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Oplepo: scrittura à contrainte e letteratura potenziale - Paolo Albani

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1969, emerge una sostanziale analogia: molte delle figure retoriche elencate<br />

da Lausberg, infatti, sono simili: troviamo perifrasi, litoti, ossimori, figure di<br />

ripetizione, di ordine, figure foniche e grafiche (le cui descrizioni e analisi<br />

verranno affrontate nel Capitolo Terzo). Ma una differenza significativa è<br />

alla base dei due progetti: il manuale di Lausberg è un manuale che contiene<br />

figure retoriche che si riferiscono all’ornatus, che corrisponde «all’esigenza<br />

dell’uomo (sia che parli o che ascolti) di una bellezza delle espressioni<br />

umane della vita e della propria rappresentazione umana» 43 ; le diverse<br />

figure, suddivise in figure semantiche (ornatus dei pensieri) e formulazioni<br />

linguistiche (ornatus di parole), possono essere usate dallo scrittore per<br />

rendere più piacevole ed efficace il suo discorso, per rendere la sua retorica<br />

più virtuosa. Le <strong>contrainte</strong> del dizionario oplepiano, invece, sono sì fatte per<br />

essere usate, ma sono contemporaneamente il senso stesso e ultimo<br />

dell’opera: il loro scopo non è ornare uno stile, bensì rappresentare lo stile<br />

stesso, il fil rouge della composizione, la struttura da cui il testo stesso<br />

scaturisce. Questo meccanismo è magistralmente esemplificato da Exercices<br />

de style di Raymond Queneau, testo a <strong>contrainte</strong> in cui sulla base di un esile<br />

spunto narrativo, l’autore modula 99 testi che giocano su variazioni<br />

possibili, cioè giocate su stili diversi che veicolano lo stesso contenuto.<br />

Seguendo il procedimento musicale delle variazioni possibili partendo da<br />

uno stesso tema, Queneau imposta le sue varianti su regole e restrizioni tra<br />

cui troviamo molte delle figure codificate dai manuali di retorica: litoti,<br />

metafore, apostrofi, epentesi, paragogi, ecc.: tali figure, però, non servono a<br />

rendere più ricco o incisivo il testo, bensì sono la base formale su cui ogni<br />

testo è costruito: sono la vera e propria chiave d’accesso e di lettura del<br />

43 HEINRICH LAUSBERG, Elementi di retorica, trad. it. di Lea Ritter Santini, Bologna, Il<br />

Mulino, 1969, p. 95.<br />

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