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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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Bayerlein, preoccupato, corse ad una piccola autoblindo e si lanciò sulle tracce di von<br />

Thoma. Ben presto si trovò in mezzo alla mischia: era il 10° Ussari di Montgomery che<br />

si stava battendo sulla strada per Tel El-Mampsra. «Non c’era più anima viva. –<br />

racconterà in seguito Bayerlein – In mezzo a quei grandinare di proiettili, mi scaraventai<br />

in una buca. Di là, a duecento metri di distanza, scorsi un uomo in piedi accanto ad un<br />

carro armato in fiamme, apparentemente invulnerabile all’intenso fuoco che si<br />

incrociava attorno a lui. Era il generale von Thoma. Gli Sherman inglesi si avvicinavano.<br />

Von Thoma stava lì, rigido e immobile come una statua di sale, stringendo in mano la<br />

sua sacca di tela e il pastrano»<br />

Nello stesso istante uno squadrone di Crusader, agli ordini del maggiore R.M. Milbanke,<br />

comparve sulla cresta di una duna. Il carro-osservatorio dell’11° Ussari scorse l’alta<br />

figura dell’ufficiale accanto al panzer in fiamme: dalle mostrine che gli luccicavano sulle<br />

spalle e sul colletto e dal mastodontico binocolo che portava appeso al collo si capiva<br />

che doveva essere un personaggio importante. Il capitano inglese Grant Washington<br />

Singer, che comandava una pattuglia e che sarebbe morto l’indomani in combattimento,<br />

accorse col suo veicolo Dingo e il generale, vedendolo, salutò e si consegnò all’ufficiale,<br />

dicendo in un inglese stentato: «Sono il generale von Thoma». Quella sera stessa von<br />

Thoma cenò con Montgomery.<br />

Giuseppe Mayda<br />

Manfred, il figlio di Rommel<br />

Manfred Rommel è sindaco di Stoccarda. Mi riceve nel suo ufficio, al Palazzo municipale:<br />

una grande sala arredata con gusto moderno. è stato eletto coi voti dei cristianodemocratici,<br />

forse, non lo nasconde, il nome che porta lo ha aiutato.<br />

«Chiamarsi Rommel le è pesato qualche volta?».<br />

«Certo, è stato anche un impegno».<br />

«Come giudica la figura di suo padre?».<br />

«Positivamente. L’ho sempre considerato un modello».<br />

«La Germania ha sentito ciò che è accaduto come una colpa?».<br />

«I tedeschi respingono l’accusa. Ma aggiungo che certamente sanno quale sfortuna<br />

sarebbe stata se il nazionalsocialismo avesse vinto».<br />

«Rommel sapeva dell’esistenza dei campi di concentramento?».<br />

«Sì, dall’inizio del 1944».<br />

«Sua madre mi disse che il maresciallo raccontava sempre del grande fascino del<br />

Führer. In che cosa consisteva?».<br />

«Sì, Herr Hitler sapeva presentarsi molto bene. E sapeva colpire i suoi ospiti, è accaduto<br />

a molti. Ovviamente alcuni fin dall’inizio lo hanno rifiutato, per cui non sentivano affatto<br />

questa suggestione. Ma che fosse un tipo che esercitava una certa influenza sugli altri è<br />

indiscutibile, altrimenti la sua quasi incredibile carriera non sarebbe stata possibile».<br />

«Qual è la sua opinione su Hitler?».<br />

«Herr Hitler è stato il fautore di un’antimorale. Il signor Hitler sosteneva che la volontà<br />

della Provvidenza, ovvero la volontà del Signore, era che il più forte avesse ragione,<br />

quindi poteva disporre come voleva del più debole. È esattamente il contrario<br />

dell’insegnamento cristiano e anche della regola socialista».<br />

«Per gli italiani Rommel è soprattutto un simbolo: El-Alamein. Come considerava suo<br />

padre questa impresa?».<br />

«L’ha valutata come il punto di svolta, come una delle fasi decisive della lotta: dopo si<br />

convinse che un successo delle armate dell’Asse non sarebbe più stato possibile».

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