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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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Comunemente viene chiamato CIL, ossia «Corpo Italiano di Liberazione»; ma è una<br />

denominazione imperfetta. il piccolo esercito ricostituito dopo l’8 settembre e nato dalle<br />

ceneri delle elefantiache e poco efficienti forze armate italiane, ha tre nomi: «1°<br />

Raggruppamento motorizzato» dall’ottobre 1943 all’aprile del 1944; «Corpo Italiano di<br />

Liberazione» fino all’agosto 1944; «Gruppi di combattimento» dall’agosto 1944 alla fine<br />

della guerra. Queste tre denominazioni corrispondono a tre fasi di operazioni belliche<br />

della campagna d’Italia successive agli sbarchi alleati nel Mezzogiorno: la battaglia del<br />

Garigliano, la risalta della penisola, lo sfondamento della Linea Gotica.<br />

Partecipare subito alla lotta contro i tedeschi e dimostrare così che l’Italia ha cambiato<br />

politica non solo a parole è la preoccupazione immediata dei governo di Brindisi. I<br />

«fuggiaschi di Pescara» hanno scritto una delle peggiori pagine della nostra storia e<br />

certamente dietro l’affanno per ridare al Paese una faccia rispettabile (e in tempo di<br />

guerra la «faccia» non può essere rappresentata altro che da una efficiente forza<br />

militare) ci sono gli interessi della Corona e dell’establishment: ma va riconosciuto che<br />

io sforzo viene fatto, ed è serio. Churchill ha detto: «Gli italiani ora devono pagarsi il<br />

biglietto di ritorno». Ma i suoi comandi fanno di tutto per impedire che «il biglietto<br />

venga pagato», frapponendo mille difficoltà.<br />

Nasce il «1° Raggruppamento»<br />

Il 28 settembre 1943 gli Alleati danno il benestare alla costituzione di un complesso<br />

pluriarma della forza di una brigata: un reggimento di fanteria, uno di artiglieria, un<br />

battaglione anticarro, una compagnia del genio, i servizi. Non è molto, ma è già<br />

qualcosa. Sono gli italiani a respingere la denominazione «brigata» e a volere quella di<br />

«1° Raggruppamento»: la dizione lascia aperta la possibilità di successivi ampliamenti,<br />

come infatti avverrà. Il generale Vincenzo Dapino è il primo comandante del<br />

Raggruppamento. Non si contano le volte che va avanti e indietro da Brindisi a Napoli<br />

per elemosinare dai comandi alleati permessi, materiali, armi.<br />

La truppa proviene da tutte le regioni d’Italia ed è – bisogna ammetterlo – un po’<br />

raccogliticcia: nel settembre del 1943 non molti italiani hanno voglia di fare ancora la<br />

guerra. Il Raggruppamento è sottoposto ad un periodo di due mesi di addestramento e<br />

alla fine, il 14 novembre, è messo a disposizione del 2° Corpo d’armata USA, comandato<br />

dal generale Keyes. Il 3 dicembre entra a far parte dell’organico operativo della 36ª<br />

Divisione USA. L’8 dicembre è mandato al fuoco.<br />

L’azione di Monte Lungo<br />

L’obiettivo assegnato agli italiani è Monte Lungo, una posizione-cardine a oriente di<br />

Cassino, ben difesa dai tedeschi per evitare l’aggiramento della loro cerniera difensiva.<br />

Pare che il promesso appoggio dell’artiglieria americana sia stato insufficiente e<br />

comunque Monte Lungo è un obiettivo difficile: un’altura brulla, rocciosa, che non<br />

offriva né riparo né appigli tattici. Fatto sta che l’attacco del Raggruppamento fallisce e<br />

si deve rinunciare. Non è un buon inizio. Tanto più che certe cifre parlano chiaro: su un<br />

migliaio di uomini impiegati in combattimento si sono avuti 84 mort, 121 feriti e ben<br />

282 dispersi. Il comando italiano deve ammettere che troppi soldati hanno gettato le<br />

armi. Dall’episodio di Monte Lungo il 67° Fanteria e il 51° Battaglione bersaglieri escono<br />

«moralmente distrutti», come scrisse poi Agostino Degli Espinosa nel Regno del Sud. Il<br />

secondo attacco viene sferrato il 16 dicembre: è tutt’altra cosa. Miracolosamente gli<br />

italiani hanno ritrovato la grinta. Monte Lungo è conquistato e i dispersi, questa volta,<br />

sono solo 8. Il Times ha peraltro già «assolto» il Raggruppamento per il primo<br />

insuccesso, scrivendo il 15 dicembre: «Gli italiani hanno sofferto perdite pesanti… Essi<br />

avanzavano per la salita, alpini e bersaglieri, marciando diritti e cantando».

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