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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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organizzatori. Così Alan Brooke ricorda l’«incidente dell’idrovolante»: «Tra i passeggeri<br />

c’era un ufficiale di marina che portava una lettera di Bedell Smith, capo di stato<br />

maggiore di Ike, a Mason McFarlane, governatore di Gibilterra. La lettera conteneva<br />

tutti i particolari sull’insediamento del comando di Ike a Gibilterra. Se i tedeschi ne<br />

fossero venuti in possesso, sarebbero anche venuti a conoscenza del fatto che si<br />

stavano preparando operazioni nel Nord Africa. Gli spagnoli ci informarono<br />

immediatamente che il corpo dell’ufficiale si trovava sulla spiaggia e noi ci<br />

preoccupammo subito di farlo perquisire. La lettera fu trovata nella tasca interna della<br />

giubba. Nello sbottonare la giubba un po’ di sabbia era caduta dall’asola. Evidentemente<br />

questa sabbia era penetrata nelle asole quando il cadavere era stato gettato dalle onde<br />

sulla spiaggia. Se ne dedusse che se un agente nemico avesse sbottonato la giubba<br />

prima di noi non avrebbe certo pensato, dopo avere rimesso a posto la lettera, a<br />

rimettere anche un po’ di sabbia nelle asole». Solo in ottobre i francesi di Algeri<br />

vengono informati dagli americani che lo sbarco è stato deciso. Il 22, in una villa sul<br />

mare, una delegazione americana s’incontra clandestinamente con alcuni ufficiali dello<br />

stato maggiore francese. «La riunione», racconta Alan Brooke, «fu interrotta dalla<br />

polizia; Clark “il generale Mark Clark, vicecomandante della spedizione” e i suoi<br />

compagni furono nascosti in una cantina, dove uno di essi, un capitano inglese,<br />

cominciò a tossire. Clark gli chiese se un pezzo di chewing gum avrebbe potuto<br />

giovargli, e gliene diede un po’. Dopo qualche minuto il capitano ne chiese dell’altra;<br />

Clark gli disse che sperava non l’avesse inghiottita. Il capitano rispose: “No, ma quella<br />

che mi ha dato non era molto saporita”. “Sfido!” rispose Clark. “La stavo masticando da<br />

due ore”».<br />

Dieci giorni dopo questo incontro, tutto sommato abbastanza inconcludente, i congiurati<br />

vengono a sapere che lo sbarco è previsto per la notte tra il 7 e l’8 novembre. Grande è<br />

la rabbia dei «cinque», avvertiti troppo tardi perché si possa attivare il dispositivo<br />

destinato alla neutralizzazione dell’esercito e dell’amministrazione. Non meno vivo lo<br />

sdegno di Giraud, informato all’ultimo momento che non sarà lui a comandare le<br />

operazioni e praticamente costretto a prendere parte ad un piano che non prevede<br />

alcuno sbarco nella Francia di Vichy.<br />

Puntualmente, la notte del 7 novembre, 290 navi inglesi e americane, divise in tre<br />

gruppi, con a bordo 110.000 uomini (ma se n’erano promessi ai francesi 500.000),<br />

raggiungono le coste africane. L’armamento del corpo di spedizione ha il suo punto di<br />

forza nell’organizzazione anticarro americana.<br />

Il segreto nel quale è stata avvolta l’Operazione Torch per impedire che i tedeschi<br />

subodorino qualcosa provoca malintesi e contrattempi tra i francesi e gli Alleati. In<br />

Marocco, per esempio, il generale Béthouart è stato avvertito che lo sbarco avrà luogo<br />

alle due del mattino. Quando si decide di spostarlo alle cinque, gli americani non<br />

informano Béthouart e, con un piano completamente diverso da quello previsto dal<br />

generale, si preparano ad attaccare Casablanca. Completamente all’oscuro del rinvio,<br />

verso mezzanotte, Béthouart annuncia l’arrivo imminente delle forze alleate a Noguès,<br />

residente generale del Marocco, che rifiuta di mettersi agli ordini di Giraud. Non<br />

sapendo che pesci pigliare, Béthouart decide allora di arrestarlo e ordina alle truppe di<br />

appoggiare gli americani. Nella fretta, però, ci si è dimenticati di tagliare la linea<br />

telefonica privata di Noguès, che così può chiamare l’ammiraglio Michélier, comandante<br />

della base navale, e ordinargli di opporsi allo sbarco. Avvertite da Michélier, truppe<br />

fedeli a Vichy partono da Rabat, liberano Noguès e arrestano Béthouart. Quando<br />

sbarcano in Marocco, gli americani vi trovano un’accoglienza ben diversa da quella che<br />

si erano immaginati. La resistenza è di breve durata. La mattina dell’11 novembre

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