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Oplepo: scrittura à contrainte e letteratura potenziale - Paolo Albani

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La finzione, quindi, è una dimensione del pensiero sempre esistita e che<br />

nella cultura postmoderna trova originali rappresentazioni (basti pensare al<br />

filone inaugurato dalla produzione letteraria di Borges 28 ). L’<strong>Oplepo</strong> accoglie<br />

l’istanza attraverso una serie di esperimenti di finzioni letterarie che<br />

uniscono al dialogo costante con la tradizione un certo gusto parodico in cui<br />

vero e falso si fondono e si confondono.<br />

Esperimenti di questo tipo avevano trovato spazio negli anni settanta sulle<br />

pagine del «Caffè», dove, ad esempio, in occasione del centenario della<br />

morte di Manzoni, si pubblica un falso inedito in cui l’autore dei Promessi<br />

Sposi, in preda ad una crisi di nevrosi intellettuale (la <strong>contrainte</strong> prende,<br />

infatti, il nome di “slittamento ansioso”), avrebbe sostituito le parole del<br />

celebre incipit del capitolo VIII del suo romanzo con altri termini successivi<br />

o precedenti in un determinato dizionario rispetto a specifiche parole<br />

suggeritegli dal suo inconscio malato 29 . Si tratta, evidentemente, di una<br />

variante del metodo oulipista S+N, che abbiamo incontrato più volte nel<br />

corso di questa esplorazione della <strong>letteratura</strong> <strong>potenziale</strong>.<br />

Operazioni simili sono quelle ad opera di Luca Chiti in L’infinito futuro<br />

(plaquette N. 11) e Il centunesimo canto (plaquette N. 18). In entrambi i<br />

casi, l’autore si serve del classico espediente del manoscritto ritrovato per<br />

costruire attorno alle sue finzioni poetiche una cornice metanarrativa<br />

credibile, accattivante e filologicamente fondata.<br />

L’infinito futuro, ad esempio, prende le mosse da un<br />

28 Borges è, di fatto, uno dei maestri (o plagiari per anticipazione) di molte istanze<br />

oplepiane: accanto alla categoria della finzione letteraria, si evidenzia la sua propensione<br />

per il riuso dei testi, le sue creazioni labirintiche di rimandi e citazioni in cui il lettore è<br />

coinvolto in una coinvolgente e a tratti criptica sfida interpretativa.<br />

29 Il falso esperimento manzoniano prende il titolo Addio monti ed è, in realt<strong>à</strong>, opera di<br />

Cesare Landrini (CESARE LANDRINI, Addio monti, in «Caffè», n. 4-5-6, 1973, p. 128).<br />

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