UNIVERSIDADE FEDERAL DE SANTA CATARINA - PGET - UFSC
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un ritaglio dello stesso quadro di Dalí (cm 2x2), in cui appare la nuca<br />
della donna e la spalla scoperta. Sotto, la seguente citazione tratta dal<br />
romanzo in italiano (tra virgolette anche se non corrisponde ad una parte<br />
identica del testo): ―I suoi occhi erano occhi da zingara, obliqua e<br />
dissimulatrice; avevano una forza che trascinava dentro, come un‘onda<br />
che si ritira dalla spiaggia, nei giorni di risacca‖. Una breve recensione<br />
sul romanzo si trova stampata nel trafiletto all‘interno della copertina,<br />
mentre sull‘altro si può leggere una biografia di Machado de Assis di<br />
non più di cinquanta parole e informazioni sui due traduttori.<br />
Come postfazione, Il resto dei resti, un saggio che ricostruisce<br />
in parte la psicologia con cui l‘autore ha creato la trama, scritto da Lea<br />
Nachbin e tradotto da Gianluca Manzi. Vi si affrontano temi come ―il<br />
presunto adulterio‖ di Capitù e Escobar, l‘onestà o meno di lei, il<br />
significato della morte nell‘esistenza di Santiago, il carattere di Dona<br />
Glória, la mancanza della figura paterna per Bentinho e così via. Subito<br />
dopo, un testo intitolato Note biobibliografiche su Machado de Assis,<br />
accompagnato dalla lista delle traduzioni uscite in Italia fino a quel<br />
momento. Le note, in tutto 47, sono state messe alla fine del romanzo e<br />
contengono brevi spiegazioni storico-geografiche, anche relative ai<br />
personaggi citati in questo testo narrativo di Machado.<br />
Una cosa che salta agli occhi è la differenza tra la poetica delle<br />
traduzioni dei testi scritti fino agli anni ‘50-‗60 e di quest‘ultimo Don<br />
Casmurro del ‘97. Il normale invecchiamento che tutte le traduzioni<br />
subiscono e di cui si parlerà più dettagliatamente nel capitolo II di<br />
questa tesi, sembra infatti particolarmente causato dal fatto che i nomi<br />
dei personaggi venivano tutti italianizzati, fatto che li rende un po‘ buffi<br />
al lettore odierno e che era già stato sottolineato come elemento<br />
negativo da Rita Desti nella prefazione della sua traduzione. All‘epoca<br />
attuale, almeno in Italia, già vi è una ―regola‖ diffusa nella poetica delle<br />
tradizioni: lasciare l‘onomastica intatta. In verità, si tratta di una<br />
decisione che comunque dovrebbe prendere in considerazione anche la<br />
fonetica di tali nomi perché, se da un lato la scelta dei traduttori della<br />
prima metà del 1900 può dare una sensazione di straniamento al lettore<br />
del secolo XXI, dall‘altro è difficile poter immaginare un lettore italiano<br />
che non abbia familiarità con la lingua portoghese, pronunciare Capitu<br />
con l‘accento tonico sull‘ultima sillaba senza l‘accento grafico sulla u, o<br />
senza una nota che ne spieghi brevemente la pronuncia. Così, il nome<br />
più famoso della storia narrata da Don Casmurro è reso con le regole<br />
fonetiche della pronuncia italiana come qualcosa di simile al verbo