20.05.2013 Views

SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

«È dovuto molto alla sua responsabilità, oppure l’insuccesso è da attribuirsi a ragioni al<br />

di fuori del suo potere?».<br />

«Non c’è comportamento umano senza errori. Con questa premessa aggiungo però<br />

anche che i rapporti di forze in quel caso erano tali per cui non si poteva che perdere».<br />

«Gli italiani sono sempre disposti a gettare la spugna, come nel 1917, diceva. Qual era il<br />

suo giudizio sui nostri combattenti?».<br />

«Non so se abbia detto proprio così, né lo credo. Mio padre ha sempre valutato molto<br />

positivamente il soldato semplice. Si tratta di uomini che sono stati onesti, coraggiosi,<br />

disposti al sacrificio. Mio padre aveva un atteggiamento critico nei confronti di<br />

determinati ambienti del corpo ufficiali. La gerarchia gli sembrava troppo marcata, le<br />

differenze fra truppa e comandi troppo grandi: vedeva poca disponibilità da parte di<br />

certi alti gradi a fare loro stessi quello che pretendevano dai loro subalterni».<br />

«Quando pensò per la prima volta al disastro?».<br />

«Probabilmente sempre, ma con sicurezza dopo El-Alamein».<br />

«Come spiegò la sua ribellione al Führer?».<br />

«Non ne ha parlato molto. Io sono rimasto con lui per qualche settimana, poco prima<br />

che morisse. In principio diceva che Hitler ci aveva tutti imbrogliati, che Hitler non<br />

aveva più alcun diritto alla fiducia, al rispetto degli impegni, perché lui stesso aveva<br />

ucciso milioni di persone alle spalle del popolo tedesco. Poi, soprattutto, affermava: la<br />

guerra è praticamente alla fine; e prima questa arriva meglio è».<br />

«Non parlò mai con lei dei suoi programmi per la Germania futura?».<br />

«Ha detto poco. Forse, ecco, che ognuno doveva poter esprimere la sua opinione anche<br />

se contraria. Che era una questione di primaria importanza. E che si doveva poter<br />

controllare di nuovo il comportamento dei governanti, che i giornali dovevano poter<br />

scrivere di nuovo quello che volevano. Queste sono alcune cose che mi sono rimaste<br />

impresse. Mio padre in effetti non era un politico. Non aveva elaborato programmi».<br />

«Fino a quando suo padre ha creduto alla possibilità di vincere?».<br />

«Certamente fin verso la metà del 1942, in estate. Allora pensava che, raggiungendo il<br />

Canale di Suez, e avendo come possibilità di rientro il Mediterraneo, le flotte inglesi<br />

avrebbero dovuto andarsene e che dal sud si sarebbe potuta rafforzare la pressione<br />

sull’Unione Sovietica. Quindi si avrebbe avuta anche una probabilità più favorevole<br />

contro la Russia».<br />

«Chi stimava di più suo padre? Fra i suoi nemici?».<br />

«Beh, credo il maresciallo di campo Auchinleck, anche Montgomery, a suo modo, e poi<br />

Winston Churchill, per il quale nutri sempre un notevole rispetto».<br />

«E fra gli alleati?».<br />

«Fra di loro soprattutto i colleghi dell’Africa, Navarini, che era un generale italiano sotto<br />

Calvi di Bergolo, magari non lo si ricorda più, e per un certo tempo figurò fra i suoi<br />

collaboratori. Con lui si trovò bene, ma ci sono stati anche altri. Un altro generale: per<br />

esempio, Lombardi».<br />

«Come nacque la sua opposizione al nazismo?».<br />

«La ragione più forte era il fatto che Hitler aveva rinunciato ad ogni principio, altrimenti<br />

mio padre da buon soldato avrebbe continuato fino alla fine, seppure tragica; ma<br />

vedendo che ogni giorno si ammazzavano migliaia e migliaia di persone e alla gente si<br />

dicevano tutt’altre cose, semplicemente credette suo dovere intervenire per porre fine<br />

alla catastrofe».<br />

«Von Rundstedt disse nell’orazione funebre: “Il suo cuore apparteneva al Führer”».<br />

«Lo so, ma certamente non è vero. Almeno per quanto riguarda gli ultimi anni».<br />

Nel cimitero di Herrlingen la tomba di Rommel è accanto a quella degli sconosciuti<br />

coniugi Schneider.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!