Oplepo: scrittura à contrainte e letteratura potenziale - Paolo Albani
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notai, notai notai. 50<br />
La sfida lanciata al lettore è, ovviamente, quella di capire a quali significati<br />
si riferiscono le tre voci omonime (in questo caso, il primo significante si<br />
riferisce alla prima persona singolare del passato remoto del verbo nuotare,<br />
il secondo al verbo notare nel significate di scorgere e il terzo al plurale di<br />
notaio).<br />
Un altro esempio di come la lettura di un’opera <strong>à</strong> <strong>contrainte</strong> si trasformi<br />
nella decifrazione di un enigma è la plaquette N. 3, ad opera di Giuseppe<br />
Varaldo e intitolata Canto Tenero. Il componimento, costituito da 14 strofe<br />
di endecasillabi divisi in quartine a rima alterna, è costruito attraverso «una<br />
semplice sequenza ininterrotta di nomi di personaggi mitologici - in virtù di<br />
opportune cesure e di un’appropriata punteggiatura, nonché di eventuali<br />
apostrofi o accenti» 51 . L’attenzione del lettore e il suo bagaglio di<br />
conoscenze, così, chiamate a decifrare tra le righe della composizione<br />
poetica i mitografemi che la formano, ovvero le unit<strong>à</strong> grafiche che celano i<br />
nomi mitologici.<br />
50 RAFFAELE ARAGONA, La viola del bardo. Piccolo Omonimario Illustrato, Biblioteca<br />
Oplepiana N. 8, in OPLEPO, La Biblioteca Oplepiana, cit., p.582.<br />
51 GIUSEPPE VARALDO, Canto tenero. Mitografemi, Biblioteca Oplepiana N. 3, in OPLEPO,<br />
La Biblioteca Oplepiana, cit., p. 49.<br />
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