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la funzione rappresentativa dei personaggi platonici - Rocco Li Volsi ...

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1. il Padrone in sé Dio<br />

2. lo Schiavo in sé dèi<br />

3. il padrone umano anima<br />

4. lo schiavo umano corpi. 71<br />

Inoltre, discutendo con Socrate, Parmenide aveva esposto le due uniche forme di partecipazione: per l’intero Intellegibile, e per <strong>la</strong><br />

sua parte, a fianco alle quali aveva mostrato i rispettivi caratteri degli esseri generati da tali partecipazioni. 72<br />

La sublimità di queste trattazioni pone Parmenide su di un piano così elevato e inaccessibile ai più che P<strong>la</strong>tone sarà spinto a creare<br />

un <strong>personaggi</strong>o che indicasse i gradini necessari per salire a tanta altezza: lo straniero di Elea, un discepolo di Parmenide.<br />

L’anonimo <strong>personaggi</strong>o, protagonista del Sofista e del Politico, che al giovane Teeteto dirà di non volere affatto passare per<br />

parricida nei confronti del padre del<strong>la</strong> teoria dell’Essere, 73 rappresenta P<strong>la</strong>tone quale autore del grande passo fatto avanti nei confronti<br />

del<strong>la</strong> concezione parmenidea: lo straniero infatti, senza compiere nessun parricidio, mostra, in un contesto di non facile comprensione,<br />

<strong>la</strong> possibilità del molteplice, negata da Parmenide.<br />

I due grandi <strong>personaggi</strong>, Parmenide e lo straniero di Elea, rispecchiano per ciò P<strong>la</strong>tone nelle conclusioni dialettiche più elevate a<br />

cui egli è giunto: <strong>la</strong> conferma del<strong>la</strong> concezione monistica dell’Essere intellegibile di Parmenide, e <strong>la</strong> soluzione dell’aporia da lui<br />

introdotta, ma non da lui superata, attraverso una originare teoria dell’Assoluto, e quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> partecipazione che giustificano<br />

l’esistenza del molteplice senza contraddire l’unicità dell’Essere. 74<br />

A tale altezza metafisica Socrate non appariva rappresentante adeguato, anche se nel<strong>la</strong> Politeia P<strong>la</strong>tone gli aveva affidato <strong>la</strong> parte<br />

di annunciatore del<strong>la</strong> scienza del Bene. 75<br />

Era necessario tuttavia fare anche un altro passo al di là del<strong>la</strong> concezione eleatica da P<strong>la</strong>tone dialettizzata: era necessario<br />

immettere in essa <strong>la</strong> teoria pitagorica, anch’essa rinnovata e connessa secondo più vere modalità dialettiche, per poter risolvere <strong>la</strong><br />

seco<strong>la</strong>re questione del<strong>la</strong> struttura e del<strong>la</strong> generazione del Cosmo. Nasce in questo modo <strong>la</strong> quarta grande figura p<strong>la</strong>tonica, dopo quel<strong>la</strong><br />

di Socrate: quel<strong>la</strong> di Timeo.<br />

Se le figure di Parmenide e dello straniero di Elea rispondono al debito di P<strong>la</strong>tone nei confronti del pensiero eleatico, quel<strong>la</strong> di<br />

Timeo risponde al debito p<strong>la</strong>tonico verso il Pitagorismo. Si tratta senza dubbio di debiti non superficiali, che P<strong>la</strong>tone mostra di<br />

riconoscere assieme ad altri, nei confronti <strong>dei</strong> Presocratici e dello stesso Socrate; ma nello stesso tempo essi riguardano elementi che<br />

so<strong>la</strong>mente lui era stato in grado di vagliare, comparare, connettere e sviluppare. Ne sono nate le due grandi sintesi che portano i nomi<br />

di Parmenide e di Timeo, in immaginari incontri di Socrate con i due pensatori: è ancora un omaggio al maestro di gioventù, il quale,<br />

nel<strong>la</strong> finzione letteraria, si incontra giovane con l’Eleate e ormai anziano con il Pitagorico.<br />

Dopo i due tentativi di spiegare il Cosmo e le sue leggi, che troviamo nel<strong>la</strong> Politeia e nel Fedone, P<strong>la</strong>tone torna con ben altre<br />

conoscenze e con ben altro approfondimento sul problema cosmologico nel Timeo, nel quale confluiscono in una sintesi mirabile i<br />

risultati delle meditazioni p<strong>la</strong>toniche sul pensiero presocratico. La vecchia distinzione che voleva P<strong>la</strong>tone parmenideo e Aristotele<br />

eracliteo è stato uno di quegli abbagli storiografici che permangono a lungo e falsano l’accostamento alle opere <strong>dei</strong> due filosofi. È<br />

piuttosto da capovolgere <strong>la</strong> duplice definizione per affermare che <strong>la</strong> concezione fisica dello Stagirita, incentrata sull’eternità sia <strong>dei</strong><br />

moti celesti sia del<strong>la</strong> generazione degli esseri viventi, risponde, seppure in modo inadeguato, al<strong>la</strong> impostazione eleatica, così come<br />

pure <strong>la</strong> sua teoria <strong>dei</strong> luoghi naturali. Di contro, P<strong>la</strong>tone, nel rispetto dell’intuizione dell’Essere effettuata da Parmenide, Essere di<br />

ordine intellegibile e trascendente, ci dà <strong>la</strong> visione di un Cosmo in continuo divenire, il cui stesso fondamento, percepibile “senza il<br />

senso per mezzo d’un ragionamento bastardo, ed appena credibile,” 76 è di una dinamicità che va al di là del<strong>la</strong> stessa concezione di<br />

Eraclito, e impronta di sé tutti i livelli del sensibile. 77<br />

Non possiamo stabilire con precisione quando sia avvenuto in modo determinante l’innesto pitagorico sul tronco che P<strong>la</strong>tone<br />

andava sviluppando, ma è certo che il secondo e il terzo viaggio a Siracusa deve essere stato essenziale assieme al rapporto, che noi<br />

abbiamo incompleto, con Archita di Taranto, e all’acquisto dell’opera di Filo<strong>la</strong>o. Ne abbiamo una chiara dimostrazione nel Filebo, 78<br />

ma non mancano elementi pitagorici in qualche dialogo precedente. È però soprattutto nel Timeo che il Pitagorismo è messo a frutto<br />

in una visione che va oltre <strong>la</strong> concezione dell’antica Scuo<strong>la</strong>. Timeo rappresenta per ciò il nuovo passo avanti effettuato da P<strong>la</strong>tone, al<br />

di là di Socrate e di Parmenide, senza ‘parricidio’ nei confronti dell’Eleate.<br />

Ma neanche con questo nuovo <strong>personaggi</strong>o P<strong>la</strong>tone si rive<strong>la</strong> completamente: gli rimangono ancora alcune cose che nel<strong>la</strong><br />

descrizione del Cosmo aveva omesso, e che rivelerà nelle Leggi, mentre su quelle già esposte non ritorna. 79 Il debito con il<br />

Pitagorismo è ad ogni modo pagato; e P<strong>la</strong>tone, dopo l’esposizione di Timeo e il racconto di Crizia del<strong>la</strong> storia di At<strong>la</strong>ntide, può<br />

abbandonare le maschere dietro le quali si era ce<strong>la</strong>to, e presentarsi direttamente e nello stesso tempo con un ultimo e tenue velo sul<br />

volto per pagare l’ultimo e più grande debito: il debito con <strong>la</strong> propria patria. Nasce <strong>la</strong> figura dell’‘Ateniese’; quell’ateniese aperto a<br />

tutte le culture, simboleggiate nelle Leggi dalle due più affini: <strong>la</strong> cultura cretese, impersonata da Clinia, e quel<strong>la</strong> spartana, impersonata<br />

da Megillo.<br />

71 Parm. 133 d-134 a. Il rapporto tra le quattro realtà è duplice: il primo, tra Padrone in sé e padrone umano, tra Schiavo in sé e schiavo umano è un rapporto di<br />

partecipazione; il secondo, tra Padrone in sé e Schiavo in sé, tra padrone umano e schiavo umano è di intero-parti. Analoghi sono i rapporti tra Verità in sé e verità<br />

umana, tra Scienza in sé e scienza umana, a cui accenna Parmenide.<br />

72 Per P<strong>la</strong>tone l’anima partecipa dell’intero Intellegibile, che essa possiede come sua nota caratteristica, tale da render<strong>la</strong> pensiero pensante; mentre un corpo<br />

partecipa per <strong>la</strong> parte dell’Intellegibile, <strong>la</strong> quale è modello nei confronti del corpo, che per ciò è razionale soltanto come pensiero pensato.<br />

73 Soph. 241 d.<br />

74<br />

V. Il sentiero p<strong>la</strong>tonico del<strong>la</strong> verità e dell’Essere.<br />

75<br />

Resp. VI 506 d-e.<br />

76<br />

Tim. 52 b.<br />

77<br />

Questo fondamento viene definito nel Politico con l’espressione “mare infinito del<strong>la</strong> dissomiglianza”. Polit. 273 d. V. Il sentiero p<strong>la</strong>tonico del<strong>la</strong> verità e<br />

dell’Essere.<br />

78 Si veda nel Filebo <strong>la</strong> presentazione del corporeo come unione di un elemento infinito (“mare infinito del<strong>la</strong> dissomiglianza) e di elementi finiti (intellegibili),<br />

concezione che si trova nei frammenti che abbiamo di Filo<strong>la</strong>o.<br />

79 Leg. X 903 b ss.<br />

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