UNIVERSIDADE FEDERAL DE SANTA CATARINA - PGET - UFSC
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traduzione ricrea nel suo immaginario a somiglianza di un film, e che<br />
nell‘attività traduttiva probabilmente è più importante riuscire ad<br />
ottenere la coesione percettiva che quella linguistica. Coesione questa<br />
che si può raggiungere a livello della stessa traduzione testuale, o può<br />
aver bisogno di altri metatesti come commenti, note, analisi critiche,<br />
ecc. Quanto appena illustrato è chiaramente legato alle memorie testuali<br />
(incluso la cultura in generale), prima citate, del lettore empirico e del<br />
traduttore, visto che sono esse a fornire i mezzi percettivi. Sembra<br />
qualcosa di ovvio ma non sempre si riflette sul fatto che si può<br />
immaginare soltanto ciò che si conosce, o immaginare in base a ciò che<br />
si conosce. Come sapere, allora, se la memoria del traduttore di<br />
un‘opera letteraria sia tale da intendere la lingua e la cultura di un<br />
prototesto creato in uno spazio-tempo specifico, in modo poi che il<br />
metatesto da lui prodotto possa ricreare nel lettore la percezione<br />
dell‘unità visivo-acustica accessibile al lettore del prototesto?<br />
Trattandosi di una scienza umanistica, quella che studia le<br />
traduzioni deve comunque creare dei modelli astratti per poter parlare,<br />
per esempio, di lettori. Si è creata, quindi, l‘idea del lettore modello 35<br />
del prototesto e del metatesto, per riferirsi ai soggetti i quali,<br />
rispettivamente, l‘autore dell‘opera e il traduttore considerano<br />
destinatari dei loro lavori. Si potrebbe affermare, quindi, che una<br />
traduzione ideale sia quella che permette al lettore modello del<br />
metatesto le percezioni di lettura il più possibile simili a quelle del<br />
lettore modello del prototesto, senza dimenticare che si tratta di una<br />
caratterizzazione utopica.<br />
Torop sostiene che nell‘attività traduttiva si è ancora agli inizi<br />
nella presa di coscienza del fatto che ―il testo letterario comunica con il<br />
lettore non solo per mezzo della lingua‖ (TOROP, 2010, p. 15) e che il<br />
traduttore ha la possibilità, o la necessità, di suddividere il testo in parti<br />
alla ricerca del plurilinguismo semiotico coesistente al suo interno. Dal<br />
punto di vista semiotico, tradurre un testo vuol dire ―sempre tradurre<br />
simultaneamente alcuni linguaggi, e il problema principale sta<br />
nell‘individuare il modo di conservare la coesione senza mescolare<br />
questi linguaggi‖ (p. 16). Continuando il parallelo già citato con la<br />
traduzione filmica, lo studioso estone sottolinea come il traduttore, non<br />
possedendo il sincretismo dell‘autore del prototesto, si avvicina molto di<br />
35 Il Lettore Modello è stato inserito negli studi letterari da Umberto Eco (1991) per indicare il<br />
lettore che l‘autore di un testo si immagina nel momento che scrive, per cui scrive e che esiste<br />
anche per il traduttore di un‘opera.