documento programmatico - PNV. Press News Veneto
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Per questo noi veneti dobbiamo applicare l’iniziativa e l’intelligenza veneta, che da sempre ci ha fatto eccellere nei mercati internazionali, anche nelle nostre istituzioni locali. Dobbiamo applicare l’inventiva veneta per proporre riforme nel mercato del lavoro per risollevare l’occupazione nonostante il soffocante apparato burocratico, fiscale e legislativo del nostro colonizzatore italiano. Perché l’occupazione è crollata anche per noi veneti? Molte ditte sono state costrette a licenziare in massa i loro dipendenti, e tante hanno già dichiarato il fallimento e venduto i loro macchinari. Questi sono posti di lavoro che non torneranno ciclicamente. Stiamo perdendo un patrimonio di know-how costruito con il sudore di decenni di ingegno. La ragione per cui queste imprese si sono rivelate così fragili è che per troppo tempo si erano rese schiave del sistema finanziario. Stra-indebitate con le banche e quotate in borsa erano preda di un mercato azionario drogato. Con il recente crollo le ditte più sprovvedute non hanno avuto scelta. Naturalmente una Repubblica Veneta indipendente avrebbe tutte le risorse per abbassare drasticamente la pressione fiscale, e la praticità per agevolare immensamente la tenaglia burocratica. Questo renderebbe le nostre imprese immediatamente competitive nel mercato globale consentendo così all’occupazione di fiorire. Non possiamo però aspettare la nostra libertà e dobbiamo agire già da domani. Per questo il Pnv proporrà anche solo attraverso le istituzioni provinciali la seguente riforma nel mercato del lavoro. Creare la possibilità alle aziende di offrire un contratto “ad hoc” basato su uno stipendio fisso minimo più una parte legata all’andamento (non dell’inflazione) ma del bilancio reale dell’impresa. Questo potrebbe non sembrare una novità per i settori commerciali che pagano i loro dipendenti in base alle vendite, ma questo modello può e deve essere applicato in altre industrie per tutti i tipi di dipendenti. Non si tratta di un’idea inventata al momento, ma di un modello già applicato con successo in altri paesi. Per citare solo un esempio, la United Airlines opera in questa maniera con esito positivo da diversi anni. Si tratta in sostanza di rendere il lavoratore azionista di minoranza nella ditta in cui lavora. Questo può sembrare un segno di precarietà per il reddito mensile di un lavoratore, ma in realtà questa parziale condivisione del rischio rende l’impresa più forte e meno dipendente dagli squali del settore finanziario. Nel lungo periodo una partecipazione del lavoratore nella proprietà dell’impresa rende l’azienda più forte e resistente anche nei periodi di recessione e di rischio disoccupazione. Questo è un modello vincente perché allieva il datore di lavoro di parte del rischio in cambio di parte dei profitti, e consente il lavoratore di sentirsi partecipe del successo aziendale e di concedere una fluttuazione del reddito mensile in cambio di sicurezza lavorativa nel lungo termine. Non ci sono neanche ostacoli burocratici perché un cittadino lavoratore è libero di comprare azioni della propria ditta in cambio del suo lavoro. Serve una classe dirigente capace di proporre nuove alternative e di sostenere attivamente le nostre piccole-medie imprese. Via gli incapaci vassalli, politici di serie C che popolano le nostre amministrazioni solo per distribuire agli amici risorse pubbliche tramite un marcio Pag. 36 di 133
sistema piramidale. Avanti con una giovane classe politica attivamente al servizio delle nostre imprese e dei nostri lavoratori. In allegato: Indipendenza xe pi laoro, di Lodovico Pizzati e Claudio Ghiotto Trade Union, di Luca Schenato TRASPORTI - VIABILITÀ L’obiettivo del Pnv è di riappropriarci della nostra sovranità e poter decidere le soluzioni più efficienti. Per esempio, questo periodo di crisi e recessione non è il momento più opportuno per avventurarsi in grandi opere che non porteranno nemmeno occupazione ai nostri lavoratori durante la costruzione. Il Pnv è favorevole allo sviluppo delle infrastrutture del Veneto. Siamo a favore di una rete metropolitana per collegare l’area metropolitana veneta. Siamo favorevoli a migliorare l’infrastruttura stradale spesso intasata durante i mesi estivi. Ma per questo non ci piegheremo di fronte a proposte ambiziose quando esistono alternative meno costose e più efficaci. C’è maggior bisogno di risorse per il mantenimento delle attuali strade. Segnaletica e passaggi pedonali costantemente sbiaditi richiedono una priorità continua. Potenziamo anche le piste ciclabili, completando un circuito che colleghi diversi comuni senza pericolose interruzioni dal traffico automobilistico. Il PNV è ovviamente favorevole alla messa in sicurezza delle principali arterie stradali e delle tangenziali con rifacimento manto stradale, sostituzione guard-rail e rifacimento rampe di entrata e uscita. In generale il Veneto basa la propria viabilità su progetti stradali inadeguati e le realizzazioni viarie realizzate negli ultimi dieci anni ed ancora in fase di ultimazione derivano da fasi progettuali datate decine di anni. Sono necessarie varie vie di collegamento a scorrimento veloce a due corsie per senso di marcia, obbligando i mezzi pesanti a non transitare per i centri abitati. Diverse arterie sono al limite della capacità di assorbire traffico a causa del progressivo ed aumentato popolamento di comuni per i quali passano, rendendo difficoltoso il raggiungimento delle tangenziali. La responsabilità è da ricercarsi nella costante mancata programmazione del territorio e del perseguimento dell’aumento delle entrate per le amministrazioni attraverso gli oneri di urbanizzazione. Ovvia conseguenza di chi muove la propria azione politica e amministrativa senza sentirsi responsabilizzato verso i cittadini ma solo rispondendo alle logiche dei gruppi di appartenenza. In allegato: Passante per l’indipendenza, di Gianluca Busato Pag. 37 di 133
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ci ha fatto eccellere nei mercati internazionali, anche nelle nostre istituzioni locali.<br />
Dobbiamo applicare l’inventiva veneta per proporre riforme nel mercato del lavoro per<br />
risollevare l’occupazione nonostante il soffocante apparato burocratico, fiscale e legislativo<br />
del nostro colonizzatore italiano.<br />
Perché l’occupazione è crollata anche per noi veneti? Molte ditte sono state costrette a<br />
licenziare in massa i loro dipendenti, e tante hanno già dichiarato il fallimento e venduto i<br />
loro macchinari. Questi sono posti di lavoro che non torneranno ciclicamente.<br />
Stiamo perdendo un patrimonio di know-how costruito con il sudore di decenni di ingegno.<br />
La ragione per cui queste imprese si sono rivelate così fragili è che per troppo tempo si<br />
erano rese schiave del sistema finanziario. Stra-indebitate con le banche e quotate in<br />
borsa erano preda di un mercato azionario drogato. Con il recente crollo le ditte più<br />
sprovvedute non hanno avuto scelta.<br />
Naturalmente una Repubblica Veneta indipendente avrebbe tutte le risorse per abbassare<br />
drasticamente la pressione fiscale, e la praticità per agevolare immensamente la tenaglia<br />
burocratica. Questo renderebbe le nostre imprese immediatamente competitive nel<br />
mercato globale consentendo così all’occupazione di fiorire.<br />
Non possiamo però aspettare la nostra libertà e dobbiamo agire già da domani. Per questo<br />
il Pnv proporrà anche solo attraverso le istituzioni provinciali la seguente riforma nel<br />
mercato del lavoro. Creare la possibilità alle aziende di offrire un contratto “ad hoc” basato<br />
su uno stipendio fisso minimo più una parte legata all’andamento (non dell’inflazione) ma<br />
del bilancio reale dell’impresa.<br />
Questo potrebbe non sembrare una novità per i settori commerciali che pagano i loro<br />
dipendenti in base alle vendite, ma questo modello può e deve essere applicato in altre<br />
industrie per tutti i tipi di dipendenti. Non si tratta di un’idea inventata al momento, ma di<br />
un modello già applicato con successo in altri paesi. Per citare solo un esempio, la United<br />
Airlines opera in questa maniera con esito positivo da diversi anni.<br />
Si tratta in sostanza di rendere il lavoratore azionista di minoranza nella ditta in cui lavora.<br />
Questo può sembrare un segno di precarietà per il reddito mensile di un lavoratore, ma in<br />
realtà questa parziale condivisione del rischio rende l’impresa più forte e meno dipendente<br />
dagli squali del settore finanziario. Nel lungo periodo una partecipazione del lavoratore<br />
nella proprietà dell’impresa rende l’azienda più forte e resistente anche nei periodi di<br />
recessione e di rischio disoccupazione.<br />
Questo è un modello vincente perché allieva il datore di lavoro di parte del rischio in<br />
cambio di parte dei profitti, e consente il lavoratore di sentirsi partecipe del successo<br />
aziendale e di concedere una fluttuazione del reddito mensile in cambio di sicurezza<br />
lavorativa nel lungo termine. Non ci sono neanche ostacoli burocratici perché un cittadino<br />
lavoratore è libero di comprare azioni della propria ditta in cambio del suo lavoro.<br />
Serve una classe dirigente capace di proporre nuove alternative e di sostenere attivamente<br />
le nostre piccole-medie imprese. Via gli incapaci vassalli, politici di serie C che popolano le<br />
nostre amministrazioni solo per distribuire agli amici risorse pubbliche tramite un marcio<br />
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