20.05.2013 Views

SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Di guardia alla candida torre-ossario di El-Alamein che raccoglie i resti di 4600 soldati e<br />

marinai italiani e alla lunga fila di lapidi con i nomi dei caduti («Sergente maggiore<br />

Biagioli Carlo», «Soldato Bigi Pietro», «Soldato Biselli Celeste», «Soldato Boero<br />

Giuseppe»… ) c’è ancona oggi il carro armato dell’allora capitano Costanzo Preve,<br />

comandante del 12° Battaglione carri della Divisione Littorio. Di qui il deserto si alza<br />

verso una piccola e tozza altura, dominata dai resti del fortino di Quota 33 che segna la<br />

posizione da cui, il 10 luglio 1942, spararono per l’ultima volta i cannoni italiani.<br />

A poca distanza sorge il cimitero di guerra inglese con le tombe allineate e migliaia<br />

dilapidi che recano una terribile scritta: «A soldier of the 1939-45 war – Known unto<br />

God», «lo conosce solo Dio». E sulla collina vicina c’è il terzo cimitero, quello<br />

dell’Afrikakorps, massiccio e cupo, una fortezza di granito che accoglie 4200 salme: lo<br />

adornano statue e disegni, un obelisco sorretto da quattro aquile, un toro, tre uccelli del<br />

deserto, tre madri, l’agnello di Dio.<br />

Più in là, nel deserto, c’è un cippo con una lapide candida. Nell’angolo superiore sinistro<br />

si scorge l’emblema dei bersaglieri e, sotto una scritta, una data e una indicazione.<br />

«Mancò la fortuna, non il valore 10 luglio 1942. Alessandria, 111 km».<br />

Combattimenti a 47 gradi all’ombra<br />

Qui il 24 ottobre 1942 il 13° Corpo d’armata inglese (tre divisioni, 800 cannoni e 400<br />

carri) venne ricacciato, o contenuto, sulle posizioni del Deir el-Munassib e dell’Himeimat<br />

dai fanti della «Pavia» dai carristi dell’«Ariete» e dai paracadutisti della «Folgore». In<br />

quei duri combattimenti vennero distrutti un centinaio di carri armati, caddero i fratelli<br />

Marescotti e Costantino Ruspoli; i paracadutisti della «Folgore» compirono imprese<br />

eccezionali attaccando i carri avversari con bombe a mano, bottiglie incendiarie, mine<br />

magnetiche. L’11 novembre 1942, a battaglia conclusa, così la BBC parlerà di loro: «I<br />

resti della divisione italiana Folgore hanno resistito oltre ogni limite delle possibilità<br />

umane».<br />

La «Folgore» fu infatti chiamata – durante la battaglia di El-Alamein – a presidiare un<br />

fronte, nella zona sud, lungo quindici chilometri con due gruppi di artiglieria<br />

controcarro, in tutto cinquemila uomini (ridotti poi di un migliaio dalle febbri malariche).<br />

Una regione desolata, fatta di sabbia, pietre e roccia, fu il teatro della battaglia: la<br />

temperatura, che si aggirava fra i 37° e i 47° all’ombra, scendeva di notte a circa 20°.<br />

Al momento dell’offensiva furono 15.000-20.000 inglesi, appoggiati da un migliaio di<br />

cannoni e da trecento carri, a scatenarsi contro i «folgorini». Il primo attacco venne<br />

respinto dal Raggruppamento Ruspoli e dal 5° Battaglione del maggiore Izzo.<br />

L’indomani il nemico tornò, preceduto da un violentissimo bombardamento. Lo scontro<br />

durò sette ore e gli italiani furono costretti a ripiegare di poche centinaia di metri.<br />

Nelle ore che seguirono quasi tutto il fronte italo-tedesco cedette; rimase praticamente<br />

intatto quello tenuto dalla «Folgore». Alle 14 del giorno 25 ottobre si scatenò un altro<br />

attacco britannico ma i «folgorini» della 12ª Compagnia del 4° Battaglione ricacciarono<br />

l’avversario in contrattacchi all’arma bianca: i britannici, che avevano perduto il giorno<br />

prima 31 carri armati, ne lasciarono sul terreno altri 22.<br />

Il 26 ottobre l’artiglieria inglese bombardò ininterrottamente il settore della «Folgore».<br />

La lotta si prolungò poi per tutta la notte e all’alba, ancora una volta, il 4° Battaglione<br />

dei «folgorini» dovette retrocedere ma anche gli inglesi del generale Horrocks si<br />

arrestarono: nello scontro i paracadutisti italiani avevano distrutto 151 carri. Lo stesso<br />

accadde ancora il giorno dopo e, come scriverà Paolo Caccia Dominioni, «l’offensiva<br />

tentata dal nemico era in sostanza fallita dopo sei giorni di accaniti e inutili attacchi. Gli<br />

inglesi avevano lasciato sul terreno più di seicento caduti e 197 prigionieri, fra cui 23<br />

ufficiali. Le perdite della «Folgore» ,secondo le cifre pervenute nei primi giorni, e

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!