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documento programmatico - PNV. Press News Veneto

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Gustavo Dal Lago<br />

Indipendenza, soluzione naturale per noi veneti<br />

Non esistono più partiti “italiani”, il tappeto rosso è steso verso la nostra libertà<br />

Leggendo il fondo di Panebianco<br />

pubblicato oggi (26/07/2009, ndr)<br />

sul Corriere e una recente intervista ad<br />

Edward Luttwak appare con grande<br />

evidenza come la crisi italiana abbia<br />

imboccato una strada senza più ritorno<br />

che conduce direttamente verso la fine<br />

dello stato unitario.<br />

Giustamente Panebianco ravvisa come i<br />

partiti conducano e anticipino le<br />

evoluzioni politiche e ciò appare ancor<br />

più ovvio se pensiamo che essi sono<br />

sempre più “aziende” che debbono sopravvivere nel mercato del consenso.<br />

Dunque, se spariscono dall’offerta politica i partiti cosiddetti “nazionali” (termine per noi<br />

errato, da sostituire casomai con “nazionalisti”, dato che una nazione italiana mai è<br />

esistita!), significa pure che il “mercato comune” della politica italiana ha perso di<br />

consenso e di spazio politico.<br />

Ecco che oggi abbiamo il dominio politico di un partito del nord (la lega e il pdl del nord),<br />

cui si contrappone un partito tosco-emiliano. Naturale quindi che dovesse nascere un<br />

partito del sud (mpa e pdl del sud).<br />

Fatto sta che l’Italia si appresta a diventare come il Belgio, dove da tempo non esiste più<br />

un partito belga unitario. Esistono i partiti fiamminghi e i partiti valloni e a risentirne è<br />

infatti la governabilità e la vita dello stato belga unitario messa a dura prova ormai da più<br />

di tre anni.<br />

Riteniamo peraltro che la dinamica partitica italiana sia un tentativo da parte dell’attuale<br />

classe dirigente di contenere in qualche modo la vera spinta centrifuga che sta per porre<br />

fine all’Italia per come ci è stata insegnata a scuola.<br />

Perché se è vero che non esiste una nazione italiana, ancor meno possono esistere come<br />

nazioni il “sud” e il “nord”, semplici declinazioni cardinali di qualcosa che non c’è più.<br />

Noi Veneti ancora una volta stiamo subendo tale processo. Le vicende attuali del nostro<br />

sport più amato e praticato, il rugby, che assieme al ciclismo ha il record di tesserati in<br />

<strong>Veneto</strong>, dimostrano ancora una volta che il nostro interesse non sta di sicuro a Roma, ma<br />

neanche a Milano. Roma e Milano (con l’appoggio alla franchigia di Viadana) nel rugby<br />

hanno saputo fare “sistema” contro Treviso e contro tutto il <strong>Veneto</strong>. Quindi il nostro<br />

interesse non sta in Italia, ma non sta neanche al “nord”. Se non bastano le vicende<br />

sportive, andiamo a vedere il settore dei trasporti. Nell’alta velocità l’asse politico Roma-<br />

Milano ha privilegiato le tratte Torino-Milano-Napoli-Bari, un sistema padano-italiano<br />

ferroviario che ha tagliato fuori la Serenissima. Idem per il sistema aeroportuale, dove<br />

sempre l’asse politico Roma-Milano ha decretato con il DL anticrisi una concorrenza sleale<br />

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