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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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Si tratta, per usare la metafora di Churchill, di offrire a Vichy e al Nord Africa francese la<br />

scelta tra «una benedizione» o «una scomunica». La benedizione consiste nella<br />

«promessa da parte della Gran Bretagna e degli Stati Uniti di ridare alla Francia il ruolo<br />

di grande potenza, restituendole interamente i suoi territori». La scomunica si riassume<br />

in una parola: guerra. «Noi abbiamo pronti in Gran Bretagna», aggiunge il primo<br />

ministro, «circa 55.000 uomini, inquadrati in due divisioni e in una grande unità<br />

corazzata, insieme al naviglio occorrente. Questo corpo di spedizione potrebbe fare il<br />

suo ingresso nell’Africa settentrionale francese, su invito “del governo di Vichy”, ventitré<br />

giorni dopo avere ricevuto l’ordine d’imbarco». E quale dovrebbe essere il contributo<br />

americano? «Sarebbe desiderabile», risponde il memorandum, «che gli USA<br />

promettessero nel contempo un apporto di non meno di 150.000 uomini da sbarcarsi a<br />

Casablanca e in altri porti della costa atlantica dell’Africa nei sei mesi successivi».<br />

L’operazione studiata da Churchill, che in questa fase si chiama ancora Gymnast, ha due<br />

scopi evidenti: prevenire l’occupazione tedesca del Nord Africa francese e mantenere,<br />

con l’aiuto degli americani, l’egemonia britannica nel Mediterraneo. La proposta del<br />

premier inglese incontra subito il favore del presidente degli Stati Uniti, che è ansioso<br />

d’intervenire in Europa per dare una mano a Stalin in difficoltà e che, facendo un altro<br />

passo avanti, si dichiara pronto a studiare un piano di occupazione del Nord Africa<br />

francese «con o senza invito» da parte di Vichy. Così, nel gennaio 1942, Gymnast si<br />

trasforma in Super-Gymnast: il progetto di una spedizione combinata degli Stati Uniti e<br />

della Gran Bretagna nell’Africa settentrionale francese alla quale dovrebbero partecipare<br />

180.000 uomini.<br />

Per tutto il 1941 la «quinta colonna» americana nel Nord Africa francese, coordinata dal<br />

console ad Algeri Robert Murphy, si è tenuta in contatto con gli antinazisti. Un primo<br />

gruppo clandestino, deciso a creare depositi di armi per opporsi ad un’eventuale<br />

invasione del paese da parte delle forze dell’Asse, è stato scompaginato e disperso dagli<br />

arresti. Sotto i migliori auspici comincia la seconda fase di questo embrione di<br />

resistenza, organizzato dal «gruppo dei cinque». Chi sono questi «cinque»? Privati<br />

cittadini, tra i quali un ricchissimo industriale e un cattolico fuori ordinanza come il<br />

pittoresco Henri d’Astier de la Vigerie, che pur non rappresentando altri che se stessi,<br />

privi come sono di qualsiasi mandato ufficiale e di qualsiasi collegamento con Pétain o<br />

col generale de Gaulle, decidono spontaneamente di mettersi a disposizione del governo<br />

americano per aiutarlo a battere i tedeschi. Un compito immane per un pugno di sinceri<br />

patrioti. Dirà in dicembre uno di essi a Murphy: «Noi non abbiamo nulla. Non<br />

rappresentiamo nulla. Ci accingiamo a ricucire le nostre forze e a lavorare in questa<br />

direzione. Per il momento non vi chiediamo nulla. Solo una promessa: quando tutto sarà<br />

pronto, voi ci aiuterete».<br />

Giraud: un maestro di evasioni<br />

Qual è il programma del «gruppo dei cinque»? Estendere il teatro della guerra all’Africa<br />

del Nord mediante un’operazione esclusivamente francese, che al momento buono gli<br />

Alleati dovranno limitarsi ad appoggiare, e collaborare con chiunque si batta per<br />

cacciare i tedeschi dalla Francia, indipendentemente dalle sue idee politiche. Murphy<br />

approva il tentativo ma evita con cura d’impegnarsi. I «cinque» si mettono al lavoro. In<br />

meno di dieci mesi riescono a raccogliere un numero cospicuo di adesioni. Alcune sono<br />

di grossi personaggi: c’è il generale Béthouart, che comanda il distretto di Casablanca;<br />

c’è il colonnello Lorber, capo della circoscrizione di Bona; c’è il generale Mast, capo (da

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