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Oplepo: scrittura à contrainte e letteratura potenziale - Paolo Albani

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“Anciens et Modernes”. Anciens riguardo l’idea di ispirazione artistica, gli<br />

Oplepiani si dimostrano, invece, Modernes avallando la cosiddetta “poesia<br />

da laboratorio”, giungendo a coniare nuove definizioni di <strong>contrainte</strong> rispetto<br />

alla loro qualit<strong>à</strong> e difficolt<strong>à</strong> formale: a seconda della complessit<strong>à</strong> connessa<br />

all’elaborazione del testo, essi parlano di <strong>contrainte</strong>s “dure” e <strong>contrainte</strong>s<br />

“molli”. Scrivere un intero romanzo lipogrammatico, come quello di Perec,<br />

costituisce una <strong>contrainte</strong> dura; comporre una poesia ad acrostico, invece,<br />

può considerarsi una <strong>contrainte</strong> molle, perché non esageratamente difficile.<br />

Il <strong>potenziale</strong>, quindi, presuppone prodotti non reali, ma ancora da farsi,<br />

ancora da scoprirsi: più che di opere, allora, si parler<strong>à</strong> di congegni, di<br />

dispositivi. Il <strong>potenziale</strong>, in questo senso, veicola un’idea di <strong>letteratura</strong><br />

non a lettere maiuscole, una <strong>letteratura</strong> che non ha un concetto di sé come<br />

di un qualcosa che mira ad un empireo, a un assoluto, ma una <strong>letteratura</strong><br />

fatta di congegni, meccanica sì, ma nel senso forte ottocentesco; di una<br />

<strong>letteratura</strong>, cioè, realizzata in modo quotidiano, artigianale, come esercizio,<br />

tecnica, applicazione. 55<br />

Da una tale concezione estetica consegue che la definizione di “<strong>letteratura</strong><br />

da laboratorio” non è spregiativa, anzi, va addirittura accentuata: quello<br />

degli oplepiani è più di un laboratorio, è un “opificio”. Con il termine<br />

opificio (scelto per tradurre il francese ouvroir) si intende comunemente una<br />

fabbrica, uno stabilimento industriale. In questo senso la meccanicit<strong>à</strong><br />

dell’artista-artigiano è ottocentesca: è l’homo faber, quello della «fase<br />

55 RAFFAELE ARAGONA, Prolegomeni a una logomachia, in OPLEPO, La Biblioteca<br />

Oplepiana, cit., p. 14.<br />

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