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20.05.2013 Views

Il nostro sogno è che un giorno Ci incontreremo. Che l’ali lievi dei falchi Rechino l’artiglio fatale. Il nostro sogno è morire Al tempo giusto, né prima, né dopo. Ogni lancio è slancio di vita Fino a quello mortale. III. Due passi. Al terzo Il vento porta un confetto Di piombo. Cadeste senza un lamento. M., prima. “Sei così alto, sei bello”. Per le vostre nozze fu questo Il regalo. M. è più basso ed il colpo Della mitraglia lo prende alla fronte Muore, in meno di un attimo è andato. F., è più alto. Per questo Ora invidia l’amico. Per la prima volta è un vantaggio, vedi, La bassa statura. Tua madre non te lo diceva. Poi guarda le proprie viscere, sparse per terra. Le budella piene di merda, di cibo raffermo D’acqua ghiacciata, di sperma, di paura, di vita. Ci metterà un giorno a morire. Cresce l’invidia per quel cervello, era l’amico, che vede Ad un passo, a pezzi, da lui. Cresce l’invidia con il dolore. Le urla. Lo stupore, il sangue a fiotti che esce E ghiaccia, allontana, con strazio La fine. Dura più di una messa …Morire. IV. “E’ bella, è bella la guerra, Morir per la patria, una gioia. Ma la gioia più grande è morire”. Non si incontrarono, F. e M. E’ giugno al Montello, un proiettile Sale dal suolo. Il veivolo brucia. Pag. 100 di 133

F. l’accoglie nel viso. L’airone bianco Richiude così le sue ali. E’ un giorno di giugno dell’ultimo anno Della guerra grande, il grande Massacro. “Quant’era bello sparare Sul gregge di esseri umani Dall’alto, come l’assiro Che canta in forma di lupo Il grande romantico inglese…” M. M. se ne era già andato. La decade terza d’aprile Sui cieli di Francia Colpito Da un altro eroe dell’aria Un altro “asso nemico”. Muor giovane chi agli dei è caro. Sarà: e sarà anche vero, se sol lo si crede. Ci rimangono i brandelli di carne Di tutti e quattro: Morta e rossa giù al suolo: A vederla si dubiti pure Che si tratti di carne di uomo. Di chi è morto senza neppure sparare Di chi è morto da eroe del volo. E vennero poi altri avvoltoi, Con gli stessi che uccisero loro Canteranno le odi a giovinezza All’ebbrezza del morire Per i loro tricolori: Erano i loro affari più vili Spacciati per “patria” ed “onore”. 8 Novembre 2004. Pag. 101 di 133

F. l’accoglie nel viso. L’airone bianco<br />

Richiude così le sue ali.<br />

E’ un giorno di giugno dell’ultimo anno<br />

Della guerra grande, il grande<br />

Massacro.<br />

“Quant’era bello sparare<br />

Sul gregge di esseri umani<br />

Dall’alto, come l’assiro<br />

Che canta in forma di lupo<br />

Il grande romantico inglese…”<br />

M.<br />

M. se ne era già andato.<br />

La decade terza d’aprile<br />

Sui cieli di Francia<br />

Colpito<br />

Da un altro eroe dell’aria<br />

Un altro “asso nemico”.<br />

Muor giovane chi agli dei è caro.<br />

Sarà: e sarà anche vero, se sol lo si crede.<br />

Ci rimangono i brandelli di carne<br />

Di tutti e quattro:<br />

Morta e rossa giù al suolo:<br />

A vederla si dubiti pure<br />

Che si tratti di carne di uomo.<br />

Di chi è morto senza neppure sparare<br />

Di chi è morto da eroe del volo.<br />

E vennero poi altri avvoltoi,<br />

Con gli stessi che uccisero loro<br />

Canteranno le odi a giovinezza<br />

All’ebbrezza del morire<br />

Per i loro tricolori:<br />

Erano i loro affari più vili<br />

Spacciati per “patria” ed “onore”.<br />

8 Novembre 2004.<br />

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