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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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ora, privato delle Aleutine (dove le forze di Nimitz, partite da Dutch Harbor, in Alaska,<br />

hanno ripulito nell’autunno 1942 l’arcipelago Andreanof e l’isola di Amtchicka, e nel<br />

maggio 1943 sono sbarcate ad Attu mentre in agosto hanno occupato anche Kiska),<br />

delle Salomone e della Nuova Guinea orientale è stato ridotto, durante una Conferenza<br />

Imperiale a Tokyo, ad una semplice «sfera nazionale a oltranza»: i suoi limiti orientali<br />

passano per le isole Curili, le Bonin, le Marianne, le Indie Olandesi e la Birmania.<br />

Il Mikado ha detto ai suoi ministri che, al di qua di questa linea, non vi sarà più alcun<br />

arretramento e lungo di essa verranno costruite difese inespugnabili. Il Gabinetto<br />

giapponese considera «essenziale» tra gli scopi del conflitto nel Pacifico l’intangibilità di<br />

questa zona; perderne una parte significherebbe «non vincere la guerra nel senso che<br />

ci ha spinto a dichiararla» (Tojo). Perciò conviene – affermano gli strateghi di Tokyo –<br />

assicurare in un primo tempo la difesa vittoriosa della zona, nella speranza di poter un<br />

giorno contrattaccare e costringere gli americani a desistere e a rassegnarsi ad una<br />

supremazia giapponese almeno in quel teatro del conflitto. È, tutto sommato, una<br />

strategia ristretta e modesta ma le notizie che giungono dall’Ovest (la resa dell’Italia, i<br />

primi sintomi dell’assalto alleato alla «Festung Europa») dimostrano ai giapponesi che<br />

essi non possono contare che sulle proprie forze. D’altra parte le perdite di navi e di<br />

aerei vanno aumentando per il moltiplicarsi degli attacchi sempre più ravvicinati dei<br />

sommergibili e dei velivoli americani, e sempre più difficile diventa per il Giappone<br />

l’approvvigionamento delle basi lontane, nonché l’invio nella madrepatria dei prodotti di<br />

cui l’industria e la popolazione hanno estrema necessità.<br />

Il Giappone si prepara allo scontro decisivo<br />

Bisogna quindi consolidare la linea di comunicazione con l’Insulindia, principale<br />

fornitrice di materie prime e di petrolio. Viene tracciata sulla carta una rete di rotte<br />

marittime per i convogli e se ne affida la protezione ad una squadra di scorte<br />

appositamente creata, alle dirette dipendenze del quartier generale imperiale.<br />

Anche la marina imperiale non nasconde l’inquietudine dinanzi alla rapida avanzata<br />

americana nel Pacifico. Il successore di Yamamoto, Koga, muore all’inizio del marzo<br />

1944, con l’aereo abbattuto nel cielo di Mindanao, e al suo posto viene chiamato<br />

l’ammiraglio Soemu Toyoda che presenta un progetto del suo predecessore, il piano «A-<br />

GO» (Operazione A): tutte le forze aeronavali debbono concentrarsi e attaccare il<br />

grosso delle forze avversarie e distruggerle.<br />

Quando Toyoda è certo che la flotta e i marines degli Stati Uniti si apprestano ad<br />

attaccare in forza le Marianne, ordina di applicare il Piano A-GO. Gli ordini generali per<br />

questa auspicata battaglia decisiva prevedono che la zona dello scontro siano le Palau e<br />

se gli americani punteranno direttamente verso le Marianne dovranno essere «attirati»<br />

al sud (sia per risparmiare tanto il carburante quanto la 1ª Flotta mobile ed essere<br />

contemporaneamente vicini alle basi di terra), dove «in una battaglia decisiva in piena<br />

forza ci saranno offerte opportunità più vantaggiose». Il nemico sarà «attaccato e in<br />

grandissima parte distrutto durante un attacco diurno» ma, prima, i 540 apparecchi<br />

della 1ª Squadra aerea distruggerebbero «almeno un terzo delle unità della squadra<br />

nemica di portaerei».<br />

Così, quando il 15 giugno 1944 gli americani cominciano a sbarcare nell’isola di Saipan<br />

– in prossimità di Guam, nel gruppo delle Marianne – sembra che siano venuti a<br />

gettarsi, inconsapevolmente, nelle fauci del lupo. In realtà Nimitz conosce bene<br />

l’avversario e i suoi piani e, al tempo stesso, intende appoggiare l’offensiva congiunta di

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