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Oplepo: scrittura à contrainte e letteratura potenziale - Paolo Albani

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la mancanza di senso delle nostre esistenze. Fare il vuoto, tornando a poco a<br />

poco a ridurre, rallentare, cancellare il significante è un modo per eliminare i<br />

significati illusori: in questo senso, balbettare è un progresso.<br />

Si è detto che, in Apprendre a bredouiller, è il testo stesso la regola.<br />

Anche in La Disparition, regola e testo coincidono:<br />

la regola lipogrammatica che presiede all’elaborazione del racconto si<br />

trasforma nella storia stessa narrata. È vero, la vocale non esiste più, è<br />

scomparsa, ma la sua assenza riempie le pagine di una sorta di continua,<br />

crescente e silenziosa presenza: essa genera il racconto, fa vivere o per lo<br />

meno fa muovere e morire i suoi protagonisti 159 .<br />

È un modo di scrivere che gioca molto sulla mise en abyme, in quel<br />

meccanismo di ripetizione dell’uguale e di inclusioni infinite che Lucien<br />

Dallenbach ha teorizzato nel suo saggio Il racconto speculare 160 . In un testo<br />

<strong>à</strong> <strong>contrainte</strong>, questo genere di espediente è accentuato dall’idea, confermata<br />

brillantemente da La Disparition, che la chiave di lettura di un testo è<br />

sempre contenuta nel testo stesso.<br />

Si tratta di forme di metanarrazione molto sperimentate durante il<br />

postmoderno e che l’<strong>Oplepo</strong> declina in opere in cui il lettore, chiamato al<br />

gioco, non si getta mai completamente dentro il testo, ma tende a porsi<br />

sempre con un certo distacco critico, pronto a captare gli indizi che lo<br />

conducono fuori dal labirinto testuale.<br />

159<br />

RAFFAELE ARAGONA, Introduzione in ID. (a cura di), La regola è questa. La <strong>letteratura</strong><br />

<strong>potenziale</strong>, cit., p. 11.<br />

160<br />

LUCIEN DALLENBACH, Il racconto speculare. Saggio sulla «mise en abyme», trad. it. di<br />

Bianca Concolino Mancini, Milano, Pratiche Edizioni, 1994.<br />

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