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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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MacArthur che, puntando al «suo» obiettivo storico (le Filippine), è appena «saltato»<br />

dalla Nuova Guinea orientale a Hollandia.<br />

Saipan, sede del quartier generale giapponese delle Marianne (generale di corpo<br />

d’armata Hideyoshi Obata) può contare su 31.629 difensori ma gli attaccanti sono il<br />

quadruplo (127.571 uomini, due terzi dei quali marines, imbarcati su 535 navi) scortati<br />

da una poderosa forza aerea che nell’attacco iniziale dell’11 giugno contro Tinian e<br />

Saipan, distrugge al suolo più di un centinaio di apparecchi. La mattina del 15 la prima<br />

ondata di marines sbarca sulle spiagge di Saipan, appoggiata dal massiccio<br />

cannoneggiamento delle unità al largo, e nei primi venti minuti dell’operazione ben<br />

8000 marines toccano terra. Entro sera saranno 20.000.<br />

La notizia degli sbarchi suscita una vivace reazione dell’ammiraglio Toyoda che<br />

comunica immediatamente al vice ammiraglio Jisaburo Ozawa, comandante della 1ª<br />

Flotta mobile, di «attaccare il nemico nella zona delle Marianne distruggendone la<br />

flotta» e cinque minuti dopo invia un secondo messaggio nel quale ripete le note parole<br />

pronunciate da Togo a Tsushima: «Il trionfo o il crollo del Giappone imperiale<br />

dipendono da questa battaglia. Ognuno dovrà fare del suo meglio». Il giorno 16 giugno,<br />

quindi, Ozawa marcia verso gli americani con cinque corazzate, nove portaerei, tredici<br />

incrociatori, ventotto cacciatorpediniere, oltre al naviglio logistico. Dalle basi a terra<br />

delle Marianne più di 600 aerei sono pronti a decollare e a dare man forte ai colleghi<br />

della flotta.<br />

L’accanita lotta per Saipan<br />

La marina americana, dal canto proprio, è avvertita dell’attività del nemico attraverso i<br />

«raids» dei ricognitori e l’intercettazione dei radiomessaggi. L’ammiraglio Spruance non<br />

esita a rimandare il progettato sbarco a Guam (che avverrà il 20 luglio 1944 e l’isola<br />

cadrà in mani americane dopo dieci giorni) e va incontro ai giapponesi con le sue navi:<br />

sette corazzate, quindici portaerei, ventuno incrociatori, settanta cacciatorpediniere. Le<br />

due flotte si cercano per giorni e impegnano battaglia il 19 giugno, di buon mattino, con<br />

scontri aerei nel cielo di Guam dove gli americani attaccano l’aviazione giapponese<br />

appena decollata. Alle 10 in punto il «posto di combattimento» suona su tutte le navi<br />

americane: i radar hanno segnalato il previsto arrivo delle formazioni aeree giapponesi.<br />

I velivoli di Ozawa si scagliano in quattro ondate, contrastati efficacemente dai caccia<br />

americani levatisi subito in volo dalle portaerei. Gli aviatori giapponesi mettono a segno<br />

una bomba sulla corazzata South Dakota ma i loro attacchi, in genere, si risolvono<br />

disastrosamente. Al tramonto contano infatti 346 aerei perduti mentre agli americani ne<br />

mancano una trentina. Inoltre, i sommergibili della US Navy, hanno riportato successi<br />

notevoli: il Cavalla, infatti, affonda la portaerei Shokaku e l’Albacore, con un solo siluro,<br />

fa colare a picco la portaerei Taiho.<br />

Ozawa mette la prua a nord e batte in ritirata. Per tutto l’indomani gli americani lo<br />

seguono, assicurandosi altri vantaggi. Affondano la portaerei Hijo e navi minori. Il 21<br />

giugno Spruance, che non può allontanarsi troppo dalle Marianne dove ha il compito di<br />

proteggere le forze da sbarco, desiste dall’inseguimento e fa rotta per Saipan. La flotta<br />

di Ozawa ripara il 22 a Okinawa. Le perdite sono pesantissime: tre portaerei e due<br />

cisterne affondate; circa 480 aerei abbattuti. Gli americani hanno perduto 130 aerei.<br />

I combattimenti a Saipan continuano con incredibile violenza, nonostante ora i<br />

giapponesi non abbiano più alcuna speranza di proteggere le Marianne. L’isola è<br />

definitivamente conquistata il 27 giugno. Costa agli americani 3426 fra morti e dispersi;

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