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documento programmatico - PNV. Press News Veneto

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Un giorno lontano di luglio: Treviso, 11 luglio 1509<br />

Sono passati cinquecento anni esatti da una delle pagine più<br />

gloriose della storia veneziana, che è bene ricordare non solo<br />

per gusto antiquario, in tempi d’assedio, questi pure, per il<br />

Leone di San Marco. Siamo nella prima fase della guerra<br />

scatenata dalla Lega di Cambrai: l’Europa tutta, guidata da un<br />

papa che non aveva esitato a scomunicare la Serenissima,<br />

sogna di fare a pezzi la repubblica e dividerseli in parti quasi<br />

uguali. Giulio II non ama Venezia, l’Imperatore Massimiliano I,<br />

neoeletto, meno che meno. La avversano Francia e Spagna, è<br />

cresciuta troppo, nel Quattrocento, il vero secolo corrusco e<br />

vivo della repubblica marciana. In poco tempo i territori di Terraferma cadono tutti, o<br />

pacificamente s’arrendono alle forze congiunte di una lega impressionante militarmente e<br />

politicamente, anche se internamente fragile, in realtà. Eppure, tra la tarda primavera e<br />

l’estate, il Leone mostra bene di poter reagire, coll’armi prima che con la diplomazia –<br />

questo lo farà dopo, e magistralmente, tanto che fu quest’ultima a farle vincere la guerra<br />

– e pian piano riprende i territori subitamente perduti.<br />

Operazioni politiche e militari certo, con un uomo eccezionale, Andrea Gritti, avventuriero<br />

alla Sublime Porta e poi doge, su cui bellissime pagine scrissero, tra gli altri, Ennio Concina<br />

e Alvise Zorzi. Un uomo che riprese Padova il 17 luglio, che terminò la riconquista tra<br />

autunno e inverno: strappando alla lega Vicenza, Feltre, Belluno, Bassano e il Polesine. Il<br />

suo dogato fu per tanti aspetti mirabile. Si sa, la guerra terminò solo nel 1517, la<br />

situazione fu riportata esattamente o quasi allo status quo ante 1508. La Lega di Cambrai<br />

si sciolse nel 1510, seguirono nuove leghe e clamorosi rovesciamenti di alleanze. Giulio II<br />

si alleò con la Serenissima. E quest’ultima in una fase successiva con la Francia. Alla fine<br />

della guerra Venezia si “modernizzò” in senso centralistico, anche troppo. Le tasse<br />

aumentarono e aumentò il controllo della capitale sulla Terraferma. Lo racconta un libro<br />

non recente ma neppur datato di Giuseppe del Torre, storico veneziano. Ma vorrei<br />

sottolineare qui un episodio, che la dice lunga sul legame tra i sudditi della Serenissima e il<br />

loro governo. Mentre i maggiorenti trevigiani avevano deciso di arrendersi all’Impero, il<br />

popolo di Treviso coraggiosamente insorse, a più riprese, inneggiando a Marco<br />

l’evangelista, ribadendo la fedeltà alla repubblica, e quasi protestando l‘aderenza alla vera<br />

fede quando lumeggiava già, timidamente, e inavvertita ancora, la grande Riforma<br />

luterana. Insorse il trevigiano l’11 luglio. Ma già fondamentale fu l’insorgenza del 10<br />

giugno. Treviso si conquistò così l’appoggio militare decisivo di Venezia, e anche<br />

un’esenzione da tributi per tre lustri. Ora, si ricordano spesso le insorgenze contro<br />

Napoleone, le Pasque veronesi, le insorgenze del 1796-7 e quelle fondamentali del 1809:<br />

ma furono insurrezioni purtroppo destinate a cattiva sorte. Non così 500 anni fa esatti. Il<br />

popolo stava con Venezia, e vinse. Non è fuori luogo ricordarlo. Sia perché alcuni storici<br />

ritengono fondamentali solo l’azione bellica e quella diplomatica per il decennio di assedio<br />

della Lega di Cambrai e della Lega Santa. Ma soprattutto perché è bene rammentare, ogni<br />

tanto, il legame speciale, felice, viscerale, del popolo veneto coi suoi reggitori. Col<br />

governo, per cui rischiarono e diedero la vita i trevigiani quel lontano 11 luglio 1509.<br />

Cinquecento anni fa.<br />

Treviso, 13 lugio 2009<br />

Paolo L. Bernardini<br />

Pag. 97 di 133

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