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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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Documenti e testimonianze<br />

Bastico, Auchinleck e von Thoma, protagonisti dell’estate del 1942<br />

Ettore Bastico, il «comandante» di Rommel<br />

Il nome di Ettore Bastico, generale d’Armata allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale<br />

è legato al lungo dissidio con Rommel, di cui per mesi fu, ma soltanto sulla carta, il<br />

Superiore in Africa Settentrionale.<br />

Bastico è stato nominato governatore della Libia e comandante in capo delle forze<br />

armate italiane in Africa Settentrionale il 10 giugno 1941. È in Forza di queste nomine<br />

che ha «alle dipendenze» l’indocile comandante dell’Afrikakorps. I contrasti si<br />

aggravano con la controffensiva britannica del novembre-dicembre del 1941 e arrivano<br />

al punto di rottura 8 dicembre, quando il generale italiano deve andare a Ain el-Gazala<br />

per conferire con Rommel, dopo che quest’ultimo si è rifiutato di presentarsi dal suo<br />

«comandante».<br />

Quando alla fine di gennaio Rommel decide di contrattaccare lo fa senza neppure<br />

preavvisare Bastico, che ha sprezzantemente soprannominato «Bombastico»: lo<br />

considera quasi un pezzo da museo per la sua età avanzata (Bastico ha 65 anni ed è<br />

stato mantenuto in servizio nonostante abbia superato i limiti) e soprattutto per le<br />

concezioni tattiche e strategiche che considera inadatte alla guerra moderna.<br />

Tocca a Cavallero, Capo di Stato Maggiore Generale e a Kesselring, in quel momento<br />

comandante supremo tedesco per il settore Sud, tentare di risolvere i contrasti. Ma la<br />

loro mediazione serve a poco perché Rommel, quando nella primavera del 1942 decide<br />

di avanzare a tappe forzate, ignora l’ordine di Bastico di arrestare l’avanzata per<br />

consolidare le posizioni (e il tempo, questa volta, darà ragione alla prudenza del<br />

generale italiano). A questo punto interviene Mussolini, convinto che sia impossibile (e<br />

umiliante per l’esercito italiano) la convivenza tra i due. Bastico conserva il comando<br />

delle forze armate italiane in Libia, è nominato Maresciallo d’Italia (agosto 1942), ma<br />

Rommel non dipende più da lui neppure sulla carta, bensì direttamente da Cavallero.<br />

Il 15 novembre dello stesso anno Bastico riprende il comando, ma ormai è prossima la<br />

disfatta di El-Alamein e la lunga corsa dell’8ª Armata inglese che ridurrà la difesa<br />

dell’Asse all’ultima linea sul Mareth, in Tunisia. Qui sarà Messe a sostituire Bastico. Di<br />

lui, e del suo braccio destro Gambara, rimarrà la sferzante definizione dell’alleatonemico<br />

Rommel, che in una lettera alla moglie parlerà di loro in questo modo: «Non ho<br />

mai avuto una buona opinione di questi distinti gentiluomini. Merde sono e merde<br />

resteranno». È un insulto gratuito perché in alcuni casi Bastico è stato più lungimirante<br />

della «Volpe del deserto». Ma in lui Rommel, che non disprezzava affatto il valore del<br />

soldato italiano, vedeva l’inefficienza del nostro Stato Maggiore, che aveva mandato le<br />

truppe ad una guerra moderna con mezzi, armamenti e strategie del primo conflitto<br />

mondiale.<br />

Bastico, nato a Bologna nel 1876, era uscito a fine secolo dall’Accademia di Modena<br />

come ufficiale dei bersaglieri e aveva partecipato col grado di capitano alla guerra italoturca<br />

del 1911-12. Aveva poi partecipato alla Prima Guerra Mondiale, servendo come<br />

ufficiale di Stato Maggiore in diverse zone del fronte. Comandante e organizzatore di<br />

varie unità meccanizzate negli Anni Venti e Trenta, aveva alternato l’esperienza diretta<br />

di comando con l’insegnamento di storia militare. Allo scoppio della guerra italo-

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