Oplepo: scrittura à contrainte e letteratura potenziale - Paolo Albani
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Queneau, Calvino e i loro compagni tengano a sottolineare la loro volont<strong>à</strong> di<br />
porsi al di l<strong>à</strong> del valore letterario, ovviamente senza disdegnarlo o ignorarlo<br />
totalmente, come avviene nelle derive più radicali dello Strutturalismo.<br />
Ciò che, comunque, lega in modo indissolubile <strong>Oplepo</strong> e Strutturalismo è<br />
la visione dell’opera come realizzazione di una forma astratta, che si colloca<br />
idealmente prima dell’opera stessa, o, comunque, su un gradino diverso,<br />
assumendo la funzione di modello. Come rileva Todorov,<br />
l’opera è vista solo come manifestazione di una struttura astratta, della<br />
quale essa è solamente una delle possibili realizzazioni. […] qualsiasi<br />
realizzazione sarebbe, in sostanza, gi<strong>à</strong> contenuta nel sistema generatore 67 .<br />
Nella frase di Todorov compaiono due termini basilari per lo Strutturalismo,<br />
così come per l’<strong>Oplepo</strong>: sistema e struttura. Sono concetti nel nostro caso<br />
interscambiabili: quello di struttura fa la sua comparsa nel 1929, in<br />
occasione del I Congresso dei filologi slavi del Circolo linguistico di Praga,<br />
mentre Saussure si riferiva alla lingua (struttura organizzata dei segni<br />
linguistici) con il termine sistema. Con questa parola, in ambito<br />
strutturalista, si intende un insieme regolato di elementi discreti, ordinati ed<br />
arbitrari in cui «tutte le parti possono e devono essere considerate nella loro<br />
solidariet<strong>à</strong> diacronica» 68 ; i critici formalisti adottano, quindi, la visione<br />
saussuriana e considerano l’opera letteraria come un sistema. Tale sistema si<br />
configura come un’architettura al suo interno rigidamente strutturata che<br />
67 FRANCESCO MUZZIOLI, Le teorie della critica letteraria, cit., p. 95.<br />
68 EMILE BENVENISTE, Problemi di Linguistica generale, Milano, Il Saggiatore, 1971, p.<br />
112.<br />
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