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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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ombardate finché tutto sia distrutto», gli ordina Hitler) avrà un incontro con Keitel e<br />

Jodl e lo stesso Hitler ospite, questa volta, del Casino-Hotel di Zoppot, vicino a Danzica.<br />

Subito dopo la conclusione dell’armistizio con la Francia, nell’estate del 1940. Warlimont<br />

è tra i primi a sapere che Hitler ha deciso di non azzardare Seelöwe, lo sbarco in<br />

Inghilterra, ma di rivolgersi invece ad oriente. Ecco come racconta egli stesso l’episodio<br />

nel suo libro di ricordi Durante tutta la guerra al Quartier Generale del Führer: «Nel<br />

pomeriggio del 29 luglio 1940 il generale Jodl è di ritorno dall’Obersalzberg dove è stato<br />

convocato dal Signore della Guerra. Sale sul treno Atlas che gli serve da comando<br />

mobile e ci aspetta alla stazione di Bad Reichenhall». Convoca i suoi principali<br />

collaboratori, Warlimont appunto e i rappresentanti delle tre forze armate al suo<br />

Quartier Generale (tenente colonnello von Lossberg, capitano di corvetta Junge e<br />

maggiore dell’Aeronautica von Falkenstein). Dopo avere fatto giurare a tutti i convenuti<br />

il silenzio più assoluto, «come un novello Mosè riporta dal Sinai il messaggio hitleriano».<br />

«Il Führer ha l’intenzione di distruggere l’Unione Sovietica con le armi. L’impresa<br />

avverrà la prossima primavera».<br />

Per tutta la guerra Walter Warlimont è nel suo ufficio ad escogitare piani, a spostare<br />

truppe, a calcolare riserve. Soltanto in alcuni momenti si reca su un fronte per una<br />

breve ispezione.<br />

Un esperto di problemi italiani<br />

Le «ispezioni» sono state frequenti in Italia. Non dimentichiamo che siccome il fronte<br />

orientale era escluso dalle competenze di Jodl e di Warlimont il fronte sud della<br />

«fortezza europea» assume per i due uomini un’importanza preminente. Così ben<br />

presto Warlimont diventa un «esperto» di problemi italiani e vagamente mediterranei.<br />

Dal 25 al 28 febbraio 1943, per esempio, subito dopo il disastro di Stalingrado, è<br />

Warlimont che accompagna Ribbentrop a Roma e catechizza Mussolini e Ambrosio sulla<br />

situazione in Croazia. «I comunisti di Tito e i cetnici di Mihailovic sono la stessa cosa,<br />

non si deve trattare, bisogna distruggere», dice Warlimont in nome del Führer e<br />

Mussolini annuisce compostamente. Ma non promette alcun aiuto concreto all’alleato<br />

nei guai.<br />

Due mesi dopo, il 19 maggio sempre del 1943, in una conferenza sulla situazione<br />

(Lagebesprechung) tenuta all’Obersalzberg, mentre Hitler è già allarmato per<br />

l’andamento della guerra in Mediterraneo (il 12 precedente sono cessate le operazioni in<br />

Tunisia) e sentenzia: «Degli italiani, a parte il duce, non c’è da fidarsi, ma nel caso che<br />

in Italia succeda qualche porcheria basteranno poche forze a ristabilire la situazione», è<br />

Warlimont a suggerire il rimedio: «Secondo i nostri calcoli è sempre disponibile, per le<br />

esigenze che potessero manifestarsi in Italia, la massa delle unità del piano Gisela e del<br />

corpo paracadutisti di Student». Il piano Gisela, come è noto, era il contrassegno di<br />

comodo di un progetto per eventuali operazioni dalla Francia meridionale attraverso la<br />

Spagna con obiettivo Gibilterra e il Portogallo, piano mai messo in atto per la scarsità<br />

delle forze e l’ostinato quanto prudente «no» di Franco.<br />

Condannato all’ergastolo<br />

È di nuovo in Italia dal 7 al 18 giugno 1944, subito dopo la liberazione di Roma.<br />

Warlimont ispeziona il fronte sud, si urta con Kesselring, propone di arretrare «subito»<br />

l’intero schieramento, ma soltanto fino all’Arno. Kesselring invece decide di ripiegare<br />

con la massima lentezza possibile, ma non trasversalmente fino all’Arno bensì<br />

diagonalmente fino all’Appennino, linea verde o «gotica», come diranno gli italiani.<br />

Il 20 luglio 1944 Warlimont è accanto al suo Führer. Ecco come rievoca la scena<br />

dell’esplosione: «Fin da bambino non sopportavo di sedere sotto pesanti lampadari, mi

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