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documento programmatico - PNV. Press News Veneto

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La morte. La morte in massa dei soldati mandati da ITA neonata a creare l’”Impero”, per<br />

non essere da meno delle altre grandi potenze colonial- assassine dell’Ottocento, il secolo<br />

che veramente ha preparato Auschwitz in tutto e per tutto. A sterminare con il gas intere<br />

popolazioni, come ci ha raccontato Angelo del Boca (e ora Aram Mattioli, e numerosi altri<br />

storici non venduti né in vendita). La morte, poi, di 600.000 “italiani” nella prima guerra<br />

mondiale, tra cui tanti veneti, per “liberarne” 400.000, i quali ultimi poi hanno rimpianto<br />

per un secolo l’Austria. La morte di tanti bambini, in fondo, di sedici anni e meno, come<br />

raccontano le lapidi sbiadite in tante chiese e monumenti e cimiteri, tenute in abbandono<br />

perché non sia mai che quei nomi, se venisse sbiancato il marmo e lucidato il bronzo, ai<br />

tenutari di ITA non ricordino d’improvviso tutta l’infamia di cui si fanno difensori.<br />

La miseria. Si prenda una guida Touring dei primi anni Sessanta del Novecento, con tante<br />

belle foto in bianco e nero, e qualcuna, costosissima a stamparsi, a colori: il <strong>Veneto</strong> è<br />

ancora un paese agricolo, l’industria non esiste o è limitata (certo i Savoia portarono la<br />

Breda, e poi?), si percepisce la miseria, il suo colore perso ed il suo odore triste, di pagina<br />

in pagina, quando non affiori il glamour, lontano e straniero, di Cortina, dei Grand Hotel di<br />

Venezia, e poco altro. Si sente ancora la ghigliottina della tassa sul macinato. Dunque,<br />

1866-1966, cent’anni di miseria. Poi la parentesi (controversa) del boom, e ora via verso la<br />

miseria di nuovo.<br />

L’umiliazione. Ma furono davvero 69 i veneti che nei vergognosi plebisciti del 1866, la<br />

“grande truffa” per citare il libro di Ettore Beggiato (certo storico non professionista, ma<br />

perché, a parte uno, quali cattedre hanno occupato i miei avversari/interlocutori del<br />

programma tv? Da quando in qua per essere storici bisogna insegnare storia?) votarono<br />

contro l’annessione? Come avvenne quel plebiscito? Perché il <strong>Veneto</strong> venne tenuto a<br />

bagnomaria costituzionale fino al 1871, senza che vi venisse introdotto lo Statuto<br />

albertino, incerti su come trattarlo, su quale “prefetto di ferro” inviarvi per sanare la<br />

situazione (fu inviato poi Luigi Torelli da Sondrio, una sorta di “wannabe” Berlusconi dei<br />

tempi, almeno pensava ad arricchirsi che non è del tutto un male, in certe circostanze).<br />

Quanto pesarono i deputati veneti al parlamento italiano, almeno fino al 1950? Uno,<br />

Matteotti, uomo di nobilissimi sentimenti, venne ucciso dai fascisti senza sollevare nessuna<br />

protesta adeguata. Quando proposi di intitolare a Matteotti l’Università di Rovigo –<br />

attualmente, un solo edificio – nessuno mi prese sul serio e in questa ITA di ignoranti al<br />

potere pensarono che avessi in mente chissà quali trame politiche.<br />

Deportazione, morte, miseria, umiliazione. Forse il “Museo del Risorgimento” dovrebbe<br />

raccontare questo, anziché inventarsi la storia, che è sempre cosa ignobile: Samuel Butler<br />

scrive da qualche parte che gli storici possono alterare il passato, Dio no, e forse Dio li<br />

mantiene in vita per questo.<br />

Il vero Risorgimento è quello che sta avvenendo ora in <strong>Veneto</strong>, grazie al <strong>PNV</strong>. La rinascita,<br />

in altre e modernissime forme, di uno Stato che visse 1100 anni, libero, indipendente,<br />

felice, ora ricco ora meno, ma vivo. Il Risorgimento di ITA è uno stupendo esempio di<br />

invenzione della tradizione! Cosa risorgeva, nel 1861? Niente. ITA non era mai stata uno<br />

stato, e neanche una nazione. La formula ben nota di Metternich, “una espressione<br />

geografica” la nobilitava perfino, oltre a corrispondere, parzialmente, al vero. L’Italia non<br />

esiste, diceva un aureo libretto di Sergio Salvi, pubblicato da Leo Facco. Il nome di<br />

“repubblica italiana”, a parte un minimo esempio medievale, lo aveva dato nel 1802<br />

Napoleone ad uno dei suoi fantocci politici, che durò pochi anni, e che si contrappose<br />

politicamente proprio al resto d’Italia (per cui gli “italiani” erano gli altri!).<br />

Ora, per difendere la mia categoria, in chiusura: non è vero che tutti gli storici recitino la<br />

bella storiella tanto edificante quanto falsa che mi (ci) hanno raccontato a Triveneta TV.<br />

Gli storici o non studiano più l’Ottocento – lo lasciano fare agli inglesi e agli americani, che<br />

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