Discussioni del Parlamento europeo - Europa
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09-07-2008<br />
IT<br />
<strong>Discussioni</strong> <strong>del</strong> <strong>Parlamento</strong> <strong>europeo</strong><br />
Oggi l’<strong>Europa</strong> continua a non esistere, e mi congratulo con l’onorevole collega von Wogau<br />
per continuare a battersi, come ha fatto dal momento in cui è diventato presidente <strong>del</strong>la<br />
sottocommissione per la sicurezza e la difesa, affinché l’<strong>Europa</strong> non <strong>del</strong>uda le aspettative,<br />
non solo al di fuori <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong> stessa, in ogni parte <strong>del</strong> mondo, ma anche all’interno di<br />
essa, dove, come ben sapete, il 70 per cento dei nostri concittadini sta chiedendo all’<strong>Europa</strong><br />
di prendere il suo posto a livello internazionale e dimostrare di essere degna <strong>del</strong>la sua storia.<br />
Marie Anne Isler Béguin (Verts/ALE). - (FR) Signor Presidente, visto che oggi non<br />
siamo in molti qui, approfitterò di questa opportunità per aggiungere, con lo stesso spirito<br />
<strong>del</strong>l’onorevole Morillon, che le persone si aspettano davvero molto dall’<strong>Europa</strong> e che ancora<br />
oggi – come l’onorevole von Wogau ben sa – la Georgia, un paese che è coperto dalla<br />
politica europea di vicinato, è sull’orlo <strong>del</strong>la guerra. Non passa giorno senza che vi siano<br />
scontri fra la Georgia e la regione separatista <strong>del</strong>l’Abkhazia, e la situazione si fa più critica<br />
di ora in ora.<br />
Proprio questo pomeriggio abbiamo ricevuto un appello urgente da parte <strong>del</strong>le autorità<br />
georgiane, affinché l’Unione europea partecipi alla risoluzione <strong>del</strong> conflitto, e questo<br />
dimostra quanto abbiamo bisogno <strong>del</strong>l’<strong>Europa</strong>. Quando viene introdotta una politica<br />
europea di vicinato, è anche indispensabile prendersi la responsabilità <strong>del</strong>la sua applicazione.<br />
Günter Verheugen, Vicepresidente <strong>del</strong>la Commissione . − (DE) Signor Presidente, onorevoli<br />
colleghi, come ci si aspettava questo dibattito si è incentrato su questioni cruciali. È<br />
necessario discuterne apertamente, poiché si tratta di fatti reali e non pii desideri.<br />
La realtà dei fatti è semplice. Gli schemi di conflitto tradizionali sono cambiati. Il confine<br />
fra sicurezza interna ed esterna diventa sempre più indistinto. Ad esempio, non tutti i<br />
presenti in questa aula saranno d’accordo con la visione americana che identifica la lotta<br />
al terrorismo con la guerra. Tuttavia la maggior parte degli americani condivide tale punto<br />
di vista.<br />
Sempre più la tecnologia utilizzata per il mantenimento <strong>del</strong>la sicurezza interna, in particolar<br />
modo per la lotta al crimine internazionale e al terrorismo, tende a provenire dagli stessi<br />
centri di ricerca e le stesse aziende, nonché ad essere utilizzata per lo stesso scopo, sebbene<br />
in campi di applicazione diversi.<br />
Dobbiamo riconoscere che è fondamentale stabilire dei confini altrove, ossia dove vengono<br />
prese le decisioni politiche in merito all’utilizzo degli strumenti. A questo punto lasciate<br />
che lo dica chiaramente: è in questo caso che si applica il Trattato.<br />
Il generale Morillon – se mi è permesso usare il titolo <strong>del</strong>l’onorevole Morillon, dato che<br />
egli stesso prima ha menzionato l’importante ruolo svolto nei Balcani – ha riportato<br />
nuovamente la nostra attenzione sull’argomento. Per molto tempo sono state eseguite<br />
operazioni europee per impedire, risolvere e evitare conflitti. Non vi è bisogno di chiamare<br />
alcun funzionario senior come testimone, poiché tutti noi sappiamo che i responsabili<br />
<strong>del</strong>la sicurezza dei soldati europei in missione fanno assegnamento su un quadro <strong>del</strong>la<br />
situazione estremamente preciso. Oggi non è più possibile avere tale quadro senza l’utilizzo<br />
<strong>del</strong>la tecnologia spaziale, perché in caso contrario ce l’avrebbe, e ne trarrebbe vantaggio,<br />
la controparte. Metteremmo le nostre stesse forze in grave pericolo e ne<br />
comprometteremmo l’operatività se dicessimo che per motivi di principio noi europei<br />
non permettiamo tale uso.<br />
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