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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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una caterva di decorazioni: il Distinguished Service Order, due croci di guerra francesi,<br />

sei citazioni all’ordine del giorno per atti di valore.<br />

Dopo l’armistizio resta in Germania, nell’armata del Reno. Poi, fino al 1922, presta<br />

servizio presso il comando territoriale irlandese, dove ottiene il grado di maggiore.<br />

L’anno seguente viene trasferito al comando territoriale dell’Inghilterra meridionale.<br />

Promosso colonnello, frequenta la scuola di stato maggiore. Dal 1928 al 1931 è in India.<br />

Seguono missioni in Egitto e in Palestina. Montgomery diventa generale a cinquant’anni:<br />

una discreta carriera, ma nulla di eccezionale. Nel 1938, promosso generale di divisione,<br />

lascia il comando del 9° Reggimento di fanteria di stanza a Portsmouth per svolgere<br />

nuove missioni militari in Egitto e in Palestina.<br />

Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, assunto il comando prima dell’8ª e poi<br />

della 4ª Divisione britannica, Montgomery si batte sul fronte francese e rimane<br />

intrappolato col resto del corpo di spedizione nella sacca di Dunkerque. Rientrato<br />

fortunosamente in Inghilterra, vorrebbe subito riprendere le armi, ma i suoi superiori<br />

decidono diversamente. In attesa del temuto sbarco tedesco, gli assegnano il comando<br />

territoriale dell’Inghilterra sud-orientale. È un posto da passacarte, lontano dai fumo e<br />

dal fragore della battaglia. Montgomery non lo apprezza, ma come soldato sa benissimo<br />

di non potere fare altro che obbedire.<br />

A El-Alamein entra nell’olimpo dei «grandi» della guerra<br />

Due anni dopo, alla testa dell’8ª Armata, quest’ufficiale ringhioso e scontento, sempre<br />

chiuso in se stesso come un’ostrica, guiderà le sue truppe, che lo adorano, dai confini<br />

dell’Egitto fino a Tunisi e a Montecassino, inseguendo per migliaia di chilometri il<br />

nemico. inseguendolo con calma, senza fretta, come chi vuoi essere sicuro di se stesso<br />

e delle proprie forze. Cauto, guardingo, lento, metodico, attentissimo ai problemi<br />

dell’organizzazione e dei rifornimenti, convinto che, per vincere, il suo esercito deve<br />

trasformarsi in macchina perfetta, una specie di rullo compressore capace di schiacciare<br />

tutto ciò che gli stava di fronte. Ma anche piuttosto furbo e sempre pronto, se non ad<br />

approfittare dei momenti favorevoli che gli si presentavano in battaglia, almeno a<br />

sfruttare fino in fondo le molte occasioni che ebbe di mettersi in luce.<br />

Questo lato ambizioso ed esibizionistico, che nei profili biografici di Montgomery ha<br />

finito col mettere in ombra tutti gli altri, male si concilia con la sua natura burbera e<br />

spartana, con i suoi gusti semplici, con la sua religiosità sincera e un po’ bigotta. Ma<br />

faceva comodo a tutti, in quei tempi di crisi per l’esercito britannico, avere nel Nord<br />

Africa, davanti a quel diavolo di Rommel, un personaggio degno di lui. Poco importava,<br />

poi, che la «volpe dei deserto» fosse stata vinta, più che dal flemmatico generale<br />

inglese, dalla sanguinaria ottusità del suo Führer, dalla ciarlataneria di Mussolini e dalla<br />

strapotenza dell’apparato industriale americano.<br />

A Pescara, sul finire del 1943, Montgomery viene sostituito al comando dell’8ª Armata e<br />

richiamato in patria. C’è bisogno di lui per guidare, alle dipendenze di Eisenhower, lo<br />

sbarco delle truppe britanniche in Normandia. La carriera di Montgomery, promosso<br />

maresciallo, è ormai solo una serie ininterrotta di vittorie. Muovendosi attraverso le<br />

rovine dell’Europa, egli libera Bruxelles, varca il Reno, occupa Hannover e Lubecca. Ai<br />

primi di maggio del 1945 riceve nel suo quartier generale Kinzel e Friedeburg, i due<br />

plenipotenziari venuti a firmare la resa delle forze tedesche nel settore nordoccidentale.<br />

Giugno 1946: finita la guerra, l’eroe di El-Alamein diventa capo di stato maggiore<br />

imperiale delle forze di Sua Maestà. Due anni dopo è comandante militare del consiglio<br />

di difesa dell’Unione europea occidentale e dal 1951 vicecomandante della NATO. Nel<br />

1958 va in pensione. Si ritira nella sua casa di campagna di Islington Mill,

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