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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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L’avvicinarsi dei convogli d’assalto, che avvenne in condizioni atmosferiche perfette,<br />

passò inosservato, soprattutto perché, dopo il bombardamento degli aeroporti di<br />

Perugia, nessun ricognitore tedesco a lungo raggio era in grado di decollare. A<br />

mezzanotte le navi d’assalto assunsero una posizione d’attesa su un mare liscio come<br />

un olio, mentre la foschia limitava la visibilità a 300 metri. Dopo essere rimaste in stato<br />

d’allarme per le tre notti precedenti, le poche truppe che difendevano le posizioni<br />

costiere riposavano nei loro alloggiamenti, e, a parte uno o due cannoni, le difese erano<br />

sguarnite. Gli sbarchi raggiunsero quindi la completa sorpresa tattica. Durante<br />

l’avvicinamento gli spazzamine incontrarono molte difficoltà nel dragare i passaggi, e<br />

non riuscirono a portare completamente a termine il loro compito. Sulla spiaggia<br />

«Peter» occorsero due ore per rimuovere le mine e permettere ai DUKW di arenarsi.<br />

Alle ore 8 il porto era stato catturato intatto, e nel tardo pomeriggio sia le navi sia i<br />

mezzi da sbarco potevano entrarvi a scaricare i cannoni e l’equipaggiamento pesante.<br />

Per mezzogiorno le tre forze si erano riunite e avevano preso saldo possesso della<br />

spiaggia, e per la mezzanotte del 22 gennaio più di 36.000 uomini e circa 3000 veicoli<br />

erano stati sbarcati. Le perdite del 6° Corpo ammontavano a circa 150 uomini. La<br />

Luftwaffe aveva reagito con ritardo, e i primi attacchi aerei furono sferrati alle ore 9 da<br />

5 o 6 bombardieri in picchiata Messerschmitt. Questa prima ondata, e quelle che<br />

seguirono, affondarono una LCI e incendiarono alcuni veicoli. Durante il D-Day la<br />

Luftwaffe effettuò in tutto 50 missioni sopra la testa di sbarco.<br />

Ad una quarantina di chilometri più avanti, quasi direttamente verso nord, sorgevano i<br />

Colli Albani, il cui possesso avrebbe tagliato tutte le comunicazioni stradali e ferroviarie<br />

che si spingevano a sud, verso il fronte di Cassino. Il nodo ferroviario di Campoleone<br />

sorgeva a poco più di mezza strada da questo obiettivo. Il rifiuto di Kesselring a<br />

sguarnire Cassino di fronte alla minaccia alle sue retrovie, tuttavia, fece svanire ogni<br />

speranza di un rapido congiungimento tra le due ali della 5ª Armata. Il terreno che si<br />

stendeva immediatamente davanti al fronte del 6° Corpo era suolo di bonifica […].<br />

Immediatamente a nord di Anzio e di Nettuno, si stendeva una zona paludosa. coperta<br />

da cespugli e rari alberi, inframmezzata da nudi campi aperti. L’attraversava la strada<br />

Anzio-Carroceto e Aprilia. moderna cittadina soprannominata la «fabbrica» a circa 17<br />

chilometri da Anzio; poi c’era Campoleone, sette chilometri più avanti, e Albano sulla<br />

strada n. 7, ad una quarantina di chilometri. Su questa strada, ad una decina di<br />

chilometri da Anzio, sorgeva un cavalcavia su cui passava la strada proveniente da<br />

Padiglione, che si congiungeva poi con la costiera, vicino alla foce del Moletta. In quel<br />

terreno piatto, il cavalcavia e la scarpata ferroviaria della stazione di Campoleone<br />

costituivano posti di osservazione sui campi intorno. A nord del cavalcavia il terreno<br />

diveniva più ondulato e si innalzava gradatamente verso i Colli Albani e le pendici<br />

occidentali dei monti Lepini che dominano Cisterna. Verso est, la zona bonificata era<br />

delimitata dal canale principale Mussolini che si scaricava in mare. Costruito per drenare<br />

la parte settentrionale delle paludi Pontine, una sua diramazione occidentale scorreva<br />

da un punto situato a est della «fabbrica» e poi faceva una curva andando a riunirsi con<br />

il canale principale ad una decina di chilometri all’interno. Questa diramazione non<br />

costituiva un ostacolo, ma il canale Mussolini era largo una cinquantina di metri, le sue<br />

rive erano ripide e, attraversando il terreno paludoso, offriva una certa protezione<br />

contro un’avanzata tedesca da quel fianco. […]<br />

Verso la sera del 23 gennaio la testa di sbarco era saldamente stabilita su un fronte di<br />

circa 40 chilometri. Sulla destra le posizioni seguivano il canale Mussolini e la sua<br />

diramazione occidentale fino al Padiglione, e poi attraversavano il cavalcavia e<br />

proseguivano verso il Moletta e la costa. L’unica resistenza era venuta da elementi della

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