Global Jihad: temi, piste di diffusione e il fenomeno del reducismo ...
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jiha<strong>di</strong>smo globale m<strong>il</strong>itante, risulta chiaro come esso sia <strong>il</strong> prodotto «of the<br />
fragmentation of tra<strong>di</strong>tional structures of Muslim authority within new global<br />
landscapes» 26 .<br />
Tuttavia, occorre essere molto attenti a non sovrastimare <strong>il</strong> nich<strong>il</strong>ismo <strong>di</strong> questi<br />
movimenti, o l’idea che essi vogliano semplicemente <strong>di</strong>struggere e annich<strong>il</strong>ire<br />
l’Occidente. Esistono cause e motivazioni che si è cercato qui <strong>di</strong> descrivere, e che<br />
sarebbe ingiusto e sbagliato negare o non considerare. In particolare, risulta sempre<br />
più evidente <strong>il</strong> ruolo <strong>di</strong> catalizzatore <strong>del</strong>le violenze che gioca la percezione <strong>di</strong> essere<br />
um<strong>il</strong>iati, <strong>di</strong> vedere calpestati (o <strong>di</strong> immaginare calpestati, che fa lo stesso) i propri<br />
valori e <strong>il</strong> proprio co<strong>di</strong>ce d’onore – ancora così importante nel vissuto quoti<strong>di</strong>ano <strong>di</strong><br />
molte popolazioni musulmane.<br />
Lo Shahid<br />
Il concetto <strong>di</strong> shahid, ossia martire, è stato per gran parte <strong>del</strong>la storia islamica un concetto<br />
marginale, collegato soprattutto alla tra<strong>di</strong>zione <strong>del</strong>le varie correnti <strong>del</strong>lo sciismo. Gli sciiti,<br />
infatti soffrirono spesso sconfitte, persecuzioni e dovettero affrontare <strong>il</strong> martirio <strong>di</strong> molti dei<br />
loro imam.<br />
E’ Khomeyni che – nel suo pensiero rivoluzionario - r<strong>il</strong>ancia la figura <strong>del</strong> martire, e la rende<br />
popolare anche nel mondo sunnita, facendola progressivamente <strong>di</strong>venire una <strong>del</strong>le armi <strong>di</strong><br />
propaganda e <strong>di</strong> lotta più efficaci dei vari movimenti islamisti. Ma anche qui, Khomeyni<br />
sottolinea aspetti nuovi: <strong>il</strong> martire non è più solo colui che accetta la morte per testimoniare<br />
la sua fede, non è solo una accettazione <strong>del</strong>la volontà <strong>di</strong>vina; per Khomeyni, la morte <strong>del</strong><br />
martire non è solo espressione <strong>di</strong> santità, bensì è un sacrificio rivoluzionario nel tentativo <strong>di</strong><br />
abbattere un regime <strong>di</strong>spotico. Anche l’evento più luttuoso in assoluta <strong>del</strong>la storia sciita,<br />
l’uccisione <strong>del</strong>l’imam Husayn - figlio <strong>di</strong> ‘Ali, primo legittimo imam dopo Maometto, <strong>di</strong> cui era<br />
cugino e genero (ve<strong>di</strong> box 3 <strong>del</strong> capitolo 1) - avvenuta per mano dei califfi sunniti omayya<strong>di</strong><br />
durante la battaglia <strong>di</strong> Kerbela <strong>del</strong> 870 AD è da lui r<strong>il</strong>etto. Husayn muore nel tentativo <strong>di</strong><br />
sconfiggere un regime <strong>il</strong>legittimo e <strong>di</strong>spotico, un tentativo non “<strong>di</strong> testimonianza”, sapendo<br />
<strong>di</strong> dover perdere, ma attuato con <strong>il</strong> proposito <strong>di</strong> vincere, e <strong>di</strong> restaurare <strong>il</strong> vero governo<br />
islamico.<br />
Soprattutto, a partire dagli anni ’80, la repubblica islamica usa l’arma dei martiri durante la<br />
guerra con l’Iraq, con masse <strong>di</strong> bassiji, giovani volontari che si immolano praticamente<br />
<strong>di</strong>sarmati sui campi <strong>di</strong> battaglia. Poco dopo, gruppi sciiti ra<strong>di</strong>cali (Amal prima e poi<br />
Hezbollah) che si ispirano al leader <strong>del</strong>la repubblica islamica iraniana riprendono in Libano<br />
l’idea <strong>del</strong> martire come attentatore suicida. Il successo <strong>di</strong> questa tecnica, che permette ai<br />
movimenti islamisti <strong>di</strong> compensare almeno in parte la fortissima inferiorità m<strong>il</strong>itare e<br />
26 Faisal Devji, Landscapes of the <strong>Jihad</strong>, New York, 2005. Cfr ancheStefan M. Aubrey, The New Dimension of<br />
International Terrorism, Zurich, 2004, in particolare capp.7 e 8, pp.53-213.<br />
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