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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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Capitolo quarantanovesimo<br />

Operazione Torch<br />

«Lungo colloquio col generale Amè, capo del SIM», annota Galeazzo Ciano il 9 ottobre<br />

1942. «Nettamente pessimista. Tutte le informazioni ed i ragionamenti portano a<br />

concludere che gli anglosassoni si preparano a sbarcare in forza nell’Africa<br />

settentrionale, donde poi intendono vibrare i loro colpi contro l’Asse. L’Italia è<br />

geograficamente e logicamente il primo obiettivo. Fino a quando avremo la forza di<br />

resistere ad una seria pesante e metodica azione offensiva dall’aria e dal mare?».<br />

Allorché il ministro degli Esteri italiano scrive queste parole nel suo Diario mancano<br />

ancora due settimane all’inizio dell’ultima campagna nel Nord Africa, quella che in un<br />

trimestre porterà gli inglesi fino a Tripoli. Ma le conclusioni del generale Amè sono<br />

esatte. Il capo del SIM ha visto giusto, e con largo anticipo sui colleghi dei servizi<br />

tedeschi. Solo il 15 ottobre, infatti, e molto probabilmente attingendo alle sue<br />

informazioni, lo stato maggiore dell’OKW intavola per la prima volta una discussione<br />

sulla possibilità di un «imminente sbarco anglosassone» nell’Africa del Nord. La<br />

prospettiva lascia Hitler abbastanza indifferente. Quando Jodl insiste perché autorizzi la<br />

Francia di Vichy a spedire rinforzi nelle sue colonie africane in modo da permettere ai<br />

francesi di opporsi ad un eventuale sbarco alleato, il Führer respinge la proposta:<br />

meglio non farne nulla, gli italiani potrebbero seccarsi, è ben nota la loro diffidenza<br />

verso ogni iniziativa capace di rafforzare la Francia.<br />

I sospetti dell’OKW non devono, comunque, essere molto fondati se il 21 ottobre, in un<br />

messaggio a Mussolini, Hitler ritiene superfluo accennarvi.<br />

Vero è che ad un certo punto egli esprime la speranza che gli inglesi sbarchino in un<br />

posto «dove poterli accogliere in modo tale da annientarli». Ma il posto al quale Hitler<br />

sta pensando, come appare da una contemporanea comunicazione al generale von<br />

Rintelen, è molto probabilmente lo stesso dove teme uno sbarco l’OKW: Dakar, o forse<br />

anche la costa atlantica del Marocco. Se Hitler non pensa all’Algeria e alla Tunisia non è<br />

per incoscienza ma perché i suoi informatori gli hanno sempre garantito che il nemico,<br />

consapevole del pericolo rappresentato dall’aviazione e dalla potente flotta francese,<br />

non rischierebbe mai uno sbarco su quelle coste. Non che il Führer non veda, come dirà<br />

lui stesso pochi giorni dopo, «il pericolo maggiore incombere sul Mediterraneo<br />

occidentale». Ancora una volta, però, non è all’Africa che pensa ma alla Corsica: a<br />

dargliene l’idea è stato un bombardamento su Genova.<br />

Sostiene Walter Warlimont, tirando l’acqua al mulino dei generali tedeschi, che lo stato<br />

maggiore della Wehrmacht non si fece suggestionare da tali autorevoli tentennamenti e<br />

negli ultimi giorni di ottobre arrivò «all’inequivocabile conclusione che il Nord Africa<br />

francese costituiva il più favorevole e conseguentemente anche il più logico punto<br />

d’avvio per l’aggressione». Può darsi. Certo è che i suoi calcoli – lo sbarco era previsto<br />

per la primavera del 1943 – si dimostrarono clamorosamente errati. Altrettanto certo è<br />

che le forze dell’Asse furono colte di sorpresa e che proprio questa sorpresa ebbe<br />

un‘influenza decisiva sul buon esito dell’Operazione Torchi<br />

L’Asse sbaglia obiettivo

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