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Oplepo: scrittura à contrainte e letteratura potenziale - Paolo Albani

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I. 3 Il concetto di struttura nell’<strong>Oplepo</strong>.<br />

L’esperienza oplepiana ha ufficialmente inizio a Parigi nel 1960. Sono gli<br />

anni in cui nella capitale francese giunge come un’ondata irreversibile il<br />

pensiero strutturalista, che, sorto nei primi decenni del secolo con i<br />

formalisti russi e rinsaldato negli anni trenta dall’apporto della scuola di<br />

Praga, si accende di nuovi dibattiti grazie a studiosi come Gérald Genette,<br />

Roland Barthes, Claude Lévi-Strauss. L’<strong>Oplepo</strong>, pur mantenendo una certa<br />

autonomia di pensiero, si nutre di alcune importanti impostazioni dello<br />

strutturalismo.<br />

Innanzitutto, come il Formalismo, l’<strong>Oplepo</strong> si fa portavoce di un<br />

atteggiamento analitico che lo avvicina a una disciplina fondamentalmente<br />

scientifica e che la critica tradizionalista taccer<strong>à</strong> di freddezza e<br />

artificiosit<strong>à</strong> 63 . Il pensiero formalista, infatti, studia il linguaggio e le sue<br />

forme derivate (le arti e la <strong>letteratura</strong>) come oggetti concreti, che si<br />

configurano come insiemi regolati da rapporti tra le parti. Di conseguenza,<br />

l’arte è considerato un sistema di simulazione secondario, proprio perché «si<br />

serve di una lingua naturale come materiale» 64 .<br />

Si tratta, indiscutibilmente, di una visione molto simile a quella<br />

materialista e meccanica che l’<strong>Oplepo</strong> fa propria quando riflette sull’opera<br />

d’arte, sul testo e sulla <strong>contrainte</strong>. Gli Oplepiani, infatti, si soffermano sugli<br />

aspetti tecnici dell’opera, così come i Formalisti «si adoperano a portare alla<br />

63<br />

Per quanto riguarda il rapporto che l’<strong>Oplepo</strong> istituisce tra arte e scienza si rimanda al<br />

paragrafo successivo (I. 4).<br />

64<br />

JURIJ M. LOTMAN, La struttura del testo poetico, trad. ita di Eridano Bazzarelli, Milano,<br />

Mursia, 1972, p. 15.<br />

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