20.05.2013 Views

I Cicala: un'antica e nobile famiglia genovese in Sicilia - Banca Carige

I Cicala: un'antica e nobile famiglia genovese in Sicilia - Banca Carige

I Cicala: un'antica e nobile famiglia genovese in Sicilia - Banca Carige

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

I <strong>Cicala</strong>:<br />

un’antica<br />

e <strong>nobile</strong><br />

<strong>famiglia</strong><br />

<strong>genovese</strong><br />

<strong>in</strong> <strong>Sicilia</strong><br />

di Andrea Lercari<br />

Uno degli aspetti<br />

peculiari dell’evoluzione<br />

della nobiltà <strong>genovese</strong>,<br />

dal Comune consolare<br />

alla Repubblica<br />

aristocratica, fu<br />

certamente la capacità<br />

di diffondere la propria<br />

<strong>in</strong>fluenza economica<br />

e politica <strong>in</strong> ambito<br />

<strong>in</strong>ternazionale,<br />

<strong>in</strong> Europa<br />

e nel Mediterraneo.


STORIA<br />

57


STORIA<br />

58<br />

Alle pag<strong>in</strong>e precedenti<br />

Stemma della Famiglia<br />

<strong>Cicala</strong>, dallo Stemmario<br />

Genovese, manoscritto<br />

cartaceo (1710) con<br />

disegni acquerellati.<br />

Genova, Biblioteca<br />

Civica Berio, Sezione<br />

di Conservazione<br />

e Raccolta Locale, m.r.<br />

I.5.15.<br />

<strong>Sicilia</strong>, <strong>in</strong>cisione su rame<br />

di Petrus Van der Aa,<br />

Leida 1723. Collezione<br />

della Galleria <strong>genovese</strong><br />

San Lorenzo al Ducale.<br />

Molti cittad<strong>in</strong>i genovesi presero stabile residenza <strong>in</strong> terre lontane da quella d’orig<strong>in</strong>e,<br />

rimanendo però a questa legati attraverso l’articolata struttura parentale<br />

che ogni s<strong>in</strong>gola <strong>famiglia</strong> ammessa al governo della cosa pubblica si era data:<br />

l’albergo. Se la nobiltà <strong>genovese</strong>, geneticamente guerriera e mercantile, poté prosperare<br />

e conservare la propria sovranità <strong>in</strong> un’Europa organizzata <strong>in</strong> grandi Stati monarchici, ciò<br />

fu dovuto <strong>in</strong> larga parte all’abilità con cui numerosi rami di famiglie genovesi riuscirono<br />

ad affermarsi <strong>in</strong> quegli stessi Stati, entrando a far parte dei ceti dirigenti locali, sia <strong>in</strong> ambio<br />

civico, sia <strong>in</strong> ambito feudale, <strong>in</strong>serendosi <strong>in</strong>cisivamente nel loro apparato economico e<br />

ricoprendo cariche di primo piano, senza mai recidere il legame con la madrepatria della<br />

quale, anzi, rappresentarono sempre gli <strong>in</strong>teressi economici e politici. 1 In epoca medioevale<br />

questo fenomeno si sviluppò prevalentemente nell’area del Mediterraneo orientale e<br />

del Mar Nero ove i Genovesi crearono una fitta rete di basi commerciali, acquistando quartieri<br />

e fondaci nelle pr<strong>in</strong>cipali città e anche alcuni centri e territori strategici. In questo contesto<br />

alcune delle pr<strong>in</strong>cipali famiglie al governo della città detennero vere e proprie signorie:<br />

gli Embriaci, gli Zaccaria, i Cattaneo della Volta, i Gattilusio e i Giust<strong>in</strong>iani sono i casi<br />

più noti, 2 e molte sarebbero state quelle rappresentate nei patriziati locali nei secoli successivi<br />

alla f<strong>in</strong>e della dom<strong>in</strong>azione europea. 3 Con l’avanzata turca a svantaggio della Cristianità<br />

i nobili mercanti genovesi rivolsero più marcatamente la propria attenzione a quei<br />

grandi Stati europei così differenti per concezione politica dal loro. Se il ricco sud est della<br />

Francia, ove numerosi sono i casi di famiglie genovesi che vi acquisirono possedimenti<br />

feudali e un’elevata dignità sociale e politica, costituì un’area d’espansione quasi naturale<br />

dei nobili liguri per la contiguità geografica, 4 tra il XVI e il XVII secolo il rapporto privilegiato<br />

che legò la Repubblica aristocratica (nata dalla riforma costituzionale “doriana” del<br />

1528) all’Europa di Carlo V e dei suoi successori favorì un’eccezionale diffusione di famiglie<br />

genovesi nei territori sottoposti alla Corona degli Asburgo. 5 Troviamo così significative<br />

presenze genovesi <strong>in</strong> Spagna, nelle Fiandre, <strong>in</strong> Sardegna, <strong>in</strong> <strong>Sicilia</strong>, <strong>in</strong> tutto il Regno di


Napoli e nelle isole Canarie. In particolare, la <strong>Sicilia</strong> era stata s<strong>in</strong> dal Medioevo “terra di<br />

conquista” per i mercanti genovesi che da essa traevano soprattutto il grano così scarso <strong>in</strong><br />

patria e numerosi erano stati coloro che vi avevano ottenuto anche alti <strong>in</strong>carichi politici e<br />

militari. Tra le numerosissime famiglie che nel corso dei secoli presero stabile dimora nell’isola,<br />

dando vita a illustri stirpi locali, devono essere annoverati i <strong>Cicala</strong> (nei documenti<br />

menzionati anche come Cicada o Cigala) che, con Visconte del fu Carl<strong>in</strong>o, s<strong>in</strong>golare figura<br />

di capitano marittimo e armatore impegnato nella guerra di corsa contro gli Islamici e<br />

assentista di galee alla Corona spagnola, 6 si stabilirono nella città di Mess<strong>in</strong>a. In tutti i casi<br />

di nobili famiglie genovesi <strong>in</strong>sediatesi fuori dai conf<strong>in</strong>i della Dom<strong>in</strong>ante, i numerosissimi<br />

processi d’ascrizione al Patriziato conservati presso l’Archivio di Stato di Genova documentano<br />

gli <strong>in</strong><strong>in</strong>terrotti rapporti tra i s<strong>in</strong>goli esponenti e la Repubblica. Questi documenti<br />

costituiscono una ricchissima fonte di notizie, poiché l’ascrizione di Genovesi nati<br />

e residenti per diverse generazioni <strong>in</strong> terra straniera comportava la necessità di accertarne<br />

accuratamente l’identità, ascoltando numerose testimonianze di parenti ancora viventi a<br />

Genova o di patrizi che <strong>in</strong> quelle terre commerciavano e operavano f<strong>in</strong>anziariamente, facendo<br />

raccogliere <strong>in</strong> loco dai consoli della Nazione <strong>genovese</strong> le testimonianze dei nobili che<br />

conoscevano i candidati e la loro <strong>famiglia</strong>, nonché i documenti <strong>in</strong> copia autentica attestanti<br />

i battesimi e i matrimoni. Nei processi d’ascrizione dei <strong>Cicala</strong> molto spesso i testimoni chiamati<br />

erano capitani genovesi patrizi che avevano conosciuto i candidati durante le consuete<br />

soste delle galee della Repubblica nel porto di Mess<strong>in</strong>a, <strong>in</strong> occasione delle missioni<br />

condotte nella stagione estiva: a loro i padri dei giovani si rivolgevano perché presenziassero<br />

alle deposizioni dei testi e, giunti <strong>in</strong> patria, attestassero l’identità degli ascribendi.<br />

I <strong>Cicala</strong>, presenti sulla scena politica cittad<strong>in</strong>a s<strong>in</strong> dal XII secolo, appartenevano alla più antica<br />

nobiltà <strong>genovese</strong>, quella consolare, che aveva dato cioè consoli al Comune nel primo<br />

periodo della sua esistenza. Il primo membro della <strong>famiglia</strong><br />

del quale sia documentata la partecipazione al governo<br />

cittad<strong>in</strong>o è Guglielmo <strong>Cicala</strong> che fu tra i Consoli dei Placiti,<br />

gli amm<strong>in</strong>istratori della giustizia, nel 1155 e nel 1157<br />

e tra quelli del Comune nel 1161, 7 mentre nel 1158 fu uno<br />

degli ambasciatori <strong>in</strong>viati all’imperatore Federico “barbarossa”<br />

dal quale ottennero la conferma dei privilegi della<br />

città. 8 Nel corso del secolo successivo la <strong>famiglia</strong> dette molti<br />

altri uom<strong>in</strong>i di governo, dist<strong>in</strong>guendosi come una delle<br />

pr<strong>in</strong>cipali esponenti della fazione ghibell<strong>in</strong>a. Le case dell’albergo<br />

erano situate <strong>in</strong> città, nell’area compresa tra la cattedrale<br />

di San Lorenzo e il mercato di San Pietro <strong>in</strong> Banchi,<br />

nello spazio occupato dalla piazza delle Scuole pie. Oggi,<br />

tuttavia, a portare il nome della <strong>famiglia</strong> è un sontuoso<br />

palazzo fatto edificare a metà del C<strong>in</strong>quecento da Nicolò<br />

<strong>Cicala</strong> che prospetta su un’altra piccola piazza, nell’area<br />

compresa tra la Ripa Maris e la chiesa di San Siro. Tutta la<br />

cospicua produzione erudita, che tra XVI e XVIII secolo illustrò<br />

la storia delle famiglie genovesi, si occupò ovviamente<br />

dei <strong>Cicala</strong>, talvolta cedendo all’uso di ricostruzioni tanto<br />

celebrative quanto fantasiose sulle più remote orig<strong>in</strong>e del<br />

casato; piace qui ricordare quanto scrivevano due degli ultimi<br />

autori che di loro si occuparono alla f<strong>in</strong>e del Settecento,<br />

negli ultimi anni di vita della Repubblica di Genova,<br />

quando ancora era ben vivo <strong>in</strong> città il prestigio del casato.<br />

Giacomo Giscardi nel 1774 scriveva dei <strong>Cicala</strong>: «Nobili<br />

cittad<strong>in</strong>i genovesi tranno orig<strong>in</strong>e dalla Germania da dove<br />

l’anno 942 vennero ad abitare nelle parti di Lerice, Riviera<br />

A fronte<br />

A s<strong>in</strong>istra, stemma della<br />

<strong>famiglia</strong> <strong>Cicala</strong>, tratto<br />

dall’opera di Agost<strong>in</strong>o<br />

Franzoni Nobiltà<br />

di Genova, della cui<br />

edizione a stampa<br />

la Biblioteca Civica<br />

Berio conserva due<br />

esemplari nella Sezione<br />

di Conservazione<br />

e Raccolta Locale.<br />

L’opera fu pubblicata<br />

a Genova nel 1636 da<br />

Pier Giovanni Calenzani<br />

e Giovanni Maria<br />

Farroni, con tavole<br />

<strong>in</strong>cise su rame<br />

da Girolamo David<br />

su disegni di Luciano<br />

Borzone (F.Ant.Gen.<br />

D.34 e m.r.Rari.C.33).<br />

A destra, copia<br />

manoscritta del secolo<br />

XIX con tavole<br />

acquerellate (m.r.IX.512.).<br />

Genova, Palazzo <strong>Cicala</strong><br />

(XVI secolo) <strong>in</strong> piazza<br />

dell’Agnello.<br />

STORIA<br />

59


STORIA<br />

60<br />

Genova, la Loggia<br />

dei <strong>Cicala</strong> (secoli<br />

XV-XVII) <strong>in</strong> piazza<br />

delle Scuole Pie.<br />

A fronte<br />

Albero genealogico<br />

della <strong>famiglia</strong> <strong>Cicala</strong>,<br />

da Antonio Maria<br />

Buonarroti, Alberi<br />

genalogici di diverse<br />

famiglie nobili,<br />

manoscritto cartaceo<br />

(1750). Genova,<br />

Biblioteca Civica<br />

“Berio”, Sezione<br />

di Conservazione,<br />

m.r.V.4.16.<br />

Bassorilievo marmoreo<br />

raffigurante lo stemma<br />

di Giovanni Battista<br />

<strong>Cicala</strong>, card<strong>in</strong>ale<br />

di San Clemente.<br />

occidentale anzi orientale di Genova, et <strong>in</strong>di a Genova circa<br />

l’anno 1140. Et ad essi si aggregarono di quelli di cognome<br />

Scarsis, Recalcati, Mosca e Besazza. Trattando di questa<br />

<strong>famiglia</strong>, Giorgio Rubestel nel suo Teatro genealogico<br />

dice che il primo che acquistò <strong>in</strong> Italia questo cognome di<br />

<strong>Cicala</strong> fu Pompeo, valoroso soldato ligure abitante nella città<br />

di Ventimiglia, poiché mentre si stava combattendo tra<br />

l’esercito <strong>genovese</strong> e pisano venne verso de Genovesi una<br />

compagnia di Cicale, cantando a loro uso, e passarono sopra<br />

il capo di Pompeo et <strong>in</strong>di volando si partirono; per il<br />

ché suscitò gran paura e susurro nell’esercito, prendendo<br />

ciò chi <strong>in</strong> buono e chi <strong>in</strong> cattivo augurio. Ma uscito <strong>in</strong> campo<br />

Pompeo con carico di capitano de Genovesi contro Pisani<br />

e combattendo valorosamente, riportò di questi valorosa<br />

vittoria, che però <strong>in</strong> segno di gloria pose nel suo scudo<br />

le Cicale d’oro <strong>in</strong> campo azurro, che poscia i suoi successori<br />

per varie cagioni dim<strong>in</strong>uirono dette Cicale, riducendole<br />

chi al numero di sette, chi al numero di c<strong>in</strong>que. ...». 9<br />

Nel 1782 un altro autore, il medico Agost<strong>in</strong>o Della Cella,<br />

def<strong>in</strong>iva più prudentemente i <strong>Cicala</strong> «Nobili et antichissimi<br />

cittad<strong>in</strong>i genovesi, l’orig<strong>in</strong>e de quali non ben accordata<br />

si trova dalli scrittori, il ché m’<strong>in</strong>duce a credere esser tale <strong>famiglia</strong><br />

immemorabile nella città di Genova. Nulla ne dice<br />

il Recco et il Ganduzio asserisce esservi Istorie che dicono<br />

essere la loro orig<strong>in</strong>e antichissima da Lerici, di dove siano<br />

venuti a Genova <strong>in</strong>torno al 1100», 10 concludendo, dopo aver illustrato le gesta di <strong>in</strong>numerevoli<br />

personaggi della <strong>famiglia</strong> nel corso dei secoli, «cont<strong>in</strong>uano non solo <strong>in</strong> Genova i predetti<br />

due rami di nobili <strong>Cicala</strong>, costituiti nello splendore di nobiltà, dignità e ricchezza, ma<br />

anche <strong>in</strong> Napoli va cont<strong>in</strong>uando altro ramo di detti nobili <strong>Cicala</strong> genovesi nel maggior lustro<br />

e grandezza, decorati del titolo di Duchi di Triolo, delli quali si vede al Libro d’Oro una<br />

ascrizione seguita nell’anno 1702 nella persona di Carlo Francesco <strong>Cicala</strong> figlio di Giovanni<br />

Battista d’anni 6. Non si vede però avere cont<strong>in</strong>uate le ascrizioni». 11 Nei secoli XIV e XV,<br />

quando <strong>in</strong> città si alternarono i dogati delle grandi famiglie popolari e le dom<strong>in</strong>azioni straniere,<br />

come gran parte dall’antica nobiltà che aveva visto notevolmente emarg<strong>in</strong>ato il proprio<br />

ruolo politico, i <strong>Cicala</strong> concentrarono le proprie attenzioni sui commerci <strong>in</strong>ternazionali<br />

e sull’amm<strong>in</strong>istrazione dei dom<strong>in</strong>i orientali. Nel corso della prima metà del Quattrocento,<br />

unico esponente di grande peso politico dell’albergo <strong>Cicala</strong> fu Battista <strong>Cicala</strong> olim<br />

Scarsi, illustre giureconsulto, cavaliere e conte palat<strong>in</strong>o, diplomatico e consigliere dell’imperatore<br />

Sigismondo che concesse a lui e all’albergo l’uso dello stemma «di rosso all’aquila<br />

coronata d’argento», che la <strong>famiglia</strong> assunse <strong>in</strong> sostituzione di quello antico «d’azzurro<br />

a sei cicale d’argento poste <strong>in</strong> orlo». 12 Gli altri, pur partecipi delle cariche pubbliche spettanti<br />

agli esponenti dell’Ord<strong>in</strong>e <strong>nobile</strong>, si dist<strong>in</strong>sero soprattutto nei traffici <strong>in</strong>ternazionali<br />

e nei dom<strong>in</strong>i d’Oltremare: Carlo <strong>Cicala</strong> fu Odoardo fu Ugol<strong>in</strong>o, diretto ascendente del nostro<br />

Visconte, fu capitano di Famagosta nel 1443. 13 Figura di grande spicco fu poi Meliaduce<br />

<strong>Cicala</strong> figlio di Antonio e nipote ex fratre di detto Carlo, che fu Tesoriere della Chiesa<br />

sotto papa Sisto IV (il savonese Francesco Della Rovere) e grande benefattore. Morto nel<br />

1481, dest<strong>in</strong>ò un capitale di 5.000 lire al Banco di San Giorgio per dotare le fanciulle povere<br />

di Genova e nom<strong>in</strong>ò erede universale la Camera Apostolica con l’obbligo d’istituire<br />

l’Ospedale di San Giovanni Battista dei Genovesi, dest<strong>in</strong>ato ad accogliere e assistere i connazionali<br />

che si trovavano nell’Urbe. 14 I <strong>Cicala</strong> furono tra le famiglie dell’antica nobiltà <strong>genovese</strong><br />

maggiormente <strong>in</strong>serite nell’entourage del card<strong>in</strong>ale Giovanni Battista Cibo, salito<br />

al soglio pontificio nel 1484 col nome di Innocenzo VIII: beneficiando della sua <strong>in</strong>fluenza,


si <strong>in</strong>serirono nell’ampia colonia <strong>genovese</strong> <strong>in</strong> Roma. Una<br />

figlia di Carlo, Cater<strong>in</strong>a, andò sposa al <strong>nobile</strong> Domenico De<br />

Mari fu Montano, zio materno di Innocenzo VIII, dal quale<br />

ebbe Peretta andata sposa a Domenicaccio Doria capitano<br />

pontificio e signore d’Oneglia. 15 Dallo stesso Carlo nacque<br />

anche, tra gli altri, Visconte, che ebbe a sua volta molti<br />

figli, tra i quali Carlo e Odoardo vescovo di Sagona <strong>in</strong><br />

Corsica (1544). Carlo contrasse due unioni matrimoniali<br />

con altrettante dame genovesi d’antica nobiltà, Catetta Doria<br />

fu Geronimo fu Antonio e Pellegr<strong>in</strong>a Grillo fu Lorenzo,<br />

avendone numerosa prole: quattro maschi, Visconte,<br />

Giovanni Battista, Filippo e Nicolò e quattro femm<strong>in</strong>e,<br />

G<strong>in</strong>evra, Laura, Cater<strong>in</strong>a e Pellegr<strong>in</strong>a. Nel 1528 la riforma<br />

costituzionale portata a compimento da Andrea Doria con<br />

l’appoggio dell’imperatore Carlo V diede vita alla Repubblica<br />

aristocratica e il ceto di governo, s<strong>in</strong>o ad allora diviso<br />

<strong>in</strong> fazioni e ord<strong>in</strong>i contrapposti, fu unificato e distribuito<br />

<strong>in</strong> ventotto nuovi alberghi i cui membri, ascritti al Liber Civilitatis,<br />

sarebbero stati d’ora <strong>in</strong> poi gli unici legittimati a<br />

rivestire le cariche di governo, prima fra tutte quella biennale<br />

di doge. I <strong>Cicala</strong> furono posti a capo di uno dei ventotto<br />

alberghi, 16 nel quale entrarono anche Visconte e i fratelli<br />

Giovanni Battista, futuro vescovo d’Albenga (1543),<br />

card<strong>in</strong>ale col titolo di San Clemente (1551) e vescovo di Sagona<br />

<strong>in</strong> Corsica (1554), 17 e Nicolò, capostipite di un’illustre<br />

l<strong>in</strong>ea di armatori e capitani marittimi al servizio della Corona<br />

spagnola, presenti anch’essi <strong>in</strong> <strong>Sicilia</strong> 18 (rimasto vedovo,<br />

fu creato vescovo di Mariana e Accia <strong>in</strong> Corsica nel<br />

1560). 19 Inserito nell’entourage familiare del pr<strong>in</strong>cipe Andrea<br />

Doria,Visconte partecipò con lui a numerosissime imprese<br />

belliche, segnalandosi particolarmente <strong>in</strong> quelle di<br />

Barberia (1530) e di Tunisia (1535). Visconte si stabilì <strong>in</strong><br />

Mess<strong>in</strong>a, ove da tempo operava una cospicua comunità mercantile<br />

<strong>genovese</strong>. Nella città siciliana <strong>Cicala</strong> si affermò ben<br />

presto gestendo un emporio e istituendovi una banca. Si<br />

arricchì enormemente grazie all’attività corsara, che procurava<br />

numerose prede di merci e di schiavi, e agli <strong>in</strong>carichi<br />

affidatigli dal Vicerè di <strong>Sicilia</strong>. Il 27 ottobre 1538 partecipò<br />

alla presa di Castelnuovo alle bocche di Cattaro. Secondo<br />

la tradizione, qui avrebbe fatto prigioniera la figlia<br />

di un Bey la quale, battezzata col nome di Lucrezia, divenne<br />

poi sua moglie ma, più verosimilmente, secondo il genealogista<br />

Buonarroti, Lucrezia era una <strong>nobile</strong> <strong>genovese</strong><br />

della <strong>famiglia</strong> Lomell<strong>in</strong>i. 20 Gli anni seguenti videro ancora<br />

Visconte <strong>Cicala</strong>, che ottenne anche la dignità di cavaliere e<br />

commendatore dell’Ord<strong>in</strong>e di San Giacomo di Compostella,<br />

protagonista accanto ad Andrea Doria di molte imprese<br />

guerresche: affiancato dal figlio Giulio, rivestì un ruolo di<br />

grande rilievo nella prima guerra di Corsica che la Repubblica<br />

combatté contro i ribelli di Sampiero Corso sostenuti<br />

dalla Francia. Un ricordo significativo della fama goduta<br />

da Visconte <strong>in</strong> questi anni ci è stato lasciato dal pr<strong>in</strong>cipe<br />

STORIA<br />

61


STORIA<br />

62<br />

Giovanni Andrea Doria che sovente lo cita nel proprio Diario: per esempio, annotando alcuni<br />

fatti bellici dell’estate del 1558, rammenta la flotta siciliana della quale era generale il<br />

catalano don Berl<strong>in</strong>gero Donis affiancato da Visconte <strong>Cicala</strong>, «che era stato non solo allevo<br />

et seguace del Prencipe, ma suo capitano di galera longamente; serviva <strong>in</strong> <strong>Sicilia</strong> con due<br />

galere sue, e l’essere capitano vecchio, di grand’animo, usato nel corso dove la fortuna lo<br />

favorì, et assai favorito del Prencipe, faceva che Don Berl<strong>in</strong>giero non haveva del generale<br />

altro che il nome». 21 Ancora ricordando l’impresa spagnola di Gerba nel 1560 scrive che Visconte<br />

era stato <strong>in</strong>viato <strong>in</strong> <strong>Sicilia</strong> con dieci galere, 22 e ricorda «mandai a chiamare tutti li<br />

generali delle Galere et il Capitano Visconte Cigala, il quale senza esserlo, per la sua età,<br />

esperienza, valore, <strong>in</strong>terveniva <strong>in</strong> tutti li consigli». 23 Doria criticava però la superbia di Visconte,<br />

alla quale attribuiva la f<strong>in</strong>e imm<strong>in</strong>ente che attendeva l’illustre capitano. 24 Infatti, nel<br />

marzo del 1561, mentre si recava a Napoli per protestare di non aver ottenuto il generalato<br />

della flotta siciliana, fu catturato col figlio Scipione presso Trapani dalle navi del corsaro<br />

Dragut. 25 Inviato <strong>in</strong> dono al Sultano di Costant<strong>in</strong>opoli, morì <strong>in</strong> prigionia il 12 dicembre<br />

1564, mentre il figlio si convertì all’Islam e divenne un importante ammiraglio. Oltre a Scipione,<br />

Visconte aveva avuto dalla moglie Lucrezia altri tre figli maschi: il detto Giulio, la<br />

cui discendenza rientrò a Genova ove cont<strong>in</strong>uò a occupare un posto di grande spicco <strong>in</strong> seno<br />

al patriziato, 26 Carlo e Filippo, che ottennero l’ascrizione al Patriziato <strong>genovese</strong> il 28<br />

novembre 1594, 27 dai quali orig<strong>in</strong>arono due l<strong>in</strong>ee che fiorirono nobilmente <strong>in</strong> <strong>Sicilia</strong> e nel<br />

Regno di Napoli.<br />

Carlo <strong>Cicala</strong> fu Visconte, ascritto una prima volta al patriziato l’11 aprile 1589, 28 seguì le<br />

orme paterne come uomo d’armi e fu per due volte, nel 1598 e nel 1600, ambasciatore<br />

dell’imperatore Rodolfo II presso il Sultano per trattare la pace. Le due ambascerie gli<br />

valsero rispettivamente i titoli di conte palat<strong>in</strong>o e di duca di Mixia, mentre al ritorno della<br />

seconda ambasceria fu creato cavaliere di San Giacomo della Spada. In Mess<strong>in</strong>a fu console<br />

dei Genovesi dal 1592 al 1596, e governatore dell’Arciconfraternita degli Azzurri. Il<br />

25 agosto 1606 fu scelto dal Senato mess<strong>in</strong>ese quale ambasciatore della città al Viceré e<br />

al Re. Il 19 luglio 1630 fu <strong>in</strong>vestito del pr<strong>in</strong>cipato di Tiriolo <strong>in</strong> Calabria, ove venne costruito<br />

un borgo denom<strong>in</strong>ato <strong>Cicala</strong>. 29 Il feudo sarebbe rimasto alla sua discendenza primogenita<br />

maschile che alternò la propria residenza tra Tiriolo e Mess<strong>in</strong>a nei decenni successivi,<br />

trasferendosi poi a Napoli. Nel 1587 egli aveva sposato la <strong>nobile</strong> mess<strong>in</strong>ese donna<br />

Beatrice Giudice dalla quale erano nati Eleonora e Giovanni Battista, ascritto al patriziato<br />

il 21 novembre 1615 all’età di diciotto anni. 30 Giovanni Battista <strong>Cicala</strong> sposò la<br />

<strong>nobile</strong> mess<strong>in</strong>ese donna Giovanna de Gregorio, figlia di don Cesare e di donna Leonora,<br />

il 4 giugno 1618 nella chiesa di San Giuliano di Mess<strong>in</strong>a, avendone c<strong>in</strong>que figli maschi:<br />

Carlo (nato nel 1620), Cesare (nato nel 1621), Scipione (nato nel 1623), ricevuto nell’Ord<strong>in</strong>e<br />

dei Cavalieri di Malta il 13 aprile 1634, 31 Giac<strong>in</strong>to (nato nel 1639) e Luca Francesco<br />

(nato nel 1642), tutti nati nel feudo di Tiriolo. I primi tre furono ascritti al Patriziato<br />

<strong>genovese</strong> il 13 dicembre 1635, mentre studiavano <strong>in</strong> Napoli, ove abitavano nella<br />

casa dello zio Antonio Sp<strong>in</strong>ola, e il padre risiedeva <strong>in</strong> Tiriolo. Al processo istruito <strong>in</strong> Genova<br />

testimoniavano Giovanni Battista Malfante fu Francesco e Geronimo Sp<strong>in</strong>ola di<br />

Giovanni Battista fu Lodisio, patrizi genovesi operanti <strong>in</strong> Napoli, che avevano conosciuto<br />

i giovani frequentando casa Sp<strong>in</strong>ola, e il cug<strong>in</strong>o Giovanni Battista fu Giulio che dichiarava:<br />

«tutti discendiamo da Vesconte quondam Carlo, qual Vesconte fu fratello del<br />

signor card<strong>in</strong>ale, et io ho avuto lettere della nascita di detti figlioli, secondo che sono<br />

nati, dal padre loro, il quale me ne dava aviso et io me ne rallegravo», e che era cont<strong>in</strong>uamente<br />

aggiornato sullo stato dei giovani dalla corrispondenza con Antonio Sp<strong>in</strong>ola.<br />

32 Giac<strong>in</strong>to fu <strong>in</strong>vece ascritto il 26 novembre 1640, quando non aveva compiuto ancora i<br />

due anni, con le testimonianze dei cug<strong>in</strong>i Giovanni Battista <strong>Cicala</strong> fu Nicolò e Francesco<br />

Maria Sp<strong>in</strong>ola fu Antonio, cavaliere di San Giacomo della Spada. 33 L’ultimogenito, Luca<br />

Francesco, chiamato solo Francesco, non risulta ascritto al Libro della Nobiltà ma rimangono<br />

una pratica istruita a tal f<strong>in</strong>e con le testimonianze raccolte <strong>in</strong> Napoli il 15 di-


cembre 1660 su richiesta di suo padre, Giovanni Battista, dal console <strong>genovese</strong> Giuseppe<br />

Grimaldi e la documentazione parrocchiale del matrimonio dei genitori, raccolta <strong>in</strong><br />

Mess<strong>in</strong>a dal console generale della Repubblica nel Regno di <strong>Sicilia</strong>, Filippo <strong>Cicala</strong> fu Francesco,<br />

cavaliere dell’Ord<strong>in</strong>e Militare della Stella. 34 Dei figli di Giovanni Battista <strong>Cicala</strong>,<br />

Cesare, che fu più volte console della Nazione <strong>genovese</strong> nella città di Mess<strong>in</strong>a, l’8 aprile<br />

1652, nella chiesa di Sant’Antonio, sposò una cug<strong>in</strong>a <strong>in</strong> terzo grado, donna Cornelia de<br />

Gregorio, qu<strong>in</strong>dicenne figlia di don Carlo de Gregorio fu Tomaso e di donna Topazia Daynotto,<br />

dalla quale nacquero quattro figli maschi: Giovanni Battista (nato nel 1658), Carlo<br />

(nato nel 1659), Scipione (nato nel 1661), che sarebbe stato ricevuto tra i Cavalieri di<br />

Malta il 24 giugno 1674, 35 e Cesare (nato postumo al padre nel 1664), tutti nati <strong>in</strong> Mess<strong>in</strong>a.<br />

Il processo istruito per l’ascrizione di Giovanni Battista e Carlo, decretata il 5 aprile<br />

1664, 36 fornisce copiose notizie sullo stato della <strong>famiglia</strong>. Oltre agli atti di battesimo<br />

dei candidati e a quello del matrimonio dei genitori, venivano prodotte le testimonianze<br />

rilasciate il 16 agosto 1660 <strong>in</strong> Mess<strong>in</strong>a al console <strong>genovese</strong> Filippo <strong>Cicala</strong> e al suo cancelliere<br />

Antonio Barrese da don Cesare e fra’ don Andrea, cavaliere di Malta, fratelli <strong>Cicala</strong><br />

del fu Francesco e da don Tomaso Caffaro y Balsamo del defunto giureconsulto Anton<strong>in</strong>o,<br />

tre dei più prossimi parenti di don Cesare <strong>Cicala</strong>; da fra’ don Benedetto Salvago<br />

fu Stefano, cavaliere di Malta <strong>genovese</strong>, e da don Giovanni Battista Vigevi fu Giovanni<br />

Lorenzo, due «amicissimi» del padre dei giovani. Le testimonianze erano raccolte alla<br />

presenza degli ufficiali delle galee genovesi <strong>in</strong> quel momento <strong>in</strong> Mess<strong>in</strong>a, alcuni dei quali<br />

testimoniavano poi al processo istruito a Genova tra il dicembre 1663 e il gennaio 1664:<br />

Giorgio Centurione figlio del doge Giovanni Battista, Giuseppe Sauli fu Gio. Antonio e<br />

Ippolito Centurione fu Francesco, commissario generale della flotta. Scipione e Cesare<br />

furono ascritti alcuni anni dopo, il 30 maggio 1669. 37 Le prime testimonianze per l’ascrizione<br />

del solo Scipione erano state raccolte a Mess<strong>in</strong>a il 12 agosto 1664, quando il pa-<br />

Veduta prospettica<br />

del porto e della città<br />

di Mess<strong>in</strong>a, <strong>in</strong><br />

un’<strong>in</strong>cisione su rame<br />

di Petrus Van der Aa.<br />

Collezione della Galleria<br />

<strong>genovese</strong> San Lorenzo<br />

al Ducale.<br />

STORIA<br />

63


64<br />

Genova e il suo porto <strong>in</strong><br />

un’<strong>in</strong>cisione di Matteo<br />

Seutter, XVIII secolo.<br />

dre risultava già defunto, su istanza dell’avo materno don Carlo de Gregorio (ora qualificato<br />

come marchese di Poggio Gregorio e cavaliere dell’Ord<strong>in</strong>e Militare della Stella),<br />

dal console <strong>genovese</strong> Filippo <strong>Cicala</strong> fu Francesco e dal cancelliere Anton<strong>in</strong>o Barrese alla<br />

presenza di numerosi patrizi genovesi presenti <strong>in</strong> Mess<strong>in</strong>a: il marchese Giovanni Francesco<br />

Pallavic<strong>in</strong>o, figlio del senatore Paolo Geronimo, console della Repubblica <strong>in</strong> Palermo<br />

e capitano delle galee genovesi, Gio. Agost<strong>in</strong>o Pellissone fu Gio. Filippo, capitano della<br />

galea Vittoria, Giovanni Battista Fieschi fu Federico, capitano della galea San Giovanni<br />

Battista, don Carlo Doria del defunto pr<strong>in</strong>cipe Giovanni Andrea, il conte Giovanni Luca<br />

Pallavic<strong>in</strong>o del conte Angelo, il marchese Pallavic<strong>in</strong>o del conte Ottavio, Marcello Sauli<br />

fu Gio. Antonio, Giuseppe Maria Pellissone fu Gio. Domenico, Giulio Cattaneo di<br />

Raffaele, Francesco Maria Galleani di Paolo V<strong>in</strong>cenzo e prete Giacomo Scorza di Ambrogio.<br />

Attestarono l’identità del giovane don Cesare e fra’ don Andrea <strong>Cicala</strong> del fu Francesco,<br />

due dei suoi più prossimi parenti, e Anton<strong>in</strong>o e Giuseppe fratelli Ancona del defunto<br />

giureconsulto Giovanni Paolo, «amicissimi» del suo defunto padre. Altre testimonianze,<br />

ma questa volta sull’identità di Scipione e di Cesare, erano state poi raccolte a<br />

Mess<strong>in</strong>a il 17 agosto 1665, ancora su istanza dell’avo materno don Carlo de Gregorio,<br />

dal console <strong>genovese</strong> Giovanni Francesco Giovo fu Nicolosio e del cancelliere Anton<strong>in</strong>o<br />

Barrese: ad attestare l’identità dei due giovani erano tre amici del loro defunto padre: l’abate<br />

don V<strong>in</strong>cenzo Giust<strong>in</strong>iani fu Cassano, don Benedetto Salvago fu Stefano e don Gregorio<br />

Vigevi fu Giovanni Lorenzo. Il 17 settembre 1666 a Genova fu istruito un processo<br />

per l’ascrizione di Scipione. Su istanza di Antonio Grimaldi, cug<strong>in</strong>o dei <strong>Cicala</strong>, furono<br />

ascoltate le testimonianze dei patrizi Carlo Geronimo Camogli fu Paolo Geronimo e<br />

Domenico Sperone fu Prospero, che erano stati a Mess<strong>in</strong>a nell’agosto passato sulle galee<br />

Santa Maria e San Giorgio e avevano conosciuto Scipione e il fratello Cesare <strong>in</strong> casa dello<br />

zio Filippo console <strong>genovese</strong>, e quella di Ippolito Gallo fu Giovanni Battista, che aveva<br />

ben conosciuto Cesare e ricordava che era stato console della Nazione <strong>genovese</strong> <strong>in</strong><br />

Mess<strong>in</strong>a. La pratica non fu conclusa. Nuove testimonianze, questa volta per il solo Cesare,<br />

erano state raccolte a Mess<strong>in</strong>a il 5 novembre 1667 al cospetto del console <strong>genovese</strong><br />

Filippo <strong>Cicala</strong> e del cancelliere Anton<strong>in</strong>o Barrese, <strong>in</strong> presenza dei patrizi genovesi Genesio<br />

Magnasco fu Giovanni Battista, Francesco Maria Galleani fu Paolo V<strong>in</strong>cenzo e Giuseppe<br />

Maria Clavar<strong>in</strong>o di Gio. Luca, rispettivamente capitano e ufficiali della galea San-


ta Maria. In questa occasione, attestavano l’identità del giovane lo zio materno don Tomaso<br />

de Gregorio di Carlo e due cug<strong>in</strong>i <strong>in</strong> terzo grado del defunto Cesare, il subdiacono<br />

don Paolo <strong>Cicala</strong> fu Francesco e don Tomaso Caffaro fu Anton<strong>in</strong>o, che era anche padr<strong>in</strong>o<br />

di battesimo di Cesare. Il giorno seguente lo stesso Filippo <strong>Cicala</strong> scriveva al cug<strong>in</strong>o<br />

Antonio Grimaldi a Genova, <strong>in</strong>viandogli la nuova documentazione raccolta per perfezionare<br />

l’ascrizione del nipote Scipione e istruire la pratica per quella dell’altro nipote<br />

Cesare. Il 4 agosto 1668 furono ascoltate <strong>in</strong> Genova le testimonianze di Genesio Magnasco<br />

e di Francesco Maria Galleani, presenti a Mess<strong>in</strong>a nel novembre precedente, i quali<br />

confermavano di aver conosciuto il piccolo Cesare <strong>in</strong> casa dello zio Filippo <strong>Cicala</strong><br />

console della Nazione <strong>genovese</strong>, e assistito alle deposizioni dei testi che lo conoscevano<br />

dalla nascita. Giovanni Battista <strong>Cicala</strong> fu Cesare, quarto pr<strong>in</strong>cipe di Tiriolo, risiedette <strong>in</strong><br />

Napoli presso il fratello fra’ Scipione <strong>Cicala</strong>, ricevitore della Sacra Religione Gerosolimitana<br />

di Malta. Qui, nella chiesa di Sant’Agnello Maggiore, il 22 gennaio 1682 sposò una<br />

<strong>nobile</strong> napolitana di illustre casato, donna Cater<strong>in</strong>a Caracciolo, figlia del pr<strong>in</strong>cipe di Marsico<br />

Vetere e di donna Violante Pignatelli, che favorì il suo <strong>in</strong>serimento nella più alta nobiltà<br />

partenopea. Dall’unione nacquero numerosi figli maschi, molti dei quali morirono<br />

giov<strong>in</strong>etti. Il 17 dicembre 1691 ottenne l’ascrizione al patriziato <strong>genovese</strong> Cesare Antonio,<br />

nato nel 1686 a Tiriolo e <strong>in</strong> quel momento unico figlio maschio superstite di Giovanni<br />

Battista e Cater<strong>in</strong>a. 38 Nel 1696, sempre a Tiriolo, nacque Carlo Francesco, ascritto<br />

il 19 dicembre 1702. 39 Terzo figlio di Giovanni Battista e ultimo dei <strong>Cicala</strong> pr<strong>in</strong>cipi di Tiriolo<br />

a ottenere l’ascrizione fu Scipione Clemente, nato <strong>in</strong> Napoli nel 1703 e ascritto il<br />

1° luglio 1704, 40 dest<strong>in</strong>ato dal padre all’abito di cavaliere di Malta. 41<br />

Stabilmente <strong>in</strong> Mess<strong>in</strong>a risiedette <strong>in</strong>vece la discendenza di Filippo <strong>Cicala</strong> del fu Visconte,<br />

anche se egli fu sovente <strong>in</strong> Genova ospite dello zio card<strong>in</strong>ale. Filippo ricoprì importanti<br />

cariche nella città siciliana: tre volte senatore, fu anche governatore della Tavola Pecuniaria<br />

e governatore dell’Arciconfraternita degli Azzurri. Nel 1595 fu tra i fondatori dell’Ord<strong>in</strong>e<br />

Militare della Stella, con funzione di difesa della Cristianità. 42 Dalla moglie, la <strong>nobile</strong><br />

Isabella Zapata, ebbe due figli: Visconte, creato duca di Castrofilippo nel 1625, e Francesco,<br />

che risulta ascritto al patriziato il 1° dicembre 1630 all’età di c<strong>in</strong>quant’anni. 43 Quest’ultimo<br />

sposò donna Maria Marullo, dalla quale ebbe sei figli maschi: Filippo, Visconte,<br />

Tomaso, che <strong>in</strong> seguito fu sacerdote nella Congregazione dei Chierici Regolari M<strong>in</strong>ori e<br />

dottore <strong>in</strong> Sacra Teologia, Cesare e Andrea, tutti ascritti al patriziato <strong>genovese</strong> l’11 dicembre<br />

1638, 44 e Paolo Carlo Melchio. Quest’ultimo, nato a Mess<strong>in</strong>a nel 1636, il cui nome non<br />

compare nel Liber Nobilitatis, fu ascritto al patriziato <strong>genovese</strong> il 6 agosto 1647: il 27 novembre<br />

1646 erano state raccolte <strong>in</strong> Genova le testimonianze dei patrizi Giovanni Giorgio<br />

Giust<strong>in</strong>iani fu Francesco, commissario generale della flotta, e Galeazzo Pallavic<strong>in</strong>o fu Ascanio,<br />

che nell’estate precedente erano stati <strong>in</strong> Mess<strong>in</strong>a sulle galee della Repubblica, frequentandovi<br />

la casa di Francesco <strong>Cicala</strong> e ricordavano come il fratello maggiore di Paolo, Filippo,<br />

avesse chiesto loro di attestare l’identità del giovane una volta rientrati <strong>in</strong> patria. 45 Tra<br />

i figli di Francesco si dist<strong>in</strong>sero maggiormente Filippo, cavaliere dell’Ord<strong>in</strong>e della Stella,<br />

console generale della Repubblica di Genova nel Regno di <strong>Sicilia</strong> per molti anni e ambasciatore<br />

della città di Mess<strong>in</strong>a alla Corte di Filippo IV (1664-66), e Visconte e Andrea cavalieri<br />

di Malta, ricevuti nell’Ord<strong>in</strong>e rispettivamente il 14 giugno 1641 e il 19 dicembre<br />

1651. 46 Il 18 giugno 1651, nella parrocchia di San Giuliano di Mess<strong>in</strong>a, Filippo sposò la<br />

<strong>nobile</strong> palermitana donna Rosalia Barzell<strong>in</strong>i, figlia di don Giovanni Battista barone di San<br />

Benedetto e Ranciditi, e di donna Agata Ancona, avendone ben sette figli maschi: i primi<br />

c<strong>in</strong>que, Francesco, Giovanni Battista, Visconte, Giuseppe e Tomaso, furono ascritti al patriziato<br />

<strong>genovese</strong> l’8 febbraio 1667. 47 Al processo d’ascrizione furono ancora una volta<br />

prodotte le testimonianze di nobili mess<strong>in</strong>esi parenti degli ascribendi, raccolte <strong>in</strong> Mess<strong>in</strong>a<br />

il 12 agosto 1664 come quelle del cug<strong>in</strong>o Scipione, alla presenza degli stessi patrizi genovesi,<br />

anche se <strong>in</strong> questo caso Filippo <strong>Cicala</strong>, console <strong>genovese</strong> <strong>in</strong> carica, fu sostituito per la<br />

pratica dal patrizio Giovanni Francesco Giovo fu Nicolosio. Anche i testimoni furono gli<br />

STORIA<br />

65


STORIA<br />

66<br />

Lapide sepolcrale<br />

di Edoardo <strong>Cicala</strong>, posta<br />

dai pronipoti Carlo<br />

e Ugo <strong>Cicala</strong> nel 1504,<br />

nella chiesa di San<br />

Giovanni il Vecchio<br />

presso la cattedrale<br />

<strong>genovese</strong>, da un<br />

disegno di Domenico<br />

Piaggio del 1720 tratto<br />

da D. Piaggio,<br />

Epitaphia, sepulcra<br />

et <strong>in</strong>scriptiones cum<br />

stemmatibus marmorea<br />

et lapidea existentia<br />

<strong>in</strong> ecclesis genuensibus,<br />

II, manoscritto cartaceo<br />

(1720). Genova,<br />

Civica Biblioteca<br />

“Berio”, Sezione<br />

di Conservazione,<br />

m.r.V.4.2.<br />

stessi don Cesare e fra’ don Andrea <strong>Cicala</strong> del fu Francesco, loro zii paterni, e Anton<strong>in</strong>o e<br />

Giuseppe fratelli Ancona del defunto giureconsulto Giovanni Paolo, zii della loro madre.<br />

In Genova <strong>in</strong>vece testimoniarono i patrizi Carlo Geronimo Camogli di Paolo Geronimo,<br />

Domenico Sperone fu Prospero e Ippolito Gallo fu Giovanni Battista, tutti ufficiali delle<br />

galee genovesi che si trovavano a Mess<strong>in</strong>a nell’estate precedente e che avevano conosciuto<br />

donna Rosalia e i suoi figli, mentre Filippo <strong>Cicala</strong> si trovava alla Corte spagnola come ambasciatore<br />

della città siciliana. Dagli estratti parrocchiali e dalle testimonianze emerge come<br />

la <strong>famiglia</strong> avesse risieduto per alcuni anni nella città siciliana di L<strong>in</strong>guagrossa: mentre<br />

il primogenito Francesco era nato nel 1652 a Mess<strong>in</strong>a, Giovanni Battista (nato nel 1655) e<br />

Visconte (nato nel 1658) erano nati, <strong>in</strong>fatti, a L<strong>in</strong>guagrossa. I <strong>Cicala</strong> erano poi rientrati a<br />

Mess<strong>in</strong>a, dove erano nati Giuseppe (1661) e Tomaso (1664), battezzato dallo zio Don Tomaso<br />

<strong>Cicala</strong> dell’Ord<strong>in</strong>e dei Chierici Regolari M<strong>in</strong>ori. Cesare (nato nel 1668) e Andrea,<br />

ultimi due figli di Filippo e Rosalia, chiesero l’ascrizione al patriziato solo molti anni dopo,<br />

nel 1704, quando i genitori e alcuni dei fratelli erano già defunti. Alla supplica rivolta<br />

al Senato allegavano una fede rilasciata il 15 ottobre 1703 da Gerolamo Barrese, maestro<br />

notaio e cancelliere della corte del consolato <strong>genovese</strong> <strong>in</strong> Mess<strong>in</strong>a, che aveva frequentato la<br />

loro casa e conosciuto bene i defunti genitori, attestante «come l’illustrissimi signori Don<br />

Cesare e Don Andrea Cigala, figli legitimi e naturali dell’illustrissimi signori hora quondam<br />

Don Filippo Cigala e Donna Rosalia Cigala e Barzell<strong>in</strong>i olim legittimi iugali, <strong>in</strong> tempo<br />

che commorarono, dimororno et habitarono <strong>in</strong> questa predetta città (di Mess<strong>in</strong>a) detti<br />

illustrissimi signori hora quondam Cigala e Barzell<strong>in</strong>i, sempre et <strong>in</strong>cessantemente detti<br />

illustrissimi signori Don Cesare e Don Andrea Cigala fratelli vissero, commororno e dimororno<br />

unitamente con detti illustrissimi signori di Cigala e Barzell<strong>in</strong>i, loro legitimi padre<br />

e madre, e da essi sostentati, alimentati e reputati per loro figli legitimi e naturali». Il<br />

14 luglio il Senato della Repubblica <strong>in</strong>caricava il console <strong>genovese</strong> residente a Mess<strong>in</strong>a, Giuseppe<br />

Ratti, di raccogliere le testimonianze e la documentazione necessarie per attestare l’identità<br />

e la filiazione dei postulanti. 48 Nei mesi seguenti però Andrea <strong>Cicala</strong>, moschettiere<br />

del Re di Francia, morì <strong>in</strong> Germania combattendo nella guerra per la successione al trono<br />

spagnolo contro gli eserciti imperiale e <strong>in</strong>glese. Le prove richieste furono qu<strong>in</strong>di raccolte<br />

dal console Ratti per il solo Cesare. Il 25 settembre 1704 nella cappella della Nazione <strong>genovese</strong><br />

dedicata a San Giorgio si presentarono alcuni dei pr<strong>in</strong>cipali nobili della città di Mess<strong>in</strong>a,<br />

amici del defunto Filippo <strong>Cicala</strong> fu Francesco: don Alessandro Staiti fu Andrea, don<br />

Pietro Faraone fu Francesco, don Bartolomeo Patti fu Andrea, che si dichiarava cug<strong>in</strong>o dei<br />

defunti Filippo e Rosalia, e don Pietro Crisati fu Matteo barone di Fucill<strong>in</strong>o. Tutti riconoscevano<br />

Cesare, trentottenne, e attestavano che all’epoca, degli altri figli nati da Filippo e Rosalia,<br />

Francesco era religioso teat<strong>in</strong>o e risiedeva a Genova, Giovanni Battista e Visconte erano<br />

morti, Giuseppe teat<strong>in</strong>o e Tomaso domenicano erano <strong>in</strong> Mess<strong>in</strong>a e il detto Andrea era<br />

morto combattendo <strong>in</strong> Germania al servizio «delle due Corone», colpito al petto da molti<br />

colpi di archibugio. Le prove raccolte furono trasmesse al Senato da Ratti con lettera datata<br />

da Mess<strong>in</strong>a il 28 ottobre, ma l’ascrizione di Cesare fu decretata due anni dopo, il 12 ottobre<br />

1706. Egli fu l’ultimo di questa l<strong>in</strong>ea dei <strong>Cicala</strong> ad avere ottenuto l’ambito privilegio. 49


Note<br />

1 A. Lercari, Diffusione della Nobiltà <strong>genovese</strong> nell’Europa asburgica tra<br />

XVI e XVII secolo: i casi degli Sp<strong>in</strong>ola a Palermo e dei <strong>Cicala</strong> a Mess<strong>in</strong>a,<br />

<strong>in</strong> «Notiziario dell’Associazione Nobiliare della Liguria», novembre<br />

1995.<br />

2 AA.VV., Dibattito su famiglie Nobili del Mondo Coloniale Genovese nel<br />

Levante, Atti del Convegno, Montoggio, 23 ottobre 1993, a cura di Geo<br />

Pistar<strong>in</strong>o, Accademia Ligure di Scienze e Lettere, Collana di Monografie,<br />

IX (1994).<br />

3 Si pensi al patriziato di Chio, antica signoria della <strong>famiglia</strong> Giust<strong>in</strong>iani.<br />

Cfr.: A. Lercari, Notizie araldiche e genealogiche di famiglie nobili chiote<br />

nel “Libro d’Oro” di Philip Pandely Argenti, <strong>in</strong> Dibattito su famiglie<br />

Nobili del Mondo Coloniale Genovese nel Levante, cit., pp. 100-105.<br />

4 A. Lercari, La Provenza e le fortunate vicende della nobiltà <strong>genovese</strong>,<strong>in</strong><br />

«La Casana», n. 4, 1993, pp. 10-15;<br />

5 A. Pac<strong>in</strong>i, La Genova di Andrea Doria nell’Impero di Carlo V, <strong>in</strong> L’Offic<strong>in</strong>a<br />

dello Storico, 5, Leo S. Olschki, 1999.<br />

6 G. Benzoni, <strong>Cicala</strong> Visconte, <strong>in</strong> Dizionario Biografico degli Italiani, 25,<br />

Roma, Istituto dell’Enciclopedia italiana, 1981, pp. 340-346; A. Lercari,<br />

<strong>Cicala</strong> Visconte, <strong>in</strong> Dizionario Biografico dei Liguri, III, Genova, Consulta<br />

Ligure, 1996, pp. 417-420.<br />

7 Annali genovesi di Caffaro e dei suoi cont<strong>in</strong>uatori,I,Caffaro, traduzione<br />

di C. Roccatagliata Ceccardi e G. Monleone, Genova, Municipio di<br />

Genova, 1923, pp. 52, 62 e 82.<br />

8 Annali genovesi di Caffaro e dei suoi cont<strong>in</strong>uatori, cit., p. 67.<br />

9 Civica Biblioteca “Berio”, Sezione di Conservazione, Genova: G. Giscardi,<br />

Orig<strong>in</strong>e e fasti delle nobili famiglie di Genova, II, manoscritto cartaceo<br />

del 1774, segnatura m. r. IX. 5. 3, pp. 537-538.<br />

10 Civica Biblioteca “Berio”, Sezione di Conservazione, Genova: A. Della<br />

Cella, Famiglie di Genova antiche e moderne, est<strong>in</strong>te e viventi, nobili e<br />

popolari, delle quali si trova memoria alcuna delle Storie ecc. ecc. con le<br />

loro respettive arme, denom<strong>in</strong>azione et orig<strong>in</strong>e. E qualche uom<strong>in</strong>i de’ più<br />

<strong>in</strong>signi e graduati stati <strong>in</strong> esse, manoscritto cartaceo del 1782 (copia del<br />

XIX secolo), I, segnatura m. r. X. 2. 167, p. 796.<br />

11 A. Della Cella, op. cit.<br />

12 G. Nuti, <strong>Cicala</strong> Battista, <strong>in</strong> Dizionario Biografico degli Italiani, 25, Roma,<br />

Istituto dell’Enciclopedia italiana, 1981, pp. 293-297; A. Lercari,<br />

<strong>Cicala</strong> Battista Antonio, <strong>in</strong> Dizionario Biografico dei Liguri, III, Genova,<br />

Consulta Ligure, 1996, pp. 398-401.<br />

13 Civica Biblioteca “Berio”, Sezione di Conservazione, Genova: A. M. Buonarroti,<br />

Alberi genealogici di diverse famiglie nobili, compilati et accresciuti<br />

con loro prove dal molto reverendo fra’ Antonio Maria Buonaroti, sacerdote<br />

professo del Sagr’Ord<strong>in</strong>e Gerosolimitano <strong>in</strong> Genova, distribuita <strong>in</strong> tre<br />

tomi, I, manoscritto cartaceo del 1750, segnatura m.r.V. 4. 16, p. 166.<br />

14 G. Nuti, <strong>Cicala</strong> Meliaduce, <strong>in</strong> Dizionario Biografico degli Italiani, 25,<br />

Roma, Istituto dell’Enciclopedia italiana, 1981, pp. 314-317; C. Bonfigli,<br />

<strong>Cicala</strong> Meliaduce, <strong>in</strong> Dizionario Biografico dei Liguri, III, Genova,<br />

Consulta Ligure, 1996, pp. 413-415.<br />

15 A. Lercari, Doria Domenico, <strong>in</strong> Dizionario Biografico dei Liguri, VI,<br />

Consulta Ligure, <strong>in</strong> corso di stampa.<br />

16 C. Cattaneo Mallone di Novi, I “politici” del Medioevo <strong>genovese</strong>. Il Liber<br />

Civilitatis del 1528, Genova, COPY-LITO s.n.c., 1987, pp. 219-220.<br />

17 G. Fragnito, <strong>Cicala</strong> Giambattista, <strong>in</strong> Dizionario Biografico degli Italiani,<br />

25, Roma, Istituto dell’Enciclopedia italiana, 1981, pp. 304-309;<br />

L.L. Calzamiglia, <strong>Cicala</strong> Giovanni Battista, <strong>in</strong> Dizionario Biografico dei<br />

Liguri, III, Genova, Consulta Ligure, 1996, pp. 407-409.<br />

18 Nicolò sposò Nicoletta Usodimare Oliva dalla quale nacquero: Carlo,<br />

canonico della cattedrale <strong>genovese</strong>, professore di diritto canonico e<br />

nel 1554 vescovo d’Albenga per volontà dello zio Giovanni Battista (cfr.:<br />

G. Fragnito, <strong>Cicala</strong> Carlo, <strong>in</strong> Dizionario Biografico degli Italiani, 25, Roma,<br />

Istituto dell’Enciclopedia italiana, 1981, pp. 297-300; L.L. Calzamiglia,<br />

<strong>Cicala</strong> Carlo, <strong>in</strong> Dizionario Biografico dei Liguri, III, Genova,<br />

Consulta Ligure, 1996, pp. 401-403), Filippo, cavaliere dell’Ord<strong>in</strong>e di<br />

San Giacomo della Spada, Ottavio, Laura, Odoardo, barone d’Angri,<br />

Cater<strong>in</strong>a, Alessandro, Emilia e Camilla. Cfr.: A. M. Buonarroti, op. cit.<br />

Il vescovo Carlo lasciò un figlio naturale, il capitano Giovanni Battista<br />

(nato <strong>in</strong>torno al 1574), che fu capitano delle due galee dello zio Odoardo<br />

s<strong>in</strong>o al 1599, quando questo le vendette, poi nella “Squadra di Genova”<br />

del Duca di Tursi, e <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e delle galee e dello zio Alessandro e<br />

del cug<strong>in</strong>o Nicolò, sempre poste al servizio della Spagna nella “Squadra<br />

di <strong>Sicilia</strong>”. Cfr.: Archivio di Stato di Genova: Manoscritti, 436, Raccolta<br />

Lagomars<strong>in</strong>o, cc. 46 r.-55 r.<br />

19 G. van Glück-C. Eubel, Hierarchia catholica Medii et recentioris Aevi<br />

sive summorum Pontificum, S.R.E. Card<strong>in</strong>alium, ecclesiarum antistitum<br />

series, III, Saeculum XVI ab anno 1503 complectens, Münster, Librariae<br />

Regensbergianae, 1923, p. 235.<br />

20 A. M. Buonarroti, op. cit.<br />

21 Vita del Pr<strong>in</strong>cipe Giovanni Andrea Doria scritta da lui medesimo <strong>in</strong>completa,<br />

a cura di Vilma Borghesi, Genova, Compagnia dei Librai,<br />

1997, pp. 34-35.<br />

22 Vita del Pr<strong>in</strong>cipe Giovanni Andrea Doria scritta da lui medesimo <strong>in</strong>completa,<br />

cit., p. 87.<br />

23 Vita del Pr<strong>in</strong>cipe Giovanni Andrea Doria scritta da lui medesimo <strong>in</strong>completa,<br />

cit., p. 91.<br />

24 Vita del Pr<strong>in</strong>cipe Giovanni Andrea Doria scritta da lui medesimo <strong>in</strong>completa,<br />

cit., p. 105.<br />

25 Vita del Pr<strong>in</strong>cipe Giovanni Andrea Doria scritta da lui medesimo <strong>in</strong>completa,<br />

cit., pp. 152-155.<br />

26 A. Lercari, <strong>Cicala</strong> Giovanni Battista, <strong>in</strong> Dizionario Biografico dei Liguri,<br />

III, Genova, Consulta Ligure, 1996, pp. 409-411.<br />

27 Archivio di Stato, Genova: Archivio Segreto, 2859 A, Nobilitatis, doc.<br />

278 (28 novembre 1594).<br />

28 C. Cattaneo Mallone di Novi, op. cit., p. 343.<br />

29 A. Lercari, <strong>Cicala</strong> Carlo, <strong>in</strong> Dizionario Biografico dei Liguri, III, Genova,<br />

Consulta Ligure, 1996, pp. 403-404.<br />

30 G. Guelfi Camajani, Il “Liber Nobilitatis Genuensis” e il Governo della<br />

Repubblica di Genova f<strong>in</strong>o all’anno 1797, Firenze, Società Italiana di<br />

Studi Araldici e Genealogici, 1963, p. 134.<br />

31 Ruolo generale dei Cavalieri Gerosolimitani della Veneranda L<strong>in</strong>gua<br />

d’Italia, raccolto dal Com. Fr. Bartolomeo dal Pozzo f<strong>in</strong> all’anno 1689,<br />

cont<strong>in</strong>uato dal Com. Fra Roberto Solaro di Govone per tutto l’anno 1713,<br />

con l’<strong>in</strong>dice universale alfabeticamente regolato, dedicato all’Ill.mo Sig.<br />

Ammiraglio ed Illustrissimi Signori Cavalieri della Veneranda L<strong>in</strong>gua d’Italia,<br />

Tor<strong>in</strong>o, Gio. Francesco Mairesse e Giovanni Radix, 1725, p. 220.<br />

32 Archivio di Stato, Genova: Archivio Segreto, 2834, Nobilitatis,doc.78<br />

(13 dicembre 1635).<br />

33 Archivio di Stato, Genova: Archivio Segreto, 2834, Nobilitatis,doc.186<br />

(26 novembre 1640).<br />

34 Archivio di Stato, Genova: Archivio Segreto, 2835, Nobilitatis,doc.327<br />

(15 dicembre 1660).<br />

35 Ruolo generale dei Cavalieri Gerosolimitani della Veneranda L<strong>in</strong>gua<br />

d’Italia..., cit., p. 254.<br />

36 Archivio di Stato, Genova: Archivio Segreto, 2836, Nobilitatis,doc.121<br />

(5 aprile 1664).<br />

37 Archivio di Stato, Genova: Archivio Segreto, 2837, Nobilitatis,doc.115<br />

(30 maggio 1669).<br />

38 Archivio di Stato, Genova: Archivio Segreto, 2842, Nobilitatis,doc.19<br />

(17 dicembre 1691).<br />

39 Archivio di Stato, Genova: Archivio Segreto, 2844, Nobilitatis, doc.9<br />

(19 dicembre 1702).<br />

40 Archivio di Stato, Genova: Archivio Segreto, 2844, Nobilitatis,doc.46<br />

(1° luglio 1704).<br />

41 Risulta che egli fu ricevuto nell’Ord<strong>in</strong>e ancora <strong>in</strong> fasce, il 16 marzo<br />

1704. Cfr.: Ruolo generale dei Cavalieri Gerosolimitani della Veneranda<br />

L<strong>in</strong>gua d’Italia..., op. cit., 276.<br />

42 A. Lercari, <strong>Cicala</strong> Filippo, <strong>in</strong> Dizionario Biografico dei Liguri, III, Genova,<br />

Consulta Ligure, 1996, pp. 404-405.<br />

43 G. Guelfi Camajani, op. cit., p. 134.<br />

44 G. Guelfi Camajani, op. cit., p. 134.<br />

45 Archivio di Stato, Genova: Archivio Segreto, 2834, Nobilitatis,doc.340<br />

(6 agosto 1647).<br />

46 Ruolo generale dei Cavalieri Gerosolimitani della Veneranda L<strong>in</strong>gua<br />

d’Italia..., p. 226 e 236.<br />

47 Archivio di Stato, Genova: Archivio Segreto, 2837, Nobilitatis,doc.70<br />

(8 febbraio 1667).<br />

48 Archivio di Stato, Genova: Archivio Segreto, 2844, Nobilitatis,doc.47<br />

(14 luglio 1704).<br />

49 Archivio di Stato, Genova: Archivio Segreto, 2844, Nobilitatis,doc.82<br />

(12 ottobre 1706).<br />

STORIA<br />

67

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!