documento programmatico - PNV. Press News Veneto
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qualche residuato bellico che esordisce con un “io mi sento italiano”…(ascoltare Gaber<br />
Giorgio in: “Io non mi sento italiano).<br />
Spiega Luzzatto che ciò che sfugge a Padoa Schioppa è la differenza tra Nationbuilding<br />
e State-building (in Italia sono così incapaci di comprendere cos’è una nazione<br />
che sono costretti a utilizzare una terminologia straniera).<br />
La Nazione, sostiene in una conferenza del 1882 il francese Ernest Renan (e i francesi la<br />
sanno anche troppo lunga sulla construction de la Nation), è un “plebiscito di tutti i giorni”.<br />
Non è limitata a un’identità etnica o linguistica, religiosa o geografica: la nazione si nutre<br />
di una volontà di “stare insieme” fatta di tradizioni antropologiche, memorie spirituali,<br />
appartenenze politiche, che le sfide del presente mettono continuamente alla prova.<br />
Mi pare la definizione precisa della Venetia, con le sue<br />
diverse etnie, lingue, religioni e geografie unite da<br />
tradizioni antropologiche antiche, memorie spirituali<br />
millenarie, appartenenze politiche consolidate alla<br />
Serenisima…e se non siamo messi continuamente alla<br />
prova qui, dove altro?<br />
Ma…in Italia?<br />
“Volontà di stare insieme”, ripeto.<br />
Quanto allo Stato, il tedesco Max Weber in una<br />
conferenza del 1919 parla di quella comunità umana<br />
che, nei limiti di un determinato territorio “ha<br />
conseguito il monopolio della forza fisica legittima come<br />
mezzo per l’esercizio della sovranità”, e lo ha<br />
conseguito attraverso l’espropriazione di “privati” in<br />
precedenza riconosciuti quali detentori di un’autorità<br />
morale, militare, finanziaria e giudiziaria. Capito? Tutto<br />
chiaro? “Monopolio della forza fisica legittima…”: tutto qui.<br />
Ma sapete cos’ha il coraggio di scrivere Luzzatto sul “Sole 24 Ore” della Confindustria<br />
(mentre alcuni di noi qui temono la reazioni degli ultra 45enni, degli Stati Uniti, di Roma,<br />
della Chiesa e di chissà altri)?<br />
Leggete un po’:<br />
“Come e quando, dal 1861 in poi, gli italiani hanno risposto ‘Sì’ al plebiscito metaforico<br />
della nazione? Lo hanno fatto durante la Grande Guerra, si felicitava il bersagliere Benito<br />
Mussolini. Ma lo hanno fatto ancora nella Seconda guerra mondiale, in cui proprio<br />
Mussolini li avrebbe trascinati da duce del fascismo? Dopodiché, quali forme ha assunto il<br />
plebiscito naizonale nella guerra civile del 1943-45? E sotto la Repubblica, fino a oggi, che<br />
cosa ha quotidianamante significato per gli italiani l’idea di nazione, di là dai trionfi o dalle<br />
disfatte della Nazionale di calcio?”.<br />
Ci stanno arrivando anche loro, non so se è chiaro?<br />
Le domande dello storico continuano, ci si chiede se davvero lo Stato italiano abbia avuto<br />
il monopoli della forza fisica legittima. E si risponde che non lo ha mai conseguito davvero<br />
nel Mezzogiorno, né riuscendo a reprimere davvero il brigantaggio né – com’è evidente –<br />
“contrastando” la criminalità organizzata (perché questo è il termine usato dallo Stato<br />
italiano, “contrastare”…ma ci rendiamo conto?).<br />
E via andando in un paese costretto tra mafiosi, camorristi, collusi e concussi, alle “ronde”<br />
e alle lotte demagogiche a “fannulloni” e a “farabutti”…ce n’è per tutti.<br />
Insomma, povera “Itaglia”, né Nazione né chiaramente vero Stato: salvarla da se stessa è<br />
l’unico gesto di eutanasia umanitaria che si possa fare.<br />
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