SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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20.05.2013 Views

fanteria (generale Hughes) con la 131ª Brigata fanteria (generale Stamer) e la 132ª Brigata fanteria (generale Whistler); la 50ª Divisione fanteria (generale Nichols) che ha sotto di sé la 69ª Brigata fanteria (generale Cooke-Collis); la 151ª Brigata fanteria (generale Percy) e il 1° Gruppo di Brigata fanteria greca (colonnello Katsotas). Nel 30° Corpo (Leese) sono compresi la 51ª Divisione fanteria scozzese Highland (generale Wimberley) con la 152ª Brigata fanteria (generale Murray), la 153ª Brigata fanteria (generale Graham), la 154ª Brigata fanteria (generale Houldsworth); la 2ª Divisione neozelandese (generale Freybeng) con la 9ª Brigata corazzata Regno Unito (generale Currie), la 5ª Brigata di fanteria neozelandese (generale Kippenbergen), la 6ª Brigata di fanteria neozelandese (generale Gentry); la 9ª Divisione australiana (generale Morshead) con la 20ª Brigata di fanteria australiana (generale Windeyer), la 24ª Brigata fanteria (generale Godfrey), la 26ª Brigata fanteria (generale Whitehead); la 4ª Divisione indiana (generale Tuker) con la 5ª Brigata fanteria indiana (generale Russel), la 7ª Brigata fanteria (generale Holworthy), la 161ª Brigata fanteria (generale Hughes); la 1ª Divisione (generale Pienaar) composta dalla 1ª Brigata fanteria (generale du Toit), la 2ª Brigata fanteria (generale Poole), la 3ª Brigata fanteria (generale Palmer). La divisione corazzata La divisione corazzata dell’8ª Armata si distingue da quella di fanteria soprattutto per il fatto che consiste, normalmente, di una brigata corazzata e di una di fanteria motorizzata: la brigata corazzata comprende tre reggimenti corazzati e un battaglione di fanteria motorizzata che entra in azione con i carri armati, a piedi o sulle carrette cingolate. I reggimenti corazzati dell’8ª Armata provengono dal Royal Armoured Corps e possono essere sia battaglioni del Royal Tank Regiment, sia reggimenti di cavalleria. Per quanto possa sembrare quasi assurdo, nell’8ª Armata un elemento molto importante della divisione corazzata è la sua brigata di fanteria, che può essere di due tipi: la fanteria autotrasportata, consistente in normali truppe di fanteria trasportate con camion o truppe scelte ed estremamente mobili. Un elemento importante delle truppe di Corpo, nell’8ª Armata, sono i reggimenti di artiglieria di medio calibro, equipaggiati con pezzi da 112 millimetri e da 137 millimetri a gittata abbastanza lunga e che sparano, rispettivamente, proiettili da 25 e 46 chilogrammi. Fino al momento della battaglia di El-Alamein (fine ottobre-novembre 1942), quando cioè giungono gli Sherman dagli Stati Uniti, l’8ª Armata ha in genere carri armati inferiori a quelli tedeschi, seppure superiori agli M13 italiani. Se stiamo alle memorie di Montgomery e di Harding e di Horrocks il Crusader va soggetto a noie meccaniche, il Matilda I è vecchio e troppo lento per la guerra nei deserto, lo Stuart americano (chiamato familiarmente «honey», «dolcezza») può essere impiegato soltanto come carro armato veloce, tipo cavalleria leggera. I carri in possesso dell’8ª Armata sono tutti poco armati e quelli di fabbricazione inglese hanno soltanto il cannone da 37 millimetri. Fatta eccezione per il Matilda le loro corazze sono più deboli di quelle dei carri tedeschi e i loro pezzi sparano soltanto a palla: per questa ragione i carri di Montgomery debbono avvicinarsi fino a 500-600 metri al nemico se vogliono avere la possibilità di colpirlo mentre l’avversario può sparare anche da oltre 1600 metri. L’arrivo del Grant americano – spedito dagli Stati Uniti al momento della caduta di Tobruk e arrivato a settembre nelle file dell’8ª Armata – fa migliorare il confronto a favore degli inglesi anche se ha lo svantaggio d’avere il cannone montato su una torretta laterale e che non può quindi sparare in qualsiasi direzione. Nel complesso, però, l’8ª Armata, dal momento della riorganizzazione intrapresa da Montgomery,

diventa una unità estremamente efficiente come confermeranno la campagna di Tunisia e quella, successiva, d’Italia. Giuseppe Mayda Battaglie di carri nel deserto Nella campagna dell’Africa settentrionale sono due le principali battaglie di carri armati (il blitz di Rommel contro l’Egitto, primavera 1942; El-Alamein, autunno 1942) e confermano che, sulle grandi pianure, nelle distese desertiche, la portata e la potenza dei cannoni dei carri sono essenziali, che è fondamentale prendere il nemico sotto un fuoco efficace e colpirlo prima che egli stesso sia in grado di farlo: è decisivo – ha lasciato scritto Rommel – essere «più lontani dall’avversario di quanto l’avversario lo sia da noi». La prima battaglia, cominciata il 26 maggio 1942, vede Rommel che si scatena agile e guizzante nell’avanzata verso l’Egitto mentre di fronte a lui Auchinleck, meno duttile, più caparbio, tenta tenacemente di contrastarlo lanciandogli contro, una dopo l’altra, le sue unità corazzate: è questo il principale errore inglese; i panzer tedeschi e quelli dell’Ariete hanno ragione dei reparti avversari che attaccano a scaglioni successivi. È una manovra improvvisata sul campo perché – ad esempio – Rommel si trova dinanzi carri che non si attendeva e che non immaginava neppure fossero nel deserto: sono i nuovi Grant, di fabbricazione americana, dotati di un pezzo da 75 millimetri (mentre il calibro di quelli tedeschi è di 50 e di quelli italiani di 47). Il suo avversario Auchinleck, però, pur disponendo di una grossa forza d’urto (può mettere in linea oltre 160 Grant), la impiega a piccoli gruppi. Dieci giorni più tardi il bilancio dell’offensiva italo-tedesca è il seguente: la 50ª Divisione indiana è stata messa in rotta dagli italiani che hanno fatto più di 3000 prigionieri e catturato un centinaio di veicoli blindati; la 1ª e la 7ª Divisione corazzata inglese ha perduto oltre metà dei propri mezzi; a sud, trincerato a Bir-Hackeim, il generale francese Koenig non vuole arrendersi ma ormai è allo stremo; a nord, la 90ª Divisione leggera tedesca sta procedendo velocissima verso il Mediterraneo. Blitzkrieg nel deserto nordafricano Auchinleck, in un rapporto al Gabinetto di Guerra e nelle lettere personali a Churchill, definisce la situazione «non brillante». La verità è che mentre Rommel è entrato in combattimento schierando più di 10.000 veicoli e su questi ha basato le proprie possibilità di successo (sfondare in un punto, allargarsi a ventaglio, colpire alle spalle e proseguire) Auchinleck, rifiutando la manovra di massa, è ricorso ancora una volta alle divisioni di fanteria. E, poiché talvolta la fortuna aiuta gli audaci, fra la fine di maggio e gli inizi di giugno muta anche il rapporto dei carri che, originariamente a favore degli inglesi – i quali disponevano di circa 900 mezzi fra Stuart, Grant, Mathilda, Valentine e Crusader contro i 560 Pz.Kpfw. III e M13 italo-tedeschi – passa dalla parte nemica, grazie ad un fattore importantissimo: la capacità di recupero dei servizi di manutenzione italiano e tedesco che sono riusciti a rimandare in linea parecchi carri non gravemente danneggiati. Non è questo, naturalmente. a decidere dei risultati del blitz dell’Afrikakorps. Tra il 5 e il 10 giugno, infatti, il rapporto dei carri torna a favore degli inglesi che ne ottengono ben 330 dalle riserve. Tuttavia il giorno 12 Auchinleck deve registrare un’altra sconfitta tattica: quasi tutti i carri ricevuti dalle retrovie vengono immobilizzati o distrutti in una serie di scontri in cui gli italo-tedeschi impiegano i carri a massa, facendosi

fanteria (generale Hughes) con la 131ª Brigata fanteria (generale Stamer) e la 132ª<br />

Brigata fanteria (generale Whistler); la 50ª Divisione fanteria (generale Nichols) che ha<br />

sotto di sé la 69ª Brigata fanteria (generale Cooke-Collis); la 151ª Brigata fanteria<br />

(generale Percy) e il 1° Gruppo di Brigata fanteria greca (colonnello Katsotas). Nel 30°<br />

Corpo (Leese) sono compresi la 51ª Divisione fanteria scozzese Highland (generale<br />

Wimberley) con la 152ª Brigata fanteria (generale Murray), la 153ª Brigata fanteria<br />

(generale Graham), la 154ª Brigata fanteria (generale Houldsworth); la 2ª Divisione<br />

neozelandese (generale Freybeng) con la 9ª Brigata corazzata Regno Unito (generale<br />

Currie), la 5ª Brigata di fanteria neozelandese (generale Kippenbergen), la 6ª Brigata di<br />

fanteria neozelandese (generale Gentry); la 9ª Divisione australiana (generale<br />

Morshead) con la 20ª Brigata di fanteria australiana (generale Windeyer), la 24ª Brigata<br />

fanteria (generale Godfrey), la 26ª Brigata fanteria (generale Whitehead); la 4ª<br />

Divisione indiana (generale Tuker) con la 5ª Brigata fanteria indiana (generale Russel),<br />

la 7ª Brigata fanteria (generale Holworthy), la 161ª Brigata fanteria (generale Hughes);<br />

la 1ª Divisione (generale Pienaar) composta dalla 1ª Brigata fanteria (generale du Toit),<br />

la 2ª Brigata fanteria (generale Poole), la 3ª Brigata fanteria (generale Palmer).<br />

La divisione corazzata<br />

La divisione corazzata dell’8ª Armata si distingue da quella di fanteria soprattutto per il<br />

fatto che consiste, normalmente, di una brigata corazzata e di una di fanteria<br />

motorizzata: la brigata corazzata comprende tre reggimenti corazzati e un battaglione di<br />

fanteria motorizzata che entra in azione con i carri armati, a piedi o sulle carrette<br />

cingolate. I reggimenti corazzati dell’8ª Armata provengono dal Royal Armoured Corps e<br />

possono essere sia battaglioni del Royal Tank Regiment, sia reggimenti di cavalleria.<br />

Per quanto possa sembrare quasi assurdo, nell’8ª Armata un elemento molto<br />

importante della divisione corazzata è la sua brigata di fanteria, che può essere di due<br />

tipi: la fanteria autotrasportata, consistente in normali truppe di fanteria trasportate con<br />

camion o truppe scelte ed estremamente mobili.<br />

Un elemento importante delle truppe di Corpo, nell’8ª Armata, sono i reggimenti di<br />

artiglieria di medio calibro, equipaggiati con pezzi da 112 millimetri e da 137 millimetri a<br />

gittata abbastanza lunga e che sparano, rispettivamente, proiettili da 25 e 46<br />

chilogrammi. Fino al momento della battaglia di El-Alamein (fine ottobre-novembre<br />

1942), quando cioè giungono gli Sherman dagli Stati Uniti, l’8ª Armata ha in genere<br />

carri armati inferiori a quelli tedeschi, seppure superiori agli M13 italiani.<br />

Se stiamo alle memorie di Montgomery e di Harding e di Horrocks il Crusader va<br />

soggetto a noie meccaniche, il Matilda I è vecchio e troppo lento per la guerra nei<br />

deserto, lo Stuart americano (chiamato familiarmente «honey», «dolcezza») può essere<br />

impiegato soltanto come carro armato veloce, tipo cavalleria leggera.<br />

I carri in possesso dell’8ª Armata sono tutti poco armati e quelli di fabbricazione inglese<br />

hanno soltanto il cannone da 37 millimetri. Fatta eccezione per il Matilda le loro corazze<br />

sono più deboli di quelle dei carri tedeschi e i loro pezzi sparano soltanto a palla: per<br />

questa ragione i carri di Montgomery debbono avvicinarsi fino a 500-600 metri al<br />

nemico se vogliono avere la possibilità di colpirlo mentre l’avversario può sparare anche<br />

da oltre 1600 metri.<br />

L’arrivo del Grant americano – spedito dagli Stati Uniti al momento della caduta di<br />

Tobruk e arrivato a settembre nelle file dell’8ª Armata – fa migliorare il confronto a<br />

favore degli inglesi anche se ha lo svantaggio d’avere il cannone montato su una<br />

torretta laterale e che non può quindi sparare in qualsiasi direzione. Nel complesso,<br />

però, l’8ª Armata, dal momento della riorganizzazione intrapresa da Montgomery,

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