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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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Noguès è già costretto a chiedere la resa. Ma intanto tredici navi francesi sono colate a<br />

picco e circa tremila uomini hanno perso la vita.<br />

La commedia degli equivoci<br />

Contrariamente alle aspettative americane, lo sbarco incontra un’accanita resistenza<br />

anche a Orano, dove i combattimenti dureranno fino alla mattina del 10 novembre. Ma<br />

la situazione più confusa è certamente quella che si crea ad Algeri, proprio là dove gli<br />

americani si attendevano che tutto andasse liscio come l’olio. per la presenza in città di<br />

un personaggio imprevisto e imbarazzante: l’ammiraglio Darlan. Darlan, ministro della<br />

Marina nella Francia di Vichy, si trova ad Algeri per caso. È venuto ad assistere suo<br />

figlio, colpito da una grave forma di poliomielite e ricoverato in ospedale. Ad Algeri gli<br />

Alleati conterebbero soprattutto sull’appoggio del generale Juin, anche se al<br />

governatore dell’Algeria, per colmo di prudenza, non è stata comunicata la data precisa<br />

dello sbarco. Poco dopo mezzanotte, quando Murphy va da lui per informarlo che è<br />

scoccata l’ora X, Juin rimane di stucco. Come regolarsi, con Darlan? Mentre i congiurati<br />

arrestano il generale Koeltz. comandante del corpo d’armata, e ordinano ai principali<br />

capi militari di non lasciare le proprie abitazioni, Murphy e Juin decidono d’invitare<br />

l’ammiraglio ad un colloquio chiarificatore. Sono quasi le due del mattino. Da mezz’ora<br />

gli americani sono sbarcati a Sidi Ferruch.<br />

Comincia la commedia degli equivoci. Informato dello sbarco in atto, Darlan va su tutte<br />

le furie. «Sapevo da molto tempo che gli inglesi sono degli imbecilli», grida a Murphy,<br />

«ma ho sempre creduto che gli americani fossero più intelligenti. Comincio a pensare<br />

che voi commetterete non meno errori di loro». Per un quarto d’ora, come un lupo in<br />

gabbia, cammina avanti e indietro senza dire una parola. Poi si ferma. Ha deciso. Non<br />

ordinerà all’esercito di cessare la resistenza. «Ho prestato giuramento al maresciallo<br />

Pétain», dice, «e da due anni incito i miei marinai e tutto il paese a restare compatti<br />

dietro di lui. Non posso mancare al giuramento». Tutto ciò che Murphy riesce ad<br />

ottenere è che Darlan telegrafi a Pétain per chiedere istruzioni.<br />

Mentre l’ammiraglio fa la sua sfuriata, un gruppo di antifascisti circonda la villa dove si<br />

svolgono i colloqui. Poco prima dell’alba, però, arriva una squadra di guardie mobili che<br />

disperde i rivoltosi. I poliziotti, fedeli a Vichy, arrestano Murphy e Juin e si mettono a<br />

disposizione di Darlan. Dopo qualche ora questi telegrafa a Pétain: «Alle 7.30 la<br />

situazione era la seguente: sbarchi di truppe americane, trasportate da navi britanniche,<br />

hanno avuto luogo ad Algeri e dintorni. I difensori hanno respinto gli attacchi in<br />

parecchi punti, soprattutto nel porto e presso il comando della marina. In altri punti gli<br />

sbarchi sono stati effettuati di sorpresa e con pieno successo».<br />

A Vichy il maresciallo si è svegliato alle sette del mattino. «L’avevo sognato proprio<br />

questa notte», dice, calmo, a chi gli annuncia lo sbarco nel Nord Africa. Poi,<br />

fischiettando un motivetto, adotta le prime misure della giornata. A Roosevelt, che ha<br />

cercato d’ingraziarselo con una lettera melliflua, risponde picche: «Ora siamo attaccati;<br />

ci difenderemo». A Darlan dà carta bianca: si regoli come ritiene più opportuno. Il primo<br />

messaggio è per i tedeschi, ai quali Pétain vuole far credere di essere deciso ad opporsi<br />

agli aggressori. Il secondo, nella sua vaghezza, rappresenta un invito a negoziare con<br />

gli americani. Il vecchio maresciallo perde il pelo ma non il vizio. Il doppio gioco è<br />

sempre il suo trastullo preferito. Potrebbe, d’altronde, fare diversamente? Non si<br />

dimentichi che ha i tedeschi in casa. Quel giorno Pétain prende una sola iniziativa:<br />

convoca Weygand a Vichy. L’incontro non servirà a nulla, perché Weygand suggerisce al

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