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Global Jihad: temi, piste di diffusione e il fenomeno del reducismo ...

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estremamente ra<strong>di</strong>cale – s’incentrava sulla retorica <strong>del</strong>la <strong>di</strong>fesa <strong>del</strong>l’islam dagli<br />

attacchi <strong>del</strong>l’Occidente e dei “sionisti”, ma gli obiettivi principali <strong>del</strong>l’azione erano<br />

principalmente <strong>di</strong>retti all’interno <strong>del</strong> mondo islamico: <strong>il</strong> loro obiettivo era scar<strong>di</strong>nare<br />

i regimi (politicamente) moderati per creare veri stati islamici. Ironicamente, fra gli<br />

obiettivi primari vi era anche <strong>il</strong> governo sau<strong>di</strong>ta, a lungo uno degli “appren<strong>di</strong>sti<br />

stregoni” <strong>del</strong>l’islamismo ra<strong>di</strong>cale sunnita.<br />

I movimenti islamisti che si muovevano in un’ottica – per così <strong>di</strong>re – nazionale, ossia<br />

miranti a prendere <strong>il</strong> potere nei singoli stati islamici abbattendone i «regimi empi»,<br />

per affermarsi dall’interno, dovevano riuscire a operare una sintesi politica e<br />

ideologica fra gruppi sociali <strong>di</strong>versi, che erano portatori <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse agende sociali.<br />

G<strong>il</strong>les Kepel 20 parla <strong>del</strong>la necessità – per questi movimenti – <strong>di</strong> aggregare oltre alla<br />

intellighenzia islamista, le masse urbane <strong>di</strong> giovani, spesso emarginate dal regime o<br />

che vivono situazioni sociali ed economiche estremamente frustranti, come<br />

conseguenza <strong>del</strong> boom demografico che ha caratterizzato la seconda metà <strong>del</strong> XX<br />

secolo, e che ha prodotto enormi tensioni socio-economiche in tutti i paesi afro-<br />

asiatici. Ma fondamentale è per i movimenti islamisti riuscire ad aggregare anche <strong>il</strong><br />

ceto me<strong>di</strong>o religioso tra<strong>di</strong>zionale(<strong>il</strong> ceto <strong>del</strong> bazar) , che forma un ceto sociale spesso<br />

nebuloso ma in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e per rafforzare <strong>il</strong> consenso popolare, generalmente<br />

scontento dei regimi al potere ma che rifugge gli eccessi <strong>del</strong>l’attivismo islamico più<br />

violento.<br />

Nonostante gli indubbi successi parziali <strong>di</strong> molti <strong>di</strong> questi movimenti nel re-<br />

islamizzare parzialmente le società in cui operavano, ottenendo significative<br />

concessioni dai vari regimi a ci si opponevano (come ad esempio in Egitto) o<br />

riuscendo a venire cooptati (come nel caso <strong>del</strong>l’Indonesia, <strong>del</strong> Pakistan e <strong>del</strong>la<br />

Malaysia) in tema <strong>di</strong> shari’a, <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> famiglia, <strong>di</strong> scuole coraniche, etc., essi hanno<br />

mancato quasi ovunque la conquista <strong>del</strong> potere.<br />

20 Cfr alcuni lavori <strong>di</strong> G<strong>il</strong>les Kepel, Fitna. Guerra nel cuore <strong>del</strong>l’islam, Roma-Bari, 2004; idem, <strong>Jihad</strong>. Ascesa e declino<br />

<strong>del</strong>la guerra santa, Roma, 2001; idem, The Tra<strong>il</strong> of Political Islam, Opendemocracy.net, luglio 2002<br />

(www.opendemocracy.net).<br />

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