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la funzione rappresentativa dei personaggi platonici - Rocco Li Volsi ...

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Sofista, nel Politico, nel Clitofonte, nel Timeo e nel Crizia, egli diviene un <strong>personaggi</strong>o secondario; mentre nelle Leggi e<br />

nell’Epinomide Socrate non compare neppure, né viene nominato: P<strong>la</strong>tone si è tolto definitivamente <strong>la</strong> maschera che aveva portato per<br />

quasi sessant’anni. 59<br />

Tuttavia, prima di abbandonare questa straordinaria figura creata da P<strong>la</strong>tone, dobbiamo precisare alcune cose in rapporto al<br />

Parmenide e ad alcuni dialoghi successivi. Nel Parmenide, a proposito di Socrate, troviamo una novità: egli è presentato<br />

giovanissimo, come abbiamo ricordato, anche se è sempre un Socrate che mette in crisi uno Zenone di Elea e lo invita ad elevarsi con<br />

<strong>la</strong> discussione dal piano sensibile a quello intellegibile perché sia possibile una valida difesa del<strong>la</strong> concezione parmenidea: questo<br />

infatti fa nel<strong>la</strong> prima parte del<strong>la</strong> discussione. Egli appare come un giovane così ben dotato da cimentarsi poi con il più grande filosofo<br />

del passato, e ricevere da lui una lezione di dialettica di elevatissimo valore. 60 Non può dunque rappresentare P<strong>la</strong>tone, il quale par<strong>la</strong><br />

per bocca di Parmenide, come vedremo: deve rappresentare qualche altro o forse se stesso, ma non il suo allievo, che ora troppo lo<br />

sopravanza per <strong>la</strong> trattazione che affida aell’Eleate, e che esu<strong>la</strong> dall’ambito morale al quale Socrate si era limitato. 61<br />

Teeteto, Fedro, Cratilo, Filebo presentano un Socrate con molte sfaccettature, dal<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> impegnata nell’analisi dialettica <strong>dei</strong><br />

piani conoscitivo e metafisico, che lo allontanano sempre più dalle indagini etiche del Socrate storico. Nel Sofista e nel Politico <strong>la</strong><br />

presenza di Socrate è del tutto secondaria, ma in un certo senso ancora di garanzia dell’importanza <strong>dei</strong> discorsi che vi si tengono, anzi<br />

del<strong>la</strong> loro unità, benché egli stesso quell’unità non abbia raggiunto. Infatti, i due giovani interlocutori del protagonista <strong>dei</strong> due dialoghi<br />

posseggono aspetti che formano l’unità di Socrate: l’uno gli somiglia nel volto, l’altro porta il suo stesso nome; così Teeteto e Socrate<br />

il Giovane, e cioè colui che discute sul problema metafisico e colui che lo fa su quello politico, rappresentano come due facce di<br />

Socrate, e dunque ancora una volta P<strong>la</strong>tone. In altre parole, le due metà che Socrate storico non seppe raggiungere e unificare sono ora<br />

presentate dallo straniero di Elea che, come vedremo, rappresenta un alto livello di P<strong>la</strong>tone, sul quale non poteva essere posto Socrate.<br />

Importante è ancora <strong>la</strong> figura di Socrate nel Clitofonte. Questo dialogo, come abbiamo già detto, rappresenta <strong>la</strong> testimonianza che<br />

P<strong>la</strong>tone ha voluto <strong>la</strong>sciare dell’incomprensione e del conflitto che da tempo era sorto tra Aristotele e lui, ormai prossimi a risolversi<br />

nel<strong>la</strong> completa rottura <strong>dei</strong> rapporti. Di lì a poco infatti nel Timeo Socrate annuncerà l’avvenuta rottura con le parole iniziali del<br />

dialogo: “Uno, due, tre: e dov’è, caro Timeo, il quarto di quelli che ieri convitai e che oggi mi convitano? TIMEO. È un po’ indisposto,<br />

o Socrate: perché non sarebbe mancato volontariamente a questa riunione.” 62<br />

Secondo l’aneddoto che abbiamo sopra ricordato, sarebbero dovuti passare tuttavia ancora diversi anni prima che Aristotele<br />

mostrasse <strong>la</strong> sua bassezza d’animo nel suo tentativo di esautorare P<strong>la</strong>tone e sostituirsi a lui nel<strong>la</strong> guida dell’insegnamento<br />

nell’Accademia. Eppure P<strong>la</strong>tone, come possiamo intravedere in alcuni dialoghi scritti tra il Parmenide e il Timeo, aveva cercato di<br />

colmare <strong>la</strong> frattura aperta da Aristotele: troviamo in proposito qualche allusione soprattutto nel Fedro, 63 nel Filebo, in cui compare “il<br />

bel Filebo” che si è ritirato dal<strong>la</strong> competizione ed ha abbracciato incondizionatamente <strong>la</strong> tesi che il bene è il piacere, e non vuole<br />

discutere con Socrate. 64<br />

Possiamo concludere in definitiva che Socrate usciva gradualmente dal<strong>la</strong> scena <strong>dei</strong> dialoghi p<strong>la</strong>tonici nello steso periodo in cui si<br />

andava consumando il distacco di Aristotele dal maestro, e nuove figure venivano prendendo il posto del ‘Sileno’: figure più<br />

teoreticamente rappresentative di P<strong>la</strong>tone, in quanto le tematiche e le soluzioni dialettiche da esse trattate si presentavano ormai<br />

troppo lontane dal<strong>la</strong> scepsi del maestro, frutto del<strong>la</strong> lunga e personale specu<strong>la</strong>zione p<strong>la</strong>tonica sul materiale presocratico e di cultura<br />

‘barbara’.<br />

Le figure rappresentative di P<strong>la</strong>tone, al di fuori di Socrate, comprendono anche quelle <strong>dei</strong> parenti di P<strong>la</strong>tone e quelle di Aspasia del<br />

Menesseno, di Diotìma del Convivio, quindi quelle di Parmenide del dialogo omonimo, dello straniero di Elea del Sofista e del<br />

Politico, di Timeo e di Crizia <strong>dei</strong> dialoghi che portano il loro nome, per terminare con <strong>la</strong> grande figura dell’Ateniese delle Leggi e<br />

dell’Epinomide.<br />

Nel<strong>la</strong> polis p<strong>la</strong>tonica un ruolo partico<strong>la</strong>re svolgono i parenti di P<strong>la</strong>tone, anche se <strong>la</strong> loro presenza ha soltanto il valore di garantire<br />

l’importanza delle argomentazioni che si svolgono. Non tutti poi sono veri e propri <strong>personaggi</strong> <strong>dei</strong> dialoghi, poiché alcuni vengono<br />

soltanto nominati; come è il caso di Demo, figlio di Piri<strong>la</strong>mpo, che abbiamo ricordato.<br />

Pa<strong>la</strong>mede di Elea durante l’assedio di Troia (“nelle ore d’ozio a Troia”; Phaedr. 261 b-d), che è un riferimento allo scritto di Zenone di Elea, da lui perduto e ritrovato,<br />

come si legge nel Parmenide (Parm. 128 b-e), ma anche a quanto P<strong>la</strong>tone aveva abbozzato per il giovane tiranno e che forma <strong>la</strong> seconda parte del Parmenide, scritta<br />

“nelle ore d’ozio a Troia”; 2. nel Filebo si par<strong>la</strong> di una teoria non ancora universalmente nota (Phil. 14 e); 3. in nessuno scritto aristotelico viene mai citato il<br />

Parmenide. Il passo del Filebo è il seguente: “E tu allora, Socrate, di quali altre cose parli, riguardanti il medesimo problema, che non siano ancora di pubblico dominio<br />

e su cui non vi sia comune accordo re<strong>la</strong>tivamente al<strong>la</strong> sopra esposta valutazione?” Il problema è quello del rapporto tra ‘uno’ e molti’, e che l’uno sia molti: si tratta<br />

del<strong>la</strong> tematica trattata appunto nel<strong>la</strong> seconda parte del Parmenide, dunque non ancora presentata nelle lezioni accademiche. Ricordiamo inoltre che Dionisio fece<br />

passare per suo uno scritto desunto dai colloqui con P<strong>la</strong>tone (Epist. VII 341 b): questo giustificherebbe <strong>la</strong> scomparsa e il ritrovamento dello scritto di Zenone (P<strong>la</strong>tone).<br />

59<br />

Vi è un’affermazione p<strong>la</strong>tonica, in una lettera inviata da P<strong>la</strong>tone a Dionisio il Giovane dopo il suo secondo viaggio a Siracusa, che ci sorprende: in essa P<strong>la</strong>tone<br />

dice di non aver mai scritto nul<strong>la</strong> sulle sue dottrine più elevate, “sicché non esiste e non esisterà mai alcun trattato di P<strong>la</strong>tone. Quanto ora gli si attribuisce, è dovuto a<br />

Socrate, bello e giovane.” Epist. II 314 c. Non è tuttavia difficile comprendere che l’espressione “Socrate, bello e giovane” non può riferirsi al<strong>la</strong> persona di Socrate, ma<br />

a ciò che vi era di positivo e potenziale nel dialogare socratico, che P<strong>la</strong>tone ha sviluppato negli scritti fino a quel momento (prima del<strong>la</strong> stesura <strong>dei</strong> secondi dialoghi<br />

diretti), ma che non contengono ancora nessuna trattazione di quelle dottrine, le quali del resto non saranno mai trattate esplicitamente né interamente.<br />

60<br />

V. R. <strong>Li</strong> <strong>Volsi</strong>, Commentario al Parmenide di P<strong>la</strong>tone; p. 73 ss.<br />

61<br />

Un riferimento di questo giovane Socrate al Socrate storico l’abbiamo in un passo del<strong>la</strong> trattazione del<strong>la</strong> teoria del<strong>la</strong> partecipazione delle cose alle idee. In essa,<br />

Socrate avanza l’ipotesi che il rapporto tra idee e cose possa risolversi nell’essere le idee nient’altro che pensieri che si formano in noi (Parm. 132 b ss.), avvicinandosi<br />

al<strong>la</strong> posizione che Aristotele gli attribuisce di scopritore del concetto. Ma il giovane Socrate rappresenta probabilmente anche Speusippo, il nipote di P<strong>la</strong>tone, per le<br />

parole che Parmenide rivolge a Socrate: “Lo capii ascoltandoti anche l’altro ieri qui e par<strong>la</strong>vi a questo nostro Aristotele.” Parm. 135 d. Speusippo e Aristotele erano<br />

probabilmente in quel periodo le due maggiori speranze dell’Accademia.<br />

62<br />

Tim. 17 a. Che Timeo giustifichi l’assenza del quarto <strong>personaggi</strong>o con una indisposizione, “perché non sarebbe mancato volontariamente a questa riunione”, non<br />

toglie nul<strong>la</strong> al<strong>la</strong> nostra ipotesi, anzi <strong>la</strong> rafforza, in quanto sappiamo che per P<strong>la</strong>tone ogni male è involontario, e dunque anche l’ingiustificata ostilità di Aristotele verso<br />

P<strong>la</strong>tone.<br />

63<br />

Phaedr. 243 e. Lo stesso ‘ricupero’ del<strong>la</strong> retorica fatto da P<strong>la</strong>tone in questo dialogo sembra rispondere anche allo studio di questo ambito intrapreso da Aristotele<br />

durante il periodo accademico.<br />

64<br />

Phil. 11 c. La mancata stesura del Filosofo, che doveva far seguito al Sofista e al Politico, può essere giustificata in rapporto al<strong>la</strong> produzione, forse polemica, di<br />

Aristotele, il quale nel periodo accademico scrisse dialoghi con lo stesso nome di quelli di P<strong>la</strong>tone: Sofista e Politico.<br />

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