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Global Jihad: temi, piste di diffusione e il fenomeno del reducismo ...

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solo una struttura terroristica, bensì un ombrello strategico, dottrinale e ideologico<br />

per una varietà <strong>di</strong> movimenti, <strong>di</strong> gruppi e per quella gioventù islamica auto-<br />

ra<strong>di</strong>calizzata che funge da serbatoio e da veicolo proliferante <strong>del</strong> jiha<strong>di</strong>smo globale.<br />

Questa gioventù – per lo più ben alfabetizzata e urbanizzata – non è più intercettata<br />

solo dai movimenti islamisti più “istituzionali” e politici: spesso si tratta <strong>di</strong> piccoli<br />

gruppi che si richiamano alla ideologia jiha<strong>di</strong>sta appresa da internet, ma che non<br />

hanno vere guide dottrinali; per l’esegesi <strong>del</strong>le fonti sciaraitiche – <strong>il</strong> Corano e la<br />

Sunna fra tutte – essi spesso semplicemente bypassato gli ‘ulema’ e gli esperti <strong>del</strong>la<br />

legge religiosa ufficiali, preferendo un approccio più in<strong>di</strong>viduale, una manifestazione<br />

<strong>del</strong>la propria fede, basata sul mito <strong>del</strong> martirio e sulla professione religiosa come atto<br />

<strong>di</strong> volontà (riprendendo l’esempio <strong>di</strong> Sayyid Qutb).<br />

Questa separazione fra islamisti politici e ‘ulema’ accre<strong>di</strong>tati e giovani jiha<strong>di</strong>sti<br />

salafisti – che a mio giu<strong>di</strong>zio riproduce a ben vedere la spaccatura <strong>del</strong> primo<br />

riformismo islamico fra ‘ulema’ tra<strong>di</strong>zionalisti e nuovi pensatori religiosi che<br />

volevano <strong>il</strong> rinnovamento <strong>del</strong>l’islam, tipico <strong>del</strong> mondo musulmano a cavallo dei<br />

secoli XIX e XX – rappresenta una vera e propria fitna, ossia una <strong>di</strong>visone, una<br />

frattura gravida <strong>di</strong> pericolose conseguenze per le società <strong>del</strong> mondo islamico,come<br />

sostiene Kepel. Secondo lo stu<strong>di</strong>oso francese: «Gli ulema <strong>del</strong>l’islam contemporaneo<br />

hanno perduto <strong>il</strong> controllo <strong>del</strong>la <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> jihad, non hanno più i mezzi per<br />

ammonire i fe<strong>del</strong>i contro l’avvento <strong>del</strong>la fitna: sono stati superati dai m<strong>il</strong>itanti attivi<br />

che possono fare a meno <strong>del</strong>la cautela, e soprattutto ignorano <strong>del</strong>iberatamente la<br />

lunga storia <strong>del</strong>le società musulmane, ma padroneggiano le tecnologie postmoderne,<br />

navigano su internet e p<strong>il</strong>otano aerei, nutriti da una visione <strong>del</strong>l’universo fortemente<br />

limitata» 25 . Questa spaccatura accentua la ricerca <strong>del</strong> martirio – e li rende<br />

letteralmente «avi<strong>di</strong> <strong>del</strong>la propria morte» - certi che <strong>il</strong> loro sacrificio avrà una valenza<br />

salvifica e catartica, con una visione m<strong>il</strong>lenarista che era fino a pochi anni fa<br />

patrimonio più <strong>del</strong>l’islam sciita che <strong>di</strong> quello sunnita. Secondo Faisal Devji, pur non<br />

essendo possib<strong>il</strong>e <strong>del</strong>ineare un chiaro processo genealogico che ha prodotto <strong>il</strong><br />

25 G<strong>il</strong>les Kepel, Fitna. Guerra nel cuore <strong>del</strong>l’islam, Roma-Bari, 2004, p.275.<br />

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