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Laboratorio didattico Storia - IIS Bachelet

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<strong>Laboratorio</strong> <strong>didattico</strong><br />

<strong>Storia</strong><br />

150 Anni di unità: momenti di<br />

riflessione e conoscenza<br />

1861 2011<br />

Classe IV sez. BL, a. s. 2010-2011


Presentazione del progetto<br />

La storia, la “maestra di vita” per eccellenza, per adempiere al suo<br />

dovere deve necessariamente non solo attenersi alla oggettiva<br />

verità dei fatti (condizione assolutamente necessaria), ma deve<br />

anche essere in grado di fornire spunti di riflessione, di<br />

dibattito, divenendo punto d’inizio per l’interpretazione del<br />

presente.<br />

E’ quindi con questo intento che eventi storici di enorme<br />

importanza come il Risorgimento e l’unit{ italiana vengono qui<br />

affrontati e proposti in maniera chiara e diretta (sotto la forma<br />

di linea del tempo), fornendo esempi pratici e diretti (i grandi<br />

uomini e le grandi donne che, in ogni ambito, hanno saputo<br />

distinguersi ed imprimere un indelebile segno nella storia),<br />

senza il timore di cadere in vanagloriose autocelebrazioni o in<br />

dannosi autolesionismi, fornendo un punto di vista innovativo e<br />

propositivo e, soprattutto, proiettandosi verso il futuro.


Lotta alla mafia<br />

Famiglia<br />

Ricerca<br />

Aree Tematiche<br />

Lavoro<br />

Comunicazione, Cinema<br />

Partiti e Politica<br />

Istruzione<br />

Emigrazione/Immigrazione<br />

Moda<br />

Questione femminile<br />

Sport<br />

Musica


1848<br />

1861<br />

1864<br />

Prima<br />

Internazionale<br />

Agitazioni, rivolte, movimenti<br />

popolari, inizio lotte sindacali e<br />

rivendicazioni sociali.<br />

Lavoro<br />

1900 1919-1920 1948 1970<br />

Approfondimenti:<br />

“Biennio<br />

Rosso”<br />

Grandi personalità: G. Agnelli, C. Olivetti, L.<br />

Lama<br />

Fascismo<br />

Costituzione Statuto<br />

dei<br />

Lavoratori<br />

2011<br />

Oggi?<br />

•Contraddizioni?<br />

•Cambiamenti?<br />

•Ci sono state delle costanti nella lotta per il<br />

lavoro?<br />

•Il cambiamento deve necessariamente<br />

portare svantaggi a qualcuno?


Costituzione<br />

La Costituzione repubblicana, entrata in vigore il 1° gennaio 1948, segna un punto<br />

di svolta nello sviluppo della storia italiana, nascendo dopo il periodo più buio<br />

che l’umanit{ avesse mai vissuto, e racchiudendo in sé le diverse anime del<br />

Paese, accomunate però dal desiderio di unità, solidarietà e proiezione al<br />

futuro.<br />

Per questo motivo la Costituzione – in questo lavoro sulle linee del tempo –<br />

assumer{ l’importante ruolo di “spartiacque” storico, divenendo punto di<br />

riferimento e di partenza per analisi e osservazioni.


G. Agnelli<br />

Imprenditore torinese, soprannominato “l’avvocato”. Fu fino alla sua morte il<br />

principale dirigente della FIAT, forse il più celebre. Egli infatti fu responsabile<br />

di una nuova politica aziendale, che da una parte portò negli anni 70-80<br />

all’acquisizione di Lancia, Alfa Romeo e Ferrari, oltre<br />

all’internazionalizzazione del marchio, con la produzione di diverse world<br />

cars, ma dall’altra portò, negli anni ’90, la casa sull’orlo del fallimento, e lo<br />

spinse a stringere accordi con GM. Si spegne a causa di un tumore, nel 2003.


C. Olivetti<br />

Ingegnere ed industriale italiano, fu il fondatore della celeberrima azienda<br />

Olivetti, rinomata in particolare per le proprie macchine da scrivere.<br />

Degna di nota fu la sua politica aziendale: di fatto creò una meritocrazia, nella<br />

quale i migliori operai vedevano ricompensata la propria abilità. Questa scelta<br />

si rivelò vincente non solo umanamente, ma anche economicamente.<br />

Socialista convinto, non interruppe la società nemmeno sotto il regime<br />

fascista. Si spegne nel ‘43, nel cordoglio nazionale.


L. Lama<br />

Figura di indiscusso rilievo nella politica italiana, Lama ricoprì nel corso della<br />

sua vita numerose cariche, sia politiche (fu deputato e senatore per il PCI), sia<br />

sindacali, per le quali è maggiormente ricordato. Partigiano durante la guerra,<br />

quindi esponente di spicco del Partito Comunista fino al 1969: l'anno<br />

successivo sarebbe infatti divenuto segretario della CGIL, carica in seguito<br />

mantenuta sino al 1986. Grazie alle sue continue lotte il sindacato aumentò<br />

notevolmente influenza e numero degli iscritti: tutt'ora ne è debitore. Diventa<br />

successivamente senatore e sindaco di un paese di campagna. Si spegne nel<br />

1996.


Istruzione<br />

1861 1900 1921 1948 1968<br />

Scuola radicalmente diversa da<br />

come viene intesa oggi: non c’è il<br />

diritto allo studio per tutti.<br />

Approfondimenti:<br />

Grandi personalità: B. Puoti, G. Casati, A.<br />

Depretis, G. Gentile, P. Calamandrei, P.<br />

Pasolini<br />

Fascismo<br />

CostituzioneMovimenti<br />

Studenteschi<br />

2011<br />

Fenomeno dei<br />

“cervelli<br />

in fuga”<br />

•Scopo e ruolo della scuola pubblica<br />

•Importanza della ricerca fine a sé stessa<br />

(serendipity)<br />

•Istruzione e ricerca pubbliche di altissimo<br />

livello, ma caratterizzate da croniche<br />

mancanze strutturali


B. Puoti<br />

Pur non essendo direttamente legato al futuro Regno d’Italia, a Puoti vanno<br />

attribuite le basi di quello che sarà il futuro sistema scolastico italiano, con una<br />

prima “laicizzazione” ed un forte orientamento verso il patriottismo ed i<br />

classici.<br />

Il suo “operato” rimane però confinato nella sola Napoli


G. Casati<br />

A Gabrio Casati si deve la legge omonima, che nel 1859 decretò una prima<br />

unificazione e suddivisione del sistema scolastico italiano, assimilabile a quella<br />

odierna. Viene inoltre proseguita l’opera di “laicizzazione” della scuola


A. Depretis<br />

Padre della Legge Coppino (1877), “perfezionamento della legge Casati: veniva ora<br />

garantita l’istruzione elementare, resa gratuita, al fine di debellare la piaga<br />

dell’analfabetismo nel paese. La scuola ora diventa indipendente dalle<br />

istituzioni religiose cattoliche.


G. Gentile<br />

Filosofo neo-idealista, sostenitore del regime fascista, a lui si deve la riforma<br />

omonima (1923), che d{, sostanzialmente, al sistema scolastico l’ordinamento<br />

mantenuto fino ad oggi, con minime modifiche. Mira a rendere elitaria<br />

l’istruzione superiore. La riforma venne considerata “eccessivamente laica”, e<br />

successivamente rivista, in seguito ai Patti Lateranensi.


P. Calamandrei<br />

Padre della repubblica, nell’ambito scolastico è ricordato non tanto per una<br />

riforma, quanto per il suo celebre, profetico discorso dell’11 febbraio 1950,<br />

riguardo alla scuola pubblica, ed in particolare ai metodi con i quali la si può<br />

danneggiare, favorendo scuole private.


Come lasciar cadere in rovina la scuola pubblica e favorire quella privata, secondo<br />

Calamandrei:<br />

• 1) Ignorare i loro bisogni, impoverirne i bilanci.<br />

• 2)Attenuare sorveglianza e controllo sulle scuole private.<br />

• 3)Dare alle scuole private denaro pubblico.


P. Pasolini<br />

Poeta, scrittore e regista, legato all’ideologia di sinistra, fu uno dei maggiori<br />

intellettuali italiani del secolo scorso, sicuramente il più poliedrico, noto per la<br />

vastità dei campi in cui si è cimentato. Autore di opere di denuncia, profonda fu la<br />

sua analisi della società italiana del dopo guerra e sessantottina. In particolare, fra i<br />

suoi lavori di interesse socio-politico maggiore troviamo la critica all’<br />

“imborghesimento” dei giovani studenti, secondo il bolognese perfettamente<br />

uniformati alla società contro la quale si ribellavano (si veda, al merito, la poesia Il P.<br />

C. I. ai giovani!).<br />

Tragica, ed ancora misteriosa, fu la sua morte: il suo corpo venne trovato senza vita,<br />

con evidenti segni di percosse, vicino alla spiaggia di Ostia. Tutt’ora non ne sono<br />

state chiarite completamente le dinamiche.


ABOLIAMO LA SCUOLA DELL’OBBLIGO E LA TV<br />

di PIER PAOLO PASOLINI<br />

“1) Abolire immediatamente la scuola media d’obbligo.<br />

2) Abolire immediatamente la televisione.<br />

Quanto agli insegnanti e agli impiegati della televisione possono anche non essere mangiati, come<br />

suggerirebbe Swift: ma semplicemente possono essere messi sotto cassa integrazione.<br />

La scuola d’obbligo è una scuola di iniziazione alla qualità di vita piccolo borghese: vi si insegnano delle<br />

cose inutili, stupide, false, moralistiche, anche nei casi migliori ( cioè quando si invita adulatoriamente ad<br />

applicare la falsa democraticità dell’autogestione, del decentramento, ecc.: tutto un imbroglio). Inoltre<br />

una nozione è dinamica solo se include la propria espansione e approfondimento: imparare un po’ di<br />

storia ha senso solo se si proietta nel futuro la possibilità di una reale cultura storica. Altrimenti, le<br />

nozioni marciscono: nascono morte, non avendo futuro, e la loro funzione dunque altro non è che creare,<br />

col loro insieme, un piccolo borghese schiavo al posto di un proletario o di un sottoproletario libero ( cioè<br />

appartenente ad un’altra cultura, che lo lascia vergine a capire eventualmente nuove cose reali, mentre è<br />

ben chiaro che chi ha fatto la scuola d’obbligo è prigioniero del proprio infimo cerchio di sapere, e si<br />

scandalizza di fronte ad ogni novità ……….. E’ stata la televisione che ha praticamente ( essa non è che un<br />

mezzo) concluso l’era della pietà e iniziato l’era dell’edonè. Era in cui i giovani insieme presuntuosi e<br />

frustrati a causa della stupidità e insieme dell’irraggiungibilit{ dei modelli proposti loro dalla scuola e<br />

dalla televisione, tendono inarrestabilmente ad essere o aggressivi fino alla delinquenza o passivi fino<br />

all’infelicit{ ( che non è una colpa minore). Ora, ogni apertura a sinistra sia della scuola che della<br />

televisione non è servita a nulla: la scuola e il video sono autoritari perché statali, e lo Stato è la nuova<br />

produzione ( produzione di umanità).”


Fondazione<br />

Partito Socialista Italiano<br />

(primo partito “di massa”)<br />

Partiti e Politica<br />

1861 1892 1919-1921-1922 1948<br />

Diversa concezione della politica<br />

(partiti “feudi elettorali”)<br />

-<br />

No suffragio universale<br />

-<br />

Destra storica/Sinistra storica<br />

Area liberale<br />

Approfondimenti:<br />

Grandi personalità: A. De Gasperi, A. Moro,<br />

B. Craxi, G. Andreotti, A. Gramsci, P.<br />

Togliatti, E. Berlinguer, S. Pertini<br />

Fascismo: perdita di tutti i<br />

diritti – Resistenza<br />

clandestina di poche<br />

formazioni politiche<br />

Costituzione<br />

Fondazione<br />

Partito Popolare Italiano<br />

-<br />

Partito Nazionale Fascista<br />

-<br />

Partito Comunista Italiano<br />

Democrazia Cristiana (ex P. P. I.)<br />

-<br />

Partito Comunista Italiano<br />

Dal 1953, però, la D. C. non ha<br />

mai avuto la maggioranza<br />

parlamentare assoluta, quindi fu<br />

sempre necessaria l’alleanza con<br />

partiti “minori” (es. P. L. I., P. S.<br />

I., P. R. I.)<br />

Creazione sistema partitico di<br />

interessi privati<br />

(Questione Morale)<br />

“Mani Pulite”<br />

1990<br />

2011


Questione Morale<br />

I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei<br />

problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono<br />

interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i<br />

bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa<br />

si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la<br />

maturazione civile e l'iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un "boss" e dei "sottoboss".<br />

I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti<br />

di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi<br />

giornali. Per esempio, oggi c'è il pericolo che il maggior quotidiano italiano, il Corriere della Sera, cada in mano di<br />

questo o quel partito o di una sua corrente, ma noi impediremo che un grande organo di stampa come il Corriere faccia<br />

una così brutta fine. Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è<br />

drammatico. Tutte le "operazioni" che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono<br />

viste prevalentemente in funzione dell'interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito<br />

bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un'autorizzazione<br />

amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un'attrezzatura di laboratorio<br />

viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta<br />

soltanto di riconoscimenti dovuti.<br />

La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della<br />

politica e dell'amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale,<br />

nell'Italia d'oggi, fa tutt'uno con l'occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt'uno<br />

con la guerra per bande, fa tutt'uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno<br />

semmplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano.<br />

Ecco perché gli altri partiti possono profare d'essere forze di serio rinnovamento soltanto se aggrediscono in pieno la<br />

questione morale andando alle sue cause politiche. [...] Quel che deve interessare veramente è la sorte del paese. Se si<br />

continua in questo modo, in Italia la democrazia rischia di restringersi, non di allargarsi e svilupparsi; rischia di<br />

soffocare in una palude.<br />

(E. Berlinguer, Intervista a “La Repubblica”, 28/07/1981)


A. De Gasperi<br />

Alcide De Gasperi (Pieve Tesino, 3 aprile 1881– Borgo<br />

Valsugana, 19 agosto 1954) è stato un grande politico<br />

italiano. Prima esponente del Partito Popolare<br />

Italiano e poi fondatore della Democrazia Cristiana<br />

con il suo scritto Le idee ricostruttive della<br />

Democrazia Cristiana, è stato il primo Presidente<br />

del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana.<br />

Viene oggi considerato come uno dei padri della<br />

Repubblica e, insieme al francese Robert Schuman,<br />

al tedesco Konrad Adenauer e all'italiano Altiero<br />

Spinelli, dell'Unione Europea.<br />

De Gasperi nacque in una famiglia povera: infatti i<br />

suoi genitori dovettero chiedere un sussidio allo<br />

Stato per farlo studiare. Si iscrisse all'Imperial Regio<br />

Ginnasio superiore di Trento. Fin da giovanissimo<br />

partecipò ad attività politiche d'ispirazione<br />

cristiano-sociali: nel periodo degli studi universitari, a Vienna e ad Innsbruck, fu<br />

leader del movimento studentesco e protagonista delle lotte degli studenti trentini,<br />

che miravano ad ottenere un'università in lingua italiana per le minoranze italofone<br />

dell'impero. Dovette scontare per queste sue attività anche un giorno di reclusione ad<br />

Innsbruck.


Nel 1905 entrò a far parte della redazione del giornale Il Trentino e in breve tempo assunse la<br />

carica di direttore.<br />

Partecipò attivamente nel Parlamento Austriaco e poi, nel 1919 aderì al Partito Popolare<br />

Italiano promosso da don Luigi Sturzo; solo nel 1921 venne eletto deputato a Roma, in quanto<br />

il Trentino fino a quell'epoca era stato sottoposto a regime commissariale.<br />

Al tempo delle dimissioni di Don Sturzo da segretario del PPI De Gasperi era capogruppo alla<br />

Camera. Nel 1925 assunse la segreteria del partito popolare.<br />

Dopo l'iniziale sostegno del suo partito nella prima parte del governo Mussolini, tanto che<br />

nel 1923 i popolari cercarono inizialmente di trovare un compromesso sulla legge Acerbo, De<br />

Gasperi tenne un discorso alla Camera dei Deputati il 15 luglio 1923 esplicando il suo<br />

atteggiamento verso quella legge. Successivamente si oppose all'avvento del fascismo finché,<br />

isolato dal regime, fu arrestato alla stazione di Firenze l'11 marzo 1927, mentre si stava<br />

recando in treno a Trieste. Al processo che seguì venne condannato a 4 anni di carcere e ad<br />

una forte multa.<br />

Dopo la scarcerazione, alla fine del luglio 1928, venne continuamente sorvegliato dalla polizia<br />

e dovette trascorrere un periodo di grandi difficoltà economiche e isolamento sia morale che<br />

politico.<br />

Nel 1942-43, durante la Seconda guerra mondiale, compose, insieme ad altri, l'opuscolo Le<br />

idee ricostruttive della Democrazia Cristiana in cui esprimeva le idee alla base del futuro<br />

partito della Democrazia Cristiana di cui sarebbe stato cofondatore.<br />

Una volta liberato il sud Italia ad opera delle forze anglo-americane, entrò a far parte in<br />

rappresentanza della Democrazia Cristiana (DC) nel Comitato di Liberazione Nazionale.<br />

Durante il governo guidato da Ivanoe Bonomi fu ministro senza portafoglio, mentre dal<br />

dicembre del 1944 al dicembre del 1945 venne nominato ministro degli esteri. Nello stesso<br />

anno fonda il Centro Nazionale Sportivo Libertas.


Nel 1954 Giovanni Guareschi pubblicò sul giornale umoristico Candido due lettere<br />

attribuite a De Gasperi datate 1944. Queste lettere erano indirizzate al generale<br />

Alexander di base al Comando Alleato di Salerno, avevano l'intestazione della<br />

Segreteria di Stato Vaticano e arrecavano, sotto, la presunta firma di De Gasperi.<br />

Ben due notai di Locarno in Svizzera comparandola con la firma vera dello statista<br />

ne attribuirono la paternità a De Gasperi senza ombre di dubbio. In questi<br />

documenti, De Gasperi avrebbe chiesto agli Angloamericani di bombardare la<br />

periferia della città di Roma, al fine di demoralizzare la popolazione ed indurla ad<br />

atti ostili contro i tedeschi. Guareschi venne condannato per diffamazione e passò<br />

un anno e mezzo in carcere che volle scontare interamente, sebbene gli<br />

prospettarono il perdono nel caso avesse ritrattato,ma lui non volle,<br />

compromettendo la sua salute . Al processo De Gasperi non si presentò mai per<br />

smentire quelle lettere e i giudici non richiesero nessuna perizia calligrafica . In<br />

diverse occasioni è stato detto, a torto , che Guareschi dichiarò di essersi sbagliato<br />

ma questa dichiarazione fu smentita dallo stesso Guareschi e dagli stessi figli<br />

categoricamente.<br />

Nel 1945 fu nominato presidente del Consiglio dei Ministri, l'ultimo del Regno<br />

d'Italia. Durante tale governo fu proclamata la Repubblica e perciò fu anche il primo<br />

governo dell'Italia repubblicana, e guidò un governo di unità nazionale, che durò<br />

fino alle elezioni del 1948.


12 giugno del 1946 De Gasperi cumulò nella sua persona le due cariche di capo del<br />

Governo (presidente del Consiglio dei ministri) e di capo provvisorio dello Stato fino al 1º<br />

luglio, quando Enrico de Nicola, eletto Capo provvisorio dello Stato il 28 giugno<br />

dall'Assemblea Costituente, prese ufficialmente possesso della carica.<br />

Il 10 agosto 1946 intervenne a Parigi alla Conferenza di pace, dove ebbe modo di<br />

contestare, attraverso un elegante e impeccabile discorso, le dure condizioni inflitte<br />

all'Italia dalla Conferenza.<br />

Le elezioni del 18 aprile del 1948 furono tra le più accese della storia repubblicana, visto<br />

lo scontro tra la D. C. ed il Fronte Popolare, composto da socialisti e comunisti. De<br />

Gasperi riuscì a guidare la DC ad uno storico successo, ottenendo il 48% dei consensi (il<br />

risultato più alto che qualsiasi partito abbia mai raggiunto in Italia) e fu nominato<br />

Presidente del primo Consiglio dei ministri dell'Italia repubblicana. Con una tale<br />

maggioranza, la DC era in grado di governare da sola, ma De Gasperi sollecitò invece la<br />

collaborazione di laici liberali, socialdemocratici e repubblicani. In un'Italia oberata dal<br />

ricordo di vent'anni di dittatura fascista e spaventosamente logorata dalla Seconda guerra<br />

mondiale, De Gasperi affrontò con dignità politica le trattative di Pace con le potenze<br />

vincitrici, riuscendo a confinare le inevitabili sanzioni principalmente all'ambito del<br />

disarmo militare, ed evitando la perdita di territori di confine come l'Alto-Adige e la Valle<br />

d'Aosta. Cercò inoltre di risolvere a vantaggio dell'Italia la questione della sovranità di<br />

Trieste e dell'Istria, ove ebbe meno fortuna. Finanziò una rivista, Terza generazione, il cui<br />

scopo era di unire i giovani al di là dei partiti e superare la divisione tra fascisti e<br />

antifascisti.


Mantenne la carica di presidente del Consiglio fino all'agosto 1953, dimettendosi a<br />

causa del fallimento della legge elettorale, denominata dai suoi avversari legge<br />

truffa. Convinto sostenitore della necessità di un'integrazione europea, e critico<br />

nei confronti dell'ingresso dell'Italia nella NATO, cui avrebbe di gran lunga<br />

preferito la creazione di una Comunità Europea di Difesa, Alcide De Gasperi si<br />

spense il 19 agosto 1954.<br />

La sua scomparsa improvvisa, lontano dal clamore e dall'attenzione dei palazzi<br />

romani, suscitò vasta commozione in tutta Italia; il lungo tragitto in treno con cui<br />

la salma raggiunse Roma per le esequie di Stato, fu rallentato da numerose soste<br />

impreviste perché le masse erano accorse da ogni parte per rendere omaggio alla<br />

salma. Dentro e fuori alla chiesa dove si celebrò il funerale furono presenti<br />

rappresentanze di tutti i partiti, fatta eccezione per i deputati del MSI i quali, visto<br />

il passato di antifascista di De Gasperi, si rifiutarono di presenziare al suo funerale.<br />

Attualmente si trova sepolto a Roma, nel porticato della Basilica di San Lorenzo<br />

fuori le Mura.<br />

Poco dopo la sua morte, iniziarono le richieste di avviare per lui il processo di<br />

beatificazione.<br />

È in corso a Trento la fase diocesana del processo di canonizzazione, che è stata<br />

aperta nel 1993, per cui la Chiesa cattolica ha assegnato ad Alcide De Gasperi il<br />

titolo di Servo di Dio.


A. Moro<br />

Membro di spicco della DC, è tristemente<br />

ricordato per il suo rapimento (e la<br />

successiva uccisione), avvenuta ad opera<br />

delle Brigate Rosse. “Controparte” di<br />

Berlinguer, aveva intavolato con il leader<br />

comunista delle trattative che avrebbero<br />

potuto portare al gi{ citato “governo di<br />

unit{ nazionale”.


B. Craxi<br />

Esponente del PSI, fu il primo socialista a ricoprire la carica di presidente del<br />

consiglio (1983-1987). Giudicato colpevole di reati di corruzione e finanziamento<br />

illecito, in seguito all’inchiesta Mani Pulite, che determinò il crollo del<br />

bipolarismo italiano, già logorato, fugge in Tunisia nel 1994, dove resterà fino alla<br />

morte. Dopo di lui, la politica italiana è destinata a cambiare radicalmente.<br />

Figura “ambigua”, veniva descritto da un imbarazzato Berlinguer come “un buon<br />

giocatore di poker”.


G. Andreotti<br />

Celebre esponente della DC, ha rivestito numerose cariche politiche nella sua<br />

carriera pluridecennale( fra le quali la presidenza del consiglio dei ministri per<br />

ben sette volte e svariati ministeri). Nel 2003 viene processato per mafia. È<br />

stato prescritto. Nel 2008 gli viene dedicato un film, Il Divo.


G. Matteotti<br />

Giacomo Matteotti nacque il 22 maggio 1885 a Fratta Polesine, un piccolo paese non distante<br />

da Rovigo. Era una famiglia di modesta estrazione la sua e Giacomo era ancora uno studente<br />

del liceo Celio di Rovigo quando la politica entrò nella sua vita.Giacomo ha solo 17 anni quando<br />

perde il padre, il fratello maggiore Matteo l'aveva avviato già da tempo alle idee del socialismo,<br />

spinto anche da un forte sentimento di solidarietà verso i contadini del Polesine, condannati<br />

ad una vita di estrema miseria e sfruttamento. Nel 1907 consegue la laurea in giurisprudenza<br />

presso l'università di Bologna. Tre anni dopo è eletto al consiglio provinciale di Rovigo; da qui<br />

in poi inizierà il suo percorso politico che lo porterà ad assumere una dedizione a tempo pieno<br />

in questo ambito. Matteotti è un socialista riformista: non crede nei cambiamenti violenti e<br />

rivoluzionari, bensì in quelli più democratici da realizzarsi gradualmente nelle<br />

amministrazioni locali e nell'impegno sindacale. Dimostra di essere un amministratore<br />

competente e un abile organizzatore sia nell'attività politica, sia nel suo pubblico servizio.<br />

Durante la prima guerra mondiale è un convinto sostenitore della neutralità italiana, lanciando<br />

appelli alla pace: questa posizione porta Matteotti a essere minacciato dai nazionalisti, poi per<br />

un discorso tenuto al consiglio provinciale di Rovigo, contro la guerra (1916) viene condannato<br />

e internato in Sicilia.<br />

Terminato il conflitto mondiale continua a dedicarsi all'attività politica:fu eletto in Parlamento<br />

per la prima volta nel 1919, in rappresentanza della circoscrizione Ferrara-Rovigo. Fu rieletto<br />

nel 1921 e nel 1924. Nel 1921 pubblicò una famosa "Inchiesta socialista sulle gesta dei fascisti in<br />

Italia", in cui si denunciavano, per la prima volta, le violenze delle squadre d'azione fasciste<br />

durante la campagna elettorale delle elezioni del 1921.


Nell'ottobre del 1922 Matteotti fu espulso dal Partito Socialista Italiano con la corrente<br />

riformista di Filippo Turati. Nel 1924 venne pubblicato a Londra un suo libro: The fascisti<br />

exposed; a year of fascist domination, in cui riportava meticolosamente gli atti di violenza<br />

fascista contro gli oppositori. Nella introduzione del libro esplicitamente ribatteva alle<br />

affermazioni fasciste, che affermavano l'uso della violenza squadrista utile allo scopo di<br />

riportare il paese ad una situazione di legalità e normalità col ripristino dell'autorità dello<br />

Stato dopo le violenze socialiste del biennio rosso, affermando la continuazione delle<br />

spedizioni squadriste contro gli oppositori anche dopo un anno di governo fascista. Inoltre<br />

sosteneva che il miglioramento delle condizioni economiche e finanziarie del paese, che<br />

stava lentamente riprendendosi dalle devastazioni della guerra, era dovuto non all'azione<br />

fascista, quanto alle energie popolari, tuttavia a beneficiarne sarebbero stati solo gli<br />

speculatori ed i capitalisti, mentre il ceto medio e proletario ne avrebbe ricevuto una quota<br />

proporzionalmente bassa a fronte dei sacrifici. Il 30 maggio 1924 Matteotti prese la parola<br />

alla Camera dei deputati per contestare i risultati delle elezioni tenutesi il precedente 6<br />

aprile. Egli tenne un discorso al fine di denunciare una nuova serie di violenze, illegalità ed<br />

abusi commessi dai fascisti per riuscire a vincere le elezioni. Al termine del discorso, dopo le<br />

congratulazioni dei suoi compagni, rispose loro con una premonizione: « Io il mio discorso<br />

l'ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me. » In un'altra occasione aveva<br />

pronunciato una frase che si sarebbe rivelata profetica:« Uccidete pure me, ma l'idea che è in<br />

me non l'ucciderete mai » Il 10 giugno 1924, a soli dieci giorni dal discorso pronunciato alla<br />

Camera, Giacomo Matteotti fu rapito a Roma. Il suo corpo fu ritrovato in stato di<br />

decomposizione il 16 agosto alla macchia della Quartarella, un bosco nel comune di Riano a<br />

25 km da Roma. A tutt'oggi il rapimento e il successivo assassinio di Matteotti presentano<br />

numerosi lati oscuri.


Furono intentati tre procedimenti giudiziari contro gli squadristi materialmente responsabili<br />

del rapimento e dell'omicidio: Amerigo Dumini, Albino Volpi, Giuseppe Viola, Augusto<br />

Malacria e Amleto Poveromo. Di questi, Dumini, Volpi e Poveromo furono condannati per<br />

omicidio preterintenzionale alla pena di anni 5, mesi 11 e giorni 20 di reclusione, nonché<br />

all'interdizione perpetua dai pubblici uffici, mentre per Panzeri, che non partecipò attivamente<br />

al rapimento, Malacria e Viola ci fu l'assoluzione. In nessuno dei tre processi venne mai<br />

accertata la responsabilità diretta di Mussolini, ma tutti coloro che sono stati riconosciuti<br />

implicati nell'omicidio furono esponenti o sostenitori del regime fascista. Mussolini stesso, il<br />

giorno seguente al discorso del deputato socialista, scrisse sul “Popolo d’Italia” che la<br />

maggioranza era stata troppo paziente e che la mostruosa provocazione di Matteotti meritava<br />

qualcosa di più di una risposta verbale. Il 3 gennaio 1925, alla Camera, Mussolini respinse<br />

inizialmente l’accusa di un suo coinvolgimento nel delitto Matteotti, successivamente, con un<br />

improvviso cambio di tono, si assunse personalmente sia la responsabilità dei fatti avvenuti e<br />

sia di aver creato il clima di violenza in cui tutti i delitti politici compiuti in quegli anni erano<br />

maturati, trovando anche parole per riaffermare, i fronte ad alleati ed avversari, la sua posizione<br />

di capo indiscusso del fascismo.


A. Gramsci<br />

Antonio Gramsci (Ales, 22 gennaio 1891 - Roma, 27<br />

aprile 1937) fu uno dei maggiori uomini politici e<br />

pensatori dell’Italia del XX secolo. Di famiglia<br />

proletaria, compiuti gli studi liceali a Cagliari, si<br />

iscrisse nel 1911 alla facoltà di lettere di Torino dove<br />

seguì le lezioni di U. Cosmo, A. Farinelli e L.<br />

Einaudi, approfondendo gli studi di glottologia con<br />

M. Bartoli. Contemporaneamente si iscrisse al<br />

Partito Socialista, di cui divenne segretario della<br />

locale federazione nel 1917, e collaborò a Il grido del<br />

popolo e, dal 1916, all'Avanti! soprattutto come<br />

critico teatrale. Schieratosi a favore della linea<br />

bolscevica di Lenin, insieme con Togliatti, Terracini<br />

e Tasca fondò nel 1919 il settimanale Ordine nuovo,<br />

a sostegno della strategia dei consigli di fabbrica,<br />

organismi di autodecisione proletaria che, in caso<br />

di situazione rivoluzionaria, avrebbero dovuto<br />

assumere il ruolo dei Soviet. L'insuccesso di tali<br />

organismi, in occasione dello sciopero generale e<br />

dell'occupazione delle fabbriche del 1920, spinse<br />

Gramsci e il suo gruppo a porsi il problema della<br />

creazione di un partito rivoluzionario<br />

all'avanguardia del proletariato.


Dalla scissione del gruppo gramsciano di Ordine nuovo e del Partito Socialista<br />

nacque a Livorno, nel 1921, il Partito Comunista d'Italia (aderente alla III<br />

Internazionale). Nel 1922, recatosi a Mosca come capo della delegazione italiana al<br />

IV Congresso dell'Internazionale, Gramsci conosce una cittadina Sovietica Giulia<br />

Schucht, con la quale si sposa e da cui ebbe due figli, Delio e Giuliano. Dopo un<br />

soggiorno a Vienna nel 1923, per conto dell'Internazionale, Gramsci, eletto<br />

deputato, rientrò nel 1924 in Italia dove condusse una strenua lotta contro il<br />

fascismo e contemporaneamente, con l'appoggio dell'Internazionale, rafforzò la<br />

posizione del proprio gruppo all'interno del partito, conquistandone<br />

definitivamente la dirigenza al Congresso di Lione del 1926. Ma lo scioglimento di<br />

tutti i partiti e la rigida applicazione delle leggi eccezionali fasciste lo portarono, lo<br />

stesso anno, all'arresto. Condannato a 5 anni di confino a Ustica, venne poi deferito<br />

al Tribunale Speciale che lo condannò a 20 anni e 4 mesi di reclusione. Tuttavia,<br />

nonostante i disagi e le privazioni sofferte nella casa di pena di Turi, presso Bari, e il<br />

precario stato di salute, Gramsci rifiutò di inoltrare domanda di grazia,<br />

concentrandosi in un'attività di elaborazione teorica dei principi del marxismo. Nel<br />

1934 le pressioni di un comitato internazionale antifascista indusse il governo a<br />

trasferire Gramsci al carcere-ospedale di Formia e poi alla clinica Quisisana di<br />

Roma, dove morì colpito da emorragia cerebrale.


Il suo pensiero, dove ideologia, filosofia e prassi politica trovavano una profonda<br />

unità, era volto verso la comprensione della reale situazione italiana dell'epoca e<br />

nella certezza della possibilità di trasformarla in senso socialista. Gramsci<br />

considerava il fascismo come punto massimo di crisi della società borghese, lo<br />

definì “ massima espressione della dittatura del capitale”, poiché alla classe<br />

dominante, cui era sfuggita l'egemonia sociale, intellettuale e morale, per la<br />

perdita del consenso delle masse, rimaneva solo la forza coercitiva. La<br />

valorizzazione del concetto di cultura, non più vista come fatto aristocratico, ma<br />

come mezzo per acquistare consapevolezza della realtà, portò Gramsci a elaborare<br />

la nozione di "organizzazione della cultura" che metteva in luce la necessità di<br />

esplicare rapporti profondi fra organizzazione economico-sociale e visione del<br />

mondo, fra lotta di classe e scoperta scientifica e artistica. La convinzione che la<br />

cultura aveva le sue radici nel terreno storico-pratico nel quale era contenuta, lo<br />

indusse a individuare la funzione del nuovo intellettuale nella società<br />

contemporanea come portatore ed elaboratore professionale dell'ideologia del<br />

"blocco storico", cioè della forza politica formata dall'unione di una classe con<br />

classi o gruppi alleati, di cui egli stesso era espressione.


La straordinaria varietà dei suoi interessi ha fatto sì che nel pensiero gramsciano<br />

fosse presente gran parte della problematica politico- culturale del secondo<br />

dopoguerra: conquistare la maggioranza politica di un Paese vuol dire che le forze<br />

sociali, che di tale maggioranza sono espressione, dirigono la politica di quel<br />

determinato paese e dominano le forze sociali che a tale politica si oppongono. Ecco<br />

che nasce il concetto di egemonia culturale, secondo il quale le classi dominanti<br />

impongono i propri valori politici, intellettuali e morali a tutta la società, con<br />

l'obiettivo di saldare e gestire il potere intorno a un senso comune condiviso.«Un<br />

gruppo sociale è dominante dei gruppi avversari che tende a liquidare o a<br />

sottomettere anche con la forza armata, ed è dirigente dei gruppi affini e alleati. Un<br />

gruppo sociale può e anzi deve essere dirigente già prima di conquistare il potere<br />

governativo (è questa una delle condizioni principali per la stessa conquista del<br />

potere); dopo, quando esercita il potere ed anche se lo tiene fortemente in pugno,<br />

diventa dominante ma deve continuare ad essere anche dirigente».La crisi<br />

dell'egemonia si manifesta quando, anche mantenendo il proprio dominio, le classi<br />

sociali politicamente dominanti non riescono più a essere dirigenti di tutte le classi<br />

sociali, non riuscendo più a risolvere i problemi di tutta la collettività e a imporre la<br />

propria concezione del mondo. A quel punto, la classe sociale subalterna, se riesce a<br />

indicare concrete soluzioni ai problemi lasciati irrisolti dalla classe dominante, può<br />

diventare dirigente e, allargando la propria concezione del mondo anche ad altri<br />

strati sociali, può creare un nuovo «blocco sociale», cioè una nuova alleanza di<br />

forze sociali, divenendo egemone.


Le classi subalterne - sottoproletariato, proletariato urbano, rurale e anche parte<br />

della piccola borghesia - non sono unificate e la loro unificazione avviene solo<br />

quando giungono a dirigere lo Stato, altrimenti svolgono una funzione<br />

discontinua e disgregata nella storia della società civile dei singoli Stati, subendo<br />

l'iniziativa dei gruppi dominanti anche quando ad essi si ribellano. Il «blocco<br />

sociale», l'alleanza politica di classi sociali diverse, formato, in Italia, da<br />

industriali, proprietari terrieri, classi medie, parte della piccola borghesia, non è<br />

omogeneo, essendo attraversato da interessi divergenti, ma una politica<br />

opportuna, una cultura e un'ideologia o un sistema di ideologie impediscono che<br />

quei contrasti di interessi, permanenti anche quando siano latenti, esplodano<br />

provocando la crisi dell'ideologia dominante e la conseguente crisi politica<br />

dell'intero sistema di potere.<br />

In Italia tra le forze che contribuiscono alla conservazione di tale blocco sociale è<br />

la Chiesa cattolica, che si batte per mantenere l'unione dottrinale tra fedeli colti e<br />

incolti, tra intellettuali e semplici, tra dominanti e dominati, in modo da evitare<br />

fratture irrimediabili che tuttavia esistono e che essa non è in realtà in grado di<br />

sanare, ma solo di controllare: «la Chiesa romana è sempre stata la più tenace<br />

nella lotta per impedire che ufficialmente si formino due religioni, quella degli<br />

intellettuali e quella delle anime semplici», una lotta che ha fatto risaltare «la<br />

capacità organizzatrice nella sfera della cultura del clero» che ha dato «certe<br />

soddisfazioni alle esigenze della scienza e della filosofia, ma con un ritmo così<br />

lento e metodico che le mutazioni non sono percepite dalla massa dei semplici,<br />

sebbene esse appaiano "rivoluzionarie" e demagogiche agli "integralisti"».


La frattura tra gli intellettuali e i semplici può essere sanata da quella politica che<br />

«non tende a mantenere i semplici nella loro filosofia primitiva del senso comune, ma<br />

invece a condurli a una concezione superiore della vita». L'azione politica realizzata<br />

dalla «filosofia della prassi» - così Gramsci chiama il marxismo, non solo per<br />

l'esigenza di celare quanto scrive alla repressiva censura carceraria - opponendosi alle<br />

culture dominanti della Chiesa e dell'idealismo, può condurre i subalterni a una<br />

«superiore concezione della vita. Se afferma l'esigenza del contatto tra intellettuali e<br />

semplici non è per limitare l'attività scientifica e per mantenere una unità al basso<br />

livello delle masse, ma appunto per costruire un blocco intellettuale-morale che renda<br />

politicamente possibile un progresso intellettuale di massa e non solo di scarsi gruppi<br />

intellettuali». La via che conduce all'egemonia del proletariato passa dunque per una<br />

riforma culturale e morale della società.<br />

Tuttavia l'uomo attivo di massa - cioè la classe operaia, - non è, in generale,<br />

consapevole né della funzione che può svolgere né della sua condizione reale di<br />

subordinazione; il proletariato, scrive Gramsci, «non ha una chiara coscienza teorica<br />

di questo suo operare che pure è un conoscere il mondo in quanto lo trasforma. La sua<br />

coscienza teorica anzi può essere in contrasto col suo operare»; esso opera<br />

praticamente e nello stesso tempo ha una coscienza teorica ereditata dal passato,<br />

accolta per lo più in modo acritico. La reale comprensione critica di sé avviene<br />

«attraverso una lotta di egemonie politiche, di direzioni contrastanti, prima nel<br />

campo dell'etica, poi della politica per giungere a una elaborazione superiore della<br />

propria concezione del reale». La coscienza politica, cioè l'essere parte di una<br />

determinata forza egemonica, «è la prima fase per una ulteriore e progressiva<br />

autocoscienza dove teoria e pratica finalmente si unificano».


P. Togliatti<br />

Palmiro Togliatti nasce a Genova il 26 marzo del 1893; muore<br />

a Jalta il 21 agosto 1964.<br />

Nel 1911 si iscrive alla facolt{ di Giurisprudenza dell’Universit{<br />

di Torino dove conosce Antonio<br />

Gramsci, studente di lettere nello stesso ateneo. Nel 1914<br />

entra nel PSI. A differenza dei suoi<br />

compagni di partito, quando scoppia la prima guerra<br />

mondiale, Togliatti è interventista; è<br />

convinto, come molti democratici, che l’Italia debba<br />

completare il processo risorgimentale.<br />

Togliatti è uno dei collaboratori de ‘L’Ordine Nuovo’, il giornale fondato da Gramsci nel 1919,<br />

che è vicino alle posizioni di Lenin. Proprio nel 1919, a Mosca, nasce la III Internazionale alla<br />

quale possono aderire i partiti che accettano i ‘ventuno punti’, deliberati dal suo II congresso,<br />

nel luglio del 1920: qualunque partito voglia aderire all’Internazionale deve cambiare il<br />

proprio nome con quello di comunista, e deve espellere i riformisti.<br />

Il 15 gennaio1921si aprì a Livorno il XVII Congresso socialista e il giorno 21 la minoranza<br />

comunista, tra cui Togliatti insieme a Gramsci, Bordiga e Tasca, lascia il PSI si costituisce in<br />

partito, il Partito comunista d'Italia.<br />

Come tutti i partiti, anche quello comunista è messo fuori legge dal regime di Mussolini. I<br />

suoi esponenti sono rinchiusi in prigione o costretti a fuggire. Togliatti si trasferisce in URSS<br />

nel febbraio del 1926. Dopo l’arresto di Gramsci, l’8 novembre dello stesso anno, Togliatti<br />

diventa segretario del partito, carica che ricopre fino alla morte.


Nel 1937 è segretario della III Internazionale. Torna in Italia il 27 marzo del 1944. Di fronte ai<br />

conflitti che agitano il Comitato di Liberazione Nazionale, Togliatti propone ai partiti<br />

antifascisti di abbandonare la pregiudiziale antimonarchica, di combattere insieme contro il<br />

fascismo e di affrontare la questione istituzionale solo dopo la liberazione del paese: è la<br />

cosiddetta ‘svolta di Salerno’, dal nome della capitale provvisoria del Regno del Sud. Si tratta<br />

di una delle grandi intuizioni di chi, come lui, da un lato è a capo di un movimento che fa<br />

della rivoluzione proletaria il proprio mito fondativo; dall’altro è il leader di quel ‘partito<br />

nuovo’, che non è più la piccola formazione leninista degli anni Venti, ma si candida a<br />

diventare un grande partito di massa. Nel giugno del 1946, in qualità di Ministro della<br />

Giustizia, Togliatti propone l’amnistia per gli ex fascisti e nel marzo del 1947 si batte per<br />

l’approvazione dell’art. 7 della Costituzione: quello che stabilisce che i rapporti fra Stato e<br />

Chiesa vengano regolati dal Concordato stipulato nel 1929 fra la S. Sede e il regime fascista. Il<br />

18 aprile del 1948, il PCI e il PSI, alleati nel Fronte Democratico Popolare, perdono le elezioni.<br />

La DC ottiene il 48,5 % dei voti e lega il paese al blocco occidentale, all’Europa e alla NATO.<br />

Due mesi dopo, Antonio Pallante, un giovane di estrema destra, spara contro il segretario del<br />

PCI e lo ferisce gravemente. Nel paese si diffonde la notizia. Il cordoglio per Togliatti si<br />

trasforma in una manifestazione nazionale di protesta contro il governo. La CGIL vorrebbe<br />

proclamare lo sciopero generale. È lo stesso Togliatti insieme con i dirigenti del PCI a<br />

impedire che la protesta degeneri in un sussulto rivoluzionario.<br />

Ma l’anno più drammatico per la politica di Togliatti e per l’intero movimento operaio è il<br />

1956. A febbraio, durante il XX congresso del partito comunista sovietico, il segretario<br />

Kruscev denuncia il culto della personalità di Stalin e i crimini commessi dal dittatore<br />

georgiano.


Per la prima volta il leader comunista si esprime contro l’idea di una guida unica e unitaria<br />

del movimento operaio, e a favore dell’indipendenza dei partiti comunisti dal PCUS. Ma<br />

quando nel novembre del 1956, i carro armati sovietici entrano a Budapest e reprimono nel<br />

sangue la rivolta d’Ungheria, ‘l’Unit{’ scrive che è necessario tutelare la rivoluzione e reagire<br />

contro i reazionari. È il momento di maggiore distacco fra il PCI e il PSI dalla fine della<br />

seconda guerra mondiale. Il PSI, infatti, condanna risolutamente l’intervento sovietico e, di<br />

lì a pochi anni, dà vita con la DC alla stagione del centrosinistra.<br />

Nel frattempo Togliatti ordinava l'estromissione dal partito delle componenti rivoluzionarie<br />

e oltranziste, facenti capo alla figura di Pietro Secchia. Sempre nell'ottica di attuare un<br />

deciso repulisti del partito dagli elementi indesiderati o scomodi, l'VIII congresso segna la<br />

liquidazione dell'ala "di destra" del partito, nelle persone di Fabrizio Onofri e Antonio<br />

Giolitti. Spalleggiato da Luigi Longo, Togliatti controbatte affannosamente alle richieste di<br />

effettiva libertà di opinione e discussione nel partito e alla solidarietà espressa nei confronti<br />

della rivolta popolare in Ungheria da parte di Giolitti. Quest'ultimo è costretto comunque a<br />

lasciare il partito non trovando eco alle sue parole nel blocco granitico del PCI, che perde<br />

così una personalità politica e un intellettuale di primissimo piano tra la generazione dei<br />

politici "nuovi". Segna inoltre l'incrinarsi di una lunghissima fase che aveva visto gli<br />

intellettuali e la cultura italiana identificarsi nel PCI, in una sua identificazione con le forze<br />

più dinamiche e innovative del Paese. Alle elezioni del 1963 il PCI ottenne il 25,3% dei voti<br />

in entrambe le Camere, fallendo tuttavia l'assalto alla maggioranza relativa. Togliatti morì a<br />

Jalta per una emorragia cerebrale nell’agosto dello stesso anno.


S. Pertini<br />

Fu esponente di spicco del PSI e settimo presidente della Repubblica Italiana,<br />

dal 1978 al 1985. Viene ricordato, analogamente a Togliatti, per la sua attività<br />

antifascista/partigiana di non indifferente entità, che lo portò più volte a<br />

rischiare la vita. Rimane forse fra i politici più amati nella cultura popolare<br />

italiana.


E. Berlinguer<br />

“Il mondo, anche questo terribile, intricato<br />

mondo di oggi può essere conosciuto,<br />

interpretato, trasformato, e messo al<br />

servizio dell’uomo, del suo benessere, della<br />

sua felicità. La lotta per questo obiettivo è<br />

una prova che può riempire degnamente<br />

una vita.”<br />

Enrico Berlinguer nasce il 25 maggio del 1922 a Sassari. Nella cittadina<br />

sarda trascorre l’infanzia e l’adolescenza, frequenta il liceo classico<br />

Azuni e nel 1940 si iscrive alla facolt{ di Giurisprudenza. Nell’agosto<br />

del 1943 aderisce al PCI. Inizia allora il suo impegno politico con la<br />

partecipazione alle lotte antifasciste dell’Italia badogliana dove impera<br />

la guerra civile. Nel gennaio del 1944 viene arrestato con l’accusa di<br />

essere il principale istigatore delle manifestazioni per il pane, che si<br />

sono svolte nei mesi precedenti. Resta in carcere quattro mesi.<br />

A settembre si trasferisce a Roma con la famiglia, poi a Milano dove lavora nel Fronte della gioventù, il movimento<br />

politico fondato da Eugenio Curiel per coordinare l’arcipelago delle organizzazioni giovanili antifasciste. La sua<br />

carriera politica nel PCI comincia nel gennaio del 1948, quando a ventisei anni entra nella direzione del partito e<br />

meno di un anno dopo diventa segretario generale della FGCI, la Federazione giovanile comunista. È un uomo<br />

instancabile che gli amici descrivono timido e introverso. Un giovane dirigente comunista, lontano dalla mondanità e<br />

dai clamori della politica, che nel 1956 lascia l’organizzazione giovanile e l’anno dopo sposa a Roma Letizia Laurenti.


All’XI Congresso, nel gennaio del 1966, Berlinguer si fa interprete delle esigenze di tutto il partito presentandosi come un<br />

mediatore di prima grandezza. È un successo personale, confermato due anni dopo dalle elezioni del 1968 in cui è<br />

capolista nel Lazio. Un successo che esplode e si diffonde dopo i fatti di Praga. Berlinguer condanna l’intervento sovietico<br />

in Cecoslovacchia e respinge «il concetto che possa esservi un modello di società socialista unico e valido per tutte le<br />

situazioni». Lo strappo è senza precedenti. Nel 1969 a Mosca, alla conferenza internazionale dei partiti comunisti,<br />

dichiara apertamente il dissenso dei comunisti italiani nei confronti della politica stalinista.<br />

Ormai è vicesegretario del PCI. Al congresso del 1969, Berlinguer appoggia la linea movimentista e introduce uno dei<br />

temi più importanti del suo progetto politico. Ai delegati presenta il partito come una forza centrale della società<br />

italiana, una forza fra le istituzioni e i cittadini, che deve essere coinvolta nella formazione e nella gestione dei processi<br />

democratici del paese perché ne è parte decisiva. Il PCI che vuole Berlinguer non è solo il partito della classe operaia:<br />

deve candidarsi a guidare il paese, ponendo fine alla conventio ad excludendum per cui i comunisti di fatto sono esclusi<br />

dal governo.<br />

Nel 1972 Berlinguer diviene segretario del PCI e al XII congresso riprende la formula togliattiana della collaborazione fra<br />

le grandi forze popolari: comunista, socialista e cattolica.<br />

I tempi sembrano maturi per un cambiamento radicale della politica italiana. Nel 1976 accanto alla proposta del<br />

compromesso storico, Berlinguer esplicita l’altro tema della sua politica di dirigente comunista: rompe con il Partito<br />

Comunista sovietico. A Mosca, davanti a 5 mila delegati Berlinguer parla del valore della democrazia e del pluralismo,<br />

sottolinea l’autonomia del PCI dall’URSS e condanna l’interferenza dei sovietici nelle questioni dei partiti socialisti e<br />

comunisti degli altri paesi. È l’eurocomunismo.<br />

Con il compromesso storico e l’eurocomunismo, Berlinguer porta il PCI, dopo le elezioni del 1976, al primo governo della<br />

solidariet{ nazionale. Si tratta di un monocolore democristiano che si regge sulla «non sfiducia», cioè sull’astensione dei<br />

vecchi partners di governo ai quali si aggiungono i comunisti. A sinistra, molti sottolineano che non è questa la ratio del<br />

compromesso storico e che il PCI non riuscirà ad ottenere ciò che ha chiesto ai democristiani in cambio della non<br />

sfiducia. E, infatti, le elezioni del 1977 non lo premiano. Nel gennaio 1978 Berlinguer incontra Aldo Moro, il leader<br />

democristiano con cui ha costruito il governo della solidariet{ nazionale e gli chiede di agevolare l’entrata dei comunisti<br />

al governo. Ma ad opporsi sono in molti: la destra democristiana, il Vaticano, gli amici americani, la destra italiana. E<br />

intanto nel paese il terrorismo miete le sue vittime; due mesi dopo le BR rapiscono e uccidono Moro. È la fine della<br />

solidariet{ nazionale e del progetto di Berlinguer. Il PCI torna all’opposizione.


Nel 1981, in un’intervista a Eugenio Scalfari, Berlinguer accusa la classe politica italiana di corruzione, sollevando la<br />

cosiddetta questione morale. Denuncia l’occupazione da parte dei partiti delle strutture dello Stato, delle istituzioni,<br />

dei centri di cultura, delle Università, della Rai, e sottolinea il rischio che la rabbia dei cittadini si trasformi in rifiuto<br />

della politica. È l’analisi di un grande leader politico che l’11 giugno del 1984 a Padova, mentre conclude la campagna<br />

elettorale per le elezioni europee, viene colpito da un ictus. Il suo funerale è stato il più imponente della storia d’Italia,<br />

dopo quello di Giovanni Paolo II. A Roma erano milioni i cittadini che lo salutarono l’ultima volta.<br />

Enrico Berlinguer è stato sicuramente uno<br />

dei leader più amati di tutta la storia politica<br />

italiana: ancora oggi, a quasi trent’anni dalla<br />

scomparsa, il suo pensiero rimane attuale e<br />

il suo esempio morale è (dovrebbe essere) di<br />

guida per i suoi successori.<br />

Oltre al lascito politico, Berlinguer ha<br />

segnato anche la storia culturale-sociale<br />

italiana: innumerevoli sono le poesie, le<br />

canzoni, i film a lui dedicati.


Canto per la morte di Enrico Berlinguer<br />

Altri morir{ all’Hilton o al Raphael,<br />

nel letto di un’attrice o in casa di un banchiere,<br />

altri sullo yacht o sull’elicottero di un petroliere,<br />

altri in ginocchio ai piedi di un finanziere;<br />

il capo del partito operaio<br />

muore lottando come un San Michele<br />

contro i draghi imbevuti di tossico e fiele:<br />

muore Enrico chiamando all’unit{ i compagni,<br />

tra le mani dei compagni,<br />

tra le rosse bandiere. Compagni, non abbassate le bandiere,<br />

il Partito non muore, Enrico vive tra le nostre mille schiere!<br />

Muore l’uomo giusto,<br />

il rigore della coscienza è quello della classe dei lavoratori,<br />

piange a Padova con tutto il popolo Bepi Tola,<br />

piangono i resistenti di Concetto Marchesi,<br />

i partigiani di Egidio Meneghetti<br />

quando si annunzia con emozione<br />

«L’onorevole Berlinguer è mancato di vivere!».<br />

Asciutta terra scabra alimenta tenacia,<br />

generazioni del Sulcis, della Gallura, della Nurra,<br />

del Campidano, della Barbagia, minatori, pescatori, pastori<br />

distillano adusto rigore, tenerezze<br />

di solitudini, fra acque e nuraghi giochi,<br />

libertà, lotte per la giustizia:<br />

asciutta terra scabra distilla te, Enrico!<br />

Un uomo – la Resistenza, il Dovere, la Pace –<br />

ha vegliato con Ingrao, con Pecchioli,<br />

un Uomo al grido «Enrico ci manca» risponde:<br />

«Ci manca Enrico ma non il suo esempio.»<br />

«Lo porto via con me, come un amico fraterno,<br />

come un compagno di lotta!»<br />

(ringhiano come i cani<br />

reggicode, P2, guerrafondai: sanno che non<br />

prevarranno mai).<br />

Il Presidente accompagna Enrico a Tessera,<br />

la folla piange, getta fiori, applaude,<br />

il Presidente piange con l’Italia vera.<br />

Il sole che tramonta sull’Appia<br />

arrossa le immagini sorridenti di Enrico,<br />

fiocchi di papaveri cadono sul compagno di lotta.<br />

Il Comitato Centrale accoglie Enrico.<br />

Immobile, in lacrime, un carabiniere saluta,<br />

mille voci chiamano l’uomo del popolo,<br />

il costruttore di un mondo senza guerra:<br />

compagni, in alto le bandiere,<br />

Enrico è sempre in testa alle nostre mille schiere!


(…)<br />

Un garofano rosso per deporre,<br />

a te, sono venuto, al cuore sardo,<br />

al tuo sorriso mite, a te implacabile<br />

continuatore del rinnovamento,<br />

a te spartano nuovo socialista<br />

rispettoso di ogni libertà<br />

per la presente e futura umanità.<br />

Davanti al picchetto d’onore<br />

passano Cossiga, Scalfaro che manda un bacio,<br />

Zaccagnini, De Martino, Capucci, Moravia,<br />

il generale Bisognero, il popolo d’Italia<br />

delle officine, dei campi, della scuola, una nazione:<br />

nella storia d’Italia è questa<br />

la più grande manifestazione.<br />

Tredici giugno, chi mai ti dimenticherà?<br />

Anche chi vide la guerra, la pace,<br />

non vide sì grande popolo commosso:<br />

«Vivrai sempre», «non ti dimenticheremo»,<br />

«Enrico sei morto insieme a noi» gridano<br />

quando Enrico esce per sempre dalle Botteghe Oscure<br />

per entrare nella storia delle epoche future.<br />

(…)<br />

L’emozione che circonfonde è sentimento d’amore<br />

per chi ha lottato sulle piazze e in Parlamento,<br />

anche muro contro muro, lealtà contro truffa e muffa,<br />

lavoratori contro ingannatori e falsari<br />

domestici e internazionali. Bandiere al vento<br />

con Enrico verso cieli sereni e chiari.<br />

(…)<br />

Siamo ancora sulla strada di quel tristo governo<br />

e accompagniamo te, «virtù del comunismo d’Europa»:<br />

tutti i popoli d’Italia, tutte le lingue, tutti i lavori<br />

sono con te a San Giovanni perché l’Italia non scivoli<br />

indietro;<br />

questo dice ancora il tuo tenero, dolcissimo volto.


(…)<br />

La folla applaude con un boato il Presidente.<br />

Nilde Iotti solenne ricorda tutti i presenti,<br />

il sentimento nazionale e popolare accoglie Craxi con<br />

un fischio potente.<br />

Incarnavi, Enrico, dicono altri, la virtù del nostro<br />

tempo,<br />

la coscienza democratica e la coscienza di classe,<br />

col tuo sguardo un po’ triste il riscatto epico delle<br />

masse.<br />

Con voce ferma Pajetta ricorda:<br />

«Caro compagno Berlinguer, ti ringraziamo per tutto<br />

quello che hai fatto,<br />

parlasti sempre lo stesso linguaggio a Pechino a<br />

Mosca, Roma e Strasburgo;<br />

sappiamo come vuoi essere ricordato, a Padova<br />

con un ultimo sforzo lo hai gridato».<br />

Il Presidente accarezza la bara<br />

come ultimo commiato.<br />

(…)<br />

Antonio Piromalli


Approfondimenti:<br />

Grandi personalità: E. Fermi, E. Majorana<br />

Ricerca<br />

1861 1900 1921 19481951<br />

1934<br />

I ragazzi di via<br />

Panisperna<br />

Fondazione<br />

INFN<br />

Costituzione<br />

1954<br />

Fondazione<br />

CERN<br />

Fondazione<br />

ESA<br />

1975<br />

Alcuni dati…<br />

Lancio Zarja<br />

(ISS)<br />

1998<br />

L’Italia nello<br />

spazio<br />

“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e<br />

la ricerca scientifica e tecnica”<br />

2011


Italia nello spazio<br />

Astronauti:<br />

Umberto Guidoni (STS-100)<br />

Roberto Vittori (Sojuz TM-34, TMA-<br />

6, STS-134)<br />

Paolo Nespoli (STS-120, Expedition<br />

26/27)<br />

MPLM e Nodes<br />

Leonardo MPLM<br />

Raffaello MPLM<br />

Donatello MPLM<br />

Harmony Module (Node 2)<br />

Tranquillity Module (Node 3)


UK: 6.6%, 265.3 M€<br />

CH: 2.4%, 96.2 M€<br />

SE: 1.5%, 59.9 M€<br />

ES: 5.1%, 201.9 M€<br />

PT: 0.4%, 15.8 M€<br />

NO: 1.6%, 63.2 M€<br />

NL: 2.1%, 84.2 M€<br />

LU: 0.3%, 11.5 M€<br />

IT: 9.5%, 380.0 M€<br />

IE: 0.4%, 15.6 M€<br />

GR: 0.4%, 14.9 M€<br />

DE: 17.9%, 713.8 M€<br />

Budget ESA 2011<br />

CA: 0.5%, 20.5 M€<br />

Income from Member States and Canada 2975.0 M€ (74.5%)<br />

Income from EU 777.9M€ (19.5%)<br />

Income from European Cooperating States (ECSA) 7.9 M€ (0.2%)<br />

Other income 233.0 M€ (5.8%)<br />

Total 3993.8 M€ (100%)<br />

2011 income from<br />

Member States and<br />

Canada<br />

2975.0 M€<br />

FR: 18.8%, 751.4 M€<br />

Income from EU, ECSA<br />

and Other: 25,5%, 1018.8<br />

M€<br />

M€: Million Euro<br />

AT: 1.3%, 54.0 M€<br />

BE: 4.1%, 164.8 M€<br />

CZ: 0.3%, 10.4 M€<br />

DK: 0.8%, 31.2 M€<br />

FI: 0.5%, 20.1 M€


Nazione PIL (miliardi di<br />

euro)<br />

Riflettiamo…<br />

ESA (milioni di<br />

euro)<br />

Italia 1373 380 0.028<br />

Germania 2228 713.8 0.032<br />

Francia 1722 751.4 0.0436<br />

%


Istituto nazionale di fisica nucleare<br />

Data fondazione: 8 agosto 1951<br />

Website: http://www.infn.it


Centro europeo per la ricerca nucleare<br />

Data fondazione: 29 settembre 1954<br />

Website: http://www.cern.ch


European space agency<br />

Data fondazione: 1975<br />

Website: http://www.esa.it


E. Majorana<br />

Ettore Majorana, nato il 5 agosto 1906 e laureatosi in fisica nel 1928, fu tra i più promettenti<br />

allievi di Enrico Fermi.<br />

Il suo nome divenne un caso internazionale a causa della sua improvvisa scomparsa, che<br />

avvenne nel 1938. Della sua scomparsa ebbe a interessarsi persino Mussolini e l'evento<br />

divenne un enigma nazionale ad oggi ancora insoluto.<br />

Le ipotesi avanzate furono molte: chi disse che fosse morto suicida, chi avanzava l'ipotesi<br />

fantasiosa che fosse rapito da qualche Paese che conduceva studi atomici; altri invece<br />

ritennero che si fosse rifugiato in un convento o che fosse addirittura diventato,<br />

volontariamente, un mendicante.<br />

Ettore è l'ultimo di cinque fratelli, che si distingueranno tutti in qualche campo particolare,<br />

chi nella giurisprudenza, chi nell'amministrazione dello Stato, chi ancora in fisica.<br />

Ettore Majorana è senza dubbio l'outsider del gruppo, un vero e proprio genio della fisica.<br />

Estremamente precoce ma anche eccentrico e con squilibri caratteriali preoccupanti che<br />

giocheranno un ruolo determinante nella sua fuga dal mondo (ammesso che di fuga si sia<br />

trattato). Ettore è pervaso da misantropia radicata ed è anche perennemente ombroso, pigro<br />

e dal carattere spigoloso.<br />

Dopo un primo approccio con ingegneria, si laurea in fisica nel 1929 con una tesi sulla teoria<br />

quantistica dei nuclei radioattivi.<br />

Sotto la guida di Enrico Fermi si occupa di spettroscopia atomica e successivamente di fisica<br />

nucleare.


Con Emilio Segré e Edoardo Amaldi entra a far parte del gruppo dei "Ragazzi di via<br />

Panisperna", il gruppo di geni che ha fatto la storia della fisica italiana.<br />

Le più importanti ricerche di Ettore Majorana riguardano una teoria sulle forze che assicurano<br />

stabilità al nucleo atomico: egli per primo avanzò l'ipotesi secondo la quale protoni e<br />

neutroni, unici componenti del nucleo atomico, interagiscono grazie a forze di scambio.<br />

La teoria è tuttavia nota con il nome del fisico tedesco Werner Heisenberg che giunse<br />

autonomamente agli stessi risultati e li diede alle stampe prima di Majorana.<br />

Nel campo delle particelle elementari Majorana formulò una teoria che ipotizzava l'esistenza<br />

di particelle dotate di spin arbitrario, individuate sperimentalmente solo molti anni più tardi.<br />

Dal 1931, conosciutosi il suo straordinario valore di scienziato, è invitato a trasferirsi in Russia,<br />

a Cambridge, a Yale, nella Carnegie Foundation, ma a questi inviti oppone il suo rifiuto.<br />

Dopo aver soggiornato a Lipsia e a Copenaghen, rientra a Roma, ma non frequenta più<br />

l'istituto di fisica. Al concorso nazionale per professore universitario di Fisica, bandito nel<br />

1936, non vuole partecipare, nonostante la segnalazione fatta da Fermi a Mussolini. Si<br />

trasferisce da Roma a Napoli (albergo "Bologna") nel 1937, dove accetta la nomina per meriti<br />

speciali a titolare della cattedra di Fisica teorica all'Università di Napoli. Si chiude in casa e<br />

rifiuta persino la posta, scrivendo di suo pugno sulle buste: "Si respinge per morte del<br />

destinatario".<br />

Ettore Majorana si lascia persuadere a intraprendere - è il mese di marzo 1938 - un viaggio di<br />

riposo, Napoli-Palermo. A Palermo alloggia all'albergo "Sole", ma vi trascorre solo mezza<br />

giornata; la sera viene visto sul ponte del piroscafo all'altezza di Capri ma a Napoli non<br />

arriverà mai.


E. Fermi<br />

“Eppure è un così bell’esperimento”<br />

Enrico Fermi è stato un fisico italiano, tra i più noti<br />

al mondo, principalmente per i suoi studi e<br />

contributi teorici e sperimentali nell'ambito della<br />

meccanica quantistica e più in generale in quella<br />

sezione della fisica atomica che è la fisica nucleare. I<br />

suoi studi e le sperimentazioni sul nucleare lo<br />

portarono ad una morte prematura ,per cancro allo<br />

stomaco, all'età di soli 53 anni.<br />

Celebri sono tuttavia la sua teoria del decadimento β, la statistica quantistica di Fermi-Dirac<br />

e i risultati concernenti le interazioni nucleari.<br />

Enrico Fermi progettò e guidò la costruzione del primo reattore nucleare a fissione, che<br />

produsse la prima reazione nucleare a catena controllata. L'attività di Fermi si è manifestata<br />

in molti campi della fisica, ed egli è universalmente riconosciuto come uno dei più grandi<br />

scienziati di tutti i tempi. Nel 1938 ricevette il Premio Nobel per la fisica, per la scoperta delle<br />

reazioni nucleari mediante neutroni lenti.


Emigrazione/Immigrazione<br />

35000<br />

emigranti/anno<br />

800000<br />

emigranti/anno<br />

1861 1900 1915 1935 1948<br />

Emigrazione di massa in<br />

America per cercare fortuna<br />

-<br />

Italia = economia agricola,<br />

mancanza di denaro<br />

-<br />

Fenomeno intensificato in<br />

seguito allo sviluppo<br />

industriale statunitense<br />

Assenza<br />

fenomeni<br />

migratori<br />

(fascismo)<br />

1941<br />

Costituzione<br />

40000 (+200000<br />

lavoratori) italiani in<br />

Etiopia. Dopo la<br />

caduta dell’”Impero”<br />

(1941) inizia la<br />

persecuzione.<br />

Svolta: da Paese di<br />

emigranti a Paese in<br />

grado di accogliere<br />

-<br />

Strage di Marcinelle<br />

1956<br />

Fenomeno della<br />

fuga di cervelli<br />

(E. Fermi, B.<br />

Pontecorvo)<br />

Caduta<br />

Muro di<br />

Berlino<br />

1989<br />

Questione<br />

Libia<br />

2011<br />

In totale: 50 milioni di emigrati<br />

50% in Europa<br />

50% in America<br />

Cause: mancanza lavoro, sicurezza, salute


Lotta alla mafia<br />

1861 1900 1926 1947 - 1948<br />

Mafia rurale<br />

Prefetto<br />

(“campieri” o “gabellotti”)<br />

Mori<br />

Approfondimenti:<br />

Grandi personalità: C. Mori, Padre G. Puglisi, G.<br />

Falcone, P. Borsellino, P. Impastato, C. A. Dalla<br />

Chiesa, L. Sciascia, G. Caselli<br />

Movimento<br />

indipendentista<br />

siciliano<br />

Costituzione<br />

1970<br />

Mafia dei suoli<br />

urbani e del<br />

commercio<br />

agricolo<br />

Guerra alla<br />

mafia<br />

1980<br />

Mafia<br />

imprenditrice<br />

2011


L. Sciascia<br />

Leonardo Sciascia nasce a Racalmuto, vicino ad Agrigento, nel 1921. Profondo sarà<br />

il legame fra l’autore e la sua terra, legame che influenzer{ notevolmente la sua<br />

produzione artistica. In particolare, dopo alcuni anni di attività, otterrà la<br />

celebrit{ con Il giorno della civetta, “giallo che non è un giallo” (secondo Calvino),<br />

caratterizzato da un intreccio originalissimo ed inconsueto, in cui una trama<br />

lineare si unisce e lega indissolubilmente a personaggi oscuri, dal passato torbido.<br />

Successivamente, l’attenzione per la “questione mafia” della sua terra andò<br />

affievolendosi, lasciando spazio ad un interesse politico tutto nuovo, sincero:<br />

dapprima legatosi al P.C.I., in seguitò ne uscì, per via di alcuni contrasti coi<br />

dirigenti (si dimostrò, di fatto, contrario all’idea di un governo di unit{<br />

nazionale). Entrò quindi nei Radicali. Gli ultimi anni di attività sono segnati da<br />

una lunga malattia. L’autore si spegner{ nella natia Sicilia nel 1989. Sulla sua<br />

tomba, l’epitaffio: “Ce ne ricorderemo, di questo pianeta”.


G. Caselli<br />

Gian Carlo Caselli, procuratore capo antimafia a Palermo dal 1993 al 1999, è nato il 9 maggio 1939 ad<br />

Alessandria ed è stato giudice istruttore a Torino, dove per un decennio ha condotto le inchieste su Prima<br />

Linea e le Brigate Rosse. Ha guidato la procura di Palermo dal 1993 al 1999, negli anni successivi alle uccisioni<br />

di Falcone e Borsellino, e nel marzo del 1993 ha avviato l'inchiesta sul senatore a vita Giulio Andreotti ed ha<br />

firmato la richiesta di autorizzazione a procedere insieme al procuratore aggiunto Guido Lo Forte. Nel 1999<br />

lascia Palermo dopo essere stato nominato direttore generale del dipartimento dell’amministrazione<br />

penitenziaria. Nel 2001 è stato nominato rappresentante a Bruxelles nell’organizzazione comunitaria contro<br />

la criminalità organizzata, Eurojust. Attualmente è procuratore generale presso la corte di Torino.<br />

Dopo l’esperienza del terrorismo inizia un nuovo capitolo del Suo impegno professionale, questa volta in<br />

prima linea a Palermo, contro la mafia, raccogliendo l’eredit{ di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Così<br />

afferma in un intervista del 2006:<br />

“Alla radio apprendo dell’assassinio di Giovanni Falcone, di sua moglie e della scorte, sull’autostrada di Capaci.<br />

Tra lo sgomento, la rabbia e le emozioni, ancora neppure immagino il destino che mi attende e che, da lì a<br />

qualche mese, mi avrebbe portato a Palermo, ad occuparmi di mafia. Quando, nel luglio dello stesso anno,<br />

Paolo Borsellino salterà per aria in via D’Amelio insieme alla sua scorta, si fa strada in me e via via cresce l’idea<br />

che è giunto il tempo di lasciare la mia citt{ e di mettermi a disposizione: per provare a raccogliere l’eredit{ dei<br />

due grandi, inarrivabili magistrati. Spero di poter affiancare, con la mia esperienza positiva maturata negli<br />

anni della lotta contro il terrorismo delle Brigate Rosse e di Prima Linea, il lavoro di tanti e coraggiosi colleghi,<br />

molti giovani, che a Palermo già lottano contro la mafia.<br />

Sono appena arrivato a Palermo, quando, il 15 gennaio 1993, mi viene comunicata la cattura di Totò Riina, il<br />

capo della Cupola, latitante da vent’anni. In quei momenti di grande emozione, penso al sacrificio di Falcone e<br />

Borsellino e alla loro forte convinzione che davvero la mafia si possa sconfiggere. Basta volerlo fermamente”.


Brigantaggio<br />

Nord/Sud<br />

1861 1865 1900 1915 1945 1948 1950 1953<br />

Squilibrio:<br />

Nord – Gestione capitalista<br />

Sud – Latifondi, gestione<br />

feudale<br />

Espansione industria<br />

italiana<br />

Aumento dislivello<br />

nord/sud<br />

Approfondimenti:<br />

Grandi personalità: N. Zitara<br />

Fascismo<br />

(volontà di<br />

Mussolini di<br />

cancellare la<br />

“Questione<br />

Meridionale”)<br />

Costituzione<br />

Cassa del<br />

Mezzogiorno<br />

Legge di Credito<br />

Agevolato


N. Zitara<br />

Studioso meridionalista, autore di numerosi saggi tra cui "L'Unità d'Italia: nascita di una<br />

colonia” e "Memorie di quand'ero italiano". È uno dei principali esponenti della classe<br />

culturale meridionalista che vede nella rinascita di uno Stato duosiciliano indipendente<br />

l'unica alternativa efficace alla risoluzione dei problemi del Sud.<br />

Nato a Siderno (Reggio Calabria) da Vincenzo, oriundo amalfitano, e da Grazia Spadaro, di<br />

famiglia siciliana, compie gli studi classici a Locri e quelli universitari a Napoli. Dopo la<br />

laurea in giurisprudenza lavora per molti anni nell’azienda commerciale del padre per poi<br />

trasferirsi a Cremona quale insegnante di diritto ed economia. Rientra a Siderno nel 1961,<br />

dopo la morte del padre.<br />

Quando venne ricostituito il partito socialista, dopo la seconda guerra mondiale, entrò a<br />

farvi parte, per poi passare al partito socialista italiano di unità proletaria di cui fu<br />

segretario di federazione a Catanzaro.<br />

Partecipò alla fondazione del settimanale Il gazzettino dello Jonio che pubblicò fino al 1967,<br />

anno in cui iniziò la sua partecipazione ai Quaderni Calabresi.<br />

Tema centrale del discorso, che egli porta avanti nella sua attività, è il concetto che l'unità<br />

d'Italia sia stata sostanzialmente un danno, se non la causa principale dei mali che<br />

affliggono il meridione, devastando un regno, quello delle Due Sicilie, nel periodo<br />

preunitario florido e avviato verso un equilibrato decollo economico-sociale. Era<br />

attivamente impegnato in un'opera di divulgazione storico-politica tendente a<br />

contrastare la storiografia ufficiale, che egli considerava capziosamente squilibrata in favore<br />

delle classi dominanti e dell'area geopolitica settentrionale.


1919 - 1945<br />

Dopo l’avvento del Fascismo, Mussolini pretese di “cancellare dal vocabolario italiano” la<br />

Questione Meridionale, ma la sua politica non fece che confermare la subordinazione del Sud<br />

al Nord. Infatti, il protezionismo, la “battaglia del grano”, l’”Autarchia” favorirono il settore<br />

agricolo più arretrato (e che dava mano lavoro) rispetto a quello più moderno.<br />

L’esaltazione dell’ “Italia contadina”, coi suoi valori d’onest{ e solidariet{ umana (che crearono<br />

base di consenso al Fascismo) si accompagnò ad una stagnazione economica che fece<br />

dell’economia agricola un’economia di “sussistenza”.<br />

Tenere bassi i prezzi dei prodotti agricoli permise di ridurre i salari, favorendo lo sviluppo<br />

industriale; la politica fiscale inoltre favorì la grande proprietà immobiliare, abolendo<br />

l’imposta di successione e diminuendo in sé il potere agrario, gestendo i contratti a favore dei<br />

proprietari; lo stesso controllo dell’emigrazione permise di ridurre i salari.<br />

Intanto il Meridione accettava ogni cosa passivamente, senza una vera opposizione al regime,<br />

mentre la categoria dei grossi agrari – irritati e intimoriti dalle recenti occupazioni di terre,<br />

dagli scioperi agricoli, dalle crescenti “pretese” dei “cafoni” – vide tutelati appieno dal<br />

Fascismo i propri interessi e si fece strenua sostenitrice del Regime.<br />

Per i cosiddetti “cafoni”, l’avvento del Fascismo significò la perdita delle conquiste parziali<br />

ottenute nell’immediato dopoguerra dalle organizzazioni contadine: i contratti collettivi che<br />

sopprimevano le prestazioni supplementari e gli iniqui privilegi padronali, i miglioramenti<br />

nel trattamento economico ed infine le leggi che riconoscevano ai contadini poveri<br />

organizzati in cooperativa il diritto di occupare terre incolte o mal coltivate.


Questi diritti che avrebbero consentito alle masse rurali migliori condizioni di vita – ma che<br />

intaccavano i profitti ed i privilegi dei proprietari – vennero dunque soppressi dal Fascismo. Fu<br />

questo il prezzo che il latifondo del Sud pretese per sostenere il nuovo Regime.<br />

È innegabile, comunque, che, nella sua incolpevole diseducazione politica, il Meridionale non<br />

guardò con eccessiva antipatia a Mussolini, in cui fece rivivere l’antica immagine del sovrano<br />

paternalistico.<br />

La così tanto attesa “rivoluzione meridionale”, infatti, non avrebbe mai potuto realizzarsi prima<br />

che si impostasse diversamente tutta la politica governativa, prima che si fosse sostituito al<br />

prepotere delle vecchie classi dirigenti il decentramento amministrativo e prima che si<br />

rendessero le masse consapevoli dei propri diritti.<br />

Si spiega intanto come, all’indomani del periodo fascista, la discussione sul Mezzogiorno<br />

riprendesse con rinnovato vigore, tanto più che maggiore appariva ormai il ruolo che le masse<br />

contadine meridionali avrebbero avuto nella vita nazionale e gli effetti che sarebbero derivati<br />

dal suffragio universale introdotto nel 1913. Si stava procedendo, infatti, ad educare le masse,<br />

affinché apprendessero i propri diritti.


Cassa del Mezzogiorno<br />

Nel dopoguerra l’economia del Sud Italia, come visto in precedenza, era ancora<br />

molto<br />

arretrata; così il governo di allora cercò un modo per incentivare lo sviluppo al Sud.<br />

Il rimedio sembrava essere la "Cassa del mezzogiorno" che venne istituita nel 1950<br />

e fu seguita da una legge del 1953 di credito agevolato.<br />

Il progetto consisteva nello stanziamento di 1000 miliardi di lire (circa 7 miliardi di<br />

franchi all’epoca) da destinare alle industrie che si fossero localizzate sotto una linea<br />

immaginaria che si trovava a sud di Roma.<br />

La linea fu tracciata lì, perché si stimava che in quel area risiedeva una percentuale<br />

pari al 38% della popolazione nazionale, quindi gli aiuti avrebbero toccato<br />

moltissime persone.<br />

La cassa del Mezzogiorno era un incentivo che serviva per invogliare le industrie a<br />

stabilirsi nel sud Italia, così facendo avrebbero contribuito a sviluppare questa area.<br />

Inoltre vi era la concessione di esenzioni fiscali e di contributi a fondo perso a tutti<br />

coloro che volevano creare attività industriali nel sud.<br />

Spesso succedeva che chi decideva di stabilire la propria attività sistemasse le sue<br />

industrie il più vicino possibile alla linea di divisione della penisola dato che il<br />

mercato non era certo nel sud Italia bensì al nord; in tal caso i prodotti giungevano<br />

molto più rapidamente nella Pianura Padana e loro potevano comunque usufruire<br />

dei sussidi e delle esenzioni da tasse.


Nel mezzogiorno e nelle isole furono create grandi aziende chimiche siderurgiche e<br />

meccaniche dette "Cattedrali del deserto", si pensava che esse avrebbero dato<br />

lavoro a milioni di disoccupati ma anche che avrebbero potuto produrre e vendere<br />

a condizioni convenienti e che intorno si sarebbe potuto sviluppare il cosiddetto<br />

indotto costituito da tante piccole aziende private al servizio dell’azienda pubblica.<br />

Purtroppo non fu così perché le grandi aziende che furono costruite erano poco<br />

efficienti e molto inquinanti. I loro dirigenti furono nominati molto spesso per motivi<br />

politici anche se non avevano esperienza industriale. Le industrie costruite nelle<br />

cosiddette zone depresse si rivelarono troppo grandi e troppo costose. In pochi anni<br />

sperperarono quantità consistenti di denaro pubblico senza riuscire a creare né un<br />

indotto né uno sviluppo economico.


Brigantaggio<br />

Dal 1861 al 1865 si sviluppò in Basilicata, in Molise, in parte dell'Abruzzo, della<br />

Calabria e della Puglia il cosiddetto fenomeno del "brigantaggio". Organizzati in<br />

bande i briganti attaccavano i paesi, saccheggiavano negozi e davano fuoco agli<br />

edifici comunali, per poi fuggire nelle campagne o sulle alture. Si trattava di un<br />

fenomeno molto esteso, che coinvolse migliaia di persone e che ebbe moltissimi<br />

fiancheggiatori nel meridione e che fu espressione di un profondo disagio maturato<br />

in ampi strati della popolazione meridionale all'indomani dell'unificazione.<br />

I briganti erano il simbolo del malcontento dei contadini e della massa popolare<br />

che aveva attivamente partecipato ai moti risorgimentali nella speranza d'ottenere<br />

cambiamenti importanti sotto il profilo economico e sociale e che era ora delusa<br />

nelle sue aspettative. L'annessione piemontese non aveva infatti portato per loro<br />

nessun miglioramento della situazione, lasciando immutati i rapporti di forza tra<br />

popolo e i ricchi borghesi proprietari della terra: dall'unità anzi erano venuti per<br />

loro solo danni, poiché era stato introdotto la coscrizione obbligatoria e erano state<br />

inasprite le tassazioni.


Padre G. Puglisi<br />

Padre Giuseppe Puglisi, meglio conosciuto come Pino, (Palermo, 15<br />

settembre 1937 – Palermo, 15 settembre 1993) è stato un presbitero<br />

italiano, ucciso dalla mafia il giorno del suo 56º compleanno a motivo<br />

del suo costante impegno evangelico e sociale.<br />

Nel 1961 viene nominato vicario cooperatore presso la parrocchia del<br />

SS.mo Salvatore nella borgata di Settecannoli, limitrofa a Brancaccio,<br />

e rettore della chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi.<br />

Nel 1967 è nominato cappellano presso l’Istituto per orfani di<br />

lavoratori «Roosevelt» e vicario presso la parrocchia Maria SS. ma<br />

Assunta Valdesi.<br />

Sin da questi primi anni segue con attenzione i giovani e si interessa<br />

delle problematiche sociali dei quartieri più emarginati della città. In<br />

questi anni segue anche le battaglie socia­li di un’altra zona della<br />

periferia orientale della città, lo «Scaricatore». Agli studenti e ai<br />

giovani del Centro Diocesano Vocazioni ha dedicato con passione<br />

lunghi anni realizzando, attraverso una serie di “campi scuola”, un<br />

percorso formativo esemplare dal punto di vista pedagogico e<br />

cristiano.


Il 29 settembre 1990 è nominato parroco della Parrocchia S. Gaetano di Brancaccio.<br />

L’annunzio di Gesù Cristo desiderava incarnarlo nel territorio, assumendone quindi tutti i<br />

problemi per farli propri della comunità cristiana. La sua attenzione si rivolse al recupero<br />

degli adolescenti già reclutati dalla criminalità mafiosa, riaffermando nel quartiere una<br />

cultura della legalità illuminata dalla fede.<br />

Questa sua attività pastorale come è stato ricostruito dalle inchieste giudiziarie ha costituito<br />

un movente dell’omicidio, i cui esecutori e mandanti sono stati arrestati e condannati.<br />

Nel ricordo del suo impegno, scuole, centri sociali, strutture sportive, strade e piazze a lui<br />

sono state intitolate a Palermo e in tutta la Sicilia.


C. Mori<br />

Mori, il «prefetto di ferro», rappresenta nella «memoria storica» della<br />

lotta alla mafia, la cosiddetta «soluzione forte» ovvero quella della<br />

sospensione di ogni diritto, delle manieri forti, delle città in stato<br />

d'assedio. E' la carta giocata dal neonato regime fascista e spesso<br />

rivendicata, ai tempi della «civetta» ma ancora oggi, come esempio<br />

d'un duro e determinato modo di affrontare la malavita<br />

organizzata.Cesare Mori si insedia a Palermo il 22 ottobre 1925 e gode<br />

di pieni poteri conferiti da Mussolini in persona. Il primo gennaio del<br />

'26 occupa militarmente la zona di Gangi e rastrella il paese con<br />

Carabinieri e uomini della milizia. I banditi, piccoli mafiosi rurali e<br />

vecchi latitanti, vengono stanati e umiliati. Donne e bambini vengono<br />

usati come ostaggi per costringere i malviventi alla resa. Particolare<br />

non secondario nell’assedio di Gangi il ruolo giocato dal barone<br />

Sgadari, grosso proprietario terriero, da tempo in affari con i mafiosi<br />

locali e salvato con l’impunit{ dal Mori in cambio d’una mediazione<br />

atta a convincere i resistenti.


L’azione di Mori continuer{ nel biennio ‘26-’27, il numero degli arrestati raggiunger{ livelli<br />

record e anche quello dei latitanti indotti alla «fuga» negli Usa dove ben s’accomodarono nei<br />

«ruggenti» anni del proibizionismo. In ogni caso sul finire del ‘27 il prefetto fu nominato<br />

senatore del regno mentre Mussolini alla Camera dichiarava solennemente «la Mafia è<br />

sconfitta».In realtà, il prefetto Mori lottò soprattutto contro la Mafia rurale e i suoi strati<br />

deboli ; usò metodi in linea con la logica del regime e quasi riesumando la guerra «contro il<br />

brigantaggio» condotta nell’Italia postunitaria; l’azione di Mori s’avvalse dell’opera di agrari<br />

e grandi latifondisti che trovarono così una legittimazione forte, durata in Sicilia fino alla<br />

soglia degli anni ’70. Mori non distingueva tra colpevoli e innocenti e nel suo approccio<br />

«militare» del problema contava soltanto il numero dei prigionieri con cui chiudere ogni<br />

campagna operativa.La sua azione fu usata anche per scopi poco limpidi e, va dato atto, fu<br />

lui stesso a riconoscere che la «qualifica di mafioso viene spesso usata in malafede.. come<br />

mezzo per compiere vendette, per sfogare rancori, abbattere avversari.») qui il riferimento<br />

più clamoroso è al caso di Alfredo Cocco, fascista della prima ora e esponente dell’ala<br />

radicale del partito in contrasto con latifondisti e vecchia nobiltà palermitana, (il Cocco fu<br />

così tolto di mezzo e la sua odissea politico-giudiziaria favorì giustappunto la convergenza<br />

tra l’ala conservatrice del Pnf e gli agrari siciliani). I metodi del Mori generarono diffuso<br />

malcontento nelle popolazioni interessate e queste finirono dunque per vedere nelle forze di<br />

polizia un esercito straniero da temere e nello Stato un nemico di cui diffidare a futura<br />

memoria, disperdendo definitivamente quelle tradizioni «risorgimentali» che avevano fatto<br />

della Sicilia elemento indiscutibile dell’unit{ nazionale .


G. Falcone<br />

(Palermo, 18 maggio 1939 – Isola delle Femmine, 23 maggio 1992)<br />

è stato un magistrato italiano. Assassinato insieme alla moglie e alla<br />

scorta dalla mafia, è considerato un eroe italiano,come Paolo Borsellino,<br />

di cui fu amico e collega. Falcone vinse il concorso in Magistratura nel<br />

1964 e per breve tempo fu pretore a Lentini. Fu poi sostituto procuratore<br />

al tribunale di Trapani per dodici anni. Qui, a poco a poco, nacque in lui<br />

la passione per il diritto penale.<br />

Dopo l'omicidio del giudice Cesare Terranova fece domanda ed ottenne<br />

di lavorare all'Ufficio istruzione, che sotto la successiva guida di Rocco<br />

Chinnici, diviene un esempio innovativo di organizzazione giudiziaria.<br />

Nel maggio 1980 Chinnici affidò a Falcone le indagini contro Rosario<br />

Spatola: un lavoro che coinvolgeva anche criminali negli Stati Uniti e<br />

all'epoca osteggiato da alcuni altri magistrati.<br />

Alle prese con questo caso, Falcone comprese che per indagare con successo le associazioni<br />

mafiose era necessario basarsi anche su indagini patrimoniali e bancarie. Ricostruire il percorso<br />

del denaro che accompagnava i traffici ed avere un quadro complessivo del fenomeno.


Grazie ad un attento controllo di tutte le carte richieste, una volta superate le reticenze delle<br />

banche, e "seguendo i soldi" riuscì ad iniziare a vedere il quadro di una gigantesca<br />

organizzazione criminale: i confini di Cosa nostra. Falcone, trovò la prova che Michele<br />

Sindona si trovava in Sicilia smascherando quindi il finto sequestro organizzato a suo favore<br />

dalla mafia siculo-americana alla vigilia del suo giudizio. Nei primi giorni del mese di<br />

dicembre 1980 Giovanni Falcone si recò per la prima volta a New York per discutere di mafia.<br />

Il 29 luglio 1983 il consigliere Chinnici fu ucciso; lo sostituì Antonino Caponnetto, il quale<br />

riprese l'intento di assicurare agli inquirenti le condizioni più favorevoli nelle indagini sui<br />

delitti di mafia. Si costituì allora, per le necessità interne a queste indagini, il cosiddetto "pool<br />

antimafia", sul modello delle èquipes attive nel decennio precedente di fronte al fenomeno<br />

del terrorismo politico. Del gruppo faceva parte lo stesso Falcone.<br />

Sono anni tumultuosi che vedono la prepotente ascesa dei Corleonesi, i quali impongono il<br />

proprio feudo criminale insanguinando le strade a colpi di omicidi. Emblematici i titoli del<br />

quotidiano palermitano L'Ora, che arriverà a titolare le sue prime pagine enumerando le<br />

vittime della drammatica guerra di mafia. Si giunse - attraverso vicende drammatiche - alla<br />

sentenza di condanna a Cosa nostra del primo maxiprocesso, emessa il 16 dicembre 1987 dalla<br />

Corte di assise di Palermo. Il 20 giugno '89 si verificò il fallito e oscuro attentato dell'Addaura<br />

presso Mondello; a proposito del quale Falcone affermò "Ci troviamo di fronte a menti<br />

raffinatissime che tentano di orientare certe azioni della mafia. Esistono forse punti di<br />

collegamento tra i vertici di Cosa nostra e centri occulti di potere che hanno altri interessi.


Ho l'impressione che sia questo lo scenario più attendibile se si vogliono capire davvero le<br />

ragioni che hanno spinto qualcuno ad assassinarmi". Seguì subito l'episodio, sconcertante,<br />

del cosiddetto "corvo", ossia di alcune lettere anonime dirette ad accusare astiosamente lo<br />

stesso Falcone e altri. Le indagini relative furono compiute anche dall'Alto commissario per<br />

la lotta alla mafia, guidato dal prefetto D. Sica. Una settimana dopo l'attentato il Consiglio<br />

superiore decise la nomina di Falcone a procuratore aggiunto presso la Procura della<br />

Repubblica di Palermo. Alle elezioni del 1990 dei membri togati del Consiglio superiore<br />

della magistratura, Falcone, fu candidato per le liste "Movimento per la giustizia" e<br />

"Proposta 88" con esito però negativo. La sua candidatura a questi compiti, peraltro, fu<br />

ostacolata in seno al Consiglio superiore della magistratura, il cui plenum, tuttavia, non<br />

aveva ancora assunto una decisione definitiva, quando sopraggiunse la strage di Capaci del<br />

23 maggio. Insieme a Falcone, a Capaci, persero la vita la moglie Francesca Morvilio,<br />

magistrato, e gli agenti di scorta Rocco Di Cillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro.<br />

All'esecrazione dell'assassinio, il 4 giugno si unì il Senato degli Stati Uniti, con una<br />

risoluzione (la n. 308) intesa a rafforzare l'impegno del gruppo di lavoro italo-americano,<br />

di cui Falcone era componente.


P. Borsellino<br />

Paolo Borsellino (Palermo, 19 gennaio 1940 – Palermo, 19<br />

luglio 1992) è stato un magistrato italiano, vittima della mafia.<br />

Nel 1963 Borsellino partecipò al concorso per entrare in<br />

magistratura e divenne il più giovane magistrato d'Italia. Iniziò<br />

quindi il tirocinio come uditore giudiziario.<br />

Il 21 marzo 1975 fu trasferito a Palermo ed il 14 luglio entrò<br />

nell'ufficio istruzione affari penali sotto la guida di Rocco<br />

Chinnici. Nel febbraio 1980 Borsellino fece arrestare i primi sei<br />

mafiosi. Grazie all'indagine condotta da Basile e Borsellino<br />

sugli appalti truccati a Palermo a favore degli esponenti di<br />

Cosa Nostra si scopre il fidanzamento tra Leoluca Bagarella e<br />

Vincenza Marchese sorella di Antonino Marchese, altro<br />

importante Boss.<br />

Il 4 maggio 1980 Emanuele Basile fu assassinato e fu decisa l'assegnazione di una scorta alla<br />

famiglia Borsellino.<br />

In quell'anno si costituì il "pool" antimafia nel quale sotto la guida di Chinnici lavorarono<br />

alcuni magistrati (fra gli altri, Falcone, Borsellino, Giuseppe Di Lello, Leonardo Guarnotta,<br />

Giovanni Barrile) e funzionari della Polizia di Stato.<br />

Nel racconto che ne fece lo stesso Borsellino, il pool nacque per risolvere il problema dei<br />

giudici istruttori che lavoravano individualmente, separatamente, ognuno "per i fatti suoi",<br />

senza che uno scambio di informazioni fra quelli che si occupavano di materie contigue<br />

potesse consentire, nell'interazione, una maggiore efficacia con un'azione penale<br />

coordinata capace di fronteggiare il fenomeno mafioso nella sua globalità.


Il 29 luglio 1983 fu ucciso Rocco Chinnici, con l'esplosione di un'autobomba. Il pool<br />

allora chiese una mobilitazione generale contro la mafia.<br />

Borsellino chiese ed ottenne (il 19 dicembre 1986) di essere nominato Procuratore della<br />

Repubblica di Marsala.<br />

Borsellino rilasciò interviste e partecipò a numerosi convegni per denunciare<br />

l'isolamento dei giudici e l'incapacità o la mancata volontà da parte della politica di<br />

dare risposte serie e convinte alla lotta alla criminalità. In una di queste Borsellino<br />

descrisse le ragioni che avevano portato all'omicidio del giudice Rosario Livatino e<br />

prefigurò la fine (che poi egli stesso fece) che ogni giudice "sovraesposto" è destinato a<br />

fare.<br />

Il 19 luglio 1992, dopo aver pranzato con la moglie e i figli, Paolo Borsellino si recò<br />

insieme alla sua scorta in via D'Amelio, dove viveva sua madre.<br />

Una Fiat 126 parcheggiata nei pressi dell'abitazione della madre con circa 100 kg di<br />

tritolo a bordo, esplose al passaggio del giudice, uccidendo oltre a Paolo Borsellino<br />

anche i cinque agenti di scorta come.<br />

Pochi giorni prima di essere ucciso, durante un incontro organizzato dalla rivista<br />

MicroMega, così come in una intervista televisiva a Lamberto Sposini, Borsellino aveva<br />

parlato della sua condizione di "condannato a morte". Sapeva di essere nel mirino di<br />

Cosa Nostra e sapeva che difficilmente la mafia si lascia scappare le sue vittime<br />

designate.


P. Impastato<br />

È nato nella terra dei vespri e degli aranci, tra Cinisi e<br />

Palermo parlava alla sua radio, / negli occhi si<br />

leggeva la voglia di cambiare, la voglia di giustizia<br />

che lo portò a lottare, / aveva un cognome<br />

ingombrante e rispettato, di certo in quell'ambiente<br />

da lui poco onorato, / si sa dove si nasce ma non<br />

come si muore e non se un ideale ti porterà dolore (I<br />

cento passi, Modena City Ramblers)<br />

Peppino Impastato nacque a Cinisi, in provincia di Palermo, il 5 gennaio 1948, da una<br />

famiglia mafiosa (il padre Luigi era stato inviato al confino durante il periodo fascista, lo zio<br />

e altri parenti erano mafiosi e il cognato del padre era il capomafia Cesare Manzella, ucciso<br />

nel 1963 in un agguato nella sua Giulietta imbottita di tritolo).<br />

Ancora ragazzo rompe con il padre, che lo caccia di casa, ed avvia un'attività politicoculturale<br />

antimafiosa.


Nel 1965 fonda il giornalino L'idea socialista e aderisce al PSIUP. Dal 1968 in poi, partecipa,<br />

con ruolo dirigente, alle attività dei gruppi di Nuova Sinistra. Conduce le lotte dei<br />

contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell'aeroporto di Palermo, in<br />

territorio di Cinisi, degli edili e dei disoccupati. Nel 1978 si candida nella lista di<br />

Democrazia Proletaria alle elezioni comunali. Viene assassinato nella notte tra<br />

l'8 e il 9 maggio del 1978, nel corso della campagna elettorale, con una carica di tritolo<br />

posta sotto il corpo adagiato sui binari della ferrovia. Pochi giorni dopo, gli elettori di<br />

Cinisi votano il suo nome, riuscendo ad eleggerlo, simbolicamente, al Consiglio comunale.<br />

Stampa, forze dell'ordine e magistratura parlano di atto terroristico in cui l'attentatore<br />

sarebbe rimasto vittima e di suicidio dopo la scoperta di una lettera scritta in realtà molti<br />

mesi prima. L'uccisione, avvenuta in piena notte, riuscì a passare la mattina seguente quasi<br />

inosservata poiché proprio in quelle ore veniva "restituito" il corpo senza vita del<br />

presidente della DC Aldo Moro in via M. Caetani a Roma.<br />

Grazie all'attività del fratello Giovanni e della madre Felicia Bartolotta Impastato che<br />

rompono pubblicamente con la parentela mafiosa e grazie anche ai compagni di militanza<br />

e del Centro siciliano di documentazione di Palermo, nato nel 1977 e che nel 1980 si<br />

sarebbe intitolato proprio a Giuseppe Impastato, viene individuata la matrice mafiosa del<br />

delitto e sulla base della documentazione raccolta e delle denunce presentate viene<br />

riaperta l'inchiesta giudiziaria.


Il 9 maggio del 1979, il Centro siciliano di documentazione organizza, con Democrazia<br />

Proletaria, la prima manifestazione nazionale contro la mafia della storia d'Italia, a cui<br />

parteciparono 2000 persone provenienti da tutto il paese.Nel maggio del 1984 l'Ufficio<br />

Istruzione del Tribunale di Palermo, sulla base delle indicazioni del Consigliere istruttore<br />

Rocco Chinnici, che aveva avviato il lavoro del primo pool antimafia ed era stato<br />

assassinato nel luglio del 1983, emette una sentenza, firmata dal Consigliere Istruttore<br />

Antonino Caponnetto, in cui si riconosce la matrice mafiosa del delitto, attribuito però ad<br />

ignoti.


C. A. Dalla Chiesa<br />

Carlo Alberto Dalla Chiesa (Saluzzo, 27 settembre 1920 –<br />

Palermo, 3 settembre 1982) è stato un generale, prefetto e<br />

partigiano italiano.<br />

Figlio di un Carabiniere, entrò nell'Esercito come sottotenente;<br />

divenne ufficiale di complemento di fanteria nel 1942 e nello<br />

stesso anno passò all'Arma dei Carabinieri in servizio<br />

permanente effettivo completando gli studi di giurisprudenza. A<br />

causa del suo rifiuto a collaborare nella caccia ai partigiani, viene<br />

inserito nella lista nera dai nazisti, ma riesce a fuggire prima che<br />

le SS riescano a catturarlo.<br />

Dopo la guerra fu inviato a comandare una tenenza a Bari, dove riesce a conseguire 2 lauree;<br />

una in giurisprudenza e l'altra in scienze politiche (per quest'ultima segue i corsi di Laurea<br />

tenuti dall'allora docente Aldo Moro).<br />

Dal 1966 al 1973 tornò in Sicilia con il grado di colonnello, al comando della legione<br />

carabinieri di Palermo. Iniziò particolari indagini per contrastare Cosa Nostra, che nel 1966<br />

e 1967 sembra aver abbassato i toni dello scontro che si era verificato nei primi anni 60.<br />

Dalla Chiesa utilizzò un nuovo metodo che consiste nell'utilizzo di infiltrati, in grado di<br />

fornire elementi utili per creare una mappa del potere di Cosa Nostra, arrivando a<br />

conoscere non solo gli elementi di basso livello, ma anche gli intoccabili Boss.


Il risultato di queste indagini fu il dossier dei 114. Gran parte dei nomi esposti nel dossier erano<br />

però sconosciuti all'opinione pubblica e alla magistratura. Come conseguenza del dossier,<br />

scattarono decine di arresti dei boss, e per coloro i quali non sussisteva la possibilità<br />

dell'arresto scattò il confino.<br />

Nel 1973 fu promosso al grado di generale di brigata, nel 1974 divenne comandante della<br />

regione militare di nord-ovest, con giurisdizione su Piemonte, Valle d'Aosta e Liguria.<br />

Si trovò cosi a dover combattere il crescente numero di episodi di violenza portati avanti dalle<br />

Brigate Rosse, e al loro crescente radicarsi negli ambienti operai.<br />

Il 3 settembre del 1982, la macchina sulla quale viaggiava il prefetto fu affiancata, da una BMW<br />

dalla quale partirono alcune raffiche di Kalashnikov AK-47 che uccisero il prefetto e la giovane<br />

moglie.


Legge Carcano<br />

(Anna Kuliscioff e<br />

Partito socialista)<br />

regolamentazione<br />

del lavoro<br />

Questione Femminile<br />

1861 1900 1903 1948 1958 - 1960 1970<br />

1919 1943-1945<br />

Legge Morelli<br />

per<br />

partecipazione<br />

delle donne come<br />

testimoni ai<br />

processi<br />

Abolizione<br />

dell’autorizzazion<br />

e maritale ed<br />

emancipazione<br />

giuridica<br />

Approfondimenti:<br />

Resistenza<br />

Diritto di<br />

voto Togliatti<br />

e De Gasperi<br />

Grandi personalità: A. Kuliscioff, N. Iotti, C.<br />

Capponi<br />

Costituzione<br />

Legge Merlin :<br />

abolizione della<br />

prostituzione<br />

Ammissione a<br />

tutte la<br />

professioni<br />

Legge Fortuna<br />

sul divorzio<br />

Legge sulla<br />

violenza<br />

sessuale<br />

1979 1996<br />

Legge<br />

sull’aborto<br />

2000<br />

Congedi<br />

parentali


Resistenza<br />

Negli anni del fascismo e dell’occupazione nazista vi furono donne che lasciarono i focolari, le gonne, i rosari, i doveri<br />

materni e si unirono alla lotta partigiana.<br />

Il loro apporto fu massiccio sin dai primi momenti della lotta partigiana arrivando fino agli ultimi giorni dell’aprile 1945,<br />

con la completa liberazione del Paese. Si può affermare che le donne che furono impegnate in compiti ausiliari nella<br />

Resistenza italiana non furono meno di un milione, mentre, secondo le statistiche ufficiali, le cosiddette ‘partigiane<br />

combattenti’ furono circa 35 mila.<br />

RUOLI: partecipazione alle agitazioni nelle piazze, rifocillamento dei feriti, raccolta di armi, munizioni e indumenti e<br />

dura e spesso sanguinosa lotta sulle montagne, atti di sabotaggio, interruzione delle vie di comunicazione, aiuto ai<br />

partigiani, occupazione dei depositi alimentari tedeschi, approntamento di squadre di pronto soccorso attività di<br />

propaganda politica e di informazione.<br />

Famoso il ruolo della staffetta, era spesso ricoperto da giovani donne tra i 16 e i 18 anni, per il semplice fatto che si<br />

pensava destassero meno sospetti e che non venissero quindi sottoposte a perquisizione. Le staffette avevano il compito<br />

di garantire i collegamenti tra le varie brigate e di mantenere i contatti fra i partigiani e le loro famiglie; in alcuni casi<br />

avevano anche il compito di accompagnare gli eventuali resistenti. All'interno della brigata, la staffetta aveva spesso<br />

anche il ruolo fondamentale di infermiera, tenendo i contatti con il medico e il farmacista per curare i soldati da<br />

pidocchi e dalle ferite procurate in battaglia. Le Staffette non erano armate e per questo il loro compito era molto<br />

pericoloso. Il loro obiettivo era quello di passare inosservate: infatti erano vestite in modo comune, ma con una borsa<br />

con doppio fondo, per nascondere tutto ciò che dovevano trasportare. Altri collegamenti che si rivelarono indispensabili<br />

sin dagli inizi della guerriglia erano quelli che tenevano le staffette tra città e montagna. Specie nei momenti più<br />

difficili, le staffette recuperavano e mettevano in salvo molti feriti e sbandati e ripristinavano quasi tutti i collegamenti<br />

che l'operazione nemica aveva interrotto.<br />

Percorrevano chilometri in bicicletta, a piedi, talvolta in corriera e in camion, pigiate in un treno insieme al bestiame,<br />

per portare notizie, trasportare armi e munizioni, sotto la pioggia e il vento, tra i bombardamenti e i mitragliamenti,<br />

con il pericolo ogni volta di cadere nelle mani dei nazifascisti.<br />

La figura della Staffetta fu molto rispettata e fu il ruolo più riconosciuto per la pericolosità e l'importanza. Una delle<br />

Staffette a cui è stata conferita la Medaglia d'oro al valor militare è Carla Capponi, partigiana italiana scomparsa nel<br />

2000.<br />

Tra le migliaia di manifesti che circolavano all’epoca si poteva leggere . “ Anche noi siamo scese in campo”, oppure, “<br />

Tutte le donne hanno preso il loro posto di battaglia”.


A. Kuliscioff<br />

Anna Kuliscioff, vero nome Anja Moiseevna Rosenštein, (Simferopol', 9 gennaio<br />

1855 – Milano, 29 dicembre 1925), è stata un'anarchica, medico e rivoluzionaria russa,<br />

tra i principali esponenti e fondatori del Partito Socialista Italiano.<br />

Nata in una ricca famiglia ebrea in Crimea, nel 1871 si trasferì in Svizzera per frequentare<br />

i corsi di filosofia presso l'università di Zurigo, dove successivamente studiò anche<br />

Medicina.<br />

Per ordine dello zar, che iniziava a preoccuparsi per il diffondersi delle idee<br />

rivoluzionarie, fu costretta a rientrare in Russia, dove il rivoluzionario Piotr Makarevič,<br />

suo primo marito, si unì ad altri giovani russi vicini alle idee di Michail Bakunin, nella<br />

cosiddetta "andata verso il popolo", ovvero il lavoro nei villaggi a fianco dei contadini<br />

per condividere la misera condizione. In quel periodo si convinse della necessit{ dell’uso<br />

della forza per liberarli dall’oppressione.<br />

Per la sua attività venne processata dal tribunale russo e riparò in Svizzera, cambiando il suo nome per non essere<br />

rintracciata dagli emissari zaristi in Kuliscioff, che in russo significa manovale. Nel 1888 si specializzò in ginecologia,<br />

prima a Torino, poi a Padova. Con la sua tesi scoprì l'origine batterica della febbre puerperale, aprendo la strada alla<br />

scoperta che avrebbe salvato milioni di donne dalla morte dopo il parto. Si trasferì poi a Milano, dove cominciò ad<br />

esercitare l'attività di medico, recandosi tra l'altro anche nei quartieri più poveri della città. Dai milanesi venne<br />

chiamata la "dottora dei poveri".<br />

Nel 1898 venne arrestata con l'accusa di reati di opinione e di sovversione. Dopo qualche mese venne scarcerata per<br />

indulto. Elaborò poi una legge a tutela del lavoro minorile e femminile che, presentata al Parlamento dal Partito<br />

Socialista, venne approvata nel 1902 come legge Carcano, n°242.<br />

Anna Kuliscioff, assieme alla sindacalista Maria Goia, ebbe parte attiva anche nella lotta per l'estensione del voto alle<br />

donne tanto che, col suo sostegno, nel 1911 nacque il Comitato Socialista per il suffragio femminile. L'anno successivo,<br />

però, una legge di Giolitti sull'istituzione del Suffragio universale maschile, che estese tra l'altro il diritto di voto anche<br />

agli analfabeti che avessero compiuto i trent'anni, continuò ad escludere le donne dal diritto di voto.


N. Iotti<br />

Nilde Iotti, all'anagrafe Leonilde Jotti (Reggio nell'Emilia, 10 aprile 1920 – Poli, 4<br />

dicembre 1999), è stata una politica italiana, prima donna a ricoprire la carica di<br />

Presidente della Camera dei deputati. Fece tre legislature, dal 1979 al 1992,<br />

conseguendo un primato finora incontrastato nell'Italia repubblicana.<br />

Rimase orfana del padre Egidio (ferroviere e sindacalista socialista) nel 1934. Si<br />

laureò in lettere all'Università Cattolica di Milano. Fu per qualche tempo insegnante<br />

ma decise di abbandonare la professione quando maturò un profondo spirito<br />

antifascista che la convinse ad occuparsi di politica.<br />

Dopo l'8 settembre 1943 si iscrive al PCI e, secondo alcune fonti, partecipa alla<br />

Resistenza, svolgendo inizialmente la funzione di porta-ordini, poi aderendo ai<br />

Gruppi di Difesa della Donna, formazione antifascista del PCI, diventando<br />

organizzatrice e responsabile. Fu presidente dell'Unione Donne Italiane di Reggio<br />

Emilia. Nel 1946 viene candidata dal Partito Comunista Italiano come parlamentare<br />

e viene eletta.<br />

Nello stesso anno inizia a Roma una relazione con il Segretario Nazionale del PCI, Palmiro Togliatti, di 27 anni più<br />

anziano (già marito di Rita Montagnana e padre di Aldo), che terminerà soltanto con la morte del leader comunista,<br />

nel 1964. Il loro legame diviene pubblico nella contingenza dell'attentato del 1948. Togliatti lascia per lei moglie e<br />

figlio, decisione che fu dura da accettare per i militanti del PCI. Insieme adottarono una bambina orfana: Marisa<br />

Malagoli.<br />

Nilde Iotti entra poi nell'Assemblea Costituente, dove passa a far parte della Commissione dei 75 incaricata della<br />

stesura della Costituzione.<br />

Rieletta nel 1948 alla Camera dei deputati, siede tra i banchi di Montecitorio ininterrottamente sino al 1999 e per lungo<br />

tempo ne presiede l'Assemblea: viene infatti eletta Presidente della Camera dei deputati per tre volte consecutive,<br />

ricoprendo così quella carica per 13 anni, dal 1979 al 1992. Nessuno nella storia d'Italia ha ancora raggiunto il suo<br />

primato.<br />

Rinunciò a tutti gli incarichi il 18 novembre del 1999 a causa di gravi problemi di salute. La Camera dei deputati accolse<br />

le sue dimissioni con un lunghissimo applauso; il futuro presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, suo vecchio<br />

compagno di partito, scrisse nell'occasione una lettera pubblica. Nilde Iotti morì pochi giorni dopo le sue dimissioni, il<br />

4 dicembre 1999, per arresto cardiaco, alla clinica Villa Luana di Roma.


C. Capponi<br />

Carla Capponi nacque a Roma da famiglia piccolo-borghese e antifascista.<br />

Studentessa di giurisprudenza, partecipò alla Resistenza subito dopo l'8 settembre<br />

1943. Ha partecipato anche all'attacco di via Rasella (insieme, tra gli altri, a colui che<br />

sarà suo marito, Rosario Bentivegna) del 23 marzo contro un contingente militare<br />

tedesco, che costituì il pretesto per la terribile strage delle Fosse Ardeatine.<br />

Individuata dalla polizia nazista, abbandonò Roma diventando vicecomandante di<br />

una unità partigiana operante tra Valmontone, Zagarolo e Palestrina.<br />

È stata decorata con la Medaglia d'oro al valor militare per la sua lotta contro il<br />

fascismo ed il nazismo e per la sua partecipazione attiva in qualità di staffetta.<br />

Parlamentare del PCI. Pochi mesi prima della sua morte ha pubblicato un libro di<br />

memorie: Con cuore di donna. È morta nel 2000.


Famiglia di tipo “tradizionale”, fondata sulla<br />

indissolubilità del matrimonio su una precisa<br />

divisione dei ruoli tra i coniugi e sulla<br />

centralità dei figli.<br />

1861 1942 1948<br />

Famiglia<br />

Costituzione Legge 431:<br />

Diritto di famiglia, fondato sulla<br />

subordinazione della moglie al marito nei<br />

rapporti personali, patrimoniali, nella relazione<br />

di coppia e nei riguardi dei figli. Fondata sulla<br />

discriminazione dei figli nati fuori dal<br />

matrimonio, che ricevono un trattamento<br />

giuridico deteriore rispetto ai figli legittimi<br />

1950 1963 1970 1974<br />

integrazione<br />

delle norme del<br />

codice in tema<br />

di adozione e<br />

affido.<br />

Riformato il diritto di famiglia, che<br />

ha stabilito la parità tra i coniugi sia<br />

nei rapporti personali sia nei<br />

confronti dei figli. Parità tra figli<br />

legittimi e naturali.<br />

Legge sul divorzio<br />

1975<br />

Confermata la legge sul divorzio da<br />

un referendum popolare che ha<br />

sancito di sciogliere il matrimonio<br />

qualora venga a mancare la<br />

comunione spirituale e materiale<br />

tra i due coniugi.<br />

Procreazione<br />

assistita<br />

1978 2004<br />

Approvata legge sull’interruzione<br />

volontaria della gravidanza.


Primo<br />

quotidiano<br />

italiano, La<br />

Gazzetta di<br />

Mantova<br />

1664<br />

1778<br />

Inaugurazione<br />

della Scala<br />

(Milano)<br />

Comunicazione, Cinema<br />

Avvento del<br />

cinema: fratelli<br />

Lumiére L’uscita<br />

dalle officine<br />

Lumiére<br />

1861 1871 1896 1921 1924 1948<br />

Telefono<br />

di<br />

Meucci<br />

Approfondimenti:<br />

Marconi realizza<br />

la prima<br />

trasmissione di<br />

voce umana fra<br />

Poldhu e Sydney<br />

Fascismo:<br />

censura della<br />

stampa<br />

1910 1914<br />

Grandi personalità: G. Marconi, R. Benigni,<br />

Totò, F. Fellini, M. Mastroianni, A. Sordi.<br />

Costituzione<br />

1937<br />

Inaugurazione<br />

Cinecittà<br />

1943<br />

Prima<br />

trasmissione<br />

televisiva in<br />

Italia (Rai)<br />

1954<br />

Cinema<br />

neorealista<br />

1957<br />

Carosello<br />

(Prima sigla 1957)<br />

1955<br />

Sbarco sulla<br />

Luna in<br />

mondovisione<br />

(in Italia<br />

diretta Rai di<br />

28 ore)<br />

1950 1970<br />

Commedia Italiana:<br />

Mastroianni, Sordi,<br />

Tognazzi, Monicelli…<br />

1969 1977<br />

Televisione<br />

a colori in<br />

Italia<br />

2011<br />

Cinema sociale e politico (influenza<br />

dei movimenti studenteschi di<br />

fine anni 60’)<br />

Cinema<br />

d’autore degli<br />

anni 50’, 60’, 70’<br />

(Fellini, De<br />

Sica, Visconti)


G. Marconi<br />

Il marchese Guglielmo Marconi (Bologna, 25 aprile 1874 – Roma, 20 luglio 1937) è stato un fisico e inventore italiano. È<br />

conosciuto per aver sviluppato per primo un efficace sistema di comunicazione con telegrafia senza fili via onde<br />

radio che ottenne una notevole diffusione: evoluzioni di tale sistema portarono allo sviluppo dei moderni sistemi e<br />

metodi di radiocomunicazioni in telecomunicazioni come la televisione, la radio, e in generale tutti i sistemi che<br />

utilizzano le comunicazioni senza fili.<br />

G. Marconi introdusse 1931 la prima trasmissione radiofonica di un Pontefice, Pio XI. Nel luglio 1897 Marconi fondò<br />

a Londra la Wireless Telegraph Trading Signal Company (successivamente rinominata Marconi Wireless Telegraph<br />

Company), che aprì il primo ufficio in Hall Street a Chelmsford, in Inghilterra, nel 1898 e impiegava circa 50 persone.<br />

Egli effettuò la prima trasmissione senza fili sul mare da Ballycastle (Irlanda del nord) all'isola di Rathlin nel 1898.<br />

Stabilì un ponte radio tra la residenza estiva della regina Vittoria e lo yacht reale sul quale c'era il principe di Galles, il<br />

futuro Edoardo VII, convalescente per una brutta ferita al ginocchio.<br />

Nel dicembre dello stesso anno, da un battello attrezzato con radio parte una<br />

richiesta di soccorso: è il primo caso di richiesta di salvataggio. Il 29 maggio i segnali<br />

attraversano il canale della Manica, superando la distanza di 51 chilometri. Il<br />

messaggio ricevuto era composto da tre punti, la lettera S del codice Morse. Marconi<br />

installò un analogo trasmettitore a scintilla nel Centro Radio di Coltano, presso Pisa,<br />

nel 1903, che venne utilizzato fino alla seconda guerra mondiale prima per<br />

comunicare con le colonie d'Africa, quindi con le navi in navigazione, ed in seguito<br />

ampliata e potenziata tanto da diventare una delle più potenti stazioni radio<br />

d'Europa. Marconi completò gli esperimenti per ottenere comunicazioni<br />

transoceaniche attendibili fino al 1907 e fondò la Marconi corporation, che<br />

nell’ottobre del 1907 inaugurò il primo regolare servizio pubblico di radiotelegrafia<br />

attraverso l'Oceano Atlantico, dando la possibilità alle navi transatlantiche di<br />

lanciare l'SOS senza fili. L'utilità del radio soccorso in mare si dimostrò il 23<br />

gennaio del 1909, con il primo eclatante soccorso navale che portò al salvataggio<br />

degli oltre 1700 passeggeri del transatlantico americano "Republic", che stava per<br />

affondare dopo essere stato speronato dal piroscafo italiano "Florida".


L’operatore radiotelegrafico Binns, che lavorava per la compagnia Marconi, continuò a lanciare per 14 ore ripetute<br />

l'SOS, finché uno di essi fu ricevuto dal'operatore del piroscafo "Baltic", il cui comandante ordinò di cambiare rotta e<br />

diede il via all'operazione di salvataggio. All'indomani nel porto di New York, salvi tutti i passeggeri, Binns fu<br />

festeggiato come un eroe e la gratitudine coinvolse la figura del marconista, accelerando la popolarità di Marconi.<br />

Nello stesso anno, il 10 dicembre 1909, a Stoccolma Guglielmo Marconi ricevette il premio Nobel per la fisica, condiviso<br />

con il fisico tedesco Carl Ferdinand Braun. La motivazione della Reale Accademia delle Scienze di Svezia recitò: “... a<br />

riconoscimento del contributo dato allo sviluppo della telegrafia senza fili”. Quando, nel 1912, il Titanic affondò dopo<br />

aver lanciato il segnale SOS via radio, Marconi si trovava negli Stati Uniti e accorse al porto di New York per ricevere i<br />

705 superstiti. Intervistato dalla stampa disse «Vale la pena di aver vissuto per aver dato a questa gente la possibilità di<br />

essere salvata». Prima di tornare in Italia, venne organizzata una cerimonia ufficiale in cui i superstiti sfilarono nelle<br />

strade di New York incolonnati, recando in omaggio a Guglielmo Marconi una targa d'oro, realizzata dallo<br />

scultore Paolo Troubetzkoy, quale segno di riconoscenza. L'inventore conferì un premio al<br />

marconista del Titanic Harold Bride che rimase al proprio posto a lanciare messaggi di soccorso, anche quando l'acqua<br />

aveva raggiunto il ponte superiore. Nel 30 maggio 1924 Marconi realizza la prima trasmissione regolare della voce<br />

umana fra Poldhu e Sydney (Australia). Il 26 marzo 1930, alle otto di mattina ora italiana, è diffuso alla folla presente<br />

all'inaugurazione dell'Esposizione di Sydney un discorso di saluto al popolo australiano trasmesso via radio da<br />

Marconi. Tre ore più tardi, al termine del discorso del presidente dell'Esposizione, pronunciato in una grande sala al<br />

lume di candela, Marconi premette un tasto dalla cabina radio dell'Elettra, ancorata nel porto di Genova, ed il<br />

radiosegnale agì su un relè che fece accendere tutte le 2.000 lampadine elettriche dell'Esposizione: la distanza percorsa<br />

dal segnale era di quasi 20.000 chilometri.<br />

Nel 26 marzo 1930, alle otto di mattina ora italiana, è diffuso alla folla presente<br />

all'inaugurazione dell'Esposizione di Sydney un discorso di saluto al popolo<br />

australiano trasmesso via radio da Marconi. Tre ore più tardi, al termine del discorso<br />

del presidente dell'Esposizione, pronunciato in una grande sala al lume di candela,<br />

Marconi premette un tasto dalla cabina radio dell'Elettra, ancorata nel porto di<br />

Genova, ed il radiosegnale agì su un relè che fece accendere tutte le 2.000 lampadine<br />

elettriche dell'Esposizione: la distanza percorsa dal segnale era di quasi 20.000<br />

chilometri. Il 19 luglio 1937 Gugliemo Marconi muore a Roma per un violento attacco<br />

di angina pectoris. Eccezionale fu il gesto compiuto in suo onore: in segno di lutto le<br />

stazioni radio di tutto il mondo interruppero contemporaneamente per due minuti il<br />

servizio, lasciando l'etere in silenzio.<br />

Funerale di stato di<br />

Guglielmo Marconi a<br />

Roma.


Antenna<br />

della<br />

stazione<br />

ricevente<br />

di<br />

Terranova<br />

(1901)<br />

Il 6 novembre 1901 a Poldhu, in Cornovaglia,<br />

Marconi installa un grande trasmettitore la cui<br />

antenna di 130 metri è sollevata da<br />

un aquilone costituito da 60 fili tesi a tela di<br />

ragno tra due piloni alti 49 metri e distanti fra<br />

di loro 61. Poi s'imbarca per St.<br />

John's di Terranova con gli assistenti Kemp e<br />

Paget. I due luoghi, separati dall'oceano<br />

Atlantico, distano fra di loro oltre 3.000<br />

chilometri. Il 12 dicembre 1901 ci fu la<br />

comunicazione che costituì il primo segnale<br />

radio transoceanico. Il messaggio ricevuto era<br />

composto da tre punti, la lettera S del codice<br />

Morse. Per raggiungere Terranova avrebbe<br />

dovuto rimbalzare due volte sulla ionosfera.<br />

Antenna della stazione<br />

trasmittente di Poldhu<br />

(1901)


R. Benigni<br />

Roberto Remigio Benigni OMRI (Manciano La Misericordia, 27 ottobre 1952) è<br />

un attore, comico, regista e sceneggiatore italiano. Fra i numerosi riconoscimenti per il<br />

suo lavoro, vanta il ricevimento del premio Oscar per il film La vita è bella, come attore<br />

protagonista, e la candidatura al Premio Nobel per la letteratura 2007 (principalmente<br />

per l'impegno profuso in favore della diffusione della Divina Commedia di Dante<br />

Alighieri).<br />

Dopo avere iniziato come cantante e musicista debutta sul palcoscenico nel dicembre<br />

del 1971, non ancora ventenne, al Teatro Metastasio di Prato con lo spettacolo Il re<br />

nudo di Evgenij L'vovič Švarc. Nel 1975 fa un incontro fondamentale per la sua carriera,<br />

con Giuseppe Bertolucci, che scrive per lui il monologo Cioni Mario di Gaspare fu<br />

Giulia . Il personaggio, Cioni, che egli delinea, in gran parte autobiografico, contiene<br />

già l'ambivalenza che caratterizza anche in seguito le sue interpretazioni: da un lato,<br />

una smisurata esuberanza gestuale e soprattutto verbale, che ricorre volentieri<br />

all'eloquio plebeo e all'aperta irriverenza verso qualsiasi forma di autorità; dall'altro<br />

lato un candore quasi infantile, che lascia spesso intravvedere una vena di surreale e<br />

malinconica poesia. Approda al cinema nel 1977 nel film, diretto e sceneggiato dallo<br />

stesso Giuseppe Bertolucci, Berlinguer ti voglio bene, che ne asseconda l'estrema<br />

mobilità e la loquacità incontenibile.<br />

La pellicola attraversa numerose traversie, prima di affermarsi presso una parte di pubblico e critica come un film cult. I censori<br />

dell'Italia democristiana dell'epoca avversano la pellicola, impedendone la diffusione in molte sale. Benigni non trova un forte<br />

supporto, anche da parte della critica specializzata, che non si schierò con l'artista.<br />

Apparso a una manifestazione pubblica del Partito Comunista Italiano, del quale era simpatizzante, prese in braccio e dondolò il<br />

leader Enrico Berlinguer. Presenta poi, nel 1980, il Festival di San Remo e nello stesso anno recita nel film di Arbore il Pap'occhio;<br />

seguito l'anno dopo da Il Minestrone di Sergio Citti. Nel 1978 partecipa al programma televisivo di Renzo Arbore L'altra domenica,<br />

nelle vesti di uno stralunato e improbabile critico cinematografico. La collaborazione con Arbore continua con altri due film: Il<br />

pap'occhio del 1980 e FF.SS. del 1983 nel primo si racconta l'inaugurazione di un fantomatico, e in grande anticipo sui tempi, Centro<br />

Televisivo Vaticano: la seconda è un viaggio goliardico nei vizi dell'Italia degli anni ottanta compiuto da una donna delle pulizie,<br />

raccontato in una fantomatica sceneggiatura volata via dallo studio di Federico Fellini. Benigni soprattutto nella prima pellicola è<br />

letteralmente scatenato: da antologia le scene sul balcone papale, dove il nostro si affaccia al posto del Pontefice, e soprattutto<br />

l'impagabile monologo con l'affresco del Giudizio Universale, dapprima tagliato dalla censura e poi riproposto integralmente<br />

nel 1998, alla pubblicazione in videocassetta.


Sbarcato per la prima volta negli Stati Uniti d'America, recita in tre film diretti<br />

dall'amico Jim Jarmusch: Daunbailò (Down by law) del 1986 e nella serie di<br />

cortometraggi Coffee and Cigarettes del 1987, dove l'attore toscano si cimenta col mondo<br />

cupo e soffocante dell'emarginazione nelle metropoli americane e in Taxisti di<br />

notte del 1991, film ad episodi nel quale recita, in una Roma spenta e desolata, la parte di un<br />

tassista toscano che uccide un prete con la sua scabrosa confessione su amori non proprio<br />

ortodossi. Nel 1988 inizia una proficua collaborazione con lo scrittore<br />

e sceneggiatore Vincenzo Cerami in quattro pellicole da lui anche prodotte per la<br />

sua Melampo Cinematografica che ottengono uno straordinario successo di pubblico: nella<br />

prima, Il piccolo diavolo, recita al fianco di Walter Matthau; nella seconda, Johnny<br />

Stecchino si sdoppia in due personaggi e nella terza, Il mostro, allude certamente al<br />

famigerato mostro di Firenze per i delitti del quale in quegli anni si celebrava il processo a<br />

Firenze. Nel 1990 ha invece l'occasione di recitare in un film diretto da Federico Fellini, La<br />

voce della luna, accanto a Paolo Villaggio, nel quale l'attore rinuncia per la prima volta alla<br />

maschera e al vernacolo per tratteggiare un personaggio lunare e inquieto, tutto teso ad<br />

ascoltare voci misteriose provenienti da un pozzo. L'anno seguente recita nella fiaba<br />

musicale di Sergej Prokofiev Pierino e il lupo, sotto la direzione del prestigioso direttore<br />

d'orchestra Claudio Abbado.<br />

Nel 1997 raggiunge la consacrazione internazionale con l'acclamatissimo La vita è bella, il<br />

film che racconta la tragedia dell'Olocausto. La pellicola suscita un vero e proprio vespaio a<br />

causa dell'argomento trattato, in contrasto troppo stridente, secondo alcuni, con la comicità<br />

presente nel film. Benigni, figlio di un ex-deportato (Luigi Benigni fu deportato durante la<br />

guerra in un campo di lavoro nazista, ed il film si basa in parte sulle sue esperienze),<br />

difenderà sempre la sua scelta di trattare un tema così delicato con approccio diverso:<br />

la sceneggiatura tragicomica, in realtà, non fa altro che accentuare la drammaticità e la<br />

commozione di alcune scene, proprio grazie a questo contrasto. Il film riceve<br />

sette nomination all'edizione degli Oscar del 1999, portandone a casa tre nella notte del 21<br />

marzo 1999: quello per la miglior colonna sonora a Nicola Piovani, quello come miglior film<br />

straniero e quello per il miglior attore protagonista. Memorabile fu il momento della<br />

consegna del premio da parte di Sophia Loren. Annunciato dalla Loren con la celebre frase<br />

"And the Oscar goes to... Robbertoo!", l'attore toscano balzò sui braccioli e gli schienali delle<br />

sedie della sala e raggiunse il palco passando sopra le teste dei divi di Hollywood presenti,<br />

suscitando clamore e divertendo ampiamente il pubblico americano, abituato alla formalità<br />

della notte degli Oscar. Il film fa incetta di altri premi: 5 Nastri d'Argento, 9 David di<br />

Donatello, e il prestigioso Gran Premio della Giuria al 51º Festival di Cannes, con uno<br />

scatenato Benigni che si distende ai piedi di un estasiato Martin Scorsese, presidente.


Nel 2001 inizia la lavorazione di Pinocchio, uscito l'anno seguente, di cui firma la<br />

regia, la sceneggiatura (con Vincenzo Cerami) e la produzione. Nel 2004 produce,<br />

scrive e dirige il suo ottavo film, sempre al fianco della moglie Nicoletta Braschi,<br />

intitolato La tigre e la neve, uscito nelle sale il 14 ottobre 2005. Si tratta della<br />

riproposizione di tematiche già presenti nel film La vita è bella (un uomo qualunque,<br />

ilare e giocoso innamorato di una donna) ambientata stavolta in un altro tragico<br />

contesto: la guerra in Iraq. Un rapporto particolare lega poi l'attore toscano con<br />

la Divina Commedia e Dante: tiene letture sull'argomento in diverse università ed è<br />

molto apprezzato per le sue recitazioni a memoria di interi canti del poema: resterà<br />

memorabile quella dell'ultimo canto del Paradiso avvenuta il 23 dicembre 2002 nel<br />

teatro di posa della sua casa di produzione a Terni, alla presenza di un folto pubblico<br />

televisivo, ispirate dalla tecnica della poesia estemporanea, una forma d'arte popolare<br />

in Toscana.<br />

A partire dal 27 luglio 2006, in Piazza Santa Croce a Firenze, Benigni ha tenuto un<br />

ciclo di letture dantesche. Tredici canti, uno per sera, letti e commentati, come in un<br />

unico grande racconto, dall'attore toscano più noto nel mondo. I canti della Divina<br />

Commedia che sono stati scelti sono i primi dieci, il XXVI e il XXXIII dell'Inferno e il<br />

XXXIII del Paradiso. Dal successivo novembre Benigni ha poi portato in giro per<br />

l'Italia le sue letture dantesche, in un tour chiamato Tutto Dante. Nel corso del 2007<br />

lo spettacolo è stato proposto in alcune carceri italiane.<br />

Il 17 febbraio 2011, in occasione della terza puntata di Sanremo dedicata ai 150 anni<br />

dall'Unità d'Italia, Roberto Benigni si presenta all'Ariston cavalcando un cavallo<br />

bianco e viene accolto dal pubblico che si alza in piedi per celebrarlo, intrattenendolo<br />

per più di 50 minuti (che gli hanno fatto raggiungere picchi di ascolti vertiginosi,<br />

come uno share del 60%), narrando la storia dell'Unità d'Italia, dell'Inno di Mameli e<br />

della bandiera italiana (durante l'esegesi dell'Inno degli italiani, Benigni afferma che<br />

la bandiera italiana nacque da un'ispirazione di Giuseppe Mazzini da alcuni versi<br />

della Divina Commedia, precisamente i vv. 31-33 del XXX canto del Purgatorio).<br />

Chiude cantando da solista, l'Inno nazionale italiano senza accompagnamento, a cui<br />

segue una lunga standing ovation del pubblico dell'Ariston. Dopo aver assistito al<br />

discorso ed essersi emozionato, il Presidente della Repubblica italiana Giorgio<br />

Napolitano propone di proiettare il video nelle scuole.


F. Fellini<br />

Federico Fellini è nato a Rimini il 20 gennaio 1920 ed è morto a Roma il 31 ottobre del<br />

1993. Per il cinema ha iniziato a lavorare fin dal 1939, come "gagman": scrive le battute<br />

di alcuni film girati da Macario fra la fine degli anni trenta e l'inizio dei quaranta. Negli<br />

anni della guerra collabora alle sceneggiature di una serie di titoli di buona qualità, fra i<br />

quali Avanti c'è posto e Campo de' fiori di Mario Bonnard e Chi l'ha visto? di Goffredo<br />

Alessandrini, mentre subito dopo è fra i protagonisti del neorealismo, sceneggiando<br />

alcune delle opere più importanti: con Rossellini scrive i capolavori Roma città aperta<br />

e Paisà, con Germi In nome della legge, Il cammino della speranza e La città si difende,<br />

con Lattuada Il delitto di Giovanni Episcopo, Senza pietà e Il mulino del Po. Nel 1953<br />

partecipa anche a un progetto messo in piedi da Zavattini, un film a episodi<br />

intitolato L'amore in città. L'anno dopo con La strada, uno dei suoi film più teneri e<br />

poetici, arriva il primo Oscar.È la storia di due artisti girovaghi che attraversano le<br />

povere regioni dell'Italia degli anni cinquanta. Il rapporto che li unisce è particolare,<br />

giocato sulla riconoscenza e sottomissione di Gelsomina nei confronti di Zampanò che<br />

le ha insegnato un mestiere e che scarica su di lei tutta la sua prepotenza e ottusità.<br />

Il bidone (1955) riconduce in qualche modo ai Vitelloni, ma la scena è cambiata: la<br />

vicenda non si svolge più in una cittadina di provincia ma nei quartieri poveri di Roma,<br />

e i protagonisti sono diventati cinici truffatori di professione.<br />

Il secondo Oscar arriva nel 1957 con Le notti di Cabiria. Come in La strada, la protagonista è Giulietta Masina, che<br />

ha avuto ruoli di diversa importanza in tutti i primi film del marito.<br />

Qui veste i panni della Cabiria del titolo, una prostituta ingenua e generosa, che paga con atroci delusioni la<br />

fiducia che ripone nel prossimo. Con La dolce vita (1959), Palma d'oro a Cannes e spartiacque della produzione<br />

felliniana, si acuisce l'interesse per un cinema non legato alle tradizionali strutture narrative. Nel 1962 Fellini<br />

ripropone Anita Ekberg, la protagonista della Dolce vita, in Le tentazioni del dottor Antonio, episodio di Boccaccio<br />

'70. Nel 1963 esce 8½, forse il momento più alto dell'arte felliniana. Vincitore dell'Oscar per il miglior film straniero<br />

e per i costumi (Piero Gherardi), è la storia di un regista che racconta, in modo sincero e sentito, le sue crisi di<br />

uomo e di autore, le difficoltà nell'armonizzare i molteplici aspetti della sua professione, la paura di deludere le<br />

aspettative, la fatica nel regolare il traffico dei fantasmi, dei ricordi e dei volti del passato, e nel farli convivere<br />

pacificamente con il presente.


Con il successivo Toby Dammit, episodio di Tre passi nel delirio (1968), trasfigura una<br />

novella di Edgar Allan Poe, "Non scommettere la testa con il diavolo", asservendola ad<br />

un ulteriore approfondimento sulle angosce e sulle oppressioni dell'esistenza<br />

contemporanea. In Fellini-Satyricon (1969) l'impianto onirico è trasferito alla Roma<br />

imperiale del periodo della decadenza. È una metafora del presente, in cui spesso<br />

prevale il piacere goliardico della beffa accompagnato da un interesse per le nuove<br />

idee dei giovani contemporanei. Amarcord (1973), quarto Oscar, segna il ritorno alla<br />

Rimini dell'adolescenza, degli anni del liceo, gli anni trenta. I protagonisti sono la<br />

città stessa, i suoi personaggi grotteschi, i ricordi che trasfigurano l'una e gli altri. Il<br />

tono del racconto, come già il titolo rivela, è amichevole, colloquiale, come se si stesse<br />

parlando fra vecchi amici di esperienze comuni. Più tetra è l'atmosfera ne Il<br />

Casanova (1976) che segna il culmine dell'estro visionario di Fellini. Segue Prova<br />

d'orchestra (1979), metafora sul presente, sul disordine che regna, sulle difficoltà nel<br />

riportare armonia fra le cose. La mano di Fellini appare particolarmente felice nella<br />

creazione dei personaggi, dove come sempre si manifesta il gusto per la caricatura e<br />

per la beffa. Il 1983 vede l'uscita di E la nave va. L'idea di partenza, il funerale per mare<br />

di una famosa cantante lirica, diventa il pretesto per un viaggio attraverso la vita. Con<br />

Ginger e Fred (1985) diventa aspro il tono della polemica nei confronti della società<br />

contemporanea. Attraverso il ritorno alla ribalta di due anziani ballerini<br />

d'avanspettacolo, ospiti di una trasmissione televisiva, Fellini racconta del progressivo<br />

degrado dei costumi, dell'abbrutimento di una società schiava del cattivo gusto e della<br />

pubblicità, della disumanizzazione dei rapporti fra gli individui.<br />

E, in special modo, della presenza mistificatrice e ossessiva della televisione,<br />

soprattutto quella commerciale, a cui tutto viene immolato.<br />

Intervista (1987) parte come special televisivo sull'ipotetica lavorazione di un film tratto da Kafka. Ma poi cresce sempre<br />

più, fino a diventare uno fra i più apprezzati film di Fellini degli ultimi tempi. Lieve e ironico, ripercorre i ricordi di<br />

cinquant'anni di cinema, dal timido arrivo a Cinecittà per intervistare una diva del ventennio alla Dolce vita rivissuta con<br />

nostalgia assieme a Mastroianni a casa di Anita Ekberg. L'ultimo film è La voce della Luna (1990), tratto da Il poema dei<br />

lunatici di Ermanno Cavazzoni. Fellini torna con i suoi pazzi nella campagna per ascoltare le sue voci, i suoi bisbigli,<br />

lontano dal clamore della città. L'ultimo film è La voce della Luna (1990), tratto da Il poema dei lunatici di Ermanno<br />

Cavazzoni. Fellini torna con i suoi pazzi nella campagna per ascoltare le sue voci, i suoi bisbigli, lontano dal clamore<br />

della città.<br />

Qualche mese prima di morire, nella primavera del 1993 Fellini riceve il suo quinto Oscar, alla carriera.


Totò<br />

Totò, nome d'arte di Antonio Focas Flavio Angelo Ducas Comneno De Curtis di<br />

Bisanzio Gagliardi, più noto come Antonio De Curtis (Napoli, 15 febbraio 1898 –<br />

Roma, 15 aprile 1967), è stato un attore, poeta e paroliere italiano. Soprannominato"il<br />

principe della risata", è considerato uno dei più grandi interpreti nella storia<br />

del teatro e del cinema italiano. La madre, Anna Clemente, lo registra all'anagrafe<br />

come Antonio Clemente e nel 1921 sposa il marchese Giuseppe De Curtis che<br />

successivamente riconosce Antonio come suo figlio. Nel 1933 il marchese Francesco<br />

Maria Gagliardi adotta Antonio trasmettendogli i suoi titoli gentilizi. Solo a partire dal<br />

1946 il tribunale di Napoli gli riconosce il diritto a fregiarsi dei nomi e dei titoli di:<br />

Antonio Griffo Focas Flavio Dicas Commeno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di<br />

Bisanzio, altezza imperiale, conte palatino, cavaliere del sacro Romano Impero, esarca<br />

di Ravenna, duca di Macedonia e di Illiria, principe di Costantinopoli, di Cicilia, di<br />

Tessaglia, di Ponte di Moldavia, di Dardania, del Peloponneso, conte di Cipro e di<br />

Epiro, conte e duca di Drivasto e Durazzo.<br />

All'educazione di Antonio provvede la madre che, fra l'altro, è l'originaria<br />

"inventrice" del nome Totò. E' lei infatti che per chiamarlo più in fretta, gli affibbia il<br />

celebre nomignolo.<br />

La consacrazione di Totò avviene a Napoli, in particolare grazie agli spettacoli della<br />

rivista "Messalina" (accanto a Titina de Filippo). Intanto era anche nata la figlia<br />

Liliana dall'unione con Diana Bandini Rogliani, che sposerà nel 1935 (divorzierà<br />

quattro anni dopo in Ungheria, ma vivranno comunque insieme fino al 1950). La<br />

forza di Totò sta principalmente nel forte carisma, cosa che lo differenzia<br />

notevolmente dagli altri attori. Nel suo spettacolo Totò non si limita a far ridere le<br />

persone ma trascina letteralmente il pubblico in un vortice di battute e situazioni,<br />

entusiasmandolo fino al delirio.


Il periodo d'oro del comico si può circoscrivere dal 1947 al 1952. Ebbe successo sul grande<br />

schermo da I due orfanelli del 1947 fino a Totò a colori del 1952. In questi film l'attore si scatena<br />

e la comicità di avanspettacolo è più pura, meno imbrigliata dalle maschere o personaggi che in<br />

seguito, per motivi diversi, alcuni autori tentarono di cucirgli addosso. Assediato da proposte di<br />

tutti i generi, senza avere a disposizione neanche una giornata libera, l'attore lavorava<br />

continuamente, girando a ritmo frenetico alcune delle sue parodie più folli, dirette dai<br />

cosiddetti "registi velocisti“. Si ricordano in questo periodo, tra gli altri, titoli divenuti poi dei<br />

"classici" come Totò le Mokò, L'imperatore di Capri, Totò sceicco. È da notare che a volte<br />

il copione, vuoi anche per i tempi ristrettissimi in cui venivano prodotti i suoi film,<br />

rappresentava solo un timido canovaccio per Totò, che poi si trovava a improvvisare davanti alla<br />

macchina da presa: Totò inventava le battute, a volte perfino la trama; così tuttavia sono nate<br />

anche alcune delle sue scene più famose. Negli anni cinquanta e nei primi anni sessanta l'attore<br />

era spesso osteggiato da una critica che non apprezzava la sua grande verve comica e<br />

scoppiettante, e che gli negò sino alla fine il riconoscimento di un grande spessore artistico, con<br />

commenti che letti oggi possono apparirci a volte anche eccessivamente censori.<br />

Totò cercò tuttavia in vari modi, durante la sua carriera di farsi benvolere dalla critica cinematografica. Tentò la<br />

strada neorealista con Guardie e ladri (che gli valse un Nastro d'argento), in compagnia di Aldo Fabrizi, e Totò e<br />

Carolina (soggetto di Ennio Flaiano); quest'ultimo girato nel 1953 e massacrato dai tagli censorii, uscì nelle sale<br />

gravemente manomesso solo nel febbraio 1955. Recitò anche su soggetti pirandelliani, come La patente (episodio del<br />

film Questa è la vita) di Luigi Zampa e L'uomo, la bestia e la virtù di Steno.<br />

Si rifugiò poi nelle predilette farse di Scarpetta, di ambiente napoletano ma tratte da pochade francesi di fine Ottocento,<br />

nella trilogia diretta da Mattòli: Un turco napoletano , Miseria e nobiltà, Il medico dei pazzi: questa si può considerare<br />

una ideale trilogia dei bisogni primari tipici della maschera di Pulcinella, qui incarnata dal voluttuoso Felice<br />

Sciosciammocca. Nel 1956 Totò fece la sua ultima rivista teatrale; in quello spettacolo si ammalerà definitivamente e il<br />

danno alla vista non lo abbandonerà più. Totò si ammalò di broncopolmonite, poi si trasferì a Genova, dove iniziò a<br />

soffrire di disturbi alla vista; a Firenze le condizioni peggiorarono, ma a Palermo il 4 maggio 1957, ebbe un "crollo".<br />

Totò perse infatti completamente la vista nella parte centrale della pupilla dell'occhio destro (vedeva soltanto sui lati<br />

degli occhi, come un vetro appannato). Inoltre, circa venti anni prima aveva già perso l'altro occhio per un distacco di<br />

retina operato male: Totò si ritrovò di fatto quasi cieco. A causa di ciò fu costretto a interrompere la rivista (l'impresario<br />

Remigio Paone, non credendolo, richiese una visita fiscale) e a rimanere immobile per circa sette mesi in casa, proprio<br />

quando l'anno precedente aveva ottenuto un irripetibile successo con alcuni film memorabili diretti da Camillo<br />

Mastrocinque e interpretati in coppia con Peppino De Filippo (tra questi, sicuramente da ricordare La banda degli<br />

onesti , Totò, Peppino e la... malafemmina o Totò, Peppino e i fuorilegge, tutti del 1956).


Grazie alle cure dei medici, la vista migliorò ma non in modo soddisfacente. Totò, da<br />

questo momento in poi, fu costretto a indossare sempre un pesante paio di occhiali<br />

scuri, che toglieva solo per le riprese dei film. Costretto a lavorare senza sosta, con la<br />

malattia agli occhi che peggiorava sempre più (subì due distacchi di retina, durante<br />

la lavorazione di La legge è legge con Fernandel e de La cambiale), l'attore si trovò ad<br />

accettare qualsiasi copione, anche di infimo livello. Poche furono le vere occasioni<br />

importanti: Eduardo De Filippo per Napoli milionaria, Vittorio De Sica per L'oro di<br />

Napoli, Mauro Bolognini per Arrangiatevi!, e Sergio Corbucci, forse l'ultimo regista<br />

brillante importante per il comico. Collaborò con quest'ultimo ad almeno due film da<br />

rivalutare ampiamente: I due marescialli e Gli onorevoli, dove c’è la famosa scena del<br />

“Votantonio”. Nel tempo libero Totò componeva canzoni (la più celebre<br />

è Malafemmena, composta nel 1951 e dedicata alla moglie Diana Bandini, nota in<br />

tutto il mondo ed eseguita in un gran numero di versioni), e poesie (tra cui la<br />

famosa 'A Livella, sulla morte che annulla le differenze sociali delle persone). Come<br />

autore di canzoni partecipò anche al Festival di Sanremo del 1954 con il brano Con<br />

te! classificandosi al nono posto nella graduatoria finale.<br />

Quando il grande comico pensava di avere sprecato il suo talento in filmetti dozzinali, arrivarono le proposte di grandi<br />

cineasti. Federico Fellini lo volle per il suo progetto ambizioso e mai realizzato, Il Viaggio di G. Mastorna, interrotto per<br />

la grave malattia del maestro riminese. Totò incontrò poi sulla sua strada Pier Paolo Pasolini, il quale lo spogliò di tutta<br />

la sua aggressività e cattiveria, per farne un sottoproletario innocente in un film sulla crisi del marxismo dopo la morte<br />

di Palmiro Togliatti, Uccellacci e uccellini. Per questa grande interpretazione, realizzata da Totò ormai quasi cieco,<br />

vinse nel 1966 una Palma d'oro speciale al Festival di Cannes e un Nastro d'Argento come miglior attore dell'anno. Con<br />

Pasolini fece in tempo a girare altri due cortometraggi tra la fine del 1966 e l'inizio del 1967, il più riuscito La Terra vista<br />

dalla Luna e l'emozionante e poetico Che cosa sono le nuvole? il suo autentico testamento artistico, nel quale<br />

interpreta la marionetta di Jago nella recita shakesperiana in un teatro di marionette che, dopo aver convinto Otello a<br />

uccidere Desdemona, viene distrutta dal pubblico e mandata al macero in una discarica, dove, prima di morire, si<br />

accorge di quella grande bellezza del creato che sono le nuvole. Questa degnissima conclusione della carriera<br />

cinematografica ebbe però un'appendice deludente col piccolo schermo. Totò morì nella sua casa dei Parioli alle 3:25<br />

del mattino del 15 aprile 1967 all'età di 69 anni, stroncato da una serie improvvisa di tre infarti. La sua salma fu vegliata<br />

per due giorni da tutte le personalità della politica e dello spettacolo giunte a commemorarlo e a rimpiangerlo.


M. Mastroianni<br />

Marcello Vincenzo Domenico Mastroianni (Fontana Liri, 28 settembre 1924 – Parigi, 19<br />

dicembre 1996) è stato un attore cinematografico italiano. Da giovanissimo riesce a lavorare<br />

come comparsa in Marionette di Carmine Gallone, ne La corona di ferro di Alessandro<br />

Blasetti, in Una storia d'amore di Mario Camerini, e ne I bambini ci guardano di Vittorio De<br />

Sica. Nel 1945 comincia a prendere le prime lezioni di recitazione e a bussare nuovamente<br />

alle porte del cinema.<br />

Il vero e proprio debutto nel cinema avviene nel 1948 con I miserabili, film di Riccardo<br />

Freda tratto dall'omonimo romanzo di Victor Hugo. Nello stesso periodo comincia ad<br />

ottenere piccole parti in teatro, dapprima in compagnie di dilettanti. Viene notato<br />

da Luchino Visconti, che gli offre il suo primo ruolo da professionista, in Rosalinda o Come<br />

vi piace da Shakespeare (1948, Teatro Eliseo - Roma) e poi in Un tram che si chiama<br />

Desiderio di Tennessee Williams (1949, Teatro Eliseo - Roma), in cui interpreta Mitch<br />

(Kowalsky è invece interpretato da Vittorio Gassman). Dopo aver interpretato sotto la regia<br />

di Luciano Emmer diversi ruoli da attor giovane in commedie neorealistiche (Domenica<br />

d'agosto, Parigi è sempre Parigi, Le ragazze di Piazza di Spagna), arrivano anche al cinema i<br />

primi ruoli drammatici in Febbre di vivere di Claudio Gora, Cronache di poveri<br />

amanti di Carlo Lizzani, Le notti bianche di Luchino Visconti e Peccato che sia una<br />

canaglia, film del 1954, diretto dal regista Alessandro Blasetti. L'affermazione definitiva<br />

arriva nel 1958 con I soliti ignoti, Adua e le compagne (1960) e Il bell'Antonio (1961).<br />

Con Divorzio all'italiana (1961) ottiene il Nastro d'argento, il premio della British Film<br />

Academy e la nomination all'Oscar come miglior attore protagonista.<br />

I due capolavori di Federico Fellini: La Dolce Vita (1960) e 8 ½ (1963) gli conferiranno il<br />

successo internazionale e la fama di «latin lover», dalla quale cercherà, più o meno<br />

inutilmente, di difendersi fino all'età più matura.<br />

Nel 1962 il settimanale americano Time gli dedica un servizio, come divo straniero più<br />

ammirato negli USA.


Nel 1963 interpreta in I compagni di Mario Monicelli, il ruolo di un intellettuale socialista che fomenta le rivolte di<br />

fabbrica e poi sotto la direzione di Vittorio De Sica, con Sophia Loren come protagonista femminile: Ieri, oggi,<br />

domani (1963), Matrimonio all'italiana (1964), I girasoli (1969).<br />

La coppia che ha formato con Sophia Loren è stato un sodalizio artistico tra i più riusciti del cinema italiano, che si è<br />

snodato con episodi memorabili lungo l'intera carriera di entrambi.<br />

Nel 1966 debutta anche nella commedia musicale, interpretando per circa tre mesi il ruolo di Rodolfo<br />

Valentino in Ciao Rudy di Garinei e Giovannini. Nel 1968 gira Amanti sotto la regia di Vittorio De Sica. Girerà poi<br />

alcuni film in lingua inglese, ma a differenza di Sophia Loren, che parla un inglese perfetto, è costretto a mandare a<br />

memoria le battute senza capirne il senso.<br />

Interpretare poi ruoli in commedie leggere (Culastrisce nobile veneziano, La pupa del<br />

gangster), film d'autore (Todo modo, Una giornata particolare), drammi a tinte forti<br />

(Mogliamante, Per le antiche scale), film grotteschi (Ciao maschio, Fatto di sangue fra<br />

due uomini per causa di una vedova, si sospettano moventi politici).<br />

Nel 1978 debutta in uno sceneggiato televisivo: Le mani sporche, che Elio Petri trae<br />

da Sartre.<br />

Nel 1980 viene richiamato da Federico Fellini, che a diciotto anni da 8 ½ lo rivuole<br />

protagonista ne La città delle donne. Lavorerà con lui ancora nel 1985 in Ginger e<br />

Fred, al fianco di Giulietta Masina, e nel 1987 in Intervista.<br />

Nel 1988 è protagonista insieme a Massimo Troisi di Splendor e Che ora è?, entrambi<br />

diretti da Ettore Scola. Per quest'ultimo film i due protagonisti riceveranno la coppa<br />

Volpi alla Mostra del Cinema di Venezia.<br />

Negli anni novanta, Marcello Mastroianni gira soprattutto all'estero, con grandi<br />

autori del cinema internazionale.<br />

Colpito da un tumore polmonare, poco prima della sua scomparsa, realizza durante la<br />

lavorazione del suo ultimo film (Viaggio all'inizio del mondo di Manoel de Oliveira)<br />

una lunga auto-confessione (Mi ricordo, sì... mi ricordo, curata da Annamaria Tatò, la<br />

sua ultima compagna) che è considerata da molti il suo testamento spirituale.<br />

Si spegne nel suo appartamento di Parigi il 19 dicembre 1996, stroncato dalla malattia<br />

ed assistito dall'adorata figlia minore, Chiara. Le sue spoglie riposano nel cimitero del<br />

Verano, a Roma.


A. Sordi<br />

Alberto Sordi nasce il 15 giugno del 1920 a Roma. Già durante la scuola elementare<br />

girava l’Italia con la piccola compagnia del “Teatrino delle marionette”, diretta dal<br />

professor Parodi. Ha cantato anche da soprano nel coro della Cappella Sistina,<br />

diretto da Lorenzo Perosi, fino alla prematura trasformazione da voce bianca a quella<br />

di basso, diventata poi una delle sue caratteristiche distintive più apprezzate. Nel<br />

1941 il padre Pietro Sordi e la famiglia si trasferisce nel centro storico di Roma.<br />

Alberto recita piccole parti in diversi film. La sua prima grande occasione nel cinema<br />

gli viene data da Mario Mattoli nel film “I tre aquilotti” in cui è co-protagonista a<br />

fianco di Leonardo Cortese, Carlo Minello e Michela Belmonte. I suoi primi veri<br />

successi, però, arrivano dal teatro come presentatore e comico al Cinema Teatro<br />

Galleria di Roma nella Compagnia di rivista di Fanfulla. Il 1947 è l’anno dell’esordio<br />

alla radio con i programmi di varietà “Rosso e nero” e “Opl{” presentati da Corrado. Il<br />

suo primo personaggio, il Signor Dice, ha un grande successo di pubblico e delinea il<br />

prototipo dell’italiano medio in modo ironico e dissacrante. Nel 1950 fonda con De<br />

Sica la P.F.C. (Produzione Film Comici). Inizia le riprese del suo primo film da<br />

protagonista “Mamma mia, che impressione!” diretto da Roberto Savarese. Sordi<br />

scrive anche il soggetto e la sceneggiatura . Nel 1951 muore la madre. Sciolta la P.F.C.,<br />

Sordi si cimenta nuovamente in una rubrica radiofonica: “Il teatro di Alberto Sordi”.<br />

Il 1953 è un anno fondamentale per la sua carriera cinematografica: Sordi conquista la critica con “I vitelloni” di<br />

Federico Fellini e con “Un giorno in pretura” di Steno, il cui personaggio Ferdinando Moriconi detto “l’americano”<br />

segna una svolta nel cinema italiano di costume. Il cinema consacra Alberto Sordi: in un solo anno escono 13 film da<br />

lui interpretati, fra cui “Il seduttore” di Franco Rossi, “Il matrimonio” di Antonio Petrucci e “Un americano a Roma” di<br />

Steno, nel quale reinterpreta Nando Moriconi, il celeberrimo “americano” di “Un giorno in pretura”. Ottiene il “Nastro<br />

d’argento” come miglior attore non protagonista per “I vitelloni”.<br />

Nel 1955 interpreta altri 8 film che lo fanno apprezzare anche dalla critica più seria. Alcuni titoli: “Il segno di Venere” di<br />

Dino Risi, “L’arte di arrangiarsi” di Luigi Zampa, “Un eroe dei nostri tempi” di Mario Monicelli,<br />

“Buonanotte…avvocato!” di Giorgio Bianchi. La sua fama diventa internazionale: il presidente degli Stati Uniti Truman<br />

lo invita a Kansas City dove riceve le chiavi della città e la carica di Governatore onorario come “premio” per la<br />

propaganda favorevole all’America promossa da “Nando Moriconi”.


A partire dal toccante capolavoro La grande guerra (1959) diretto da Mario Monicelli nel<br />

quale era un soldato pelandrone e imboscato costretto suo malgrado a morire da eroe,<br />

dimostra un talento straordinario nel calarsi psicologicamente anche in personaggi<br />

drammatici quando non apertamente grotteschi, dagli anni sessanta in poi; basti citare il<br />

sottotenente Innocenzi di Tutti a casa (1960) di Luigi Comencini», il vigile inflessibile<br />

costretto a genuflettersi davanti al potente di turno ne Il vigile (1960) di Luigi Zampa, il<br />

giornalista Silvio Magnozzi di Una vita difficile (1961) di Dino Risi, l'industriale fallito<br />

disposto a vendere un occhio per riassestare le sue finanze e accontentare una moglie sin<br />

troppo esigente ne Il boom (1963) di Vittorio De Sica. Come regista diresse in totale 18<br />

pellicole, a partire dal 1966, quando ne realizzò due: Fumo di Londra, basato sulle<br />

manchevolezze comportamentali e sociali di un italiano in trasferta all'estero (tematica<br />

già affrontata da Gian Luigi Polidoro in molti suoi film) e Scusi, lei è favorevole o<br />

contrario? ritratto di un agiato commerciante di tessuti, separato dalla moglie, con tante<br />

amanti da mantenere quanti sono i giorni della settimana in un'Italia scossa dalle<br />

polemiche sul referendum divorzista.<br />

Ottiene buoni risultati nei tre film insieme con Monica Vitti, Amore mio<br />

aiutami (1969), Polvere di stelle (1973) e Io so che tu sai che io so (1982). I suoi lavori<br />

migliori dietro la macchina da presa rimangono Un italiano in America (1967), insieme<br />

con Vittorio De Sica, di gran lunga quello più riuscito assieme al sempre attuale Finché<br />

c'è guerra c'è speranza (1974). Restano memorabili l'interpretazione del tassinaro nel<br />

dittico di film Il tassinaro (1983, dove si produce in duetti irresistibili con Giulio<br />

Andreotti e con il vecchio amico Federico Fellini), e Un tassinaro a New York (1987) e la<br />

collaborazione con Carlo Verdone nei film In viaggio con papà (1982) e Troppo<br />

forte (1986). Ma il film da lui preferito, tra quelli diretti, rimane senz'altro il<br />

malinconico Nestore, l'ultima corsa (1994), dove interpretò un vetturino non ancora<br />

rassegnato a portare il suo cavallo al macello.<br />

Afflitto durante l'intera stagione invernale da forme di polmonite e bronchite, Alberto Sordi si spegne nella notte tra<br />

il 24 e il 25 febbraio 2003, all'età di 82 anni. La salma, sottoposta ad imbalsamazione, viene traslata nella sala delle armi<br />

del Campidoglio, dove per due giorni riceve l'omaggio ininterrotto di una folla immensa; il 27 febbraio si svolgono<br />

i funerali solenni nella Basilica di San Giovanni in Laterano, davanti a circa 500 mila persone. L'Albertone nazionale<br />

ricevette in morte quell'omaggio nello sfarzo e nella pompa magna che in vita aveva sempre rifuggito.


1847<br />

Inno di<br />

ameli<br />

Approfondimenti:<br />

Costituzione<br />

Grandi personalità: Mina, L. Pavarotti, P. F.<br />

M., D. Stratos<br />

Musica<br />

Primo<br />

Festival di<br />

Sanremo<br />

1861 1900 1921 1948 1951<br />

Melodramma<br />

(Puccini, Rossini)<br />

Beat-Generation<br />

(Nomadi, Dik Dik)<br />

1960<br />

Musica tradizionale e popolare Musica melodica<br />

(N. Pizzi, D. Modugno, C. Villa)<br />

1970<br />

1980 1990<br />

Disco Music<br />

Grandi Cantautori (De Andrè,<br />

Dalla, De Gregori, Battisti,<br />

Paoli, Guccini)<br />

-<br />

Movimento Progressive,<br />

sperimentazione musicale.<br />

Musica Leggera<br />

2011


Inno di Mameli<br />

Dobbiamo alla città di Genova Il Canto degli Italiani, meglio conosciuto come Inno di Mameli. Scritto<br />

nell'autunno del 1847 dall'allora ventenne studente e patriota Goffredo Mameli, musicato poco dopo a<br />

Torino da un altro genovese, Michele Novaro, il Canto degli Italiani nacque in quel clima di fervore<br />

patriottico che già preludeva alla guerra contro l'Austria.<br />

L'immediatezza dei versi e l'impeto della melodia ne fecero il più amato canto dell'unificazione, non solo<br />

durante la stagione risorgimentale, ma anche nei decenni successivi.<br />

L'inno di Mameli fu un importante strumento di propaganda degli ideali del Risorgimento e di<br />

incitamento all'insurrezione, che contribuì significativamente alla svolta storica che portò all'emanazione<br />

dello Statuto albertino, ed all'impegno del re nel rischioso progetto di riunificazione nazionale.<br />

Fu quasi naturale, dunque, che il 12 ottobre 1946 l'Inno di Mameli divenisse l'inno nazionale della<br />

Repubblica Italiana.<br />

Fratelli d'Italia<br />

L'Italia s'è desta,<br />

Dell'elmo di Scipio<br />

S'è cinta la testa.<br />

Dov'è la Vittoria?<br />

Le porga la chioma,<br />

Ché schiava di Roma<br />

Iddio la creò.<br />

Stringiamci a coorte<br />

Siam pronti alla morte<br />

L'Italia chiamò.<br />

Noi siamo da secoli<br />

Calpesti, derisi,<br />

Perché non siam popolo,<br />

Perché siam divisi.<br />

Raccolgaci un'unica<br />

Bandiera, una speme:<br />

Di fonderci insieme<br />

Già l'ora suonò.<br />

Stringiamci a coorte<br />

Siam pronti alla morte<br />

L'Italia chiamò.<br />

Uniamoci, amiamoci,<br />

l'Unione, e l'amore<br />

Rivelano ai Popoli<br />

Le vie del Signore;<br />

Giuriamo far libero<br />

Il suolo natìo:<br />

Uniti per Dio<br />

Chi vincer ci può?<br />

Stringiamci a coorte<br />

Siam pronti alla morte<br />

L'Italia chiamò.<br />

Dall'Alpi a Sicilia<br />

Dovunque è Legnano,<br />

Ogn'uom di Ferruccio<br />

Ha il core, ha la mano,<br />

I bimbi d'Italia<br />

Si chiaman Balilla,<br />

Il suon d'ogni squilla<br />

I Vespri suonò.<br />

Stringiamci a coorte<br />

Siam pronti alla morte<br />

L'Italia chiamò.<br />

Son giunchi che piegano<br />

Le spade vendute:<br />

Già l'Aquila d'Austria<br />

Le penne ha perdute.<br />

Il sangue d'Italia,<br />

Il sangue Polacco,<br />

Bevé, col cosacco,<br />

Ma il cor le bruciò.<br />

Stringiamci a coorte<br />

Siam pronti alla morte<br />

L'Italia chiamò


Mina<br />

Anna Mazzini nacque il 25 marzo 1940. Artista di fama<br />

internazionale viene considerata da molti la più grande cantante<br />

italiana di musica leggera e una delle voci più apprezzate<br />

dall’intero mondo della musica. La sua carriera iniziò alla fine alla<br />

fine degli anni ‘50 all’et{ di soli 18 anni. Sulla scena riceve il plauso<br />

di molti artisti importanti, tra i quali Frank Sinatra, Michael<br />

Jackson, Jennifer Lopez, Luciano Pavarotti. Nel 1961 partecipò al<br />

Festival di Sanremo piazzandosi inaspettatamente in finale al<br />

quarto posto con Io amo tu ami e al quinto con Mille bolle blu a<br />

causa della sua musica troppo moderna e al gesto delle dita sulla<br />

bocca a ogni ritornello che al pubblico sembrò uno sberleffo.<br />

Da questa esperienza non volle più partecipare a gare canore. La sua carriera prosegue e<br />

nonostante la carriera sanremense la sua popolarità non viene minimamente intaccata, anzi<br />

riscosse un grande successo anche a livello internazionale. Fu anche una grande conduttrice:<br />

nel 1965 conduce Studio Uno e nel 1967 Sabato sera ospitando i più grandi personaggi del<br />

cinema e della tv tra i quali Alberto Sordi, Totò, Ugo Tognazzi Rita Pavone le gemelle Kessler.<br />

Negli anni seguenti si esibisce in una serie di concerti in Italia e all’estero fino al 1978 quando<br />

annunciò nel suo ultimo concerto a Versilia l’addio alle scene “visive”. Dopo il ritiro dalla<br />

televisione si dedicò alla radio e continuò a incidere album con artisti di grande fama come<br />

Claudio Baglioni Ornella Vanoni riscuotendo ancora oggi molto successo.


L. Pavarotti<br />

L. Pavarotti è stato tra gli artisti più apprezzati in tutto il<br />

mondo grazie alle sue straordinarie qualità vocali. Nel<br />

1961 riceve il primo riconoscimento personale nel<br />

concerto internazionale Achille Perri che gli consentì di<br />

recitare ne la Bohème di Puccini nel ruolo di Rodolfo e in<br />

seguito ne Il Rigoletto nel ruolo del duca di Mantova. La<br />

sua fama si diffuse anche all’estero in particolare negli<br />

Stati Uniti. La Sutherland lo accompagnò<br />

successivamente ne La Traviata di Verdi. Nel 1965 debutta<br />

al Teatro alla Scala di Milano. Insieme a Carlo Bergonzi e<br />

Franco Corelli ha rappresentato l’ultimo dei grandi<br />

cantanti che hanno saputo conquistare il mondo. Insieme<br />

a Placido Domingo e a Josè Carreras costituì il gruppo dei<br />

Tre Tenori. Duettò insieme a grandi artisti tra i quali<br />

Andrea Bocelli Renato Zero Celine Dion, Mina. Nel 2007<br />

si ritirò a vita privata nella sua villa Modena per condurre<br />

a buon fine la sua lotta contro il cancro ma morì il 6<br />

settembre 2007.


P. F. M.<br />

In Italia, verso la fine degli anni Sessanta,<br />

l’affermazione di un cantante o di un gruppo vocalestrumentale<br />

passava quasi sempre per la canzone<br />

d’evasione.<br />

I complessi, formati da un numero variabile di<br />

elementi, avevano due caratteristiche fondamentali: un<br />

cantante di ruolo, abbastanza 'bello' da piacere al<br />

pubblico femminile, e un repertorio di canzoni<br />

orecchiabili.<br />

I brani erano per lo più cover di successi inglesi o americani, con testi lontani dal significato<br />

originale e, fino all’avvento di Battisti, la loro scelta era il momento più creativo dell’intera<br />

produzione. In questo panorama "I Quelli", gruppo formato da Franz Di Cioccio, Franco<br />

Mussida, Flavio Premoli e Giorgio Piazza, rappresentavano un‘eccezione. Cantavano a turno<br />

un po’ tutti, ma il loro chiodo fisso era la cura con cui affrontavano le parti musicali e la loro<br />

esecuzione dal vivo. Scoperti ed utilizzati per questa dote dagli arrangiatori più in vista di<br />

allora, come Reverberi, Massara e Mariano, cominciarono a frequentare sempre più spesso le<br />

sale di registrazione, collaborando con artisti importanti quali Battisti, Mina, Celentano e De<br />

André. Erano chiamati perfino a registrare le basi musicali per i dischi di altri gruppi di<br />

successo. I dischi di "I Quelli" avevano un discreto successo, ma non era questo ciò che faceva<br />

parlare di loro nell’ambiente musicale, ma il fatto che, in breve tempo, furono ritenuti il<br />

quartetto più quotato e richiesto nel giro dei session-men.


Fu la loro fortuna, perché il tramonto dei complessi più noti, salvo qualche raro caso di<br />

longevit{ artistica come i Nomadi e i Pooh, coincise con l’inarrestabile ascesa della musica<br />

progressiva. In questo filone, poi etichettato col termine di pop music, confluivano<br />

frammenti di musica classica, jazz, musica popolare e rock. Era un bel crogiolo di idee dove<br />

si poteva dare sfogo alla più totale creatività. Il destino volle che nel momento in cui "I<br />

Quelli" sentivano l’esigenza di essere qualcosa di più che semplici accompagnatori, la<br />

comunicazione più sentita dai giovani parlasse il linguaggio degli strumenti. Questi nuovi<br />

fermenti, insieme ad una grande voglia di riscatto discografico, li spinsero a cercare una<br />

nuova identità, con sonorità al di fuori del collaudatissimo schema da loro stessi chiamato<br />

"Chitabasbatorga" (chitarra, basso, batteria e organo). Le cose iniziarono a muoversi.<br />

Durante una serata al "Paradise", un locale nei pressi di Brescia, un amico parlò loro (<br />

divenuti, nel frattempo, discograficamente "I Krel" ma per le serate ancora "I Quelli" ) di<br />

un musicista che suonava il flauto e il violino con un piglio più rock che classico. Era l’estate<br />

del ‘69. L'incontro con Mauro Pagani, che all’ epoca suonava con "I Dalton", fu feeling al<br />

primo udito, tanto che Mauro si unì subito al gruppo. Continuavano ad esibirsi nelle balere,<br />

ma sentivano crescere in loro l’esigenza di cambiare repertorio e genere musicale, anche per<br />

integrare meglio Mauro nella formazione. Sentivano l'esigenza di nuovi stimoli e di nuovi<br />

modelli. Li trovarono nei Chicago, nei King Crimson, nei Jethro Tull, negli Excepsion e nei<br />

Flock, gruppi in cui la struttura convenzionale della canzone veniva ampliata, concedendo<br />

più spazio all’arrangiamento, al virtuosismo e all’improvvisazione. Cominciarono le prove<br />

per il nuovo repertorio con un ritmo di lavoro molto duro, quasi da naja. Con sedute di otto<br />

ore e multe salate per i ritardi, usate poi per finanziare l’acquisto di nuovi strumenti e della<br />

prima auto del gruppo, iniziò la metamorfosi.


Per sopravvivere "I Krel" - "I Quelli" proseguivano la loro attività di session man. Tra un disco<br />

di Battisti e uno di De André, Di Cioccio fu "prestato" all’Equipe 84. Il fatto, inusuale per<br />

l'epoca, avvenne nel 1970, in occasione del rilancio dell’ Equipe, che era in gara al festival di<br />

San Remo, in coppia con Lucio Dalla. Loro avevano bisogno di un batterista fisso per otto<br />

mesi, "I Krel"- "I Quelli" di cambiare casa discografica. Dal momento che ambedue i gruppi<br />

appartenevano alla stessa etichetta, la Ricordi, era l'occasione giusta per chiedere uno<br />

scambio di cortesie. In questo modo "I Krel"- "I Quelli" riuscirono a liberarsi dal vecchio<br />

contratto: lasciarono la Ricordi e seguirono altri dissidenti - tra cui Lucio Battisti, Alessandro<br />

Colombini e Mogol - che, essendo in aperto contrasto con la linea artistica della casa<br />

milanese, si apprestavano a fondare una nuova etichetta discografica, la Numero Uno.<br />

L’opportunit{ di debuttare in versione progressiva, arrivò proprio dal Festival di San Remo di<br />

quell’anno. Furono scritturati dal "Whisky Club", un locale adiacente al Teatro Ariston, per<br />

suonare come attrazione alternativa in una città invasa dalle canzonette. "Niente cose<br />

commerciali" era stata la richiesta, "ma solo la trasgressiva energia della pop music". In quella<br />

trasferta il ruolo di Di Cioccio come musicista in prestito assunse aspetti davvero curiosi.<br />

Dalle venti alle ventitré, vestito di tutto punto, si esibiva educatamente in diretta televisiva<br />

sul palco del salone delle feste del Casinò. Più tardi raggiungeva gli amici al locale, cambiava<br />

abito, genere musicale e tornava ad essere un'istintiva, sudata macchina da ritmo. Il loro<br />

repertorio era perfetto, arrangiato ad arte per catturare l’attenzione degli ascoltatori e<br />

consisteva principalmente in cover di brani, particolarmente difficili, delle band più<br />

all’avanguardia del momento. Il pubblico, che ogni sera gremiva il piccolo club per vedere il<br />

gruppo che faceva 'cose turche' - come si diceva allora - confermò che quella era la strada<br />

giusta. Dopo la fase sanremese e la firma del contratto con la Numero Uno, venne il<br />

momento di pensare al cambiamento del nome.


Ci voleva un taglio deciso con il passato, anche se erano ben consci che in quel modo<br />

avrebbero perso tutte le piazze dove si esibivano come "I Quelli" e "I Krel"- "I Quelli" . Il<br />

nuovo nome doveva essere diverso da tutto ciò che si era gia sentito, come per esempio i<br />

soliti nomi di animali tanto in voga negli anni Sessanta. La cosa non si dimostrò facile e<br />

dopo interi pomeriggi passati a immaginare ipotesi, la scelta si restrinse a due soli nomi:<br />

Isotta Fraschini e Forneria Marconi. Scelsero il secondo, con l'aggiunta di Premiata. Alla<br />

Numero Uno qualcuno obbiettò che "Premiata Forneria Marconi" era un nome troppo<br />

lungo, ma la filosofia del gruppo era chiara: più il nome era difficile da ricordare, più<br />

sarebbe stato difficile da dimenticare. Questa linea ebbe la meglio. La scelta, molto<br />

originale, si rivelò giusta, tanto da creare una moda che contagiò l’Italia musicale degli<br />

anni Settanta. Insomma, a quel punto c'erano tutti gli ingredienti per iniziare la nuova<br />

avventura: la voglia, la grinta, un repertorio funambolico e anche il nome. Mancava solo la<br />

buona occasione per farsi conoscere dal grande pubblico. Franco Mamone, già impresario<br />

di "I Quelli", intuì, insieme a Francesco Sanavio, la fine della stagione delle balere. Da<br />

impresari di provincia, i due si trasformarono in promoters dei gruppi internazionali più<br />

importanti del momento. Mamone si propose come manager della Premiata e, in cambio,<br />

li fece esibire come supporter nei concerti da lui organizzati. Iniziarono con i Procol<br />

Harum, poi con gli Yes, approdando subito dopo all’avvenimento della stagione: fare da<br />

supporter ai Deep Purple la più grande rock band del momento. L’idea era un po’<br />

azzardata, ma il coraggio e una bella dose di faccia tosta hanno sempre accompagnato le<br />

scelte della Premiata. Il tam tam del popolo del rock incominciò a farsi sentire e portò<br />

lontano l’eco di quella bellissima serata. I tempi stavano proprio cambiando e ovunque si<br />

organizzavano i cosidetti festival pop.


Fu proprio in uno di questi raduni che si presentò un’altra grande occasione, che permise al<br />

gruppo di crescere artisticamente. Accadde nell’ estate 1971, alla pineta di Viareggio, dove c’era<br />

in programma il primo "Festival di Avanguardia e nuove tendenze". Era il raduno pop più<br />

importante dell’anno e vi si erano date appuntamento tutte le realt{ emergenti della nuova<br />

musica italiana. La manifestazione richiedeva l’esecuzione di un brano inedito e Franco<br />

Mussida, che già in passato con "I Quelli" aveva composto canzoni, durante un viaggio in<br />

camioncino da Torino a Milano scrisse mentalmente La carrozza di Hans . Nei giorni seguenti<br />

il brano fu arrangiato e preparato per l’occasione. A Viareggio la Premiata sorprese tutti con<br />

un'esibizione memorabile: dopo un inizio elettrico e travolgente, tra lo stupore generale,<br />

Mussida prese la chitarra classica e, con i suoi dolci arpeggi, fece volare il pubblico nella favola<br />

di Hans, il mercante di sogni. Fu un trionfo e la PFM vinse il festival, a pari merito con Mia<br />

Martini e gli Osanna.<br />

Negli anni ‘80, tutti iniziarono a partecipare alla scrittura delle canzoni, perseguendo la<br />

ricerca di una via rock tutta italiana, che avesse, proprio nei testi, una propria ben precisa<br />

riconoscibilit{. Non fu facile entrare in uno spirito un po’ "da cantautore", ma l’esperienza con<br />

De André e i consigli di Colombini, artefice del rilancio di Dalla, riuscirono a dare alla PFM la<br />

necessaria sicurezza. Suonare suonare , ovvero "otto racconti di musica e parole per<br />

esprimersi, comunicare, soffrire, godere e suonare", (come si dice sul retro di copertina) è un<br />

album fresco e pieno di vitalità, che si sviluppa attraverso i poetici racconti autobiografici di<br />

tutti i componenti della band. Per l’occasione l’organico si arricchì di un nuovo elemento,<br />

Lucio Fabbri, che già aveva partecipato alla loro fortunata avventura con Fabrizio De André.<br />

Nel 1997:PFM ritorna con l’album Ulisse. 10 anni di avventure ed esperienze individuali<br />

riconsegnate al DNA del gruppo, lo stesso DNA di sempre. Ulisse viene premiato con la<br />

consegna del Disco d’oro, avvenuta a Roma in occasione del concerto di PFM nella<br />

capitale.PFM ormai è ritornata a suonare dal vivo e non ha più intenzione di smettere, tanto<br />

dopo lo straordinario successo del tour, la band nel 1998 esce con un doppio album live<br />

www.pfmpfm.it (il Best), un concentrato di energia e di grande vitalità musicale.


“Il mio mitra è un<br />

contrabbasso<br />

che ti spara sulla faccia<br />

che ti spara sulla faccia<br />

ciò che penso della vita<br />

con il suono delle dita si<br />

combatte una battaglia<br />

che ci porta sulle strade<br />

della gente che sa amare”<br />

(Area, Gioia e<br />

Rivoluzione)<br />

D. Stratos<br />

Figura carismatica e centrale negli Area, Demetrio Stratos ha<br />

avuto un’importanza fondamentale anche nella personale<br />

ricerca musicale individuale, fino a diventare il più grande<br />

artista musicale italiano di tutti i tempi, lui che italiano non<br />

era. Efstratios Demetriou è difatti nato nel 1945 ad Alessandria<br />

d’Egitto da genitori greci. E’ lì che Demetrio trascorse i primi<br />

tredici e fondamentali anni della sua vita, frequentando il<br />

Conservatoire National d’Athènes, dove studiò fisarmonica e<br />

pianoforte. Come sosterrà lui stesso in seguito, il fatto di essere<br />

nato ad Alessandria lo far{ sentire una specie di ‘portiere’<br />

privilegiato, destinato a vivere l’esperienza del passaggio dei<br />

popoli e ad assistere al vero ‘traffico’ della cultura mediterranea,<br />

con le sue diverse etnie e le intense pratiche musicali.<br />

Appartenendo ad una famiglia greco ortodossa, Stratos ebbe modo di ascoltare durante<br />

l’infanzia i canti religiosi bizantini, così come la musica araba tradizionale e solo<br />

successivamente (e quindi in controtendenza con il percorso musicale di un individuo<br />

della sua generazione) entrò a contatto con i primi accordi del rock’n’roll, sonorità che lo<br />

influenzarono per tutta la vita. Dopo un breve soggiorno a Cipro, durante il quale terminò<br />

gli studi medio superiori, si trasferì nel 1962 in Italia per iscriversi alla facoltà di<br />

architettura del Politecnico di Milano.


Gi{ nell’anno successivo formò un gruppo musicale studentesco che, muovendo dalle<br />

feste della casa dello studente, iniziò presto ad esibirsi in locali da ballo. Prima ancora che<br />

come cantante, Demetrio si fece notare nell’éntourage milanese per il suo modo di<br />

suonare l’organo hammond: in pochi avevano un approccio allo strumento come il suo,<br />

specialmente nell’era dei primi vagiti del movimento beat, in cui l’approssimazione e il<br />

dilettantismo la facevano da padroni. Fu per caso che, dovendo sostituire il cantante del<br />

gruppo bloccato da un banale incidente d’auto, da organista Stratos iniziò a cantare,<br />

continuando comunque la sua opera di turnista in diversi studi di registrazione e per<br />

diversi artisti. Nel 1967 si unì al gruppo beat I Ribelli affiliati al Clan di Celentano in<br />

qualità di organista e cantante. Con I Ribelli, Stratos divenne famoso al grande pubblico<br />

in particolare per la sua inedita, per l’epoca, interpretazione vocale di “Pugni Chiusi”, una<br />

canzone simbolo della seconda metà degli anni sessanta scritta per lui da Ricky Gianco.<br />

Proprio grazie a “Pugni Chiusi”, venne notato dal jazzista Giorgio Gaslini che avrebbe<br />

voluto quella voce, ancora senza volto, come protagonista della sua opera teatral-musicale<br />

che affrontava l'epopea della cultura beat in Italia; motivi organizzativi impedirono la<br />

partecipazione di Dementrio al melodramma. Nel 1970 lasciò I Ribelli, si sposò ed ebbe<br />

una figlia, Anastassia, grazie alla quale cominciò a dedicarsi alla ricerca musicale e vocale<br />

in particolare. Lo spunto gli venne dall’osservazione della ‘fase di lallazione’, ovvero si<br />

accorse che la bambina inizialmente giocava e sperimentava con la propria voce, ma poi la<br />

ricchezza delle sonorit{ vocali andavano perdute con l’acquisizione del linguaggio: “il<br />

bambino perde il suono per organizzare la parola”. Questa osservazione di Stratos sarà il<br />

filo rosso che attraverserà per intero il suo percorso artistico.


Nel 1972, dopo una fugacissima collaborazione con la Numero Uno di Mogol per la quale<br />

incise il singolo “Daddy’s Dream”, unico episodio di produzione musicale di tipo<br />

commerciale, si lanciò nell’avventura degli Area. Nell’ambito della ricerca di quegli anni del<br />

rock progressivo e sperimentale della band milanese, si liberò dai codici e dagli stereotipi<br />

improvvisando e di fatto contrapponendosi alla vocalità vuota e ripetitiva della pop star. Con<br />

gli Area iniziò il periodo di maggiore creatività per il rock italiano, un rock che seppur non<br />

possa essere definito tale in virtù di termini sonori, fu senza dubbio il miglior rock mai<br />

prodotto nel nostro paese: creativo e libero, impegnato e passionale, scientifico ed<br />

affascinante. Una musica che già al suo nascere si pose al di fuori dei generi codificati, un<br />

rock estremista, violento, politicizzato, che riusciva ad essere sia canzone che avanguardia.<br />

Nel 1974 Stratos si avvicinò al pensiero ed all’opera del compositore statunitense John Cage,<br />

interpretando i suoi “Sixty-Two Mesostics Re Merce Cunningham” per voce non<br />

accompagnata da microfono, parzialmente inclusi nel disco dedicato alla musica di Cage<br />

dalla Cramps Records che inaugurava la collana ‘Nova Musicha’. Fu il primo contatto tra il<br />

musicista pop e la musica colta. Il contatto con Cage lo spinse ad approfondire gli studi sulla<br />

vocalit{, contaminandoli di quella critica marxista che l’esperienza con gli Area ed il<br />

contatto con la tumultuosa realtà italiana del periodo avevano evidentemente sollecitato.<br />

Tra il 1976 ed il 1979 si intensificarono i suoi studi sulla voce: pubblicò “Metrodora”, il suo<br />

primo disco solista di sperimentazioni vocali; tenne corsi e seminari di semiologia della<br />

musica contemporanea in scuole ed università e venne invitato presso il Centro di Musica<br />

Sperimentale dell’Universit{ di San Diego, in California, programmato per il 1979 ed al quale<br />

non potrà partecipare a causa della prematura morte.


Oltre che musicista, Demetrio fu anche un colto e raffinato intellettuale: grazie ai suoi studi di<br />

etnomusicologia, soprattutto sul ruolo della voce presso alcune culture extraeuropee, egli capì<br />

che dalla nostra voce si potevano ottenere più suoni contemporaneamente. Applicando<br />

particolari metodologie intuì e dimostrò personalmente che si potevano ottenere anche delle<br />

‘triplofonie’ e con un certo studio addirittura ‘quadrifonie’, realizzate fino a quel momento<br />

solo dai monaci tibetani e da alcuni cavalieri nomadi della Mongolia. Tutte le sue<br />

teorizzazioni e la rilevanza dei contributi dati dal cantante nell’ambito del rock, della<br />

fonologia, della linguistica, della psicanalisi, dell’antropologia e della musica sperimentale<br />

ebbero come laboratorio il suo stesso corpo.<br />

Introdusse il concetto di voce-musica: una voce considerata nella sua individualità e non<br />

vincolata unicamente ed esclusivamente alla parola e al suo discorso di significato verbale. Si<br />

ribellava alla ‘voce bell’e pronta’ dei giorni nostri, combattendola con una strategia ed una<br />

pratica liberatorie. Come egli stesso sosteneva nel suo saggio ‘Diplofonie ed altro’: “La voce è<br />

oggi nella musica un canale di trasmissione che non trasmette più nulla”. Affermava con<br />

decisione che si stesse vivendo un periodo di appiattimento, di distanziamento e indifferenza<br />

rispetto al senso della voce umana: la voce come veicolo della parola rubava spazio alla vocemusica,<br />

privandola delle sue sfumature istintive, grezze, rumorose, man mano che ci si<br />

avvicinava all’et{ adulta e ad una vocalit{ dominata dai meccanismi culturali di controllo e<br />

dagli imperativi della societ{ di mercato. La voce era, d’altronde, da secoli subordinata agli<br />

imperativi della ‘buona tecnica’: considerata come uno strumento, una macchina<br />

perfettamente addomesticabile al servizio di un’estetica armoniosa e in nessun momento<br />

anarchica.


Il rumore e la stonatura dovevano essere banditi da un mondo che aveva stabilito una<br />

particolare ‘morale’ della voce. Demetrio Stratos arrivò a scardinare questi ben oliati<br />

meccanismi con la sua voce pronta ad essere emessa nella sua materialità, nella sua esecrabile<br />

sgradevolezza e rivoluzionaria indecorosità, portando avanti una sua personale critica, in un<br />

contesto rivoluzionario come quello di allora in cui la vocalità assumeva un profondo ruolo<br />

contestatore. La voce soffocata nella musica rappresentava per lui il proletariato sfruttato che<br />

cercava la sua forza liberatrice; con la voce egli sapeva fare cose inimmaginabili al punto che<br />

giustamente è stato definito artista/strumento umano irripetibile. Liberare la naturalità<br />

nascosta della gola e delle corde vocali, per lui significava elaborare ed esprimere pensieri contro<br />

il potere, deridendo e intrattenendo, insegnando ed imparando sempre dalle emozioni del<br />

pubblico. Si dice che il termine esatto delle situazioni di avanguardia presentate da Demetrio<br />

Stratos fosse ‘performance’, perché con questo termine si intendeva dare una corporeit{ plurale<br />

alle arti che innescava nei suoi spettacoli: fusione di mimo e voce, canto e recitazione,<br />

recitazione di un corpo in grado di dare dimensioni difficilmente collocabili nelle normali<br />

geografie artistiche.<br />

Desideroso di scoprire anche la condizioni meccaniche per mezzo delle quali si realizza un<br />

suono, Demetrio Stratos entrò in contatto nel 1977 con Franco Ferrero, noto studioso di<br />

foniatria e ricercatore presso il C.N.R. dell’Universit{ di Padova. Egli aveva l’assoluta esigenza<br />

personale di scoprire come venivano realizzati determinati vocalizzi, poco usuali nella nostra<br />

cultura occidentale. Gli esperimenti tenuti da lui e da Ferrero misero in luce le straordinarie<br />

capacità vocali di Stratos. Egli emetteva suoni che, realizzati attraverso vibrazione delle corde<br />

vocali, in diverse posizioni articolatorie riuscivano a creare risonanze che sembravano bitonali.<br />

Con le corde vocali poteva ottenere vibrazioni acustiche simili a quelle dello scacciapensieri, ma<br />

senza alcuno strumento e senza alcuna variazione di frequenza.


Riusciva inoltre, con la bocca aperta e con grande sforzo, ad emettere fischi senza far vibrare<br />

le corde vocali: la frequenza rilevata era molto elevata, Demetrio raggiunse i 6000 Hz,<br />

quando in media le corde vocali non riescono a superare la frequenza di 1000-1200 Hz.<br />

Come afferma lo stesso Ferrero in una recente intervista, Stratos riuscì a raggiungere un tale<br />

grado di sviluppo vocale perché aveva una gran voglia di capirsi e controllare determinate<br />

strutture che noi utilizziamo automaticamente. Nonostante l’abbandono degli Area, la<br />

pubblicazione nel 1978 di un nuovo disco solista sperimentale, “Cantare la voce”, e<br />

l’interpetazione nell’anno successivo di “Le Milleluna”, con testo di Nanni Balestrini,<br />

Demetrio non dimenticò il rock’n’roll. Proprio nel 1979 progettò con grande divertimento<br />

assieme Paolo Tofani, il polistrumentista Mauro Pagani ed altri lo spettacolo, poi trasposto<br />

su disco, “Rock’n’roll Exhibition”, per riportare alla luce i grandi musicisti americani dal<br />

1955 al 1961. Questo a dimostrare il dualismo musicale di Demetrio: un cuore semplice per<br />

accordi di tutti i giorni e un’attenzione nascosta per la novit{ e la ricerca. Era un conflitto in<br />

cui le due culture a cui apparteneva tentavano di convivere con la sua vita: due mondi,<br />

quello occidentale e quello orientale, sollecitavano continuamente cittadinanza nei suoi<br />

comportamenti artistici.<br />

Il tour del Rock’n’roll Exhibition dovette però interrompersi presto. Lunedì 2 aprile 1979<br />

Demetrio Stratos venne ricoverato nel reparto ematologico dell’Istituto Granelli del<br />

Policlinico di Milano per un’aplasia midollare di cui non si conoscevano le cause. Mercoledì<br />

25 aprile la situazione fisica sembrò precipitare al punto da rendere necessario il<br />

trasferimento al Memorial Hospital di New York, unico posto attrezzato per affrontare le<br />

cure della malattia. Venne organizzato a Milano un grande concerto al fine di raccogliere<br />

fondi per la costosa degenza newyorkese, il giorno prima del concerto, il 13 giugno 1979,<br />

Demetrio morì stroncato da un collasso cardiocircolatorio.


Il suo decesso ebbe un’eco fortissima tanto che dovettero occuparsi di lui anche i media<br />

istituzionali, ideologicamente e culturalmente lontani dal ‘circuito alternativo’ : da Arbore in<br />

‘L’altra domenica’ a Mario Luzzatto Fegiz sul Corriere della Sera. Venne a mancare da un<br />

momento all’altro la ‘bandiera’ del rock e della sperimentazione italiani, gettando nello<br />

sgomento tutta quella schiera di musicisti, tra cui l’addolorato Eugenio Finardi, che vedevano<br />

in Stratos un modello e una sorta di faro artistico.<br />

Rimaneva la grandezza del lavoro di Demetrio, la sua incredibile volontà di ricerca, di<br />

sperimentazione, la sua ricerca spasmodica di nuovi ed inediti codici espressivi.<br />

Gli anni ottanta erano però alle porte, pronti ad invadere con lustrini, laser e videoclip un<br />

mercato sempre più globale ed indifferenziato ed a spazzare via il periodo più frenetico ed<br />

esaltante della storia della musica italiana, di cui Demetrio fu protagonista, rappresentate e<br />

simbolo indiscusso.


Fondata prima squadra di<br />

calcio ufficiale (Genoa)<br />

Prima gara ciclistica in<br />

Italia (Firenze-Pistoia)<br />

Sport<br />

1861 1870 1880 1893 1900 1906 1921 1934 1948<br />

Competizioni storiche<br />

legate alla tradizione,<br />

come il Palio di Siena o<br />

la Regata Storica di<br />

Venezia<br />

Primo campo da tennis a<br />

Bordighera. Questo sport<br />

rimane d’élite fino al<br />

dopoguerra<br />

Primo Campionato<br />

di Calcio<br />

Prima Vittoria<br />

(1898)<br />

Mondiale di Calcio<br />

Targa Florio<br />

Costituzione<br />

Attentato<br />

Introduzione del Togliatti –<br />

basket (1907) Vittoria Bartali<br />

al Tour<br />

Olimpiadi<br />

Roma<br />

1960<br />

Approfondimenti:<br />

1982<br />

1990<br />

Terza Italia ‘90<br />

Vittoria<br />

Mondiale<br />

Giro d’Italia (1909), Calciopoli, P. Mennea, M. Pantani<br />

Squadre: Juventus (1897), Milan (1899), Inter (1908)<br />

Quarta Vittoria<br />

Mondiale di<br />

Calcio<br />

2006<br />

2008<br />

2 Record del<br />

Mondo<br />

(F. Pellegrini)


Vittoria Bartali<br />

14 luglio 1948- L’attentato a Palmiro Togliatti, raggiunto da alcuni colpi di arma da<br />

fuoco, getta il Paese nel caos: rivolte hanno luogo a Napoli, Genova, Livorno e<br />

Taranto. Accuse reciproche vengono lanciate da governo e comunisti, sull’intenzione<br />

di scatenare una guerra civile. Le comunicazioni sono bloccate, ma il giorno<br />

seguente una notizia scioglie la tensione: la radio annuncia che Bartali, sull’Izoard,<br />

sta recuperando i 22 minuti di distacco che lo separavano dal primo in classifica.<br />

Nonostante una foratura, il giorno successivo strappò la vittoria a Bobet. L’intera<br />

Italia si abbraccia, il dramma ha lasciato spazio alla gioia. Bartali ha salvato l’Italia.


Regata Storica di Venezia<br />

Nel 1815, con il passaggio della città sotto gli austriaci, venne organizzata una regata<br />

in onore dell'imperatore d'Austria e sotto il nuovo regime la pratica delle regate<br />

riprese un nuovo vigore tanto che nel 1841 venne regolamentata una regata annuale<br />

lungo il Canal Grande secondo le modalità attuali, organizzata a spese pubbliche.<br />

La pratica fu interrotta nel 1848, in seguito all'insurrezione della città, e non fu più<br />

ripresa fino al 1866, anno in cui Venezia fu annessa al Regno d'Italia. L’appellativo<br />

Storica fu coniato e introdotto solo nel 1899, su proposta del sindaco di allora,<br />

Filippo Grimani.


Juventus F. C.<br />

La Juventus Football Club , è una società con sede a Torino. Fondata da un gruppo di studenti<br />

liceali torinesi , si tratta del terzo club italiano per anzianità tra quelli tuttora attivi, insieme al<br />

Torino, uno dei due che rappresentano nel calcio professionistico il capoluogo piemontese.<br />

Legata fin dagli anni venti alla famiglia Agnelli, il club ha sempre militato nella massima<br />

categoria del campionato italiano di calcio (dal 1929 denominata Serie A) sin dalla sua<br />

fondazione, eccezion fatta per la stagione 2006-07. La Juventus è la società calcistica più titolata<br />

del Paese, nonché una delle più vittoriose e importanti del mondo, fino al punto di essere<br />

nominata dall'Istituto Internazionale di <strong>Storia</strong> e Statistica del Calcio, organizzazione<br />

riconosciuta dalla FIFA, come il miglior club italiano e il secondo a livello europeo del XX secolo<br />

Nel 1988 la Juventus fu insignita di uno speciale riconoscimento come prima squadra nella<br />

storia del calcio continentale ad avere vinto tutte e tre le maggiori competizioni gestite<br />

dall'Unione Europea delle Federazioni Calcistiche, la Coppa dei Campioni, la Coppa delle<br />

Coppe e la Coppa UEFA. Con la vittoria nella Coppa Intercontinentale 1985, infine, la Juventus<br />

divenne il primo – e rimane tuttora l'unico – club al mondo ad avere conquistato almeno una<br />

volta tutti i trofei ufficiali a livello internazionale. In base a quanto emerge da un sondaggio la<br />

Juventus risulta essere la squadra con il più alto numero di sostenitori in Italia, avendo riscosso<br />

la preferenza del 29% del campione. Inoltre, è tra le squadre con il maggior numero di<br />

sostenitori a livello mondiale contandone circa 180 milioni di simpatizzanti


A. C. Milan<br />

L'Associazione Calcio Milan, è una società calcistica di Milano, dove fu fondata il 16<br />

dicembre 1899. Attualmente milita nella Serie A del campionato italiano di calcio, dove ha<br />

giocato pressoché stabilmente: dalla sua introduzione nella stagione 1929-1930, infatti, ha<br />

partecipato a 77 campionati di Serie A a girone unico su 79. È la prima squadra al mondo per<br />

numero di titoli internazionali conquistati (18), tra cui 4 Coppe Intercontinentali/Coppe del<br />

mondo per club (primato mondiale), 5 Supercoppe europee (primato europeo), 7 Coppe dei<br />

Campioni/Champions League e 2 Coppe delle Coppe (entrambi primati italiani) e figura al<br />

nono posto (seconda italiana) della graduatoria continentale dell'UEFA, stilata sulla base dei<br />

risultati ottenuti nelle competizioni europee nell'ultimo quinquennio. Se in ambito<br />

internazionale è la squadra italiana con più successi e la prima ad aver vinto la Coppa dei<br />

Campioni (nel 1962-1963), in ambito italiano il Milan è il terzo club più titolato dopo la<br />

Juventus (prima) e l'Inter (seconda), avendo vinto 18 scudetti, 5 Coppe Italia e 5 Supercoppe<br />

italiane (quest'ultimo record italiano a pari merito con l'Inter). Complessivamente, con 46<br />

trofei ufficiali vinti, è il secondo club più titolato dietro alla Juventus. È inoltre l'unica<br />

squadra ad aver vinto il campionato italiano a girone unico senza subire sconfitte (nel 1991-<br />

1992).


F. C. Internazionale<br />

Il Football Club Internazionale Milano, meglio conosciuto come Internazionale o, più<br />

semplicemente, come Inter e all'estero come Inter Milan, è una società con sede a Milano. Fu<br />

fondata il 9 marzo 1908 da 43 soci dissidenti del concittadino Milan e, insieme a quest'ultimo,<br />

rappresenta il capoluogo lombardo nel calcio professionistico.<br />

È l'unica squadra ad aver partecipato a tutti i campionati di Serie A dalla sua fondazione nella<br />

stagione 1929-30 Nel suo palmarès figurano 18 campionati di lega, 6 Coppe Italia e 5<br />

Supercoppe italiane per un totale di 29 vittorie in competizioni nazionali – seconda alle spalle<br />

della Juventus (40) –, cui vanno sommati 9 titoli vinti in tornei internazionali: 3 Coppe dei<br />

Campioni/Champions League, 2 Coppe Intercontinentali, 1 Coppa del mondo per club e 3<br />

Coppe UEFA che ne fanno il terzo club italiano sia per numero di titoli ufficiali vinti (38) –<br />

dopo Juventus (51) e Milan (46) – che per vittorie in competizioni internazionali, alle spalle di<br />

Milan (18) e Juventus (11). Il club occupa il sesto posto – terzo tra i club italiani – nella speciale<br />

classifica dei migliori club europei del XX secolo. Con i successi conseguiti in campionato dal<br />

2005-2006 al 2009-2010 l'Inter ha eguagliato il record di cinque scudetti consecutivi raggiunto<br />

in precedenza dalla Juventus del Quinquennio d'oro negli anni trenta e dal Grande Torino<br />

negli anni quaranta. Sempre nella stagione 2009-2010, inoltre, è diventato il primo club<br />

italiano a centrare il treble, con le sue vittorie in campionato, Coppa Italia e Champions<br />

League, e poi a centrare il cosiddetto quintuple con le conseguenti vittorie in Supercoppa<br />

italiana e Coppa del mondo per club.


Giro d’Italia<br />

Il Giro d’Italia è una corsa a tappe maschile di ciclismo su strada, ideata dal giornalista Tullo<br />

Morgagni, che si svolge lungo le strade italiane con cadenza annuale. Istituito nel 1909, da allora<br />

si è sempre disputato, salvo che per le interruzioni dovute alla prima e alla seconda guerra<br />

mondiale. Mentre il luogo di partenza è in genere ogni volta diverso, l'arrivo, salvo eccezioni<br />

come Firenze, Verona e Roma, è a Milano, città ove ha sede La Gazzetta dello Sport, il quotidiano<br />

sportivo che organizza la corsa sin dalla sua istituzione. Il Giro è una delle tre corse a tappe più<br />

importanti del calendario, e l'Unione Ciclistica Internazionale l'ha inserito nel suo circuito<br />

professionistico insieme alle altre due grandi corse internazionali, il Tour de France e la Vuelta a<br />

España. Storicamente è da ritenersi la seconda corsa a tappe più prestigiosa dopo quella<br />

francese, anche se, a cavallo tra gli anni quaranta e cinquanta (al tempo dei duelli Coppi-Bartali)<br />

e durante gli anni settanta, il prestigio e il numero di grandi ciclisti iscritti portarono il Giro ad<br />

avere un'importanza quasi pari a quella del Tour. La prima edizione del Giro si concluse con la<br />

vittoria di Luigi Ganna. La lista completa dei partecipanti al 1º Giro è tutt'oggi sconosciuta<br />

nonostante sia considerato un documento storico. Il record di vittorie è condiviso da 3 ciclisti,<br />

ognuno con 5 vittorie, gli italiani Alfredo Binda, vincitore tra il 1925 e il 1933, Fausto Coppi,<br />

vincitore tra il 1940 e il 1953 e il belga Eddy Merckx, che vinse tra il 1968 e il 1974. Per quel che<br />

riguarda le vittorie di tappa, il record appartiene al velocista toscano Mario Cipollini, che<br />

nell'edizione del 2003 riuscì a superare il record di 41 vittorie che dagli anni '30 apparteneva ad<br />

Alfredo Binda; a quest'ultimo rimangono i record di vittorie di tappa in una stessa edizione, 12<br />

tappe su 15 nel 1927, e di vittorie di tappa consecutive.


Primo Mondiale<br />

L'8 ottobre del 1932, a Zurigo, la Federazione accolse la richiesta del governo<br />

Italiano e affidò l'organizzazione del secondo Campionato mondiale di calcio<br />

all'Italia. Mussolini sin dagli inizi del regime aveva promosso lo sport, e in<br />

particolare il gioco del calcio, anche a scopi propagandistici e nazionalistici: in<br />

un'Italia rurale e caratterizzata ancora dal campanilismo, il calcio era visto come<br />

strumento per favorire l'unità nazionale. Le città scelte per ospitare l'evento furono<br />

otto: Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Roma, Torino e Trieste. L'altra<br />

candidata ad ospitare i giochi fu la Svezia. Oltre ad essere il primo campionato del<br />

mondo disputato in Europa, quello del 1934 fu anche il primo torneo in cui si<br />

disputarono delle qualificazioni cui prese parte anche il paese ospitante. A Milano,<br />

l'Italia sconfisse la Grecia per 4-0. Alla fase finale presero parte 16 nazioni: 12<br />

europee, 3 americane e, per la prima volta, un'africana, l'Egitto. Nessuna squadra<br />

extra-europea, comunque, superò gli ottavi di finale. L'Uruguay campione uscente<br />

rifiutò di partecipare in risposta a quanto avvenuto nel 1930, quando molte delle<br />

nazionali europee, tra cui l'Italia, avevano declinato l'invito alla competizione per<br />

spese di viaggio e di soggiorno ritenute troppo alte.


P. Mennea<br />

Mennea iniziò la sua lunga carriera atletica internazionale nel 1971, quando debuttò ai<br />

Campionati europei con un terzo posto nella staffetta 4×100 metri. Fece il suo debutto<br />

olimpico a Monaco di Baviera, ai Giochi olimpici estivi del 1972, dove raggiunse la finale dei<br />

200 m, la specialità nella quale era più forte. Tagliò il traguardo al terzo posto. Ai<br />

Campionati europei del 1974, Mennea vinse l'oro nei 200 m davanti al pubblico di casa di<br />

Roma, e si piazzò secondo nei 100 m (dietro a Borzov, suo rivale storico) e nella staffetta<br />

veloce. a Montréal. Riuscì a qualificarsi per la finale, ma vide l'oro finire nelle mani del<br />

giamaicano Don Quarrie, mentre lui finì ai piedi del podio, quarto.Lo stesso risultato,<br />

mancando di poco il bronzo, venne raggiunto nella staffetta 4x100 metri. Nel 1978, a Praga,<br />

difese con successo il suo titolo europeo dei 200 m, ma mostrò le sue doti anche sulla<br />

distanza più breve, vinta anch'essa. In quell'anno si aggiudicò anche l'oro nei 400 metri<br />

piani agli europei al coperto. Nel 1979, Mennea, studente di scienze politiche, prese parte<br />

alle Universiadi, che si disputavano sulla pista di Città del Messico. Il tempo con cui vinse i<br />

200 metri piani, 19"72, era il nuovo record del mondo: esso resistette per ben 17 anni, ma va<br />

tenuto conto del fatto che fu ottenuto correndo a oltre duemila metri di quota. Mennea<br />

detenne anche il record del mondo a livello del mare dal 1980 al 1983, con 19"96.In quanto<br />

detentore del primato mondiale, Mennea era senz'altro uno dei favoriti per l'oro olimpico a<br />

Mosca anche a causa del boicottaggio statunitense delle Olimpiadi del 1980. Nella finale dei<br />

200 m, Mennea affrontò il campione uscente Don Quarrie e il campione dei 100 m Allan<br />

Wells.


Wells sembrò dirigersi verso una vittoria netta ma Mennea gli si avvicinò sul rettilineo e lo<br />

sopravanzò negli ultimi metri, aggiudicandosi l'oro per 2 centesimi di secondo. Mennea,<br />

soprannominato la Freccia del Sud, nel 1981 annunciò il suo ritiro concedendosi più tempo<br />

per lo studio. Successivamente ritornò sui suoi passi e l'anno dopo prese parte agli europei<br />

gareggiando però solo nella 4x100 che arrivò quarta. Il 22 marzo 1983 stabilì il primato<br />

mondiale (manuale) dei 150 metri piani, con 14"8 sulla pista dello stadio Comunale di<br />

Cassino: questo primato è ancora imbattuto, perché il tempo di 14"35 stabilito il 17 maggio<br />

2009 da Usain Bolt a Manchester non è stato omologato dalla Federazione in quanto<br />

stabilito su pista rettilinea.


M. Pantani<br />

Marco Pantani è stato un ciclista su strada italiano, con caratteristiche di scalatore puro.<br />

Professionista dal 1992 al 2003, vinse un Giro d'Italia e un Tour de France; fu anche medaglia<br />

di bronzo ai mondiali in linea del 1995. Soprannominato "il pirata", ottenne i suoi migliori<br />

risultati nelle corse a tappe: è a tutt'oggi l'ultimo italiano ad avere vinto il Tour de France, nel<br />

1998 (33 anni dopo Felice Gimondi) e l'ultimo ciclista in assoluto dopo Fausto Coppi, Jacques<br />

Anquetil, Eddy Merckx, Bernard Hinault, Stephen Roche e Miguel Indurain ad aver vinto il<br />

Giro e il Tour nello stesso anno. Escluso dal Giro del 1999 a seguito di un valore ematocrito al<br />

di sopra del consentito, Pantani risentì del clamore mediatico suscitato dalla vicenda e, pur<br />

tornato alle gare non molto tempo dopo, raggiunse solo sporadicamente i livelli cui era<br />

abituato. Caduto in depressione, morì il 14 febbraio 2004 a Rimini, per arresto cardiaco<br />

dovuto ad eccesso di sostanze stupefacenti. In carriera ottenne 46 vittorie. Pantani è<br />

considerato, assieme a Gino Bartali, Charly Gaul e Federico Bahamontes, uno dei più grandi<br />

scalatori di ogni epoca. Dopo la sua morte Lance Armstrong, sette volte vincitore del Tour de<br />

France, affermò che Pantani era stato il più grande scalatore di sempre; lo stesso Charly Gaul<br />

dichiarò che probabilmente Pantani era stato più forte anche di lui.


Calciopoli<br />

Lo scandalo del calcio italiano del 2006 (conosciuto soprattutto come Calciopoli) è<br />

stato, in ordine di tempo, il terzo grande scandalo (dopo quello del 1980, noto come<br />

Calcioscommesse e quello del 1986, noto come Secondo calcioscommesse o<br />

Calcioscommesse 2) a investire il mondo del calcio italiano, anche se come portata ed effetti<br />

è stato certamente maggiore dei primi due. Lo scandalo, le cui prime avvisaglie emersero da<br />

indiscrezioni di stampa alla fine di aprile del 2006 (ma in realtà negli ambienti calcistici<br />

circolava da diversi mesi l'esistenza di scottanti intercettazioni telefoniche tra importanti<br />

dirigenti federali e di società, oggetto di indagine della Procura di Torino, sebbene non<br />

fosse chiara la reale portata dei fatti), fu battezzato dagli organi di informazione con varie<br />

denominazioni, ma alla fine è storicamente prevalso il termine Calciopoli (per assonanza<br />

con Tangentopoli, laddove in quel caso a reggere l'espressione era il termine tangente). Le<br />

intercettazioni telefoniche oggetto delle indagini emersero solamente il 2 maggio 2006.<br />

Oggetto delle indagini da parte della Procura Federale della FIGC furono, oltre a vari<br />

dirigenti della stessa Federcalcio e dell'Associazione Italiana Arbitri, i dirigenti di diverse<br />

società professionistiche di calcio. A conclusione delle indagini la procura decise di<br />

chiamare a rispondere di vari capi di imputazione sei club: Juventus, Milan, Fiorentina,<br />

Lazio, Reggina ed Arezzo. Le ultime due, non coinvolte nella lotta per la qualificazione alle<br />

coppe europee 2006-2007, furono giudicate in un procedimento a parte, per consentire<br />

priorità ai giudizi sui primi quattro club, influenti sulla determinazione delle squadre<br />

italiane partecipanti alle competizioni internazionali nella stagione successiva.


1861 1913 1921 1928<br />

1948<br />

Moda<br />

Fratelli Prada S. Ferragamo Costituzione<br />

1943 Prima sfilata di<br />

G. Gucci<br />

Sorelle Fontana<br />

alta moda italiana<br />

Approfondimenti:<br />

150 anni di moda<br />

E. Schiaparelli<br />

Anni ‘30<br />

E. Pucci<br />

1949<br />

O. Missoni<br />

1951 1953<br />

R. Cavalli<br />

1970 1975<br />

1959<br />

Valentino<br />

Armani<br />

Moschino<br />

E. Fiorucci<br />

Anni ‘70<br />

1983<br />

2011<br />

Anni ‘80<br />

Milano capitale<br />

della moda


La moda italiana si è sempre contraddistinta da quella straniera perché nata dalla<br />

volontà di avere riscatto sociale, non è semplice affermazione di uno stato sociale.<br />

Fin dal 1861 esisteva un gusto italiano, di fatto la moda del made in Italy si è<br />

sviluppata nella Penisola e nel mondo dopo la proclamazione della Repubblica.


Giacca corta!<br />

Panciotto monopetto<br />

1861<br />

Cilindro<br />

Redingote (cappotto aperto dietro)<br />

Pantaloni larghi<br />

e dritti


Cuffie<br />

Gonne lunghe e ampie<br />

Grembiule<br />

in seta con<br />

frange


1900<br />

Il colore prediletto dai giovani era il rosso. Si<br />

indossavano generalmente giacche chiuse e<br />

strette, e cappotti lunghi di colore scuro.<br />

Cravatta nera<br />

Giacca doppiopetto


Collo a V, innovazione italiana!<br />

Voglia di libertà:<br />

gonne<br />

accorciate e<br />

tessuti più<br />

leggeri ma sotto<br />

c’è sempre il<br />

busto


Cappello a tesa larga<br />

Pantaloni dritti e attillati<br />

1920-30<br />

Giacca dritta


Abito di Elsa<br />

Schiaparelli,<br />

prima<br />

importante<br />

stilista<br />

italiana.<br />

Lavorava a<br />

Parigi. Grazie<br />

a lei ritorna<br />

la linea lunga<br />

e slanciata<br />

degli abitini<br />

contrapposiz<br />

ione alla<br />

donna<br />

mediterranea<br />

proposta da<br />

Gino<br />

Boccasile<br />

durante il<br />

Regime.


1940


Spalle quadrate<br />

Periodo della guerra e post guerra.<br />

Semplicità e comodità grazie a gonne al<br />

ginocchio e giacche strutturate ma facili da<br />

indossare.<br />

Gonne al ginocchio


1950<br />

Giacche più strutturate


Tacchi a spillo<br />

Ritorno degli abiti<br />

stretti in vita! E<br />

gonna a ruota.


1960<br />

Inizia a diffondersi lo stile dei<br />

Beatles con pantaloni stretti e<br />

corti, giacchette striminzite,<br />

uniformi ottocentesche con<br />

spalline, stivaletti alla caviglia.


Modello Twiggy: corpo snello e slanciato<br />

esaltato da minigonne, linee dritte e<br />

semplici, e scarpe basse per esaltare un


1970<br />

Periodo di<br />

ribellione: i<br />

ragazzi di<br />

destra<br />

indossavano i<br />

jeans di marca,<br />

i Ray Ban, le<br />

Timberland; a<br />

sinistra invece<br />

si usavano<br />

jeans sdruciti,<br />

occhiali da<br />

poche lire,<br />

camicioni e<br />

maglioni fuori<br />

taglia, borse a<br />

tracolla in<br />

cuoio naturale.


1980<br />

Colori fluo, stampe di<br />

ogni tipo, giacche<br />

eleganti rivisitate con<br />

spalle dai volumi<br />

esagerati, giacche di<br />

pelle, leggins, capelli<br />

lunghi… viva la<br />

stravaganza!


1990<br />

Parole d’ordine: vita alta e giochi di proporzioni.


2011<br />

Non c’è più un unico stile, ogni<br />

settimana della moda presenta un<br />

boom di tendenze, spesso riprese dal<br />

passato. Non è più moda come<br />

fenomeno di massa ma come<br />

espressione della propria personalità!

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