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20.05.2013 Views

Lodovico Pizzati E’ arrivata l’ora di fare da soli TURISMO Il Veneto è la prima regione dello stato italiano per capacità di attirare turisti. La nostra amata terra, banalizzata con l’appellativo di nord-est, riesce ad attrarre milioni di turisti ogni anno. E’ vero, siamo fortunati. Abbiamo Venezia in eredità (ma spesso non ne conosciamo il glorioso passato storico). Abbiamo le gondole (anche se sovente usate per fare tanto kitsch). Abbiamo Romeo e Giulietta in dono da Shakespeare. Laghi azzurri. Tanta architettura, monumenti culturali, prodotti eno-gastronomici favolosi e un artigianato millenario. Un Santo che si è fermato a Padova…. chiudo l’elenco delle bellezze venete che potrebbe essere infinito con la sfacciata fortuna di avere le montagne che si tingono di rosa al tramonto. Se parte delle “fortune turistiche” sono dono della natura, tante opere le hanno realizzare i nostri antenati e un lavoro eccellente viene fatto tutti i giorni dalle persone che operano nel settore turistico per accogliere, accompagnare, trasportare, far divertire gli stranieri. Ma il nostro patrimonio storico e il lavoro quotidiano basteranno? Oggi inizio a dubitarne grazie ad un articolo apparso sul Corriere On-line a firma di Lorenzo Salvia. Il patrimonio turistico veneto è meraviglioso e la nostra laboriosità eccezionale. Ma il Veneto fa parte del contenitore italia, uno stato in declino che ci sta trascinando con sé verso il fondo. Riporto un passo dell’articolo che mi ha fatto riflettere: “Eravamo il primo Paese ad attirare stranieri. Oggi siamo precipitati al quinto posto. Diceva lo scrittore Henry Miller che la destinazione di un viaggio «non è mai una località ma piuttosto un modo di vedere le cose». Ecco, come modo di vedere le cose, l’Italia non piace più come una volta. Nel 1970 eravamo il primo Paese al mondo per numero di turisti stranieri. Da molti anni siamo ormai scivolati al quinto posto, dietro Francia, Spagna, Stati Uniti e Cina. E nel 2020, secondo le previsioni dell’Organizzazione mondiale del turismo, perderemo altre due posizioni, finendo dietro anche a Gran Bretagna e Hong Kong. Un declino che sembra inarrestabile per un settore che da noi vale il 10 per cento del Pil, dà lavoro a due milioni di persone e muove ogni anno 90 miliardi di euro… Ma la responsabilità è soprattutto nostra. Una prima spiegazione — poco originale e piuttosto sconfortante — è che la nostra industria turistica è poco competitiva. …. I nostri difetti peggiori — secondo il rapporto del World Economic Forum — sono le infrastrutture non sempre all’altezza della situazione (alberghi ma non solo), la mancanza di un cervello pensante che possa organizzare l’offerta nazionale, e anche uno scarso utilizzo di Internet, che ormai è l’agenzia di viaggio più utilizzata al mondo. Pag. 122 di 133

Lo studio sottolinea come l’Italia spenda per la promozione più o meno la stessa cifra degli altri Paesi del Vecchio continente: 160 milioni di euro l’anno contro i 180 della Francia e 170 della Spagna. Solo che più della metà di questa somma viene assorbita dagli stipendi e dalle consulenze delle strutture che di questo si occupano. Così come manca, sempre secondo la ricerca, un coordinamento reale che promuova il marchio Italia… Tra dieci anni l’Italia rischia di perdere un posto (dall’ottavo al nono) nella classifica mondiale del Pil del settore turistico, di perdere un altro posto (dal quinto al sesto) nella graduatoria dei soldi portati dai viaggiatori stranieri. E addirittura di uscire dalla top ten, oggi siamo ottavi, per gli investimenti nel settore turistico. Un disastro che non solo offuscherebbe l’immagine di quello che un tempo era chiamato il Belpaese. Ma che darebbe un colpo forse mortale ad un’economia già scricchiolante. “ L’italia spende male anche per noi. Coordina male, anche noi Veneti. I difetti italiani sono anche i nostri. La responsabilità è italiana, ma anche del Veneto che si lascia guidare da una politica e da uno stato incapace, inefficiente e truffaldino. Quando arriverà il momento per essere indipendenti e fare da soli? Perché continuare ad essere sotto tutela di uno stato in declino? La libertà individuale di ognuno di noi, la libertà da uno stato in decadimento, è la più grande conquista che ci ridarà nuova vita e nuovi impulsi e farà rifiorire la nostra patria. Treviso, 11 febbraio 2009 Alessia Bellon Il turismo, la domanda e l’offerta Ieri sera guardando il TG Arena, ho scoperto che a Verona esiste un assessore al turismo sociale. Non chiedetemi la funzione di questo assessorato, per carità, e non chiedetemi per quale imprenscindibile motivo non ci sia solamente un semplice assessore per il turismo. Troppo banale avere un solo assessore per il turismo? Già, probabilmente è così. D’altronde sono io che sono pieno di pregiudizi e che al solo sentire il termine “sociale” sudo freddo pensando alle varie politiche socialiste spendaccione di destra e di sinistra che hanno come ultimo e unico risultato quello di aumentare il potere dei politici di sperperare i nostri schei. Dicevo, ieri sera al TG Arena l’assessore al turismo sociale ha detto che è uno scandalo che durante il Vinitaly i prezzi delle camere degli alberghi possano lievitare fino al 300%. Gli albergatori, giustamente, gli hanno risposto facendo notare che esiste una cosa chiamata legge della domanda e dell’offerta. Ossia, ci pensa il mercato a equilibrare Pag. 123 di 133

Lo studio sottolinea come l’Italia spenda per la promozione più o meno la stessa<br />

cifra degli altri Paesi del Vecchio continente: 160 milioni di euro l’anno contro i 180<br />

della Francia e 170 della Spagna. Solo che più della metà di questa somma viene<br />

assorbita dagli<br />

stipendi e dalle consulenze delle strutture che di questo si occupano. Così come<br />

manca, sempre secondo la ricerca, un coordinamento reale che promuova il<br />

marchio Italia… Tra dieci anni l’Italia rischia di perdere un posto (dall’ottavo al<br />

nono) nella classifica mondiale del Pil del settore turistico, di perdere un altro posto<br />

(dal quinto al sesto) nella graduatoria dei soldi portati dai viaggiatori stranieri. E<br />

addirittura di uscire dalla top ten, oggi siamo ottavi, per gli investimenti nel settore<br />

turistico. Un disastro che non solo offuscherebbe l’immagine di quello che un tempo<br />

era chiamato il Belpaese. Ma che darebbe un colpo forse mortale ad un’economia<br />

già scricchiolante. “<br />

L’italia spende male anche per noi. Coordina male, anche noi Veneti.<br />

I difetti italiani sono anche i nostri.<br />

La responsabilità è italiana, ma anche del <strong>Veneto</strong> che si lascia guidare da una politica e da<br />

uno stato incapace, inefficiente e truffaldino.<br />

Quando arriverà il momento per essere indipendenti e fare da soli?<br />

Perché continuare ad essere sotto tutela di uno stato in declino?<br />

La libertà individuale di ognuno di noi, la libertà da uno stato in decadimento, è la più<br />

grande conquista che ci ridarà nuova vita e nuovi impulsi e farà rifiorire la nostra patria.<br />

Treviso, 11 febbraio 2009<br />

Alessia Bellon<br />

Il turismo, la domanda e l’offerta<br />

Ieri sera guardando il TG Arena, ho scoperto che a Verona esiste un assessore al turismo<br />

sociale. Non chiedetemi la funzione di questo<br />

assessorato, per carità, e non chiedetemi per<br />

quale imprenscindibile motivo non ci sia<br />

solamente un semplice assessore per il<br />

turismo. Troppo banale avere un<br />

solo assessore per il turismo? Già,<br />

probabilmente è così. D’altronde sono io che<br />

sono pieno di pregiudizi e che al solo sentire il<br />

termine “sociale” sudo freddo pensando alle<br />

varie politiche socialiste spendaccione di destra<br />

e di sinistra che hanno come ultimo e<br />

unico risultato quello di aumentare il potere dei politici di sperperare i nostri schei.<br />

Dicevo, ieri sera al TG Arena l’assessore al turismo sociale ha detto che è uno scandalo<br />

che durante il Vinitaly i prezzi delle camere degli alberghi possano lievitare fino al 300%.<br />

Gli albergatori, giustamente, gli hanno risposto facendo notare che esiste una cosa<br />

chiamata legge della domanda e dell’offerta. Ossia, ci pensa il mercato a equilibrare<br />

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