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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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purtroppo di gran lunga inferiori alla realtà, erano di 23 ufficiali e 230 sottufficiali,<br />

graduati e paracadutisti caduti; di 16 ufficiali e 210 ufficiali e uomini di truppa feriti.<br />

Particolarmente glorioso il tributo di sangue offerto dagli ufficiali superiori. Su 12<br />

comandanti di battaglione e di gruppi di artiglieria, presenti in linea nel mese di luglio,<br />

otto erano caduti e due feriti».<br />

Non dissimile fu il comportamento del reggimento «Giovani Fascisti», impegnato<br />

specialmente a Bir el-Gobi, unico dell’Esercito italiano ad essere composto<br />

esclusivamente da volontari e che subì in Africa Settentrionale perdite spaventose: su<br />

una forza dichiarata di 2387 uomini tra ufficiali, sottufficiali e volontari, i caduti e i<br />

dispensi ammontarono a 1330.<br />

Le gesta dei «Giovani Fascisti»<br />

Nel luglio 1941 i due battaglioni del reggimento sbarcarono a Tripoli e vennero inviati<br />

lungo la costa col compito di prendere parte alla difesa delle oasi nei dintorni di<br />

Misurata e di Homs. Il 18 novembre occuparono il caposaldo di Bir el-Gobi, nel mezzo<br />

del deserto della Marmarica, privo d’acqua e senza vegetazione ma divenuto importante<br />

poiché era il punto più a sud dello schieramento italo-tedesco. Gli attacchi dell’11ª<br />

Brigata indiana per sloggiarli dall’oasi cominciarono il 3 dicembre, l’indomani i carri<br />

inglesi passarono all’attacco, impiegando anche granate nebbiogene e fuoco di montai<br />

pesanti. I pochi veicoli che erano rimasti nell’oasi, compresa l’ambulanza piena di feriti,<br />

bruciarono. Radio e telefono furono colpiti fin dal primo giorno, i collegamenti con i<br />

comandi vennero a mancare. Tutti gli attacchi, però, furono respinti dai volontari che<br />

subirono pesantissime perdite.<br />

Gli episodi di valore furono innumerevoli. Il caporale maggiore Ippolito Niccolini, nobile<br />

fiorentino, centrò col suo cannone 47/32 due carri armati; benché gravemente ferito<br />

attaccò direttamente un terzo carro arrampicandosi sopra e tentando di colpire<br />

l’equipaggio con la pistola attraverso la feritoia: una scarica di mitraglia lo abbatté. Il<br />

maggiore Fulvio Balisti, già combattente della Prima Guerra Mondiale, animatore della<br />

resistenza del caposaldo, fu gravemente ferito a una gamba e gli dovette essere<br />

amputata (Balisti, poi, aderirà alla repubblica di Salò). Il presidio di Bir el-Gobi respinse<br />

gli attacchi inglesi per altri tre giorni, senz’acqua e senza cibo, finché non sopraggiunse<br />

un gruppo di reparti tedeschi della 15ª e 21ª Divisione corazzata. Quel giorno stesso<br />

una trasmissione di Radio Londra diceva: «Il presidio italiano di Bir el-Gobi oppone una<br />

resistenza accanita: combattono come diavoli, gli attacchi finora sono senza successo e<br />

abbiamo alte perdite».<br />

L’unità, ormai nota agli alti comandi, venne subito dopo ristrutturata fino a formare<br />

(almeno nelle intenzioni) una divisione corazzata che prese il nome di «Giovani<br />

Fascisti». Il 22 luglio 1942 i due battaglioni, trasportati con aerei tedeschi, occuparono<br />

l’oasi di Siwa. Qui vennero raggiunti da un gruppo di autoblindo del «Nizza Monferrato»,<br />

da due carri armati M/14 e dal generale Di Nisio, comandante della divisione.<br />

Durante la battaglia di El-Alamein la divisione «Giovani Fascisti» fu fatta accorrere in<br />

tutta fretta e affrontò il deserto su piste sconosciute. Partita l’8 novembre 1942, dopo<br />

avere prelevato i presidi di Giarabub e di Gialo, percorse oltre mille chilometri finché<br />

arrivò, fra il 16 e il 18 novembre, ad Agedabia, dove venne utilizzata come retroguardia<br />

delle forze italo-tedesche e riuscì a prendere parte agli ultimi combattimenti in terra di<br />

Libia.<br />

Giuseppe Mayda<br />

«Cara ,vecchia Tobruk»

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