UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PAVIA - Giurisprudenza - Università ...
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Per lungo tempo, i consigli di fabbrica hanno costituito l’unica forma di<br />
rappresentanza sindacale all’interno dell’azienda.<br />
Tale situazione si è però modificata con la rottura, nel 1984, dell’unità tra i<br />
sindacati tradizionali (determinata da posizioni diverse, anzi antitetiche, di<br />
CGIL, da una parte, e CISL e UIL dall’altra, per quanto attiene alle vicende<br />
della indennità di contingenza). Si è assistito così alla rottura dell’unità dei<br />
consigli di fabbrica e, talora, alla costituzione di separate RSA ai sensi<br />
dell’art. 19 dello Statuto dei lavoratori. Nello stesso tempo si sono<br />
presentati sulla scena sindacati non riconducibili a quelli tradizionali (ad<br />
es., in quel periodo, il sindacato dei quadri intermedi) che pretendevano di<br />
costituire proprie RSA. Ne è conseguita una situazione di frammentazione<br />
delle rappresentanze sindacali, anche a livello aziendale.<br />
Il consiglio di fabbrica come organismo tendenzialmente unitario di<br />
rappresentanza dei lavoratori dunque venne meno, sia perché era venuta<br />
meno l’unità di azione dei sindacati storici, sia perché alcuni gruppi di<br />
lavoratori non si riconoscevano più nelle medesime associazioni sindacali.<br />
Cominciò così un tentativo da parte dei sindacati tradizionali di modificare<br />
e ridefinire le forme delle RSA.<br />
2.7. Le RSU.<br />
Uno di questi tentativi ha avuto esito positivo, traducendosi in una<br />
regolamentazione contrattuale delle rappresentanze sindacali aziendali, che<br />
è quella attualmente vigente: si tratta del Protocollo del 23 luglio 1993 e<br />
dell’Accordo interconfederale del 20 dicembre 1993 (stipulati da CGIL,<br />
CISL e UIL, da una parte, e Confindustria e le altre principali<br />
confederazioni datoriali, dall’altra).<br />
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