UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PAVIA - Giurisprudenza - Università ...

In tale ipotesi, non si pone certo un problema di efficacia del contratto
collettivo nei confronti del datore di lavoro (è infatti questo stesso soggetto
che stipula il contratto collettivo con la RSA o con il sindacato
provinciale). Si pone, semmai, un problema di determinazione dell’ambito
soggettivo di efficacia del contratto collettivo aziendale sul versante dei
lavoratori.
Fino a quando i contratti aziendali hanno avuto un contenuto
tendenzialmente migliorativo rispetto a quanto previsto dai contratti
nazionali, il problema praticamente non si è posto. Non vi era ovviamente
alcuna manifestazione di dissenso, neppure da parte dei lavoratori non
iscritti, nei confronti dell’applicazione di siffatti accordi aziendali. Ma, al
manifestarsi di dinamiche economiche recessive e di tendenze alla
contrazione dell’occupazione, hanno iniziato a diffondersi accordi aziendali
peggiorativi. In alcuni casi, tali accordi hanno previsto una diminuzione
della retribuzione al fine di evitare la riduzione dell’organico aziendale; in
altri casi, essi hanno dovuto affrontare fasi di crisi dell’azienda, anche
determinando i criteri di scelta dei lavoratori in esubero. Il vento della
globalizzazione ha poi portato recentemente alla stipulazione di accordi
aziendali fortemente innovativi rispetto al contenuto del contratto nazionale
con norme anche peggiorative rispetto a quest’ultimo (v. da ultimi gli
accordi Fiat Pomigliano d’Arco del 15 giugno 2010 e Fiat Mirafiori del 23
dicembre 2010, in appendice).
Ben si comprende, dunque, che in tali situazioni siano emerse
manifestazioni di dissenso, da parte dei lavoratori, rispetto all’applicazione
nei loro confronti di contratti aziendali ritenuti peggiorativi.
Quale è la rilevanza giuridica di tali manifestazioni di dissenso?
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La rilevanza
giuridica del
dissenso dei
lavoratori