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la funzione rappresentativa dei personaggi platonici - Rocco Li Volsi ...

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La benevolenza è <strong>la</strong> condizione interiore di Socrate che giustifica <strong>la</strong> sua ‘mania’ del dialogare, e lo costringe a non abbandonare a<br />

se stesso chi gli sta davanti, ma a farselo amico anche contro il suo volere: cioè, a farselo amico in di un piano di verità che rende più<br />

saldo questo vincolo, e risponda all’esigenza profonda del suo essere.<br />

È significativo che P<strong>la</strong>tone, nel dialogo più drammatico che abbia scritto, attribuisca al maggiore avversario di Socrate, Callicle,<br />

questa benevolenza nei suoi confronti, tanto da far dire a Socrate di essere fortunato di dialogare con lui, poiché possiede i requisiti<br />

per saggiare l’eccellenza del<strong>la</strong> sua anima: scienza, benevolenza e franchezza. 10 In questo caso, per di più, tra Socrate e Callicle non vi<br />

è soltanto vicendevole benevolenza: un duplice amore li avvicina, anche se gli oggetti di questo amore sono diversi. Callicle ama<br />

Demo figlio di Piri<strong>la</strong>mpo ed il demo ateniese; Socrate ama Alcibiade e <strong>la</strong> filosofia. Si tratta come di un ponte gettato tra i due<br />

interlocutori che permette a Socrate di condurre Callicle sul<strong>la</strong> sponda del<strong>la</strong> conoscenza. 11 Se, viceversa, non vi fosse nul<strong>la</strong> di comune<br />

tra chi sa e chi non sa, o se chi non sa non volesse ammettere nul<strong>la</strong> di comune tra i due, non sarebbe possibile a chi sa di dimostrare<br />

all’altro quanto conosce.<br />

Resta comunque che gli interlocutori di coloro che rappresentano P<strong>la</strong>tone finiscono per essere convinti dalle argomentazioni del<br />

protagonista in rapporto o alle proprie capacità, o all’argomento non elevato, o allo sforzo dialettico manifestato; e inoltre, si dice che,<br />

nelle tematiche più elevate, chi volesse negare i risultati del<strong>la</strong> ragione, potrebbe essere convinto soltanto se “fosse uomo di lunga<br />

esperienza e non privo di capacità personali, tale poi da prestarsi a seguire una dimostrazione e<strong>la</strong>borata in modo molto complesso e<br />

tratta da lontane premesse", 12 altrimenti risulterebbe impossibile convincerlo.<br />

Il dialogo p<strong>la</strong>tonico, nel<strong>la</strong> forma brachilogica, è l’atto di fede di P<strong>la</strong>tone nel comune tessuto razionale <strong>dei</strong> rapporti umani: <strong>la</strong> paro<strong>la</strong><br />

par<strong>la</strong>ta è l’espressione di quel<strong>la</strong> pensata, e questa di una ‘paro<strong>la</strong>’ intellegibile costitutiva dell’anima umana; 13 ma nello stesso tempo è<br />

un atto di benevolenza nei confronti del singolo individuo, e di speranza nel comune destino in questa e nell’altra vita. 14<br />

Incarnare il pensiero nel<strong>la</strong> ‘storicità’ del <strong>personaggi</strong>o fa parte dell’esigenza del<strong>la</strong> concretezza dell’oggettività p<strong>la</strong>tonica, che non è<br />

mai disincarnata se non nelle altezze rarefatte del<strong>la</strong> dialettica più elevata; e questa il più delle volte è sviluppata in un contesto di<br />

ironia che ne tempera almeno in parte, ma anche nasconde, l’arduo rigore. Del resto, <strong>la</strong> diversità di ‘scrittura’ puntualizzata nel Fedro<br />

mostra che, quando si attui nell’anima con <strong>la</strong> verità, essa è a tal segno superiore a quel<strong>la</strong> indirizzata al<strong>la</strong> carta che con coloro che sono<br />

giunti al possesso di molte nozioni attraverso l’apprendimento libresco “sarà una sofferenza discorrere, imbottiti di opinioni invece<br />

che sapienti.” 15<br />

Il divino dono del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> è <strong>la</strong> grande fonte di nutrizione dell’anima: un fiume che attraversa <strong>la</strong> bocca in senso inverso a quello<br />

del cibo che nutre il corpo. Ma occorre riempire di ‘essere’ l’anima, poiché essa, nel<strong>la</strong> condizione di ignoranza, è ‘vuota’ come lo è il<br />

corpo denutrito. 16 Ora, <strong>la</strong> nutrizione dello spirito è un fatto sociale, un fatto politico, per il rapporto che il linguaggio instaura tra<br />

individui, e che non può essere mediato dal<strong>la</strong> scrittura sul<strong>la</strong> carta se non con <strong>la</strong> perdita, almeno parziale, del principale elemento<br />

nutritivo: lo sforzo comune verso il Bene.<br />

Ecco cosa scrive P<strong>la</strong>tone a riguardo nel<strong>la</strong> Lettera VII: “A questa gente bisogna mostrare che cos’è davvero lo studio filosofico, e<br />

quante difficoltà presenta, e quanta fatica comporta. Allora, se colui che ascolta è dotato di natura divina ed è veramente filosofo,<br />

congenere a questo studio e degno di esso, giudica che si deva fare ogni sforzo per seguir<strong>la</strong>, e non si possa vivere altrimenti. Quindi<br />

unisce i suoi sforzi con quelli del<strong>la</strong> guida, e non desiste se prima non ha raggiunto completamente il fine, o non ha acquistato tanta<br />

forza da poter progredire da solo senza l’aiuto del maestro.” 17 P<strong>la</strong>tone non può per ciò essere scrittore di trattati, ma di dialoghi nei<br />

quali sia presente questo sforzo comune, poiché tutti gli uomini, per il possesso del<strong>la</strong> ragione, sono cittadini e amici di una medesima<br />

città ideale.<br />

Di amicizia P<strong>la</strong>tone par<strong>la</strong> in diversi dialoghi, 18 presentando alcuni casi di giovani amici; ma qui ci basti ricordare il caso di<br />

Parmenide e Zenone, che troviamo nel dialogo incentrato sul<strong>la</strong> grande figura dell’Eleate. In questo dialogo, l’appoggio specu<strong>la</strong>tivo<br />

che Zenone dà al maestro è anche espressione, come veniamo a sapere, di un rapporto di amicizia tra i due, il primo più anziano del<br />

secondo di una ventina d’anni: una re<strong>la</strong>zione che non li chiude in se stessi, ma li rende aperti al<strong>la</strong> benevolenza verso coloro che<br />

posseggono una natura filosofica, come ai loro occhi si presenta quel<strong>la</strong> di Socrate ancora giovane. 19 Essi rappresentano, in qualche<br />

modo, un modello di amicizia quale P<strong>la</strong>tone additava ai frequentatori del<strong>la</strong> sua Scuo<strong>la</strong>, al di là dell’aspetto erotico <strong>dei</strong> due filosofi, pur<br />

così presente nel<strong>la</strong> Grecia del tempo. 20<br />

Vi è infatti un altro aspetto che non deve essere trascurato: il dialogo p<strong>la</strong>tonico non è rivolto ad alcun lettore, salvo forse i primi, 21<br />

ma a degli ascoltatori che devono riuscire a cogliere il pensiero che vi è espresso attraverso il percorso di un dibattito dai caratteri<br />

del<strong>la</strong> verosimiglianza dialogica. Essi sono rivolti agli Accademici, giovani e meno giovani, che sono sollecitati al<strong>la</strong> discussione e al<strong>la</strong><br />

meditazione; in questo modo, con il passare degli anni e l’aumentare del numero di questi scritti, e dunque <strong>dei</strong> <strong>personaggi</strong>, essi<br />

10 Gorg. 486 d-487 a.<br />

11 Gorg. 481 c-482 b. Vi è qui uno <strong>dei</strong> tanti ‘giochi’ che si incontrano nei dialoghi p<strong>la</strong>tonici: Callicle ama Demo, fratel<strong>la</strong>stro di Antifonte, il quale è fratel<strong>la</strong>stro di<br />

P<strong>la</strong>tone: dunque ama P<strong>la</strong>tone, e ama il demo ateniese, e cioè <strong>la</strong> politica, come Socrate ama Alcibiade, il futuro statista, ma anche <strong>la</strong> filosofia. In questo modo sarà<br />

possibile a Socrate condurre Callicle dai suoi ‘amori’ all’amore di P<strong>la</strong>tone per <strong>la</strong> filosofia.<br />

12 Parm. 133 b.<br />

13 Nel Teeteto l’anima viene definita ‘idea’: “E difatti strano sarebbe, o figlio, - dice Socrate - se un numero indefinito di sensi avessero lor sede in noi come dentro<br />

a cavalli di legno, ma non si ricongiungessero tutti insieme in un’unica idea, sia essa anima o come altrimenti si debba chiamare”. Theaet. 184 d.<br />

14 V. il Filebo, in cui Socrate fa frequenti riferimenti al<strong>la</strong> speranza.<br />

15 Phaedr. 275 a-b. È questo uno degli aspetti derivanti da quel<strong>la</strong> presunzione che nasce dal credere di sapere. Da essa derivano le passioni e gli egoismi per i quali<br />

gli uomini “si prendono a calci e a cornate, e s’ammazzano a vicenda con corna e zoccoli ferrei.” Resp. 586 b.<br />

16 Resp. IX 585 a ss.<br />

17 Epist. VII 340 b-c.<br />

18 “Il mio più gran desiderio – confessa Socrate nel <strong>Li</strong>side - è invece avere amici.” Lys. 212 e.<br />

19 Parm. 130 a.<br />

20 Per <strong>la</strong> condanna p<strong>la</strong>tonica dell’amore omosessuale, v. il discorso di Pausania nel Convivio, e soprattutto il secondo discorso fatto da Socrate nel Fedro.<br />

21 Sembra che si possa affermare che P<strong>la</strong>tone abbia cominciato a scrivere i primi dialoghi mentre era ancora in vita Socrate, ad imitazione di Simone il ciabattino; e<br />

deve quindi aver ripreso a scrivere successivamente ai viaggi compiuti dopo <strong>la</strong> morte di Socrate, e prima del suo primo viaggio a Siracusa e dell’apertura<br />

dell’Accademia.<br />

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