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UNIVERSIDADE FEDERAL DE SANTA CATARINA - PGET - UFSC

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104<br />

traduzione ricrea nel suo immaginario a somiglianza di un film, e che<br />

nell‘attività traduttiva probabilmente è più importante riuscire ad<br />

ottenere la coesione percettiva che quella linguistica. Coesione questa<br />

che si può raggiungere a livello della stessa traduzione testuale, o può<br />

aver bisogno di altri metatesti come commenti, note, analisi critiche,<br />

ecc. Quanto appena illustrato è chiaramente legato alle memorie testuali<br />

(incluso la cultura in generale), prima citate, del lettore empirico e del<br />

traduttore, visto che sono esse a fornire i mezzi percettivi. Sembra<br />

qualcosa di ovvio ma non sempre si riflette sul fatto che si può<br />

immaginare soltanto ciò che si conosce, o immaginare in base a ciò che<br />

si conosce. Come sapere, allora, se la memoria del traduttore di<br />

un‘opera letteraria sia tale da intendere la lingua e la cultura di un<br />

prototesto creato in uno spazio-tempo specifico, in modo poi che il<br />

metatesto da lui prodotto possa ricreare nel lettore la percezione<br />

dell‘unità visivo-acustica accessibile al lettore del prototesto?<br />

Trattandosi di una scienza umanistica, quella che studia le<br />

traduzioni deve comunque creare dei modelli astratti per poter parlare,<br />

per esempio, di lettori. Si è creata, quindi, l‘idea del lettore modello 35<br />

del prototesto e del metatesto, per riferirsi ai soggetti i quali,<br />

rispettivamente, l‘autore dell‘opera e il traduttore considerano<br />

destinatari dei loro lavori. Si potrebbe affermare, quindi, che una<br />

traduzione ideale sia quella che permette al lettore modello del<br />

metatesto le percezioni di lettura il più possibile simili a quelle del<br />

lettore modello del prototesto, senza dimenticare che si tratta di una<br />

caratterizzazione utopica.<br />

Torop sostiene che nell‘attività traduttiva si è ancora agli inizi<br />

nella presa di coscienza del fatto che ―il testo letterario comunica con il<br />

lettore non solo per mezzo della lingua‖ (TOROP, 2010, p. 15) e che il<br />

traduttore ha la possibilità, o la necessità, di suddividere il testo in parti<br />

alla ricerca del plurilinguismo semiotico coesistente al suo interno. Dal<br />

punto di vista semiotico, tradurre un testo vuol dire ―sempre tradurre<br />

simultaneamente alcuni linguaggi, e il problema principale sta<br />

nell‘individuare il modo di conservare la coesione senza mescolare<br />

questi linguaggi‖ (p. 16). Continuando il parallelo già citato con la<br />

traduzione filmica, lo studioso estone sottolinea come il traduttore, non<br />

possedendo il sincretismo dell‘autore del prototesto, si avvicina molto di<br />

35 Il Lettore Modello è stato inserito negli studi letterari da Umberto Eco (1991) per indicare il<br />

lettore che l‘autore di un testo si immagina nel momento che scrive, per cui scrive e che esiste<br />

anche per il traduttore di un‘opera.

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