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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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diventa una unità estremamente efficiente come confermeranno la campagna di Tunisia<br />

e quella, successiva, d’Italia.<br />

Giuseppe Mayda<br />

Battaglie di carri nel deserto<br />

Nella campagna dell’Africa settentrionale sono due le principali battaglie di carri armati<br />

(il blitz di Rommel contro l’Egitto, primavera 1942; El-Alamein, autunno 1942) e<br />

confermano che, sulle grandi pianure, nelle distese desertiche, la portata e la potenza<br />

dei cannoni dei carri sono essenziali, che è fondamentale prendere il nemico sotto un<br />

fuoco efficace e colpirlo prima che egli stesso sia in grado di farlo: è decisivo – ha<br />

lasciato scritto Rommel – essere «più lontani dall’avversario di quanto l’avversario lo sia<br />

da noi».<br />

La prima battaglia, cominciata il 26 maggio 1942, vede Rommel che si scatena agile e<br />

guizzante nell’avanzata verso l’Egitto mentre di fronte a lui Auchinleck, meno duttile, più<br />

caparbio, tenta tenacemente di contrastarlo lanciandogli contro, una dopo l’altra, le sue<br />

unità corazzate: è questo il principale errore inglese; i panzer tedeschi e quelli<br />

dell’Ariete hanno ragione dei reparti avversari che attaccano a scaglioni successivi. È<br />

una manovra improvvisata sul campo perché – ad esempio – Rommel si trova dinanzi<br />

carri che non si attendeva e che non immaginava neppure fossero nel deserto: sono i<br />

nuovi Grant, di fabbricazione americana, dotati di un pezzo da 75 millimetri (mentre il<br />

calibro di quelli tedeschi è di 50 e di quelli italiani di 47). Il suo avversario Auchinleck,<br />

però, pur disponendo di una grossa forza d’urto (può mettere in linea oltre 160 Grant),<br />

la impiega a piccoli gruppi.<br />

Dieci giorni più tardi il bilancio dell’offensiva italo-tedesca è il seguente: la 50ª Divisione<br />

indiana è stata messa in rotta dagli italiani che hanno fatto più di 3000 prigionieri e<br />

catturato un centinaio di veicoli blindati; la 1ª e la 7ª Divisione corazzata inglese ha<br />

perduto oltre metà dei propri mezzi; a sud, trincerato a Bir-Hackeim, il generale<br />

francese Koenig non vuole arrendersi ma ormai è allo stremo; a nord, la 90ª Divisione<br />

leggera tedesca sta procedendo velocissima verso il Mediterraneo.<br />

Blitzkrieg nel deserto nordafricano<br />

Auchinleck, in un rapporto al Gabinetto di Guerra e nelle lettere personali a Churchill,<br />

definisce la situazione «non brillante». La verità è che mentre Rommel è entrato in<br />

combattimento schierando più di 10.000 veicoli e su questi ha basato le proprie<br />

possibilità di successo (sfondare in un punto, allargarsi a ventaglio, colpire alle spalle e<br />

proseguire) Auchinleck, rifiutando la manovra di massa, è ricorso ancora una volta alle<br />

divisioni di fanteria. E, poiché talvolta la fortuna aiuta gli audaci, fra la fine di maggio e<br />

gli inizi di giugno muta anche il rapporto dei carri che, originariamente a favore degli<br />

inglesi – i quali disponevano di circa 900 mezzi fra Stuart, Grant, Mathilda, Valentine e<br />

Crusader contro i 560 Pz.Kpfw. III e M13 italo-tedeschi – passa dalla parte nemica,<br />

grazie ad un fattore importantissimo: la capacità di recupero dei servizi di manutenzione<br />

italiano e tedesco che sono riusciti a rimandare in linea parecchi carri non gravemente<br />

danneggiati.<br />

Non è questo, naturalmente. a decidere dei risultati del blitz dell’Afrikakorps. Tra il 5 e il<br />

10 giugno, infatti, il rapporto dei carri torna a favore degli inglesi che ne ottengono ben<br />

330 dalle riserve. Tuttavia il giorno 12 Auchinleck deve registrare un’altra sconfitta<br />

tattica: quasi tutti i carri ricevuti dalle retrovie vengono immobilizzati o distrutti in una<br />

serie di scontri in cui gli italo-tedeschi impiegano i carri a massa, facendosi

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