Versione PDF - eSamizdat
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Collezionisti italiani alla Biennale del dissenso:<br />
Franco Miele, Alberto Morgante e Alberto Sandretti<br />
LA Biennale di Venezia del 1977, passata alla<br />
storia come la “Biennale del dissenso”, è<br />
stata oggetto, a causa degli insiti risvolti politici,<br />
di un caso diplomatico internazionale. La<br />
scelta di dedicare una manifestazione culturale<br />
alla tematica del dissenso nei paesi dell’est<br />
ha sollevato l’indignazione e le proteste dei governi<br />
di Mosca e dei paesi del blocco sovietico<br />
che hanno tentato in ogni modo di arrestare lo<br />
svolgimento della biennale. Il Pcus non voleva<br />
che l’occidente venisse a conoscenza della reale<br />
portata del fenomeno della dissidenza interna<br />
che minacciava di far implodere il sistema<br />
socialista sovietico; al contempo il governo dell’Urss<br />
rischiava di subire pesanti sanzioni per<br />
il mancato rispetto degli accordi internazionali<br />
sui diritti civili e sulla circolazione della cultura.<br />
Questi i reali motivi che hanno portato le<br />
autorità sovietiche a fare pressioni sul governo<br />
italiano, e in particolar modo sul Pci, affinché<br />
l’edizione sul dissenso venisse annullata.<br />
D’altro canto, la decisione di trattare un tema<br />
così controverso conteneva fin dal principio<br />
un obiettivo politico: rappresentava l’occasione<br />
per il Partito socialista italiano, di cui<br />
faceva parte il presidente della Biennale del<br />
tempo, Carlo Ripa di Meana, di sancire l’inizio<br />
di un nuovo corso politico indipendente dalle<br />
posizioni del Partito comunista italiano, e di<br />
conseguenza da quelle del Pcus.<br />
Di particolare rilevanza, tra gli eventi in programma<br />
alla biennale del 1977, l’esposizione<br />
La nuova arte sovietica. Una prospettiva non<br />
ufficiale, curata da Enrico Crispolti e Gabriella<br />
Moncada Di Milia, che ha delineato la situa-<br />
Alessandra Agostinelli<br />
♦ <strong>eSamizdat</strong> 2009 (VII) 1, pp. 239-288♦<br />
zione delle tendenze non conformiste in Unione<br />
sovietica dagli inizi degli anni Sessanta in<br />
poi, presentandosi dunque come un’organica e<br />
approfondita testimonianza di un ventennio di<br />
arte underground.<br />
Il contributo dei collezionisti europei alla<br />
mostra è stato assolutamente fondamentale:<br />
dato l’ostruzionismo diplomatico in cui si sono<br />
imbattuti i curatori, e la censura imposta agli<br />
artisti dalle autorità sovietiche, essi hanno rappresentato,<br />
assieme alle gallerie d’arte, la fonte<br />
principale per il reperimento delle opere esposte<br />
1 . Recenti studi hanno analizzato la specificità<br />
della partecipazione italiana, forse secondaria<br />
rispetto alla preminenza francese, ma di<br />
indubbia importanza per la buona riuscita dell’evento<br />
2 . Per la disponibilità di materiale documentario<br />
e per la quantità e la varietà delle<br />
opere prestate, tre collezioni in particolare sono<br />
state oggetto di studio: la collezione Miele,<br />
la collezione Morgante e la collezione Sandretti.<br />
La raccolta di Franco Miele, pittore, poeta,<br />
storico e critico d’arte, è diventata inaccessibile<br />
dopo la sua morte, avvenuta nel 1983 3 .<br />
1 La scelta di dedicare la manifestazione al tema del dissenso<br />
nei paesi dell’est, annunciata dal presidente Carlo Ripa di<br />
Meana durante la conferenza stampa di presentazione della<br />
Biennale, ha provocato un incidente diplomatico con i governi<br />
del blocco sovietico che si sono rifiutati di collaborare<br />
alla realizzazione della mostra. L’impasse è stata superata<br />
grazie all’intervento dei collezionisti privati europei che hanno<br />
rappresentato, dato l’ostruzionismo operato dai paesi dell’est,<br />
l’unico canale di divulgazione dell’arte underground in<br />
occidente.<br />
2 Si veda, anche per tutta la bibliografia sull’argomento, A. Agostinelli,<br />
Collezionisti italiani alla Biennale del Dissenso [tesi di<br />
laurea], Università Ca’ Foscari, Venezia 2007-2008.<br />
3 Idem, “Franco Miele: breve ritratto”, <strong>eSamizdat</strong>, 2008 (VI), 1,<br />
pp. 215-218.
240 <strong>eSamizdat</strong> 2009 (VII) 1 ♦ Immagini♦<br />
Le sue scelte collezionistiche hanno risentito<br />
delle personali idee sulla preminenza della<br />
figuratività rispetto all’astrattismo.<br />
Alberto Morgante ha conosciuto Franco Miele<br />
negli anni Sessanta: è stato proprio quest’ultimo<br />
ad avviarlo alla passione per l’arte russa<br />
e sovietica 4 . A quel periodo risalgono le prime<br />
acquisizioni di opere russe, giunte clandestinamente<br />
in Italia grazie all’intermediazione<br />
di Miele. L’attuale raccolta, conservata ad Avezzano,<br />
spazia dalle avanguardie russe d’inizio<br />
Novecento (risaltano i nomi di Malevič, Tatlin,<br />
Rodčenko) all’underground sovietico degli anni<br />
Sessanta; quest’ultima tendenza spicca all’interno<br />
della raccolta per l’eccezionale presenza<br />
numerica di opere di Oskar Rabin, Vladimir<br />
Nemuchin, Lidija Masterkova, Vladimir Jakovlev,<br />
Dmitrij Krasnopevcev, Ernst Neizvestnyj<br />
e soprattutto di Vasilij Sitnikov.<br />
Alberto Sandretti, ottimo conoscitore della<br />
realtà dell’est europeo, possiede una tra le<br />
più ricche ed eclettiche raccolte d’arte russa:<br />
consta di almeno millequattrocento pezzi<br />
tra dipinti, sculture e manufatti tradizionali,<br />
attualmente conservati presso il Mart di<br />
Rovereto.<br />
I nomi di questi collezionisti, assieme a quelli<br />
di altri, non compaiono nel catalogo della<br />
mostra: si accenna in modo generico soltanto<br />
al luogo di provenienza delle varie opere appartenenti<br />
alle raccolte 5 . Probabilmente i prestatori<br />
hanno preferito rimanere nell’anonimato<br />
per tutelarsi nei confronti delle spiacevoli<br />
conseguenze che un’edizione così politicamente<br />
schierata avrebbe potuto determinare, oppure<br />
si è trattato di un espediente per non apparire<br />
agli occhi dell’opinione pubblica dei paladini<br />
della causa dissidente.<br />
Grazie a delle ricerche documentarie, si è ora<br />
in grado di dire con certezza quali opere, fra<br />
4 “Da Avezzano con passione: un pezzo di Russia in Abruzzo.<br />
Alberto Morgante e la storia della sua collezione”, a cura di S.<br />
Burini, Ivi, pp. 219-221.<br />
5 La nuova arte sovietica. Una prospettiva non ufficiale, a cura<br />
di E. Crispolti e G. Moncada, Venezia 1977.<br />
quelle presentate alla biennale del 1977, appartengono<br />
alle collezioni trattate in questo articolo.<br />
Presso l’Archivio storico delle Arti Contemporanee<br />
(Asac) di Venezia, riaperto al pubblico<br />
nel 2008, è stato possibile reperire la lista delle<br />
opere prestate da Miele e Sandretti.<br />
In riferimento al primo risultano 6 : Figura<br />
(1970), Maternità (1970), Omaggio a Pasternak<br />
(1969), Omaggio a Solˇzenicyn (1969), di Elij Beljutin;<br />
Pesce (1964), di Anatolij Brusilovskij; Hippies<br />
(cantastorie) a Mosca (1972); Le trombe del<br />
giudizio universale (1972), Il Samovar (1974),<br />
di Vjačeslav Kalinin; Ritratto di Puˇskin (1971),<br />
Narciso negro (1971-72), Proteo (1970), Silenzio<br />
(crocifissione) (1968), Composizione (1968),<br />
di Otari Kandaurov; Il bacio (1963), La crocifissione<br />
(1971), Torso (1968), Figura di profilo<br />
(1973), Gigantomachia (1968), di Ernst Neizvestnyj;<br />
Due carte (1965), di Vladimir Nemuchin;<br />
Come si dipingeva una volta (1972), di<br />
Dmitrij Plavinskij; Dieci rubli (1970), Giornale<br />
di contadini e baracche (1970), di Oskar Rabin;<br />
Trittico (1945), La cieca, (1968 circa), Nudo<br />
in movimento (1974), Figura (1970), Nudo accovacciato<br />
(1970), Autoritratto e corvi sul Cremlino<br />
(1969-70), di Vasilij Sitnikov; Natura morta<br />
e uccello (1971), di Eduard ˇStejnberg; Figure<br />
e animali alla finestra (1970), Immagini nel<br />
cimitero (1972), Dalla finestra (1970), di Boris<br />
Sveˇsnikov; Ritratto di famiglia (1961), Natura<br />
morta (1969), di Vladimir Vejsberg.<br />
Si tratta di trentaquattro dipinti e sculture<br />
d’orientamento figurativo, ascrivibili a quattro<br />
delle sette categorie (figurazione espressionista<br />
e figurazione lirica; gesto, materia, immagine;<br />
astrazione post costruttivista e astrazione<br />
organica; cinetismo; figurazione surreale; ironia<br />
e altro, intorno al quotidiano; mediazione<br />
concettuale, comportamento e azioni collettive)<br />
individuate dai curatori al fine di tratteggiare<br />
un percorso comprensivo delle tendenze<br />
6 L’elenco delle opere prestate da Miele è contenuto nella busta<br />
n. 346, relativa all’annno 1977, del Fondo storico arti visive<br />
dell’Asac.
A. Agostinelli, Collezionisti italiani alla Biennale del dissenso: F. Miele, A. Morgante e A. Sandretti 241<br />
caratterizzanti la nuova arte sovietica 7 :<br />
– figurazione espressionista e figurazione lirica:<br />
al suo interno sono raggruppati due orientamenti<br />
tendenzialmente opposti, accomunati<br />
tuttavia dal loro ricorso al figurativismo: la<br />
corrente espressionista, che si contraddistingue<br />
per la sua visionaria e drammatica sensibilità,<br />
e quella lirica, che partendo dall’indagine<br />
della realtà sensibile, si innalza ad una dimensione<br />
superiore, di ordine spirituale. Alla prima<br />
appartengono i lavori di Vjačeslav Kalinin, Ernst<br />
Neizvestnyj, Oskar Rabin; nella seconda si inseriscono<br />
le opere di Vasilij Sitnikov e Vladimir<br />
Vejsberg; le tele di Boris Sveˇsnikov, invece, sono<br />
riconducibili ad entrambe le tendenze.<br />
– gesto, materia, immagine: analizza lo sviluppo<br />
dell’informale sovietico, nato negli anni<br />
Cinquanta in seguito al contatto con le correnti<br />
artistiche occidentali. Peculiare nella situazione<br />
russa la fusione dell’elemento gestuale<br />
e di quello figurativo attraverso l’utilizzo dei<br />
meccanismi d’automatismo segnico mutuati<br />
dal surrealismo e dall’espressionismo astratto<br />
americano. Tuttavia l’originalità del contenuto,<br />
derivante dallo specifico background sovietico,<br />
porta l’opera a una nuova attualità. Tra gli artisti<br />
figurano Elij Beljutin, Vladimir Nemuchin e<br />
Dmitrij Plavinskij.<br />
– astrazione post-costruttivista e astrazione<br />
organica: raggruppa posizioni anche molto differenti<br />
da loro, accomunate però dalla presa di<br />
distanza, più o meno esplicita, dalle istanze figurative.<br />
L’unico pittore inserito in questa categoria<br />
e presente all’interno della Collezione<br />
Miele è Eduard ˇStejnberg.<br />
– figurazione surreale: questa sezione si qualifica<br />
per la varietà degli orientamenti espressi<br />
al suo interno; alla base vi è comunque un’adesione<br />
ai principi ispiratori del surrealismo e<br />
del dadaismo, ricontestualizzati tuttavia in una<br />
7 Come ha puntualizzato il curatore della mostra, Enrico Crispolti,<br />
si trattava di categorie modulate sull’arte occidentale,<br />
ma che al contempo erano riconducibili alle tendenze stilistiche<br />
della tradizione russa, La nuova arte sovietica, 1977, op.<br />
cit., p. 45.<br />
dimensione nuova, nella quale l’eco della tradizione<br />
culturale sovietica è ancora forte. A questa<br />
categoria appartengono le opere di Otari<br />
Kandaurov e Anatolij Brusilovskij.<br />
In un secondo momento è stato attuato un<br />
confronto tra i titoli compresi in tale lista e<br />
quelli citati nel catalogo. Si è subito presentato<br />
un ostacolo: le opere corredate dalla relativa fotografia<br />
non erano molte, pertanto non era possibile<br />
associare a tutti i titoli un’immagine. Vista<br />
l’inaccessibilità della collezione, il problema<br />
è stato risolto attingendo a varie fonti: alcune<br />
riproduzioni sono state tratte dal catalogo relativo<br />
alla mostra di Venezia, altre dal catalogo<br />
della mostra di Torino del 1978, ugualmente intitolato<br />
La nuova arte sovietica. Una prospettiva<br />
non ufficiale 8 , mentre altre ancora risultano<br />
pubblicate nel volume scritto dallo stesso Miele,<br />
L’avanguardia tradita, esauriente studio sull’arte<br />
russa e sovietica dall’Ottocento al periodo<br />
kruˇsčeviano.<br />
Non è stato possibile rinvenire le fotografie<br />
delle opere elencate di seguito: Pesce di Anatolij<br />
Brusilovskij; Il Samovar di Vjaceslav Kalinin;<br />
Silenzio (crocifissione) di Otari Kandaurov;<br />
Composizione di Otari Kandaurov; Figura<br />
di profilo di Ernst Neizvestnyj; Nudo in movimento<br />
di Vasilij Sitnikov; Dalla finestra di Boris<br />
Sveˇsnikov.<br />
La Cieca di Sitnikov, era al tempo di proprietà<br />
di Dante Salvadori, un medico abruzzese amico<br />
di Miele e di Morgante, che aveva acquistato<br />
l’opera direttamente da Miele, per conto di Sitnikov,<br />
nel 1972, dopo la mostra dell’artista ad<br />
Avezzano.<br />
Una decina di dipinti appartenevano, invece,<br />
ad Alberto Morgante: tuttavia essi risultavano<br />
di Miele, poiché quest’ultimo aveva seguito<br />
8 La nuova arte sovietica. Una prospettiva non ufficiale, a cura<br />
di E. Crispolti e G. Moncada, Torino 1978; la maggior parte<br />
delle opere esposte alla Biennale di Venezia del 1977 sono<br />
state esposte anche alla mostra di Torino: tra queste anche le<br />
opere prestate da Miele all’edizione della Biennale dedicata al<br />
Dissenso.
242 <strong>eSamizdat</strong> 2009 (VII) 1 ♦ Immagini♦<br />
personalmente la trattativa con la Biennale e ne<br />
aveva concesso il prestito dichiarandole sue.<br />
Si trattava di: Figura (1970), di Vasilij Sitnikov;<br />
Cantastorie a Mosca (Hippies) (1972), di<br />
Vjačeslav Kalinin; Il suicida (o Gigantomachia),<br />
Crocifissione (1971), di Ernst Neizvestnyj; Giornale<br />
di contadini e baracche (1970), di Oskar<br />
Rabin; Immagini nel cimitero (1972), di Boris<br />
Sveˇsnikov; Natura morta (1969), di Vladimir Vejsberg;<br />
Omaggio a Pasternak (1969), Omaggio a<br />
Solˇzenicyn (1969), di Elij Beljutin; Proteo (1970),<br />
di Otari Kandaurov.<br />
Per la loro identificazione, data l’assenza del<br />
nome del prestatore sia nel catalogo ufficiale<br />
della mostra, sia nei documenti d’archivio,<br />
fondamentale è stato l’aiuto di Alberto Morgante<br />
che ha messo a disposizione il materiale<br />
documentario e fotografico riguardante le<br />
opere, aggiornato grazie alla recente attività di<br />
catalogazione promossa da Silvia Burini.<br />
Attraverso un controllo incrociato tra la lista<br />
reperita all’Asac e il catalogo dell’esposizione<br />
si è in grado di concludere che tre delle trentaquattro<br />
opere presentate da Miele, ovvero il<br />
Trittico e Autoritratto e corvi sul Cremlino di Sitnikov,<br />
e Immagini nel cimitero di Sveˇsnikov non<br />
sono state esposte. Risulta difficoltoso stabilire<br />
se l’opera di Neizvestnyj, che nella lista Asac risulta<br />
intitolata Gigantomachia, corrisponda effettivamente<br />
al Suicidio della Collezione Morgante;<br />
anche se le dimensioni delle due sculture<br />
sono quasi identiche, e dal punto di vista<br />
formale l’opera di Morgante potrebbe riprodurre<br />
il tema mitologico della guerra tra dei giganti,<br />
l’impossibilità di stabilire una datazione<br />
per quest’ultima impedisce di affermare con<br />
certezza se si tratti o meno della stessa opera.<br />
Il numero delle opere prestate da Sandretti<br />
ammonta invece a sedici 9 : Sera (1965),<br />
Préférence scoperto (1966), di Vladimir Nemuchin;<br />
Composizione con ricamo (1965), Com-<br />
9 L’elenco delle opere prestate da Sandretti è contenuto nella<br />
busta n. 344, relativa all’annno 1977, del Fondo storico arti<br />
visive dell’Asac.<br />
posizione con cuciture (1967), di Lidija Masterkova;<br />
Drappo rosso (1967), Scarabeo (1966),<br />
di Dmitrij Plavinskij; Composizione con castello<br />
(1974), Composizione con cerniera (1974),<br />
di Evgenij Ruchin; Composizione (1965), Composizione<br />
(1967), di Eduard ˇStejnberg; Profili<br />
(1967), Multivisione (1966), Centauro (1967),<br />
Cresima (1967), di Anatolij Brusilovskij; Deserto,<br />
(1965), di Boris Sveˇsnikov; Illustrazione per<br />
“Le notti bianche” di Fedor Dostoevskij (1970),<br />
di Julij Perevezencev.<br />
Data la mancanza di alcune illustrazioni nel<br />
catalogo della biennale, è stata fatta una comparazione<br />
tra quest’ultimo e il catalogo della<br />
mostra Arte Contro, che si è tenuta di recente al<br />
Mart di Rovereto, e ha proposto un selezionato<br />
gruppo di opere (centottanta) di artisti underground<br />
della Collezione Sandretti: sono risultate<br />
alcune discordanze per quel che concerne<br />
i titoli, la datazione e le misure di alcune opere,<br />
ma grazie all’indicazione in appendice ad Arte<br />
Contro di tutte le opere che hanno partecipato<br />
all’edizione del 1977, e grazie alla conferma<br />
da parte di Alberto Sandretti che nessuna<br />
opera della sua collezione è stata venduta, ogni<br />
dubbio è stato fugato 10 .<br />
A causa dell’esistenza di più opere raffiguranti<br />
il medesimo soggetto e aventi le stesse dimensioni,<br />
non è stato possibile rintracciare le<br />
10 Dipinti la cui identificazione è risultata particolarmente<br />
problematica: l’opera di Brusilovskij intitolata Multivisione<br />
(1966, cm 51x97) nel catalogo La nuova arte sovietica corrisponde<br />
a Prospettiva (1966, mm 478x518) del catalogo Arte<br />
Contro; le misure non corrispondono, ma l’opera è la stessa;<br />
l’opera di Brusilovskij intitolata Profili (1967, cm 50x97) nel<br />
catalogo La nuova arte sovietica corrisponde a Moltiplicazione<br />
del profilo (1967, mm 472x508) del catalogo Arte Contro;<br />
le misure non corrispondono, ma l’opera è la stessa; l’opera<br />
di Sveˇsnikov intitolata Deserto (1965, cm 70x90) nel catalogo<br />
La nuova arte sovietica corrisponde a Terreno abbandonato<br />
(1962, cm 70x90) del catalogo Arte Contro; le misure corrispondono<br />
ma la datazione no; probabilmente è stato commesso<br />
un errore di trascrizione al momento della compilazione<br />
della lista per i prestiti alla Biennale, poiché in Arte Contro<br />
si specifica che l’opera è stata acquistata presso l’autore nel<br />
1964. Arte Contro. Ricerche dell’arte russa dal 1950 ad oggi:<br />
opere dal fondo Sandretti del ’900 russo, a cura di A. Obuchova,<br />
Milano 2007, p. 130.
A. Agostinelli, Collezionisti italiani alla Biennale del dissenso: F. Miele, A. Morgante e A. Sandretti 243<br />
immagini relative a Composizione con castello e<br />
Composizione con cerniera di Evgenij Ruchin.<br />
Le opere prestate da Alberto Sandretti sono<br />
inserite nelle categorie:<br />
– figurazione espressionista e figurazione<br />
lirica: Boris Sveˇsnikov e Julij Perevezencev;<br />
– gesto, materia, immagine: Vladimir Nemuchin,<br />
Lidija Masterkova, Dmitrij Plavinskij e<br />
Evgenij Ruchin;<br />
– figurazione surreale: Anatolij Brusilovskij;<br />
– astrazione post-costruttivista e astrazione<br />
organica: Eduard ˇStejnberg.<br />
Grazie all’analisi di tutte queste fonti le varie<br />
opere, che nel catalogo della mostra sono indicate<br />
come appartenenti a non precisate collezioni<br />
italiane, sono state finalmente ricontestualizzate<br />
all’interno delle raccolte di origine,<br />
permettendo, sebbene in modo parziale, in<br />
quanto limitato appunto alle sole opere presentate<br />
alla biennale, di ricostruire la consistenza<br />
delle collezioni Miele e Morgante, delle quali si<br />
avevano notizie scarse o nulle, e della raccolta<br />
Sandretti.<br />
Collezione Miele<br />
INDICE E DIDASCALIE DELLE IMMAGINI<br />
≻ Vasilij Sitnikov, Trittico, 1945, tre disegni eseguiti in ospedale<br />
psichiatrico (a: cm 11x15,5; b: cm 11x12; avanti e<br />
dietro).<br />
Non sono stati esposti alla mostra La nuova arte sovietica.<br />
Una prospettiva non ufficiale. Non è stato possibile rinvenire<br />
la fotografia del terzo disegno che compone il Trittico a causa<br />
della sua mancata pubblicazione in L’Avanguardia tradita, unica<br />
fonte disponibile per quel che riguarda le riproduzioni delle<br />
opere possedute da Franco Miele.<br />
Questi disegni sono stati realizzati durante (o subito dopo) il<br />
periodo trascorso da Sitnikov in un ospedale psichiatrico a Kazan´.<br />
Essenziali dal punto di vista compositivo, e delineati con<br />
tratti piuttosto sommari, esprimono comunque alla perfezione<br />
la sofferenza vissuta dall’artista sulla sua pelle.<br />
In una stanza spoglia un uomo è inginocchiato all’angolo<br />
fra le due pareti: nel primo schizzo affonda il viso in un cuscino,<br />
mentre nel secondo prega disperato di fronte ad un’icona;<br />
significativa la scelta dell’angolo, che nella tradizione<br />
russo-ortodossa rappresenta all’interno della casa il luogo meno<br />
esposto a sguardi indiscreti, e dunque più consono alla<br />
pratica spirituale.<br />
≻ Vasilij Sitnikov, Autoritratto e corvi sul Cremlino, 1969-70,<br />
olio e tempera su tela, cm 64x90.<br />
Non è stato esposto alla mostra La nuova arte sovietica. Una<br />
prospettiva non ufficiale.<br />
Il Cremlino ricoperto di neve è tipico nella produzione di Sitnikov:<br />
fino alla fine della carriera continua infatti a dipingere<br />
questo soggetto, simbolo della sua appartenenza alla cultura e<br />
al folklore russo. I corvi costituiscono una variante largamente<br />
utilizzata dall’artista nelle sue opere; a differenza della cultura<br />
occidentale, nell’iconografia russa questi uccelli sono portatori<br />
di valori positivi, in quanto annunciano l’arrivo della primavera,<br />
come avviene nel celebre quadro di Savrasov Sono arrivati i<br />
corvi neri, del 1871.<br />
Sulla destra, in primo piano, è presente l’autoritratto del pittore:<br />
la sua figura, tuttavia, non è definita in maniera nitida, è<br />
solo una sagoma biancastra che se ne sta in disparte, come se<br />
l’artista mirasse a identificarsi con un osservatore esterno che<br />
si trova al di là della superficie dipinta. La composizione è rifinita<br />
con rigore certosino, quasi maniacale: ogni singolo fiocco<br />
di neve, ogni battito d’ali è realizzato nei minimi particolari. La<br />
visione d’insieme è scenograficamente onirica.<br />
≻ Vasilij Sitnikov, Nudo accovacciato, 1970, disegno e olio su<br />
cartone, cm 56x36.<br />
Una figura femminile si protende con un’espressione sbalordita<br />
verso una fonte di luce collocata sulla destra del quadro.<br />
La mancanza di tratti anatomici ben definiti e il fondo nebuloso<br />
portano il soggetto a perdersi nell’incertezza, nell’intangibilità<br />
di una dimensione che tende all’astrazione.<br />
≻ Vasilij Sitnikov, La cieca, 1968 circa, olio su tela, cm 59x38,<br />
di proprietà di Dante Salvadori.<br />
Il titolo dell’opera svela il particolare stato della donna: per<br />
suggerire meglio la condizione di cecità Sitnikov ha omesso di<br />
tratteggiare i bulbi oculari, lasciando le cavità vuote; la sensazione<br />
di straniamento e disagio trasmessa a chi osserva è accentuata<br />
dal fatto che anche la bocca non è stata disegnata.
244 <strong>eSamizdat</strong> 2009 (VII) 1 ♦ Immagini♦<br />
Probabilmente il dipinto denuncia la mancanza di libertà d’espressione<br />
in Unione sovietica: è più prudente non parlare di<br />
certi avvenimenti, anzi è meglio non vederli proprio.<br />
Stilisticamente l’opera è simile ad altre di uguale soggetto: i<br />
contorni vaghi e irregolari la fondono e al contempo la astraggono<br />
dal contesto pittorico, proiettandola in una dimensione<br />
onirica.<br />
≻ Vjačeslav Kalinin, Le trombe del giudizio universale, 1972,<br />
olio su tela, cm 70x48.<br />
In primo piano alcune persone tentano, in preda al panico,<br />
di sfuggire all’incombente fine del mondo annunciata da<br />
un gigantesco cavaliere dell’Apocalisse, impegnato a dar fiato<br />
alle trombe del giudizio universale; fa da sfondo alla scena<br />
un paesaggio urbano ricoperto dalla neve, che con il suo<br />
candore accentua l’intricato groviglio di edifici: con ogni probabilità<br />
si tratta del quartiere moscovita sottoproletario di Zamoskvoreč´e,<br />
ambientazione privilegiata dal pittore nelle le sue<br />
tele.<br />
I personaggi di Kalinin appartengono contemporaneamente<br />
alla dimensione della memoria e a quella della fantasia: sono i<br />
protagonisti dei sobborghi popolari frequentati dal pittore stesso,<br />
ma sono anche entità frutto della sua immaginazione visionaria.<br />
Le sembianze caricaturali, l’irrequietezza e la tensione<br />
emotiva che animano i soggetti, portano la composizione a un<br />
alto livello d’espressionismo<br />
≻ Ernst Neizvestnyj, Il bacio, 1963, bronzo, cm 35x20x16.<br />
Come suggerisce il titolo, la scultura rappresenta una persona<br />
nell’atto di mandare un bacio. Il volto tagliente e sfaccettato<br />
è il risultato dell’adesione di Neizvestnyj alle idee cubofuturiste:<br />
la compenetrazione dei piani e dei volumi e la moltiplicazione<br />
dei punti di vista, conferiscono alla figura dinamismo<br />
e vitalità, caricandola di una straordinaria forza esplosiva<br />
che si espande verso l’occhio dello spettatore.<br />
≻ Ernst Neizvestnyj , Torso, 1968, bronzo, cm 17x13x12.<br />
Questo piccolo bronzo rappresenta un soggetto sul quale<br />
Neizvestnyj si è spesso cimentato, ovvero l’elaborazione anatomica<br />
di alcune parti del corpo umano. Il torso risente delle<br />
idee cubiste a cui si accennava sopra, ma qui è presente un<br />
maggior realismo che porta il soggetto ad essere più facilmente<br />
riconoscibile. La brutalità con cui la mano afferra il seno<br />
destro e la cruda cavità del torace caricano l’atmosfera di una<br />
drammaticità vibrante, recando forse il ricordo della straziante<br />
esperienza vissuta dall’artista durante la sua partecipazione<br />
alla Seconda guerra mondiale.<br />
Tecnicamente, l’alto grado di espressionismo è raggiunto<br />
tramite l’uso di un accentuato plasticismo e l’introduzione di<br />
una forte tensione compositiva.<br />
≻ Oskar Rabin, Dieci rubli, 1970, olio su tela, cm 80x100.<br />
Una gigantesca banconota da dieci rubli spezzata, sulla quale<br />
troneggia il busto di Lenin, è posta in primo piano, volutamente<br />
sovradimensionata ed estraniata dal contesto. Sullo<br />
sfondo i fumi delle ciminiere definiscono l’orizzonte di un<br />
quartiere sottoproletario: verosimilmente si tratta dell’agglomerato<br />
periferico di Lianozovo, dove il pittore ha vissuto per<br />
qualche anno. Il processo compositivo dei quadri di Rabin è<br />
sempre il medesimo: prende simboli della vita sovietica e li colloca<br />
in uno scenario povero, degradato, ovvero porta sulla tela<br />
la sua esperienza di vita nelle baracche della periferia moscovita,<br />
estendendola tuttavia alla globalità della popolazione rus-<br />
sa. Il dramma personale dell’artista diviene dunque dramma<br />
universale, fenomeno che non conosce né tempo né spazio: a<br />
testimonianza di ciò è il fatto che anche dopo il suo esilio a Parigi,<br />
Rabin continua a riproporre le stesse tematiche elaborate<br />
in Unione sovietica.<br />
≻ Boris Sveˇsnikov, Figure e animali alla finestra, 1970, olio su<br />
tela, cm 60x80.<br />
Un viso dall’aria assente si affaccia alla finestra e vede sul<br />
bordo del davanzale un animaletto che si è arrampicato fin<br />
lassù: sembra un soggetto quantomeno curioso, ma è tipico<br />
dell’opera di Sveˇsnikov.<br />
La particolare tecnica puntinista usata nei suoi quadri contribuisce<br />
a creare un’atmosfera irreale, fantastica, segnata<br />
tuttavia da una tangibile malinconia.<br />
≻ Vladimir Vejsberg, Ritratto di famiglia, 1961, olio su tela,<br />
cm 67x70.<br />
Questo quadro è di sicuro precedente alle sperimentazioni<br />
geometriche del periodo “metafisico-suprematista”: si sa infatti<br />
che Vejsberg ha iniziato la sua carriera dipingendo composizioni<br />
figurative tradizionali, caratterizzate dall’utilizzo di tecniche<br />
neo impressioniste. Il Ritratto di famiglia fa parte di una serie<br />
dedicata a questo specifico genere, realizzata tra gli anni Cinquanta<br />
e l’inizio degli anni Sessanta; le due figure, leggermente<br />
allungate, sono delineate con tratti essenziali. In generale si<br />
nota la prevalenza di colori chiari, tendenza tipica di tutta la<br />
produzione dell’artista.<br />
≻ Elij Beljutin, Figura, 1970, olio su tela, cm 136x50.<br />
A prima vista l’opera sembra rappresentare un soggetto<br />
astratto, ma se si fa attenzione, si nota sulla sinistra il profilo<br />
di un volto umano: fronte, occhio, naso e bocca emergono dalla<br />
confusione della superficie pittorica, sulla quale l’artista ha<br />
scagliato con irruenza il colore, forte della lezione di Jackson<br />
Pollock e dell’Informale europeo. Ne consegue una palpabile<br />
energia vitale.<br />
≻ Elij Beljutin, Maternità, 1970, olio su tela, cm 133x66.<br />
Il tema materno infonde al soggetto una commovente delicatezza:<br />
la donna, in ginocchio e col volto reclinato a destra,<br />
cinge affettuosamente le mani attorno al ventre, in segno di<br />
protezione verso il nascituro.<br />
Lo specifico soggetto femminile, la monumentalità della figura,<br />
l’incisività del colore utilizzato in chiave espressionista,<br />
risentono delle ricerche del neoprimitivismo russo.<br />
≻ Vladimir Nemuchin, Due carte, 1965, olio su tela, cm 75x65.<br />
Dalla datazione dell’opera sappiamo che si tratta di uno dei<br />
primi esempi della serie dedicata alle carte da gioco, iniziata<br />
appunto nel 1965.<br />
Rappresenta due carte, precisamente il sette e l’otto di quadri:<br />
esse sono accostate una all’altra, anzi si potrebbe dire che<br />
è in atto un processo di fusione. Con la loro fisicità contribuiscono<br />
a determinare la superficie pittorica della tela, concretizzandosi<br />
come l’unico elemento costitutivo del quadro. Al<br />
contempo, tuttavia, sono la testimonianza segnica delle teorie<br />
neoprimitiviste del Fante di quadri, gruppo d’avanguardia di<br />
inizio Novecento, e dell’opera di Ol´ga Rozanova (1886-1918),<br />
che negli anni Dieci dà vita a un ciclo pittorico concentrato sul<br />
motivo delle carte da gioco, in cui le idee primitiviste si fondono<br />
con il dinamismo futurista. Il colore, steso in modo irregolare<br />
e discontinuo, e la superficie, frastagliata dall’elemen-
A. Agostinelli, Collezionisti italiani alla Biennale del dissenso: F. Miele, A. Morgante e A. Sandretti 245<br />
to materico, rivelano l’influenza delle tecniche impiegate dagli<br />
espressionisti astratti americani.<br />
≻ Dmitrij Plavinskij, Come si dipingeva una volta, 1972, olio<br />
su tela, cm 77x59.<br />
Plavinskij porta sulla tela oggetti tratti dalla realtà quotidiana:<br />
disseminati ovunque ci sono elementi vegetali e animali,<br />
resti archeologici e frammenti di manoscritti antichi, resti organici<br />
e non che coprono una dimensione sconosciuta. Emerge<br />
palpitante un passato più o meno lontano, che rivive grazie<br />
ai ricordi dell’artista, resi ancora più vividi mediante l’articolata<br />
matericità della superficie pittorica. Al centro un paio di forbici<br />
risultano l’espediente per risaltare il punto focale della composizione,<br />
un occhio che guarda verso l’esterno del quadro, stabilendo<br />
dunque un contatto tra il quadro e l’osservatore, tra<br />
l’antico e il contemporaneo.<br />
≻ Eduard ˇStejnberg, Natura morta e uccello, 1971, olio su tela,<br />
cm 50x70.<br />
Sopra a un tavolo si trovano un uccello esanime e degli oggetti<br />
non identificati: l’uso massiccio del bianco dà l’impressione<br />
che stiano fluttuando nel vuoto. Ne deriva una sospensione,<br />
una pausa in cui le categorie di tempo e spazio non sono<br />
contemplate.<br />
ˇStejnberg ricorre alla natura morta, genere ampliamente<br />
esplorato nella pittura russa dal neoprimitivismo in poi, per<br />
fare una riflessione esistenziale sui concetti di vita e morte.<br />
≻ Otari Kandaurov, Ritratto di Puˇskin, 1971, disegno, cm<br />
30x23.<br />
Il disegno ritrae una delle personalità più emblematiche della<br />
letteratura russa, Aleksandr Puˇskin. L’artista si rifà al celebre<br />
ritratto di Orest Kiprenskij del 1827, in cui il poeta viene<br />
raffigurato secondo i canoni della pittura romantica.<br />
Kandaurov fa emergere dallo sfondo il volto intenso dello<br />
scrittore, che sembra quasi sollecitare lo spettatore a prendere<br />
parte a un’intima conversazione. I capelli e il viso sono definiti<br />
dettagliatamente grazie a un abile uso del chiaroscuro, ma<br />
il punto focale della composizione è rappresentato dagli occhi,<br />
tratteggiati in modo diverso: quello sinistro, malinconico<br />
e lievemente nostalgico, rimane ancorato al passato, mentre<br />
quello destro, visionario e allucinato, è proiettato verso una<br />
dimensione futura.<br />
Lo sguardo rimanda dunque alla straordinarietà di questo<br />
scrittore, grande innovatore del genere letterario e figura<br />
fondamentale all’interno della tradizione russa.<br />
≻ Otari Kandaurov, Narciso negro, 1971-72, olio su tela, cm<br />
65x75.<br />
Come per altri suoi dipinti Kandaurov trae spunto dal repertorio<br />
mitologico classico: Narciso è intento a specchiarsi<br />
nell’acqua, ammira malinconico la propria immagine riflessa.<br />
Kandaurov introduce delle varianti rispetto all’iconografia tradizionale:<br />
Narciso, come espresso nel titolo, è nero, e il solito<br />
paesaggio fluviale è stato sostituito da un’ambientazione indefinita,<br />
che potrebbe essere, visti i resti zoomorfici in primo piano,<br />
di derivazione desertica o marina, rivelando un richiamo<br />
ideale all’opera di Yves Tanguy.<br />
Dunque, data la mancanza del lago, al fine della rappresentazione<br />
del racconto, è stato introdotto al centro del dipinto un<br />
recipiente colmo d’acqua: Narciso vi si stringe diventando quasi<br />
un tutt’uno con esso. Il suo corpo è inumano, deforme: a sinistra,<br />
all’altezza del petto si allunga una protuberanza ambigua,<br />
che potrebbe essere variamente interpretata come una lingua<br />
o una mano che sfiora l’acqua, oppure come una figura umana<br />
di spalle. Sopra al capo di Narciso pende l’omonimo fiore: è lì<br />
a ricordare la fine a cui è destinato il giovane, trasformato dopo<br />
la sua morte in una pianta.<br />
La composizione, onirica e visionaria, è profondamente influenzata<br />
dall’esperienza surrealista europea, e in particolare<br />
modo da Dalì.<br />
Collezione Morgante<br />
≻ Vasilij Sitnikov, Figura, 1970, olio su cartone, cm 65x42.<br />
Le riproduzioni di figure umane rappresentano, all’interno<br />
del percorso di Sitnikov, uno dei filoni più prolifici. Questo<br />
mezzo busto, una delle tante varianti introdotte dall’artista per<br />
celebrare il corpo femminile, guida l’osservatore a concentrare<br />
la propria attenzione sul volto: gli occhi sono due cavità grandi<br />
e scure, sembrano svuotati dell’anima. Il collo sproporzionatamente<br />
lungo, e il corpo pallido, diafano, conferiscono al soggetto<br />
una certa eleganza, mentre i bordi sfumati lo collocano in<br />
una dimensione incerta che si fonde con uno sfondo rarefatto<br />
e impalpabile.<br />
La figura risulta così sospesa in un’atmosfera irreale e<br />
fantastica.<br />
≻ Vjačeslav Kalinin, Cantastorie a Mosca (Hippies), 1972, olio<br />
su tela, cm 80x65.<br />
In una piazza di un quartiere moscovita un uomo e una donna<br />
danno vita a un informale concerto di violini: sono personaggi<br />
che appartengono alla memoria folklorica del pittore,<br />
all’ambiente popolare da cui proviene.<br />
Sullo sfondo, oltre a un altro suonatore, appaiono alcuni luoghi<br />
simbolo della capitale russa: al centro, sullo sfondo, si riconosce<br />
il Cremlino, mentre in secondo piano, tra chiese ed<br />
edifici vari si snoda il corso della Moscova.<br />
Il ricorso alla caricatura e la linea nervosa e inquieta<br />
conferiscono al soggetto un’aria irreale, fiabesca.<br />
≻ Ernst Neizvestnyj, Il suicida (o La Gigantomachia), bronzo,<br />
20x12,5x12.<br />
La scultura rappresenta un tema caro all’artista, quello della<br />
gigantomachia, al quale dedica anche una serie di incisioni.<br />
Il volto del gigante, di profilo, è preso d’assalto dagli dei: si<br />
tratta della lotta dell’ordine contro le barbarie.<br />
La concitazione dell’azione è resa tramite una plasticità nervosa<br />
e una violenta teatralità, espedienti che rendono l’opera<br />
accentuatamente espressionista.<br />
≻ Ernst Neizvestnyj, Crocifissione, 1971, bronzo, cm 21x29x6.<br />
Neizvestnyj ripensa il tema della crocifissione apportando<br />
quelle innovazioni formali, di derivazione cubista e futurista,<br />
che sono parte distintiva del suo linguaggio: i volumi e le linee<br />
si intrecciano tra di loro dando vita a una dilatazione dello spazio,<br />
mentre la pluralità dei punti di vista contribuisce a creare<br />
una certa confusione prospettica. I piedi, fissati alla croce separatamente,<br />
testimoniano il richiamo dell’artista alla tradizione<br />
iconografica ortodossa. Le mani trafitte dai chiodi, volutamente<br />
sovradimensionate, diventano il centro effettivo dell’opera.<br />
Sorprendente è la presenza, accanto al volto di Cristo, di un viso<br />
presumibilmente femminile: uomo e donna sono uguali di<br />
fronte al dolore e alla sofferenza, sentimenti assoluti e universali;<br />
Neizvestnij mette a nudo la vulnerabilità della condizione<br />
umana, attualizzando l’afflizione della società sovietica. La
246 <strong>eSamizdat</strong> 2009 (VII) 1 ♦ Immagini♦<br />
tensione dei muscoli è all’apice: sembra che la scultura sia sul<br />
punto di esplodere e propagare la sua straripante energia verso<br />
lo spazio cosmico.<br />
Il pathos e la drammaticità sono portati all’esasperazione.<br />
≻ Oskar Rabin, Giornale di contadini e baracche, 1970, olio<br />
su tela, cm 68x88.<br />
La prima pagina del quotidiano Sel´skaja ˇzizn´ [Vita rurale]<br />
ondeggia, sospesa dal vento, tra le baracche di un sobborgo<br />
popolare. Quasi certamente la scena è ambientata a Lianozovo,<br />
quartiere alla periferia della capitale dove Rabin viveva negli<br />
anni Sessanta.<br />
Il giornale, simbolo della quotidianità moscovita, diviene<br />
un’efficace strumento di critica sociale e di denuncia del degrado<br />
e dell’emarginazione vissuta dai cittadini sovietici durante il<br />
regime comunista.<br />
I colori cupi, tetri, stesi ruvidamente sulla tela con l’aiuto di<br />
spatole, trasmettono la tragicità e lo squallore del byt sovietico.<br />
La pesante fisicità dell’opera è ancor più enfatizzata dall’uso<br />
simulato del collage, tecnica apprezzata da Rabin, per la<br />
definizione del giornale.<br />
≻ Boris Sveˇsnikov, Immagini nel cimitero, 1972, olio su tela,<br />
cm 85x70.<br />
Sveˇsnikov riprende il tema del cimitero in inverno, soggetto<br />
tipico all’interno della sua produzione. In primo piano, sulla<br />
destra, si vede un gruppo di lapidi; sulla sinistra dei bambini<br />
giocano sulla neve.<br />
Lo spettro della morte dialoga con l’elemento vitale: l’artista<br />
nutre ancora una speranza di salvezza, si augura di riuscire<br />
a dimenticare l’inferno vissuto nei campi di lavoro. L’uso di<br />
colori freddi, in toni che vanno dall’azzurro al blu, e la particolare<br />
tecnica puntinista, contribuiscono alla creazione di un’atmosfera<br />
crepuscolare, rarefatta, alimentando quella distaccata<br />
e struggente eleganza che è il segno distintivo dei quadri di<br />
Sveˇsnikov.<br />
≻ Vladimir Vejsberg, Natura morta, 1969, olio su tela, cm<br />
50x60.<br />
Su un tavolo stanno un piccolo piatto e alcune brocche di<br />
varie dimensioni: si tratta di una natura morta, genere prediletto<br />
dall’artista. L’uso di oggetti inanimati inseriti in un contesto<br />
evanescente, sospeso, è citazionistico: Vejsberg guarda all’opera<br />
di Giorgio Morandi e al suo concettuale dialogo con il<br />
metafisico.<br />
Il soggetto si presta a una meditazione sulla caducità della<br />
vita e sull’immanenza della morte, sulla transitorietà dell’esperienza<br />
quotidiana contrapposta all’eternità spirituale. L’utilizzo<br />
di tonalità chiare, quasi monocromatiche, consente di inserire<br />
il dipinto nella fase più interessante della carriera di Vejsberg,<br />
datata agli anni Sessanta, che lo vede impegnato nell’ideazione<br />
della teoria del “bianco su bianco”: partendo da uno studio<br />
sul colore e sull’arte dei grandi maestri europei, medita sugli<br />
automatismi della percezione e della cognizione, arrivando<br />
all’elaborazione di tele quasi totalmente monocrome.<br />
Come si può notare, in quest’opera non è ancora pervenuto<br />
alla sintesi formale auspicata nelle sue teorie, raggiunta invece<br />
nelle opere successive.<br />
≻ Elij Beljutin, Omaggio a Pasternak, 1969, olio su tela, cm<br />
63x49.<br />
L’opera è un omaggio a Boris Pasternak. La vicenda del Dottor<br />
ˇZivago ha messo in luce le censure attuate dal regime co-<br />
munista sovietico: scritto dopo la Seconda guerra mondiale,<br />
viene rifiutato dall’Unione degli scrittori per la condanna della<br />
Rivoluzione d’ottobre contenuta nei ricordi autobiografici dell’autore;<br />
la pubblicazione dell’opera viene bandita dal governo,<br />
che si adopera in tutti i modi per ostacolare l’attività intellettuale<br />
di Pasternak, il quale riesce a far uscire clandestinamente<br />
il manoscritto dal confine sovietico e a farlo stampare in Italia,<br />
nel 1957, dalla casa editrice Feltrinelli. Nel giro di pochissimo<br />
tempo, grazie alla traduzione in più lingue, il libro conosce una<br />
vasta diffusione in occidente, divenendo l’emblema della dissidenza<br />
culturale sovietica. Nel 1958 Pasternak viene insignito<br />
del Premio Nobel per la letteratura, ma il regime sovietico non<br />
gli permette di recarsi a ritirarlo, dimostrando così l’ostilità nei<br />
confronti dello scrittore, il quale muore due anni più tardi nel<br />
più totale isolamento e in una condizione di estrema povertà.<br />
In riferimento al dipinto, l’elemento più immediato è costituito<br />
dal colore: Beljutin usa tonalità accese, violente, stese<br />
con pennellate larghe e approssimative. La grande sommarietà<br />
figurativa, che attinge agli esperimenti cubisti e all’Informale<br />
europeo si concretizza in una linearità contorta e intricata che<br />
va ad abbozzare il volto monumentale. Ne deriva un’espressività<br />
irruente e aggressiva, che colpisce direttamente l’emotività<br />
dello spettatore.<br />
≻ Elij Beljutin, Omaggio a Solˇzenicyn, 1969, olio su tela, cm<br />
63x49.<br />
Beljutin dedica il dipinto a Solˇzenicyn, scrittore simbolo<br />
della dissidenza in ambito letterario e sociale.<br />
Per quest’opera valgono le considerazioni espresse per l’Omaggio<br />
a Pasternak, anche se qui l’artista sminuisce ulteriormente<br />
l’elemento figurativo, compiendo un passo verso<br />
l’astrazione.<br />
≻ Otari Kandaurov, Proteo, 1970, olio su tela, cm 43x29,5.<br />
Proteo, divinità marina, figlio di Oceano e Teti, era dotato<br />
della facoltà di mutare forma. Kandaurov riporta il momento<br />
successivo alla trasmutazione: un essere fantastico, chimerico,<br />
frutto di un incrocio tra un essere umano e delle specie minerali<br />
o vegetali, cammina lungo un sentiero collinoso.<br />
Forte l’eco del surrealismo europeo; centrale il concetto di<br />
metamorfosi, cardine della poetica surrealista, che racchiude in<br />
sè una riflessione sull’incongruenza e l’illogicità dell’inconscio<br />
umano.<br />
Collezione Sandretti<br />
≻ Vladimir Nemuchin, Sera, 1965, olio su tela, cm 47x70.<br />
Il titolo suggerisce la probabile ambientazione serale del<br />
dipinto, messa in secondo piano dagli esperimenti organicomaterici<br />
del pittore, che si concentrano sul suo soggetto<br />
prediletto, quello delle carte da gioco.<br />
Il colore, steso in modo denso, pastoso, simula l’effetto<br />
del collage, conferendo grande fisicità al quadro; al contempo<br />
la sinteticità delle pennellate porta alla svalutazione<br />
dell’impianto figurativo, che si evolve in senso astratto.<br />
Qua e là emergono vistosamente dei simboli, testimonianze<br />
della ricerca segnica perseguita da Nemuchin.<br />
≻ Vladimir Nemuchin, Partita a préférence interrotta:<br />
“Préférence scoperto”, 1966, olio e collage (carte da gioco) su<br />
tela, cm 60x80.<br />
Il titolo ci svela cosa sta accadendo sulla scena: una partita<br />
a préférence (un particolare gioco di carte) è appena stata inter-
A. Agostinelli, Collezionisti italiani alla Biennale del dissenso: F. Miele, A. Morgante e A. Sandretti 247<br />
rotta. L’applicazione sulla tela di vere carte da gioco istituisce<br />
una connessione tangibile tra lo spazio della vita e lo spazio dell’arte,<br />
ovvero rende possibile l’istituzione di un metalinguaggio<br />
visivo.<br />
≻ Lidija Masterkova, Composizione con ricamo, 1965, olio,<br />
tessuto e collage su tela, cm 79x79.<br />
Su uno sfondo scuro Masterkova inserisce frammenti di tessuti<br />
e ricami, recuperati da vestiti dismessi: con questa operazione<br />
di reimpiego, stabilisce un contatto con un tempo passato<br />
che viene, grazie alla ricontestualizzazione dell’oggetto<br />
stesso, proiettato in un’ottica contemporanea.<br />
La tecnica del collage, oltre a conferire maggiore fisicità all’opera,<br />
consente di inserire la quotidianità nella dimensione<br />
pittorica, accrescendo il livello di realtà del manufatto, che<br />
diviene testimonianza culturale tangibile.<br />
≻ Lidija Masterkova, Composizione con cucitura, 1967, olio,<br />
filo e collage su tela, cm 93x78.<br />
Anche in quest’opera Masterkova evidenzia la centralità dell’elemento<br />
tessile, incollato sullo sfondo come segno concreto<br />
di un’età antica richiamata in vita; il filo nero ricuce drammaticamente<br />
lo strappo tra passato e presente, rimargina la ferita<br />
del distacco culturale imposto dal regime.<br />
≻ Dmitrij Plavinskij, Drappeggio rosso, 1967, colori acrilici,<br />
olio e smalto su tela, cm 150x100.<br />
Un tormentato drappo rosso si adagia sopra a delle pagine di<br />
vecchi manoscritti, solcati da miniature e antiche scritture slave;<br />
in alcune porzioni si distinguono dei caratteri cirillici, in altre<br />
Plavinskij concretizza la sua passione per l’indagine storica,<br />
riesumando lingue oramai dimenticate. L’impiego di colori cupi<br />
e densi trasmette alla perfezione la sensazione di pesantezza,<br />
corporeità di un’era passata riemersa dall’oblio.<br />
≻ Dmitrij Plavinskij, Scarabeo, 1966, levkas, colori acrilici,<br />
smalto, legno e collage su masonite, cm 76,5x61,5.<br />
La tecnica del collage e l’uso stratificato del colore<br />
trasformano lo Scarabeo in testimonianza materiale, in fossile.<br />
La fisicità del soggetto, così greve, compatta, è tipica di altre<br />
opere di soggetto simile, in cui la sperimentazione tecnica è<br />
posta al servizio dell’indagine archeologica.<br />
≻ Eduard ˇStejnberg, Composizione, 1965, olio su tela, cm<br />
50x35.<br />
Nelle Composizioni lo spazio della tela è lo spazio della spiritualità,<br />
il luogo dell’incontro tra il mondo sensibile e la sfera<br />
del sacro.<br />
Le forme oscillanti nello spazio rappresentano un omaggio<br />
al pensiero suprematista di Malevič.<br />
Dal punto di vista compositivo, l’uso di tonalità tenui e luminose,<br />
aumenta la sensazione di leggerezza e inconsistenza,<br />
simulando alla perfezione la fluttuazione della figura in una<br />
dimensione vaga, indefinita.<br />
≻ Eduard ˇStejnberg, Composizione, 1967, olio su tela, cm<br />
40x55.<br />
ˇStejnberg parte ancora una volta dalle ricerche suprematiste<br />
d’inizio Novecento, virando tuttavia verso l’astrazione intesa<br />
come elevazione spirituale: lo spazio bianco dei suoi dipinti<br />
non è il vuoto storico e ideologico di Malevič, ma è lo spazio<br />
vitale dell’artista, colmo di religione e spiritualità.<br />
La sintesi degli elementi formali è quasi assoluta: ˇStejnberg<br />
giunge al bianco su bianco, trascendendo la realtà fisica delle<br />
cose e donandoci un momento di intenso lirismo.<br />
≻ Anatolij Brusilovskij, Moltiplicazione del profilo, 1967, collage<br />
(cartamodello dalla rivista Burda) e china su cartone,<br />
mm 472x508.<br />
Brusilovskij opera una ricontestualizzazione a livello visuale<br />
e metaforico di materiali appartenenti alla sfera quotidiana.<br />
Ne deriva un effetto estraniante, surreale, che assume toni<br />
dissacratori.<br />
La sua esperienza nel campo della tipografia e del disegno si<br />
concretizza in una grande abilità tecnico compositiva.<br />
≻ Anatolij Brusilovskij, Prospettiva, 1966, collage, china e<br />
matita su carta, mm 478x518.<br />
Sulla linea del punto di fuga si susseguono delle vedute prospettiche:<br />
l’artista simula delle aperture sulla parete di fondo<br />
e inserisce dei ritagli di viste panoramiche mediante la tecnica<br />
del collage. Ne deriva un impianto scenografico di grande<br />
ricchezza, che risulta permeato da un sottile nonsenso, abilmente<br />
insinuato dall’artista per spiazzare anche il più attento<br />
osservatore.<br />
≻ Anatolij Brusilovskij, Centaura, 1967, china e collage su<br />
carta, mm 293x343;<br />
≻ Anatolij Brusilovskij, Edipo, Cresima, 1967, china su carta,<br />
mm 293x343, pp. x, x.<br />
In questi disegni è chiaro l’eco dell’arte visionaria di Salvador<br />
Dalì e dei surrealisti europei. I soggetti, ripresi dalla mitologia<br />
classica, si rivelano un espediente da parte dell’artista per<br />
mostrare la sua abilità nell’analisi anatomica del corpo.<br />
≻ Boris Sveˇsnikov, Terreno abbandonato, 1962, olio su tela,<br />
cm 70x90.<br />
Un uomo ha appena valicato, grazie all’aiuto di una lunga<br />
scala, le altissime mura di una vecchia cittadina; la vista che gli<br />
si offre è raccapricciante: corpi senza vita sono distesi ovunque,<br />
attaccati da esseri mostruosi alla ricerca di resti umani. Il<br />
senso di morte e di oppressione pervade ogni singolo spazio<br />
della superficie pittorica: anche qui Sveˇsnikov rievoca gli anni<br />
della prigionia, esperienza che lo ha segnato in modo indelebile,<br />
conducendolo ad un’alienazione permanente dal mondo.<br />
Il riscatto può avvenire soltanto nel suo universo immaginario,<br />
in cui l’introspezione, la ricerca spirituale, fungono da terapia<br />
contro la brutalità del reale. Il ricorso alla tecnica puntinista e<br />
alle tonalità fredde, e il richiamo ai simbolisti russi, alimentano<br />
la poesia che contraddistingue tutta l’opera dell’artista.<br />
≻ Julij Perevezencev, Illustrazione per Le notti bianche di<br />
Fedor Dostoevskij, 1970, acquaforte su carta, 463x347 mm.<br />
Questa acquaforte fa parte della serie che illustra il libro Le<br />
notti bianche di Fedor Dostoevskij.<br />
L’immagine è stata proiettata tramite diapositiva all’interno<br />
della sezione Figurazione espressionista e figurazione lirica.<br />
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VASILIJ SITNIKOV<br />
COLLEZIONE MIELE<br />
TRITTICO, 1945, tre disegni eseguiti in ospedale psichiatrico (a: cm<br />
11x15,5; b: cm 11x12; avanti e dietro)
VASILIJ SITNIKOV<br />
COLLEZIONE MIELE<br />
AUTORITRATTO E CORVI SUL CREMLINO, 1969-70, olio e tempera su<br />
tela, cm 64x90
VASILIJ SITNIKOV<br />
COLLEZIONE MIELE<br />
NUDO ACCOVACCIATO, 1970, disegno e olio su cartone, cm 56x36
VASILIJ SITNIKOV<br />
COLLEZIONE MIELE<br />
LA CIECA, 1968 circa, olio su tela, cm 59x38. Di proprietà di Dante<br />
Salvadori
VJAČESLAV KALININ<br />
COLLEZIONE MIELE<br />
LE TROMBE DEL GIUDIZIO UNIVERSALE, 1972, olio su tela, cm 70x48
ERNST NEIZVESTNYJ<br />
IL BACIO, 1963, bronzo, cm 35x20x16<br />
COLLEZIONE MIELE
ERNST NEIZVESTNYJ<br />
TORSO, 1968, bronzo, cm 17x13x12<br />
COLLEZIONE MIELE
OSKAR RABIN<br />
DIECI RUBLI, 1970, olio su tela, cm 80x100<br />
COLLEZIONE MIELE
BORIS SVEˇSNIKOV<br />
COLLEZIONE MIELE<br />
FIGURE E ANIMALI ALLA FINESTRA, 1970, olio su tela, cm 60x80
VLADIMIR VEJSBERG<br />
RITRATTO DI FAMIGLIA, 1961, olio su tela, cm 67x70<br />
COLLEZIONE MIELE
ELIJ BELJUTIN<br />
FIGURA, 1970, olio su tela, cm 136x50<br />
COLLEZIONE MIELE
ELIJ BELJUTIN<br />
MATERNITÀ, 1970, olio su tela, cm 133x66<br />
COLLEZIONE MIELE
VLADIMIR NEMUCHIN<br />
DUE CARTE, 1965, olio su tela, cm 75x65<br />
COLLEZIONE MIELE
DMITRIJ PLAVINSKIJ<br />
COLLEZIONE MIELE<br />
COME SI DIPINGEVA UNA VOLTA, 1972, olio su tela, cm 77x59
EDUARD ˇSTEJNBERG<br />
COLLEZIONE MIELE<br />
NATURA MORTA E UCCELLO, 1971, olio su tela, cm 50x70
OTARI KANDAUROV<br />
RITRATTO DI PUˇSKIN, 1971, disegno, cm 30x23<br />
COLLEZIONE MIELE
OTARI KANDAUROV<br />
NARCISO NEGRO, 1971-72, olio su tela, cm 65x75<br />
COLLEZIONE MIELE
VASILIJ SITNIKOV<br />
FIGURA, 1970, olio su cartone, cm 65x42<br />
COLLEZIONE MORGANTE
VJAČESLAV KALININ<br />
COLLEZIONE MORGANTE<br />
CANTASTORIE A MOSCA (HIPPIES), 1972, olio su tela, cm 80x65
ERNST NEIZVESTNYJ<br />
COLLEZIONE MORGANTE<br />
IL SUICIDA (O LA GIGANTOMACHIA), bronzo, 20x12,5x12
ERNST NEIZVESTNYJ<br />
CROCIFISSIONE, 1971, bronzo, cm 21x29x6<br />
COLLEZIONE MORGANTE
OSKAR RABIN<br />
COLLEZIONE MORGANTE<br />
GIORNALE DI CONTADINI E BARACCHE, 1970, olio su tela, cm 68x88
BORIS SVEˇSNIKOV<br />
COLLEZIONE MORGANTE<br />
IMMAGINI NEL CIMITERO, 1972, olio su tela, cm 85x70
VLADIMIR VEJSBERG<br />
NATURA MORTA, 1969, olio su tela, cm 50x60<br />
COLLEZIONE MORGANTE
ELIJ BELJUTIN<br />
COLLEZIONE MORGANTE<br />
OMAGGIO A PASTERNAK, 1969, olio su tela, cm 63x49
ELIJ BELJUTIN<br />
COLLEZIONE MORGANTE<br />
OMAGGIO A SOLˇZENICYN, 1969, olio su tela, cm 63x49
OTARI KANDAUROV<br />
PROTEO, 1970, olio su tela, cm 43x29,5<br />
COLLEZIONE MORGANTE
VLADIMIR NEMUCHIN<br />
SERA, 1965, olio su tela, cm 47x70<br />
COLLEZIONE SANDRETTI
VLADIMIR NEMUCHIN<br />
COLLEZIONE SANDRETTI<br />
PARTITA A PRÉFÉRENCE INTERROTTA: “PRÉFÉRENCE SCOPERTO”,<br />
1966, olio e collage (carte da gioco) su tela, cm 60x80
LIDIJA MASTERKOVA<br />
COLLEZIONE SANDRETTI<br />
COMPOSIZIONE CON RICAMO, 1965, olio, tessuto e collage su tela,<br />
cm 79x79
LIDIJA MASTERKOVA<br />
COLLEZIONE SANDRETTI<br />
COMPOSIZIONE CON CUCITURA, 1967, olio, filo e collage su tela, cm<br />
93x78
DMITRIJ PLAVINSKIJ<br />
COLLEZIONE SANDRETTI<br />
DRAPPEGGIO ROSSO, 1967, colori acrilici, olio e smalto su tela, cm<br />
150x100
DMITRIJ PLAVINSKIJ<br />
COLLEZIONE SANDRETTI<br />
SCARABEO, 1966, levkas, colori acrilici, smalto, legno e collage su<br />
masonite, cm 76,5x61,5
EDUARD ˇSTEJNBERG<br />
COMPOSIZIONE, 1965, olio su tela, cm 50x35<br />
COLLEZIONE SANDRETTI
EDUARD ˇSTEJNBERG<br />
COMPOSIZIONE, 1967, olio su tela, cm 40x55<br />
COLLEZIONE SANDRETTI
ANATOLIJ BRUSILOVSKIJ<br />
COLLEZIONE SANDRETTI<br />
MOLTIPLICAZIONE DEL PROFILO, 1967, collage (cartamodello dalla<br />
rivista Burda) e china su cartone, mm 472x508
ANATOLIJ BRUSILOVSKIJ<br />
COLLEZIONE SANDRETTI<br />
PROSPETTIVA, 1966, collage, china e matita su carta, mm 478x518
ANATOLIJ BRUSILOVSKIJ<br />
COLLEZIONE SANDRETTI<br />
CENTAURA, 1967, china e collage su carta, mm 293x343
ANATOLIJ BRUSILOVSKIJ<br />
COLLEZIONE SANDRETTI<br />
EDIPO, CRESIMA, 1967, china su carta, mm 293x343
BORIS SVEˇSNIKOV<br />
COLLEZIONE SANDRETTI<br />
TERRENO ABBANDONATO, 1962, olio su tela, cm 70x90
JULIJ PEREVEZENCEV<br />
COLLEZIONE SANDRETTI<br />
ILLUSTRAZIONE PER Le notti bianche DI FEDOR DOSTOEVSKIJ, 1970,<br />
acquaforte su carta, 463x347 mm