l' ultimo lavoro<br />

della sua cinquantennale attiv<strong>it</strong>à. Muore a Rovereto nel 1960.<br />

Marcello Dudovich, nasce a Trieste nel 1878 e muore a Milano nel 1962. Nel<br />

1897 si trasferisce a Milano per imparare il mestiere di l<strong>it</strong>ografo; entra nello<br />

staff delle officine grafiche Ricordi, allievo di Metlicov<strong>it</strong>z e Hohenstein.<br />

Dudovich è influenzato dallo stile Liberty, con i suoi stilemi decorativi, e dalla<br />

tensione lineare dello Jugendstil.<br />

Nel 1899 si trasferisce a Bologna dove lavora come cartellonista per l'ed<strong>it</strong>ore<br />

Chappius. Vince per tre anni consecutivi il concorso per reclamizzare le "Feste<br />

di primavera”, realizzando una serie di manifesti audaci e innovativi.<br />

Nel 1906 torna a Milano e rientra come maestro alla Ricordi.<br />

I suoi manifesti, espressione di uno stile Liberty epurato da ogni ridondanza<br />

decorativa, ottengono riconoscimenti prestigiosi.<br />

A questi anni risalgono anche i manifesti destinati a pubblicizzare i prodotti di<br />

moda Mele:essi sono dotati di freschezza e original<strong>it</strong>à e interpretano lo spir<strong>it</strong>o<br />

della Belle Epoque.<br />

Nel 1911 Dudovich va a Monaco per collaborare come illustratore della rivista<br />

satirica Simplicissimus.<br />

Dudovich è esempio di una compresenza eterogenea di stili e di influenze: egli<br />

si sentiva innanzi p<strong>it</strong>tore, fra impressionismo e verismo, e questo si rispecchia<br />

nei manifesti; nei primi tempi, era evidentemente deb<strong>it</strong>ore ai maestri Hoenstein


e Mucha.<br />

Anche per Dudovich la fonte d'ispirazione più costante è la donna, per molti<br />

anni impersonata da "una bella ragazza bruna e sottile", di Faenza, divenuta poi<br />

sua moglie. Il senso della femminil<strong>it</strong>à, il gusto per l'eleganza, una propensione<br />

naturale alla bella v<strong>it</strong>a, ne faranno il cartellonista della Belle Epoque <strong>it</strong>aliana.<br />

Queste att<strong>it</strong>udini lo rendono l'interprete ideale della moda femminile per i<br />

grandi magazzini Mele (1906-1914).<br />

A distoglierlo da questa attiv<strong>it</strong>à arriva la guerra: "Con la guerra - scriverà egli<br />

stesso - finisce il periodo più bello e spensierato della mia v<strong>it</strong>a".<br />

Dopo la Grande Guerra, lo stile di Dudovich ha una svolta e si avvicina in<br />

modo più consapevole che nel passato ad una corrente artistica determinata, il<br />

Novecento plastico, dove il chiaroscuro serve a costruire volumi. Come testimonia<br />

Walter Resentera, suo allievo, Dudovich avrebbe cambiato stile perché<br />

consapevole che la Belle Epoque era fin<strong>it</strong>a con la guerra: e gli ripugnava di<br />

essere considerato sorpassato.<br />

L'Italia post-bellica vive un momento di grande fermento pubblic<strong>it</strong>ario e<br />

Dudovich ne approf<strong>it</strong>ta creando una sua agenzia di pubblic<strong>it</strong>à: la Star, attiva<br />

fino alla Seconda guerra mondiale.<br />

Dal 1922 la Star si appoggia per la stampa e la diffusione all'IGAP, la maggiore<br />

azienda <strong>it</strong>aliana di affissioni pubblic<strong>it</strong>arie, di cui Dudovich diventa direttore<br />

artistico, carica che ricopre fino al 1936.<br />

Dal 1920 Dudovich inizia a collaborare con la Rinascente.<br />

Lo stile di Dudovich, evolvendosi, conferma la naturalezza dei personaggi e<br />

l'estrema chiarezza di lettura dei messaggi che rimangono una costante dei suoi<br />

manifesti. Rispetto ai manifesti per la Mele si assiste all'introduzione del chiaroscuro<br />

in funzione plastica, all'accentuazione formale delle masse e dei volumi<br />

e all'uso di colori meno contrastati. Il lettering nei manifesti perde la grazia e<br />

la linear<strong>it</strong>à di un tempo, per assumere un aspetto squadrato e cubiforme.<br />

Soggetto privilegiato dei suoi manifesti sono le donne, meno fatali ma sempre<br />

seducenti; le loro immagini si trasformano seguendo l'evoluzione dei costumi:<br />

ecco allora apparire donne sempre più "moderne", emancipate e sicure di se<br />

stesse.<br />

A partire dagli anni’30 i manifesti di Dudovich presentano messaggi metaforici:<br />

per reclamizzare capi di biancheria, bianche colombe in volo, simbolo<br />

di candore e pulizia, prendono il posto di seducenti donne elegantemente vest<strong>it</strong>e.<br />

Col passare degli anni la sua attiv<strong>it</strong>à si fa meno intensa: l'epoca del manifesto<br />

d'autore volge al termine perché soppiantata dalla fotografia e dal fotomontaggio.<br />

Grasset, nato a Lausanne nel 1845, ma trasfer<strong>it</strong>osi in Francia, ha avuto un<br />

ruolo cap<strong>it</strong>ale nello sviluppo dell'Art Nouveau, come William Morris e le Arts<br />

and Crafts in Inghilterra, tentando di riconciliare arte e industria. Prendendo a<br />

modello i lavori degli artigiani del Medioevo, Grasset è il primo ad imporre sui<br />

muri una figura di donna dalla lunga capigliatura circondata da una fauna e una<br />

flora lussureggianti, archetipo del manifesto Art nouveau.<br />

A Parigi, ha iniziato la sua carriera disegnando motivi per stoffe e tappeti, illustrando<br />

poi libri e riviste e creando modelli per mobili, ricami, maioliche,<br />

mosaici, vetrate, ecc. Ha propagato le sue idee attraverso l'insegnamento presso<br />

l'Ecole Guérin e pubblicazioni teoriche. Muore nel 1917.<br />

AUTORI<br />

Eugène-Samuel<br />

GRASSET<br />

43


AUTORI<br />

44<br />

René GRUAU<br />

(detto Renato de<br />

Zavagli)<br />

Alain<br />

LE QUERNEC<br />

Gruau nasce a Rimini nel 1910, da madre francese. Ottimo disegnatore, si<br />

orienta presto verso il disegno di moda e realizza vari disegni per il periodico<br />

Lidel. Nel 1930, si stabilisce a Parigi, dove conosce Christian Dior e collabora<br />

a numerose riviste di moda (Fémina, Marie-Claire, l'Officiel), anche inglesi e<br />

americane.<br />

Durante la guerra si rifugia a Lione dove collabora con il giornale Marie-Claire.<br />

Dal 1946, con la collaborazione alla rivista International Textiles, impone il suo<br />

stile in numerosi periodici. Attraverso i suoi disegni per i grandi sarti del dopo<br />

guerra, Dior, Rochas, Fath, Balenciaga, Balmain, Givenchy, ecc. esalta<br />

l'eleganza e la raffinatezza della donna.<br />

Nel 1948, parte per gli Stati-Un<strong>it</strong>i dove lavora per Harper's Bazar, Vogue<br />

americano e la lussuosa rivista Flair. Negli anni 1949-50, realizza i famosi<br />

manifesti per il rossetto Rouge Baiser e per le calze Bas Scandale. Nel 1954,<br />

disegna il manifesto del film di Jean Renoir “French Cancan” e dal 1956 al<br />

1990, realizza manifesti per spettacoli in locali prestigiosi come le Lido, le<br />

Moulin Rouge, per film, tra cui La Dolce V<strong>it</strong>a, per balletti, ecc.<br />

Nel 1989, espone le sue opere al Palais Galliéra, nel Museo del costume, e<br />

continua a lavorare per la pubblic<strong>it</strong>à e per le riviste di moda Elle, Madame<br />

Figaro, Vogue, l'Officiel de la Couture. Dal 1990 al 1995, varie esposizioni a<br />

Colonia, Monaco, Cannes, in Giappone, rendono omaggio all'interprete dei più<br />

grandi nomi della moda, dei profumi, degli spettacoli prestigiosi, ai quali ha<br />

saputo imprimere il suo stile di grande raffinatezza e modern<strong>it</strong>à.<br />

Le Quernec, nato nel 1944 in Bretagna, si dedica all'insegnamento del disegno.<br />

T<strong>it</strong>olare di una cattedra a Metz, insegna anche a Constantine e realizza vari<br />

manifesti per il Centro Culturale Francese di questa c<strong>it</strong>tà. Di r<strong>it</strong>orno a Metz nel<br />

1969, crea una cinquantina di manifesti pol<strong>it</strong>ici e per organismi studenteschi.<br />

Negli anni 1971-72, un soggiorno a Varsavia presso l'atelier di Henryk<br />

Tomaszewsky segnerà in modo decisivo il suo percorso artistico.<br />

Molto legato alla Bretagna, insegna a Quimper dopo il suo r<strong>it</strong>orno in Francia.<br />

Realizza numerosi manifesti, fra cui quello di Amnesty International (1978).<br />

Nel 1981 viene allest<strong>it</strong>a una mostra dei suoi manifesti presso il Museo di<br />

Nantes e nel 1987, un'altra presso il Musée de l'Affiche a Parigi.<br />

Charles LOUPOT Charles Loupot ,1892-1962, apprende la l<strong>it</strong>ografia e disegna i suoi primi manifesti<br />

sin dal 1916. Influenzato da Cappiello e dalla grafica tedesca, realizza<br />

un centinaio di manifesti per la Svizzera.<br />

Nel 1923, si trasferisce in Francia dove realizza manifesti di automobili per il<br />

tipografo Devambez. Dal 1924 al 1930, realizza le sue più belle creazioni:<br />

Foire de Francfort, Peugeot, Twining, Valentine.<br />

Dopo un periodo di collaborazione con Cassandre, Loupot crea, nel 1936, il<br />

famoso manifesto con i due camerieri per l'aper<strong>it</strong>ivo Saint-Raphaël, e per anni<br />

continuerà a lavorare alle sue variazioni.


Alphonse Mucha , 1860-1939 , artista di origine ceca, frequenta l'Accademia<br />

delle Belle Arti di Monaco di Baviera e si stabilisce a Parigi nel 1887, dove<br />

lavora come l<strong>it</strong>ografo fino al giorno in cui incontra l'attrice Sarah Bernhardt:<br />

per lei crea il suo primo manifesto teatrale, Gismonda, che lo rende immediatamente<br />

celebre. Collabora con lei per sei anni, creando, oltre che manifesti con<br />

visi e corpi femminili caratterizzati da linee sinuose e grandi capigliature in<br />

stile Art Nouveau, anche costumi e gioielli.<br />

Dopo numerosi viaggi all'estero, realizza alcuni dei suoi più bei manifesti per<br />

la carta da sigarette Job (1896 e 1898), e i cicli Perfecta (1897).<br />

Dopo un viaggio negli Stati-Un<strong>it</strong>i e una serie di mostre a Brooklyn e Chicago,<br />

nel 1936 r<strong>it</strong>orna nel suo paese d'origine e si stabilisce a Praga dove muore nel<br />

1939.<br />

Munari, nato il 24 ottobre del 1907 a Milano, trascorre gli anni della sua giovinezza<br />

a Badia Polesine (Rovigo), dove vive in un grande albergo, gest<strong>it</strong>o dal<br />

padre.<br />

P<strong>it</strong>tore, grafico e operatore visuale <strong>it</strong>aliano. Gli inizi della sua attiv<strong>it</strong>à artistica<br />

sono legati alle figure di Marinetti e Prampolini, che Munari conosce a 20 anni.<br />

Partecipa giovanissimo alle esposizioni del futurismo.<br />

Nel 1933 crea le" macchine inutili ", fantasiose strutture formate da elementi<br />

geometrici che, appese al soff<strong>it</strong>to, si muovono nello spazio continuando a trasformarsi<br />

.<br />

Negli anni trenta comincia a lavorare in pubblic<strong>it</strong>à, collaborando con lo studio<br />

Boggeri. Nel 1939 è chiamato come art-director presso la rivista "TEMPO".<br />

Dopo la seconda guerra mondiale, nel '48, fonda il MAC (Movimento Arte<br />

Concreta ). Si intensifica anche la sua attiv<strong>it</strong>à di designer, con progettazione di<br />

lampade, posaceneri, elementi d'arredo .<br />

Notevole è anche la sua attiv<strong>it</strong>à nel campo della grafica ed<strong>it</strong>oriale (collabora<br />

con Max Huber alla realizzazione della casa ed<strong>it</strong>rice Einaudi), specialmente<br />

nell'amb<strong>it</strong>o dell'ed<strong>it</strong>oria per l'infanzia. Progetta infatti libri e giochi per bambini,<br />

illustra i testi di Gianni Rodari.<br />

"Conservare l'infanzia dentro di sé per tutta la v<strong>it</strong>a vuol dire conservare la<br />

curios<strong>it</strong>à di sapere, il piacere di capire, la voglia di comunicare". Queste parole<br />

di Munari riassumono la sua esistenza, la sua filosofia, la sua arte multiforme.<br />

I suoi studi sulla percezione, sui processi creativi e le esperienze raccolte in<br />

anni di viaggi, insegnamento e progettazione in tutto il mondo, si concretizzano<br />

in una ricca produzione saggistica che lui stesso utilizzerà nei corsi di metodologia<br />

tenuti in varie univers<strong>it</strong>à straniere. Muore nel 1998.<br />

Nizzoli, nato a Barreto (Reggio Emilia) nel 1887, è universalmente riconosciuto<br />

come il capostip<strong>it</strong>e dei designer <strong>it</strong>aliani. Dalla sua mano nascono progetti<br />

arch<strong>it</strong>ettonici, disegni di prodotti industriali, oggetti di arredamento<br />

ecc…<br />

Diplomato alla scuola di Belle Arti di Parma, Nizzoli esordisce come p<strong>it</strong>tore e<br />

disegnatore di stoffe e tessuti.<br />

Nel 1914 partecipa a una esposizione a Milano dove presenta stoffe ricamate e<br />

dipinte, improntate al gusto floreale.<br />

AUTORI<br />

Alphonse MUCHA<br />

Bruno MUNARI<br />

Marcello NIZZOLI<br />

45


AUTORI<br />

46<br />

Giovanni<br />

PINTORI<br />

Protagonista del primo '900 subisce l'influsso della Secessione Viennese e poi<br />

quello del Cubo-Futurismo e infine si avvicina alla ricerca astratta delle forme,<br />

concludendo il programma razionalista del Bauhaus.<br />

Nel 1923 partecipa alla prima Mostra Internazionale d 'arti decorative di Monza<br />

ottenendo un discreto successo e nel 1925 vince il concorso Piatti.<br />

Lo stile di Nizzoli esalta la purezza delle forme, ridotte alla loro elementar<strong>it</strong>à<br />

geometrica.<br />

L'incontro e l'amicizia con l'arch<strong>it</strong>etto Edoardo Persico lo inducono a dedicarsi<br />

con grande passione all'arch<strong>it</strong>ettura. Con Persico realizza la sala delle Medaglie<br />

d'oro, alla mostra dell'aeronautica, la struttura metallica della galleria "V<strong>it</strong>torio<br />

Emanuele" a Milano, due negozi Parker e il Salone della V<strong>it</strong>toria alla sesta<br />

mostra Triennale di Milano. La morte di Persico nel 1936 interrompe questa<br />

intensa attiv<strong>it</strong>à.<br />

Nel 1938 Nizzoli viene chiamato a dirigere l'ufficio tecnico di pubblic<strong>it</strong>à della<br />

Olivetti, operando sia come grafico che come designer, realizzando alcune tra<br />

le più famose macchine da scrivere prodotte dall'Olivetti in quegli anni, come<br />

la "Summa 40", la "Lexikon 80" e la portatile Lettera 22.<br />

Muore a Camogli (Genova) nel 1969.<br />

Giovanni Pintori nasce nel 1912 a Trenuraghes (provincia di Nuoro). Allievo<br />

di Nizzoli e Persico all'ISA di Monza, Pintori inizia nel 1936 la sua attiv<strong>it</strong>à di<br />

grafico alla Olivetti, di cui diventerà direttore artistico nel 1950 ottenendo<br />

anche la Palma d’Oro della pubblic<strong>it</strong>à. Trent'anni di lavoro in questa azienda<br />

permettono a Pintori di contribuire in modo determinante a delineare una delle<br />

più belle immagini aziendali mai realizzate.<br />

Nel 1934 è presente all'allestimento della mostra d'arte grafica nell'amb<strong>it</strong>o<br />

della VII Triennale di Milano; nello stesso anno collabora alla mostra<br />

dell'Aeronautica <strong>it</strong>aliana.<br />

Nel 1968 apre uno studio a Milano. I suoi lavori sono stati pubblicati sui giornali<br />

e sulle riviste di tutto il mondo e si collocano fra le migliori produzioni<br />

grafiche del periodo; alcune tra le più importanti sono state esposte in mostre<br />

internazionali a New York .<br />

Utilizza molto il fotomontaggio e ne sono un valido esempio i manifesti realizzati<br />

per le macchine da scrivere Olivetti, "Lettera 22" (1952-1953) e<br />

"Lexikon" (1953) .<br />

Nei lavori di Pintori emerge la ricerca tra testo e simbolo, immagine e messaggio;<br />

ricerca legata alla lezione formale del secondo Futurismo ma che guarda<br />

avanti, a nuove e più moderne soluzioni creative .<br />

I lavori di Pintori, specie quelli degli anni tra il '50 e il '60, sono ormai parte<br />

della storia della grafica <strong>it</strong>aliana e certe soluzioni impaginative sono ancor oggi<br />

presenti come modelli precisi e funzionali di organizzazione degli elementi<br />

grafici nello spazio-pagina.


Severo Pozzati detto Sepo (Bologna 1895-1983), può essere considerato un<br />

artista internazionale in quanto la sua formazione è legata sia alla cultura pubblic<strong>it</strong>aria<br />

<strong>it</strong>aliana sia a quella francese. Esordisce come p<strong>it</strong>tore e solo dopo il<br />

1920, col suo viaggio parigino (dove rimase fino al 1957), intraprende decisamente<br />

la strada della grafica pubblic<strong>it</strong>aria diventando uno dei più famosi cartellonisti<br />

e i suoi manifesti fecero il giro del mondo.<br />

E' intorno al 1925 che, adottando lo pseudonimo di Sepo, incomincia a firmare<br />

i propri manifesti, cosa che fino ad allora non aveva fatto.<br />

Tra il 1925 e il 1940 espone a Parigi, in Germania, Spagna e America. Nel 1932<br />

apre uno studio pubblic<strong>it</strong>ario, lo Studio IDEA che cesserà la sua attiv<strong>it</strong>à nel<br />

1957, anno in cui Sepo rientrò in Italia.<br />

Il suo periodo più fervido e graficamente innovativo resta comunque quello<br />

parigino dove consegue i plausi di una cr<strong>it</strong>ica che nel 1937 gli assegnò il Gran<br />

Premio d'Onore alla Mostra universale e nel 1953 il premio nazionale "V<strong>it</strong>a di<br />

pubblic<strong>it</strong>ario".<br />

Savignac, nato a Parigi nel 1907, ex allievo di Cassandre, diventa celebre nel<br />

1949 grazie alla mucca del manifesto per il sapone a base di latte Monsavon. Il<br />

disegno, semplice, stilizzato e dai colori vivaci, sarà segu<strong>it</strong>o da decine di altre<br />

immagini, altrettanto spir<strong>it</strong>ose, basate sulle gag visuali.<br />

Numerose esposizioni dei suoi manifesti sono state realizzate in Europa, negli<br />

Stati-Un<strong>it</strong>i e in Canada.<br />

In Italia collabora, nel 1956, con la testata de “il Giorno” per cui propone un<br />

manifesto pubblic<strong>it</strong>ario particolarmente efficace sul piano comunicativo. Su un<br />

fondo azzurro viene tracciato il contorno nero di una finestra che viene aperta<br />

da un signore, in pigiama appena svegliato. Dalla finestra appare l’immagine<br />

della prima pagina del quotidiano “Il Giorno”. Il visual, attraverso pochi segni<br />

grafici e colori piatti, crea una corrispondenza tra il gesto di guardare dalla<br />

finestra “il giorno” e il gesto di tenere aperto il giornale “Il Giorno”.<br />

Steinlein, nato a Lausanne nel 1859, si stabilisce a Parigi nel 1881. Frequenta<br />

il circolo del Chat Noir e conosce Toulouse-Lautrec e Aristide Bruant.<br />

Nel 1885, realizza il suo primo manifesto Trouville-sur-mer. Segue un periodo<br />

di creazione intenso in cui realizza i manifesti per Le la<strong>it</strong> de la Vingeanne, i<br />

cicli Comiot, la cantante Yvette Guilbert, il locale Le Chat Noir,ecc.<br />

Influenzato da Toulouse-Lautrec, sviluppa uno stile molto personale e scopre la<br />

l<strong>it</strong>ografia presso il tipografo Eugène Verneau per il quale realizza La Rue<br />

(1896), gigantesco affresco.<br />

Orientato verso gli ideali comunisti, anarchici e socialisti, denuncia la miseria,<br />

lo sfruttamento, la violenza attraverso illustrazioni e manifesti. Nel 1900, realizza<br />

“l'Assommoir” per il romanzo di Emile Zola. Dal 1913 al 1919, produce<br />

diciassette manifesti di guerra che denunciano l'insostenibile miseria dei soldati<br />

e dei civili. Muore a Parigi nel 1923.<br />

Severo<br />

POZZATI<br />

(pseudonimo)<br />

SEPO<br />

Raymond<br />

SAVIGNAC<br />

Théophile-<br />

Alexandre<br />

STEINLEN<br />

AUTORI<br />

47


AUTORI<br />

48<br />

Armando TESTA<br />

Armando Testa, nato a Torino il 23 marzo del 1917, si è formato alla scuola<br />

di arti grafiche Vigliardi Paravia e in anni di apprendistato come tipografo.<br />

Esordisce giovanissimo nel 1937, come cartellonista. La passione per il manifesto<br />

porta l'artista a esplorare l'universo della grande tradizione grafica europea,<br />

ma la sua innata curios<strong>it</strong>à verso i nuovi linguaggi espressivi lo guida alla<br />

comprensione e allo studio della avanguardie.<br />

Tradizione e innovazione si fondono nel suo segno, caratterizzato da una sintesi<br />

oggettiva e moderna di elementi fondamentali: l'uso dei fondi bianchi, dei<br />

colori primari e delle forme più elementari della comunicazione visiva.<br />

Nel 1946 abbandona defin<strong>it</strong>ivamente la sua attiv<strong>it</strong>à di tipografo, aprendo un<br />

piccolo studio, destinato a diventare la più importante agenzia pubblic<strong>it</strong>aria<br />

<strong>it</strong>aliana. Infatti, dopo i primi lavori per la Martini & Rossi, la Pirelli, la Carpano,<br />

Borsalino, nel 1956 lo studio si trasforma in agenzia pubblic<strong>it</strong>aria a servizio<br />

completo e comincia ad affrontare i nuovi mezzi espressivi offerti dalla nostra<br />

nascente televisione <strong>it</strong>aliana.<br />

Nel 1960 Testa vince il concorso per la realizzazione del manifesto ufficiale<br />

delle Olimpiadi di Roma. Naturalmente la sua attiv<strong>it</strong>à di grafico prosegue<br />

anche nell’advertising tradizionale con notevoli successi.<br />

Nel 1964 crea invece i personaggi della pubblic<strong>it</strong>à televisiva "Carosello e<br />

Carmenc<strong>it</strong>a" e, nell'anno successivo, "Pippo", protagonisti di innumerevoli<br />

spot.<br />

Nel 1968 riceve da Giulio Carlo Argan la Medaglia d'Oro del Ministero della<br />

Pubblica Istruzione,che gli viene confer<strong>it</strong>a per il suo contributo alle arti<br />

visive.<br />

Nel 1970 ottiene il Primo Premio alla Biennale Internazionale del Manifesto di<br />

Varsavia con il suo manifesto "Plast 72".<br />

Numerose sono le mostre internazionali: ricordiamo la personale del dicembre<br />

1984 al Padiglione d'Arte Contemporanea di Milano, in cui oltre alla produzione<br />

grafica compaiono una ventina di grandi quadri del tutto ined<strong>it</strong>i,e la mostra<br />

del 1987 nella prestigiosa galleria della Parson School of Design di New York,<br />

una delle più note scuole di grafica degli Stati Un<strong>it</strong>i.<br />

Testa non è solo un grafico, un pubblic<strong>it</strong>ario, un p<strong>it</strong>tore , egli è tutte queste cose<br />

messe insieme e al tempo stesso qualcosa di più, è un visualizzatore globale.<br />

Ha avuto il mer<strong>it</strong>o di aver saputo trasformare il suo studio di cartellonista in<br />

un'agenzia organizzata sul modello anglosassone, mantenendo una prevalente<br />

attenzione alla creativ<strong>it</strong>à, e di avere intu<strong>it</strong>o le grandi possibil<strong>it</strong>à della<br />

pubblic<strong>it</strong>à televisiva.<br />

Non ha mai rinnegato il manifesto, anzi. I suoi poster, nel solco di Cappiello e<br />

di Cassandre, sono caratterizzati dalla semplic<strong>it</strong>à, funzionale alla ricerca di un<br />

elemento inconfondibile, che caratterizzi e identifichi il prodotto.<br />

Ciò che rende personale e moderno lo stile di Testa è la sua semplic<strong>it</strong>à che si<br />

traduce spesso in una essenzial<strong>it</strong>à quasi astratta, con qualche richiamo sur-realista<br />

o della pop-art.<br />

I manifesti più incisivi sono probabilmente quelli del digestivo Antonetto (dove<br />

viene applicato in modo efficace il principio dell’immagine ambigua - figurasfondo)<br />

e del Punt e Mes del 1961, astratto e indimenticabile con i semplicissimi<br />

segni della sfera e della mezza sfera.<br />

A Testa sono stati affidati i manifesti per le Olimpiadi romane del 1960;e non


Toulouse Lautrec, nato nel 1864 in una famiglia aristocratica del Sud-Ovest<br />

della Francia, affl<strong>it</strong>to da una salute cagionevole e rimasto menomato in segu<strong>it</strong>o<br />

a due fratture alle gambe, si appassiona per il disegno e la p<strong>it</strong>tura sin da giovane.<br />

All'età di vent'anni, si stabilisce a Parigi dove frequenta gli atelier dei<br />

p<strong>it</strong>tori dove incontra Van Gogh.<br />

Deciso a seguire la sua vocazione artistica, s'installa a Montmartre e scopre con<br />

passione l'ambiente dei cafés-concerts e delle balere, dei locali come il Moulin<br />

Rouge o Le Chat Noir.<br />

Fortemente influenzato dall'arte giapponese della stampa, predilige l'uso delle<br />

grandi camp<strong>it</strong>ure di colore e della sintesi che gli permettono di realizzare<br />

straordinari r<strong>it</strong>ratti della gente, in particolare ballerine e prost<strong>it</strong>ute ab<strong>it</strong>uali frequentatrici<br />

dei locali di Montmartre.<br />

Il 1891, con la realizzazione del nuovo manifesto per il Moulin Rouge, si<br />

dimostra l’anno decisivo per la sua carriera. A differenza di Chéret, che aveva<br />

rappresentato dei personaggi idealizzati, Lautrec disegna in pochi tratti dei<br />

personaggi perfettamente identificabili ma allo stesso tempo espressivi e<br />

dinamici.<br />

In segu<strong>it</strong>o, affascinato dal mondo dello spettacolo e della canzone, compone<br />

manifesti per celebri interpreti come Yvette Guilbert, Jane Avril, la Loïe Fuller<br />

(ballerina), Aristide Bruant, ecc. (VEDI SCHEDA )<br />

Bernard Villemot (1911 - 1989), studia prima all'Académie Julian, poi<br />

presso la Scuola aperta da Paul Colin.<br />

Influenzato da Colin, Cappiello e Cassandre, ma anche da Matisse e Nicolas de<br />

Stael, Villemot realizza, durante il periodo della guerra, vari manifesti per enti<br />

pubblici; nel dopoguerra collabora per Air France e per il cinema.<br />

Nel 1953, crea la celebre immagine-simbolo che diventerà il logo della marca<br />

Orangina.<br />

L'anno 1965 ha segnato poi l'inizio della sua collaborazione per il calzaturificio<br />

Bally e per l'acqua minerale Perrier.<br />

Henri de<br />

TOULOUSE<br />

LAUTREC<br />

Bernard<br />

VILLEMOT<br />

AUTORI<br />

49


segni<br />

Scheda di analisi di un manifesto<br />

secondo i Codici visivi<br />

PUNTI<br />

LINEE (linee - forza)<br />

COLORE<br />

LUCI e OMBRE<br />

EQUILIBRIO<br />

Statico Dinamico<br />

RITMO<br />

PESO<br />

SIMMETRIA<br />

Tracciare, utilizzando un supporto trasparente, lo schema strutturale (mediane<br />

e diagonali) in nero.<br />

Disegnare tutte le linee forza usando pennarelli di diversi colori; descrivere il<br />

loro andamento (verticale / orizzontale / spezzato / diagonale /chiuso /aperto...).<br />

Individuare su quali elementi della composizione le linee forza portano a concentrare<br />

l’attenzione, cioè il “centro focale”; indicarlo/i con un colore specificando<br />

qual è il principale (solo nel caso ne esista più di uno).<br />

Definire il tipo di composizione:<br />

simmetrica > specificare di quale tipo: bilaterale o traslatoria o rota<br />

toria e rispetto a quale asse;<br />

se vi è un r<strong>it</strong>mo: lento, costante, crescente, decrescente (evidenziarlo<br />

con un colore utilizzando un altro supporto trasparente).<br />

Definire quale equilibrio ha la composizione:<br />

statico (quando gli elementi sono composti secondo la simmetria;<br />

oppure quando c’è una prevalenza delle linee forza verticali o orizzon<br />

tali o chiuse);<br />

dinamico (quando gli elementi sono collocati lungo le diagonali,<br />

oppure in simmetria rotatoria; oppure quando c’è una prevalenza di<br />

linee forza aperte o spezzate).<br />

non equilibrata (quando gli elementi della composizione non sono<br />

controbilanciati secondo lo schema strutturale).<br />

Analizzare luci: caratteristiche (provenienza, intens<strong>it</strong>à, diffusione, ecc. );<br />

ombre: dove si concentrano, di che tipo sono (nette, morbide, ecc. )<br />

Definire i colori secondo le regole studiate (contrasti di Itten) E’ importante<br />

ricordare che molte volte può essere raggiunto un equilibrio per mezzo di una<br />

contrapposizione bilanciata di colori chiari e scuri.<br />

Definire il tipo di tecnica usata per la stesura dei colori (piatta, p<strong>it</strong>torica)<br />

Definire epoca, autore, stile e riferimenti ad eventuali movimenti artistici.<br />

SCHEDE DIDATTICHE<br />

regole<br />

51


SCHEDE DIDATTICHE<br />

COMPOSIZIONE<br />

L’idea centrale della sua produzione è l’eterna Eva<br />

(sua modella prefer<strong>it</strong>a era Charlotte Wiche), dal<br />

corsetto pieno, dal sorriso smagliante che sprigiona<br />

gioia di vivere.<br />

La composizione è sintetica e ben studiata e si<br />

svolge su tre piani: in primo piano una figura<br />

femminile con la testa incappellata posta al centro<br />

(verso sinistra) appena sotto la scr<strong>it</strong>ta, si snoda<br />

verso il basso a destra con tutto il busto e posta a tre<br />

quarti. Con le braccia inguantate di nero sostiene<br />

gli auricolari per ascoltare soddisfatta. A sinistra è<br />

collocata circa a metà un’apparaecchiatura da cui<br />

escono dei fili.<br />

In secondo piano sulla destra una figura maschile<br />

ben disegnata, intigth e cappello, che guarda verso<br />

destra con getso elegante.<br />

In terzo piano due donne appena accennate collocate<br />

fra la signora in primo piano e l’uomo. La<br />

composizione risulta dinamica a causa della donna<br />

collocata diagonalmente e della scr<strong>it</strong>ta che si estende<br />

su un arco di circonferenza.<br />

SEGNO<br />

Nervoso,non continuo,con linee spezzate che<br />

definiscono il contorno degli oggetti.<br />

COLORE<br />

Vivace della donna in primo piano in giallo (con<br />

sfumature in ombra brune), che contrasta con il nero<br />

dei guanti e del nastro del cappello. I personaggi<br />

arretrati sono di colore neutro.<br />

Lo sfondo: uno sfumato che va dal verdino in basso<br />

fino all’azzurro chiaro in alto, che contrasta con il<br />

rosso acceso della scr<strong>it</strong>ta.<br />

LETTERING<br />

Caratteri lineari tridimensionali, che si sviluppano<br />

su linea curva da margine a margine dell’impaginato,<br />

risultando compressi.<br />

RAPPORTO TESTO/IMMAGINE<br />

Le figure si integrano perfettamente fra loro e con la<br />

scr<strong>it</strong>ta di cui illustrano bene il significato.<br />

(a cura di Annamaria Bassanelli)<br />

52<br />

Jules Chéret - THEATROPHONE<br />

1890 (Parigi bibliothèque des Arts Décoratif)<br />

Esercizio<br />

Completa lo schema strutturale del manifesto di<br />

Chéret, seguendo la scheda.


Cassandre (Adolphe Mouron)<br />

"OCCIDENT" Copertina<br />

SCHEDE DIDATTICHE<br />

COMPOSIZIONE<br />

E' a impianto centrale. Il nucleo della pagina è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o<br />

dalla raffigurazione del profilo del collo e del<br />

capo di un uomo, cui si sovrappone, senza però nasconderli,<br />

il profilo di un volto femminile.<br />

Il tutto è racchiuso da un testo trattato come una<br />

cornice, ad aumentare il senso di straniemento prodotto<br />

dall'immagine.<br />

SEGNO<br />

Di gusto p<strong>it</strong>torico, definisce con attenzione i margini<br />

e costruisce i volumi mediante un modellato morbido<br />

e pastoso, supportato da un denso chiariscuro.<br />

COLORE<br />

L'uso dei colori è di tipo naturalistico, anche se c'è<br />

una voluta differenza nei toni dell'incarnato tra la<br />

figura femminile e quella maschile.<br />

LETTERING<br />

Di tipo tradizionale, è caratterizzato dall'accentuazione degli elementi curvilinei nelle "O" nelle "C" e<br />

nell'ansa delle "D" e alcuni elementi acuti nelle aste e negli spigoli delle altre lettere.<br />

Da notare il motivo delle grandi "O" che fanno da cardine ai quattro punti di snodo delle scr<strong>it</strong>te, sovrapponendosi<br />

alle "C" e alle "T" vicine ad esse.<br />

RAPPORTO TESTO-IMMAGINE<br />

Il t<strong>it</strong>olo della rivista è sfruttato per comporre una cornice visiva-verbale attorno al visual. Tra parola e<br />

immagine esiste un legame non tanto sul piano dei contenuti letterali, quanto su quello dello stile e del<br />

significato simbolico.<br />

INFLUENZE DEI MOVIMENTI ARTISTICI<br />

Questa copertina ripropone fedelmente uno dei principi fondamentali dell'estetica surrealista, vale a dire<br />

la creazione di un'immagine volutamente contradd<strong>it</strong>oria, composta di elementi ambivalenti sia sul piano<br />

visivo che su quello concettuale, a metà strada tra visione onirica e rappresentazione della relatà.<br />

Immagini di questo genere colpiscono lo spettatore per la loro apparente ovvietà, da cui trapela invece<br />

un'inquietante molteplic<strong>it</strong>à di significati simbolici e inconsci.<br />

Il tema trattato da Cassandre sembra essere quello della fusione dei contrari, dell'equilibrio tra estremi<br />

opposti, che è uno dei soggetti ricorrenti sa nell'opera di molti surrealisti sia in quella di Marcel Duchamp<br />

(si tratta del motivo dell'unione tra il principio maschile e quello femminile, derivante addir<strong>it</strong>tura dalla<br />

tradizione alchemica). Ne nasce l'immagine simbolica di una sorta di sfinge rivolta contemporaneamente<br />

all'oggi e al domani, con una delle contraddizioni intene tipiche della cultura occidentale .<br />

Il procedimento figurativo è palesemente derivato dalla p<strong>it</strong>tura di MAGRITTE. La sovrapposizione delle<br />

due figure è operata in modo tale da proporre la compresenza di due personaggi in una sola forma.<br />

L'occhio della donna si trova all'incirca nello stesso punto di quello della figura maschile, il volto ne<br />

emerge per contrasto coloristico e chiaroscurale. I due profili si incastrano l'uno nell'altro rimanendo però<br />

entrambi visibili, come in un gioco illogico di trasparenze. La pastos<strong>it</strong>à del modellato, la seren<strong>it</strong>à un po'<br />

incantata delle espressioni e l'atmosfera di magica sospensione che li avvolge danno comunque<br />

l'impressione di una visione ottimistica abbastanza lontana dal carattere inquieto e problematico delle<br />

opere di Magr<strong>it</strong>te. Il testo delim<strong>it</strong>a la zona destinata all'immagine, acquistando importanza più sul piano<br />

visivo che per il suo valore verbale.<br />

53


SCHEDE DIDATTICHE<br />

COMPOSIZIONE<br />

La composizione ha un carattere statico, grazie al<br />

"peso" del triangolo formato dalla figura appoggiata<br />

con leggiadria sulla sua base e spostata sulla destra<br />

quel tanto che serve a bilanciare il peso della scr<strong>it</strong>ta<br />

"Mele"; il manifesto si sviluppa su tre componenti:<br />

quello realistico e descr<strong>it</strong>tivo del paesaggio sullo<br />

sfondo, quello geometrico della panchina e quello<br />

floreale della donna in primo piano, la cui massa<br />

ampia e ariosa è defin<strong>it</strong>a come volume dall’effetto<br />

"optical" prodotto dal disegno della veste e dai rapporti<br />

tra i colori.<br />

SEGNO<br />

La linea di contorno è ricavata per astrazione<br />

sfruttando i contrasti del segno-colore, distribu<strong>it</strong>o in<br />

aree dall'andamento misto, ora rigido ora modulato.<br />

COLORE<br />

Netta prevalenza di tonal<strong>it</strong>à chiare e luminose (rosa,<br />

bianco, verde, con pochi dettagli in rosso e in nero),<br />

a stesura piatta senza tratti delim<strong>it</strong>ati.<br />

I colori hanno il comp<strong>it</strong>o primario di evidenziare<br />

l'oggetto pubblicizzato, l'ab<strong>it</strong>o, e quello secondario<br />

di creare una certa profond<strong>it</strong>à prospettica degradante<br />

verso il chiaro e vuoto.<br />

54<br />

Marcello DUDOVICH - MELE<br />

Mele &C. Napoli 1907<br />

Manifesto l<strong>it</strong>ografico - 205x150 cm.<br />

stampa Ricordi -Milano<br />

Raccolta Salce - Museo Civico Bailo di Treviso<br />

LETTERING<br />

Uso di due caratteri diversi, uno morbido e decorativo, in accordo cromatico con il suo referente immediato<br />

(cioè l'ab<strong>it</strong>o), l'altro più razionale e semplificato, in contrasto cromatico con il resto del manifesto.<br />

Ciò corrisponde alla volontà di differenziare il marchio dal messaggio pubblic<strong>it</strong>ario vero e proprio.<br />

RAPPORTO TESTO-IMMAGINE<br />

Le scr<strong>it</strong>te si sovrappongono al disegno inserendosi negli spazi liberi (in alto) o segnando il profilo (in<br />

basso) delle masse principali della composizione. In tal modo il testo entra a far parte dell'immagine.<br />

Il manifesto di Dudovich, nella sua apparente semplic<strong>it</strong>à, è il risultato di una commistione di forme e di<br />

tipologie lineari che si esprimono in un f<strong>it</strong>to tessuto di rapporti e contrasti cromatici.<br />

La massa morbida e decorativa dell'ab<strong>it</strong>o è ottenuta mediante un reticolo geometrico di riquadri verdi e<br />

bianchi, mosso però da una linea ondulata o a serpentina.<br />

L'uso della forma geometrica come mezzo per segmentare lo spazio e per articolare i volumi deriva dalle<br />

ricerche secessioniste di Moser e di Klimt, ma la sua convivenza con modi floreali pone il manifesto di D.<br />

in un amb<strong>it</strong>o di eclettismo formale.<br />

La schematizzazione della panchina, a linee bianche parallele di diversi spessori, conclude la parte propriamente<br />

informativa della comunicazione pubblic<strong>it</strong>aria e apre uno spazio narrativo, d'ambiente, reso in<br />

uno stile p<strong>it</strong>torico ma con una stesura piatta dei colori. La sobria descrizione di un giardino alla giapponese<br />

trasmette un messaggio psicologico di tranquill<strong>it</strong>à, raffinatezza, eleganza delle forme che si riflette sulle<br />

qual<strong>it</strong>à del prodotto.<br />

Il contrasto non violento dei colori si regge sull'alternanza ripetuta del bianco e del verde, che segna il<br />

passaggio tra i vari elementi della scena. In questo contesto la scr<strong>it</strong>ta informativa nera, in basso, diviene<br />

la sola nota stridente e ha perciò allo stesso tempo una percezione più immediata.


Toulouse Lautrec - JANE AVRIL<br />

COMPOSIZIONE<br />

L'immagine ha una struttura dinamica sugger<strong>it</strong>a dal<br />

particolare taglio prospettico, taglio che unisce<br />

strettamente il primo piano a quelli più in profond<strong>it</strong>à<br />

secondo una direttrice obliqua dal basso a sinistra<br />

verso l'alto a destra (come sottolinea il convergere<br />

in quel punto delle assi del palcoscenico).<br />

Tutte le masse sono impostate su moduli triangolari<br />

affrontati e contrapposti.<br />

SEGNO<br />

Un segno frammentato e nervoso, mai rettilineo o<br />

continuo, definisce i margini degli oggetti e delle<br />

figure e contribuisce a caratterizzare in modo quasi<br />

caricaturale sia i personaggi che il luogo.<br />

COLORE<br />

L'essenzial<strong>it</strong>à dell'immagine è sottolineata dal prevalere<br />

di colori spenti (grigio e seppia). L'unica nota<br />

vivace, dai toni luminosi e brillanti (giallo, rosso,<br />

bianco) si identifica con la protagonista che risulta<br />

così decisamente evidenziata rispetto al resto del<br />

manifesto.<br />

LETTERING<br />

Come in tutte le affiches di L. e nella maggioranza<br />

di quelle floreali, le scr<strong>it</strong>te sono ottenute con caratteri<br />

di invenzione, di valore grafico-decorativo.<br />

SCHEDE DIDATTICHE<br />

Jane Avril, au Jardin de Paris, 1893<br />

Albi, Musée Toulouse-Lautrec<br />

RAPPORTO TESTO-IMMAGINE<br />

Il testo, collocato all'interno della cornice che delim<strong>it</strong>a l'immagine, si integra con essa per la sua conformazione<br />

grafica, per il segno sottile e mosso e per il colore.<br />

P<strong>it</strong>tore tra i più moderni del suo tempo, autore di alcune delle affiche più belle nella storia del manifesto<br />

francese, L. è dotato della migliore qual<strong>it</strong>à del grafico: uno stile asciutto e vigoroso, un tratto sicuro e sottile<br />

che mette alla prova nelle l<strong>it</strong>ografie di soggetto commerciale come nei disegni e nelle opere da cavalletto.<br />

Lautrec punta a comprimere i piani di profond<strong>it</strong>à verso quello in cui si trova lo spettatore, a ridurre lo<br />

spazio in senso bidimensionale.<br />

Lo si vede bene in questo manifesto del 1893, in cui il piano del proscenio e quello della buca dell'orchestra<br />

addir<strong>it</strong>tura si saldano mediante il profilo "japaniste" del violoncello, che prosegue nella cornice che racchiude<br />

la composizione.<br />

I colori, pochi e rigorosi, sono stesi in camp<strong>it</strong>ure piatte prive di suggestioni chiaroscurali. Gli elementi<br />

descr<strong>it</strong>tivi e di ambiente vengono ridotti al minimo; i personaggi sono r<strong>it</strong>ratti impietosamente, con evidente<br />

tendenza al caricaturale.<br />

La massa della ballerina è chiusa in un triangolo rettangolo formato dall'orchestrale con il suo violoncello.<br />

Forme trapezoidali sono riconoscibili nelle quinte, mentre la cornice traccia a sua volta un triangolo irregolare,<br />

dai vertici smussati. La linea serpentinata è presente soprattutto nella figura di Jane A., in rotazione<br />

attorno al fulcro della gamba poggiata a terra.<br />

Il racconto è sintetico ed essenziale, contratto nel solo attimo che ci viene mostrato. La parola scr<strong>it</strong>ta, la<br />

cui presenza è lim<strong>it</strong>ata al t<strong>it</strong>olo del manifesto, è sottoposta allo stesso trattamento visivo dell'immagine,<br />

con cui fa corpo anche sul piano dei significati, in quanto nome del soggetto-prodotto pubblicizzato.<br />

55


SCHEDE DIDATTICHE<br />

COMPOSIZICNE<br />

Assolutamente statica, caratterizzata da una distribuzione<br />

simmetrica delle masse rispetto all-asse<br />

verticale mediano. La figura umana, allungata e<br />

geometrizzante, si apre come un fiore verso l’alto,<br />

ed è bilanciata in basso dalla scr<strong>it</strong>ta, vera e propria<br />

“radice” e base su cui erge la figura..<br />

SEGNO<br />

Sottile, uniforme e continuo, delim<strong>it</strong>a sistematicamente<br />

tutte le aree del disegno esaltando il carattere<br />

bidimensionale. Si sviluppa su linee verticali rette o<br />

appena incurvate, bruscamente risolte in alto da<br />

decise impennate orizzontali, smussate oppure<br />

aggrovigliate e contratte. Le linee curve non sono<br />

mai archi di cerchio, ma sempre segmenti di elissi o<br />

di parabole.<br />

COLORE<br />

Piatto e uniforme, viene impiegato come “riemp<strong>it</strong>ivo”<br />

della linea di contorno. Niente sfumature nè<br />

effetti di modellato. vengono usate solo tre tonal<strong>it</strong>à<br />

contrastanti: ocra, rosa e bianco, esaltati dal fondo<br />

nero.<br />

LETTERING<br />

Le lettere subiscono lo stesso processo di design<br />

dell’intera pagina, queste infatti sono studiate secondo<br />

una struttura razionale ma allo stesso tempo<br />

decorativa tipica dello stile di fine ‘800.<br />

RAPPORTO TESTO-IMMAGINE<br />

Il testo è confinato in basso e assume sia la funzione<br />

di etichetta ma anche di piedestallo<br />

dell’immagine.<br />

Il design delle lettere, il colore utilizzato e la linea<br />

di confine dell’area di testo sono elemeti sufficienti<br />

per integrarlo pienamente con il resto della compo-<br />

sizione, dando al tutto un grange risultato di omogene<strong>it</strong>à.<br />

56<br />

The Glasgow Inst<strong>it</strong>ute of the fine arts<br />

The Glasgow Inst<strong>it</strong>ute of the fine Arts, 1896<br />

Coll. privata<br />

INFLUENZE DEI MOVIMENTI ARTISTICI<br />

Manifesto realizzato per l’Ist<strong>it</strong>uto di belle arti di Glasgow, di cui gli autori furono prima allievi e in<br />

segu<strong>it</strong>o docenti. E’ una delle prime e più significative espressioni del linguaggio del Gruppo dei quattro<br />

(Herbert McNair, Margaret MacDonald, Frances MacDonald,....), che rinnovò la grafica inglese e influenzò<br />

quella secessionista della M<strong>it</strong>teleuropa.<br />

Il foglio di Glasgow propone una figurazione di tipo razionale, di tenednza astratta e simbolica, in cui si<br />

realizza una prima trasformazione delle forme reali-naturalistiche (motivi floreali, figure femminili) in<br />

forme geometriche riassuntive del tutto.<br />

(le schede sono tratte - Dalla Belle Epoque allo stile aereodinamico A. Donati , S. Aslan-- ed. Giunti 1992)


STORIA MANIFESTO RUSSO<br />

N.I. Baburina e M.N. Avvakumov Russia 20th Century: History<br />

of the Country in Poster, ed. Panorama, Mosca 1993<br />

Nicholas V. Riasanovsky A History of Russia, Oxford, Oxford<br />

UP 1984 (trad.<strong>it</strong>. Storia della Russia, ed. Bompiani, Milano<br />

1989)<br />

STORIA DEL MANIFESTO FRANCESE<br />

AA.VV., Cent ans de pub, ed. Atlas, 1994.<br />

BARGIEL R. - ZAGRODZKI C., Steinlen affichiste, éd. du<br />

Grand Pont, 1986.<br />

BARGIEL R. -HARDY, ZAGRODZKI C., Le livre de l'affiche,<br />

Syros Alternatives, 1991<br />

BOUVET M., Carnet d'affiches, carnet de voyages, ed. De visu<br />

l'image, 1995.<br />

CHEVREL-CORNET, Grain de beauté, Bibliothèque Forney,<br />

Somogy, Paris 1993<br />

CORNET-PITOISET-CHEVREL-GRICHOIS-DEVYNCK,<br />

L'apér<strong>it</strong>if, affiches et réclames, Bibliothèque Forney, éd.<br />

Equinoxe, 1998<br />

FITOUSSI M., L'affichage, PUF, Que sais-je ? 1995.<br />

GALLO M., L'affiche, miroir de l'histoire, R.Laffont, Paris,<br />

1989.<br />

GERVEREAU L., La propagande par l'affiche, Syros<br />

Alternatives,1991.<br />

KLEIN J.C., La chanson à l'affiche, éd. Du May, 1991.<br />

LAGET F. e S., Sportissimo, éd. du Chêne, Paris, 1996<br />

MARCHETTI S., Affiches 1939 - 1945, Images d'une certaine<br />

France, éd. Ed<strong>it</strong>a, 1982.<br />

MOURON H., Cassandre, Schirmer Mosel, 1991.<br />

SAVIGNAC, l'affiche de A à Z, ed.Point Virgule,Seuil,1987.<br />

SEGUELA J., Pub story, Hoëbeke, 1994<br />

WEILL A., Affiches Art DECO, Interlivres, 1990.<br />

WEILL A., Affiches et art public<strong>it</strong>aire, Mayer, 1987.<br />

WEILL A., L'affiche dans le monde, Somogy, 1991<br />

WEILL A., L'affiche française, PUF, Que sais-je ? 1982.<br />

ZAGRODZKI C., L'art de l'affiche, Loupot, éd. Le cherchemidi,<br />

Paris, 1998<br />

Cataloghi mostre<br />

Affiches pol<strong>it</strong>iques et sociales, Ville de Chaumont, Sixièmes<br />

rencontres internationales des arts graphiques, éd. Somogy,<br />

Paris, 1995.<br />

Art et pub (1890-1990), éd. Centre G.Pompidou.<br />

Le temps Toulouse-Lautrec, éd. Réunion des musées nationaux,<br />

Paris, 1991.<br />

Quand l'affiche faisa<strong>it</strong> de la réclame (1920-1940), éd. Réunion<br />

des musées nationaux, Paris, 1991.<br />

Rétrospective J.Carlu, Musée de l'affiche, Paris, 1981.<br />

S<strong>it</strong>i Internet<br />

http://www.ucad.fr/pub/virt/index.html<br />

MOVIMENTI ARTISTICI<br />

Storia Universale dell’Arte. Il XX secolo. - ed. De Agostini<br />

Arte e Dossier - ed. Giunti<br />

- Art Nouveau - L. V. Masini<br />

- Seccessione viennese - E. d. Stefano<br />

- Simbolismo - M. T. Benedetti<br />

- Bauhaus - M. De Michelis<br />

- Cubismo - Espressionismo - J. Nigro Coire<br />

- Dada - Surrealismo - R. Ragozzino<br />

- Pop Art - M. Calvesi e A. Boatto<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

Giapponismo. Oriente- Europa: contatti nell’arte del XIX e<br />

XX sec. - S. Wichmann - Fabbri Ed<strong>it</strong>ori<br />

AUTORI<br />

Catalogo mostra “Marcello Dudovich oltre il manifesto” ed<br />

Charta<br />

..et aussi des Crayons - ed Plein ciel 1996<br />

Barilla cento anni di pubblic<strong>it</strong>à e comunicazione - ed. Silvana<br />

Ed<strong>it</strong>oriale 1994<br />

I manifesti - A. Rossi - ed. Sonzonio 1992<br />

Comunicare è - Dino Dal Verme - ed. Cl<strong>it</strong> 1993<br />

La p<strong>it</strong>tura in Europa, Il dizionario dei p<strong>it</strong>tori - ed. Electa<br />

Arte del colore - J. Itten - Edizione ridotta Il Saggiatore 1982<br />

Il manifesto <strong>it</strong>aliano - Luigi Menegazzi - ed. Electa 1995<br />

SCHEDE<br />

Dalla Belle Epoque allo stile aereodinamico - A. Donati , S.<br />

Aslan-- ed. Giunti 1992<br />

Considerando che il lavoro è stato sviluppato in diversi anni<br />

scolastici e da più classi, è molto probabile che la bibliografica<br />

sia incompleta. Scusandoci delle mancanze, ci ripromettiamo<br />

di completarla il più presto possibile.<br />

Le coordinatrici del progetto.<br />

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