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Oplepo: scrittura à contrainte e letteratura potenziale - Paolo Albani

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cinque coppie di sonetti, ognuno dei quali gioca su una delle cinque vocali:<br />

il primo sonetto della coppia è lipogrammatico, quindi composto senza<br />

usare una delle vocali, mentre il secondo è la sua trasformazione in un<br />

sonetto monovocalico, che quindi utilizza la sola vocale esclusa dal primo.<br />

Di seguito si riportano gli incipit della prima coppia:<br />

Ulto core, di cocci fori ore<br />

Mesto ridi su loti di cortili<br />

[…]<br />

Alta, cara, da cacca far<strong>à</strong> ara,<br />

Ma sta rada salata, d<strong>à</strong> cart’ala 54<br />

Per dare una vaga coerenza di senso, l’autore deve operare sulle<br />

segmentazioni delle parole (mesto diventa ma sta, ad esempio) e su un<br />

linguaggio che sia più che altro evocativo, come potrebbe apparire ad un<br />

uditore occidentale la declamazione di vocalizzi Zulu. Campagnoli li<br />

propone «come ulteriore esempio provocatorio della prevalenza della<br />

struttura sull’esecuzione e della rinuncia al bello a priori». L’intento<br />

mistificatorio è evidente ed è accentuato dalla scelta metrica del sonetto.<br />

Sanguineti sostiene, a questo proposito, che<br />

se un poeta d’oggi scrive un sonetto […], deve sentire come non naturale<br />

questa forma, deve prendere le distanze, in qualche modo deve essere<br />

54 ID., Vocalizzi Zulu. Sonetti monovocalici latenti, Biblioteca Oplepiana N. 6, in OPLEPO,<br />

La Biblioteca Oplepiana, cit., p. 98.<br />

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